La rappresentazione de i dodici mesi si faceva, ad Antrodoco, negli ultimi giorni di carnevale. Il gran "vecchio", padre dei dodici mesi e capo della compagnia, indossava una bombetta come copricapo, una mantella sulle spalle; portava un bastone e aveva il volto mascherato con una lunga barba di stoppa. Il buffone Purginella, che fungeva da amministratore dei beni del vecchio, indossava una giubba, una gonna variopinta ed il copricapo era a forma di giallo colorato, fatto di carta. Francesco Stocchi, di 73 anni, ha partecipato alle ultime rappresentazioni che si sono eseguite verso la fine degli anni '50 facendo la parte del gran vecchio. Ha riferito il testo, con tutte le parti dei dodici mesi, così come lo ha ricordato; sembra infatti che non sia mai esistito un testo scritto. Purtroppo non ha saputo dare indicazioni altrettanto precise sull'abbigliamento di ogni mese: gennaio, ha detto era coperto pesante; febbraio portava un cappottone; marzo la zappetta; aprile non portava niente ( in realtà non ricorda com'era vestito ); maggio i fiori; giugno e luglio la " serrecchia" ( la falce ); agosto fa da malato; in agosto ci si ammala; settembre i fichi secchi; ottobre l'uva ( che si mantiene fino a Pasqua ); novembre il vomere in collo; dicembre la canna col pesce, perché si sa che in dicembre la pesca è più abbondante. Naturalmente il Padre dei dodici mesi precedeva l'intera compagnia, che qualche anno ha sfilato per il paese su cavalli, muli e somari. Ognuno diceva la propria battuta; iniziava il Padre, a cui corrispondono in coro i figli, cioè i figli; poi veniva Purginella che introduceva gennaio. Le prime due strofe ( quelle del Padre e dei figli ) e i ritornelli dei singoli mesi erano cantati; non c'era accompagnamento musicale. Come già abbiamo ricordato nessuna delle figure della rappresentazione accennava movenze di danza, tant'è vero che qualche anno i dodici mesi sono sfilati su cavalli, muli e somari, rivelando il carattere solenne che in fondo la cerimonia intendeva avere.(da Abruzzo oggi .)I DODICI MESIBreve prefazioneQuella che segue è una rielaborazione, ad opera di Renzi Sabatino, de "I dodici mesi", folkloristica rappresentazione antrodocana che si svolgeva negli ultimi giorni di Carnevale. Come riferisce il Marinelli ne "I campi d'oro", non risulta esservi mai stato un testo scritto e lo stesso Francesco Stocchi,che partecipò facendo parte del padre, alle ultime rappresentazioni di fine anni '50 del XX secolo, intervistato nel 1979, riferì il testo così come lo ricordava, ma nel volume suddetto esso non viene riportato. Anche Renzi è ricorso alla tradizione orale, e,interloquendo con anziani antrodocani ne ha raccolto le testimonianze, e appuntando quello che, in sostanza, il padre a ciascun mese auto attribuivano, ha versificato poi liberamente le caratteristiche di ognuno. I testi trascritti vennero recitati nelle rappresentazioni, svoltesi in Antrodoco, del 1981 e 1984, cui fanno riferimento anche le immagini degli interpreti che appaiono camuffati e vestiti a seconda del mese rappresentato. | ||
LU PADREIo sò lu
padre de dodici figli
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GENNARUIo sò
gennaru lu primu dell'anno,
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FEBBRARUSò febbraru
e vengo appressu a gennaru,
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MARZUIo sò marzu
e cò la zappetta
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APRILEIo sò
aprile e me tè sonnu,
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MAGGIUIo sò
maggiu e sò lu più bellu,
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GIUGNUIo sò
giugnu e mèto lo ranu,
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LUGLIUIo sò
lugliu e sò brillante,
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AGUSTUIo sò
agustu magno e dormo e stengo allo friscu,
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SETTEMBREIo sò
settembre lu più cortese,
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OTTOMBREIo sò
ottombre e rempio la botte,
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NOVEMBREIo sò
novembre de luna calante,
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DICEMBREIo sò l'urdimu
e chiuo l'anno,
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