Un grave disastro toccò la città
di Antrodoco nella straordinaria alluvione dal 4 al 5
settembre 1862. La città di Antrodoco era divisa dal
fiume Velino, che scorre da un lato: a dritta la città,
a sinistra un borgo attraverso il quale passava la via
consolare, e a capo di esso la chiesa di S. Anna di
bella e solida costruzione, ricca di stucchi e di sette
altari. Contiguo alla chiesa c'era un convento di Minori
Osservanti. Nella notte del 4 e 5 settembre dell'anno
1862 il Velino improvvisamente ingrossò in modo
spaventoso, elevandosi con l'immenso volume delle sue
acque ben cinque metri sul livello ordinario. La furiosa
corrente investì per prima la chiesa di S. Anna che
crollò quasi in un attimo. Il rumore delle mura
trasportate dall'acqua svegliò i cittadini che
accorsero sul luogo del disastro, ma divisi da questo
dall'impetuosa fiumana, non poterono essere che
spettatori. Più della metà del convento cadde e dopo
la chiesa ben 29 case, abitate da 31 famiglie, furono
distrutte dalle acque. Il terribile disastro incominciò
verso le undici di sera e alle due di notte, in meno di
tre ore, quasi tutto il borgo era travolto. Trentanove
persone annegarono. La mattina del 5 settembre tutto
quel tratto occupato dalla chiesa di S. Anna e dal borgo
non era che uno strato di breccia e di macigni. I
religiosi, come tutti gli abitanti di quel rione, erano
fuggiti, accolti nelle case dei cittadini caritatevoli,
nelle quali rimasero vari frantumi di statue, e tra
questi il ciborio con il SS.mo Sacramento, le statue di
S. Giovanni, S. Bartolomeo e S. Zaccaria. Alle perdite
umane si aggiunsero i danni gravissimi all'economia
della cittadina. Il Comune cercò di intervenire ma era
impotente. Il 9 dello stesso mese di settembre, il
Sindaco informò con una breve relazione il prefetto de
l'Aquila, che lo stesso giorno scrive ai prefetti delle
province del Regno d'Italia, invocando solidarietà per
i disastri. Gli aiuti arrivarono da buona parte della
penisola e anche dall'estero. In totale si raccolsero £
35.556. Oltre alla distribuzione di sussidi a favore dei
danneggiati e alla ricostruzione delle opere pubbliche
distrutte, furono premiati coloro che si erano distinti
nel salvare le persone in pericolo e nel recupero delle
salme. I nomi delle vittime sono riportati nella lapide
si trascrive integralmente:
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