CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE


Le grandi opere ed i grandi successi sono sempre frutto di un'attenta progettazione e di una tenace perseveranza nell'esecuzione fino ad arrivare al successo.

Come in ogni progetto bisogna tener conto sia dell'"opera" che si vuol realizzare che dei "materiali" di cui si dispone (non sempre si sa quale delle due cose viene prima).

Incominciamo con l'"opera" che si vuol realizzare.

Poichè

- lo Stato italiano ha un grande debito pubblico ed è giunto il momento in cui lo deve estinguere,

- deve pagare la pensione a numerosissimi cittadini di cui una parte molto giovane,

- ci sono molte persone che hanno accumulato eccessiva ricchezza in denaro ed in proprietà e che, pertanto, vivranno di rendita,

- gli italiani sono abituati ad un alto tenore di vita, per reggerlo gli stipendi devono essere elevati e che ciò determina fuga di capitali ed industrie in altri paesi e mercato ancora nei luoghi di origine,

per ridurre l'elevato tasso di disoccupazione, aumentare la produttività, accrescere la ricchezza, insomma rilanciare lo sviluppo, penso che occorrerebbe investire prioritariamente nella produttività dei beni primari (i servizi non possono essere pagati se non c'è produzione) e pertanto ritengo che:

1) Si dovrebbero automatizzare fortemente i servizi improduttivi, ossia tutti quei settori che gravano economicamente sulla produzione, anche se i rispettivi posti di lavoro non sono considerati a rischio perchè legati al territorio, in modo da liberare risorse umane e finanziarie da rispostare verso la produzione, cioè verso quei settori i cui posti di lavoro sono a rischio perchè esposti alla concorrenza extraterritoriale. A questo proposito ricordo che nel '68, quando mi iscrissi alla Facoltà di Ingegneria di Napoli, i miei compaesani, gli abitanti della penisola Sorrentina, vedevano l'Italsider di Bagnoli come una delle pochissime aziende della Regione Campania che poteva offrire loro un posto di lavoro perchè contava circa 8.000 dipendenti, oggi l'Italsider di Bagnoli non c'è più (ma sul mercato si trova ancora acciaio di ottima qualità e a basso costo); per contro ci sono molti enti pubblici con moltissimi dipendenti (basti pensare che solo il Comune di Napoli ha circa 18.000 dipendenti). Inoltre i circa 150 pastifici dell'area napoletana sono praticamente scomparsi, ecc..

2) Bisognerebbe ridurre la burocrazia, che è cresciuta a dismisura per giustificare molti posti di lavoro e che con i suoi numerosi cavilli spesso ostacola (e in qualche caso consente di ricattare) chi opera nei settori produttivi (alcune cose si possono fare solo a valle di una cinquantina di passaggi burocratici successivi); ridurre fortemente il traffico, principalmente nelle grandi città, facendo viaggiare le informazioni e non le cose (e snellendo la burocrazia), per risparmiare energia che importiamo, per ridurre l'inquinamento che incide sulla spesa sanitaria, per ridurre le perdite di tempo; ridurre gli incidenti, i furti, gli imbrogli.

In riferimento a queste situazioni si noti che da Mag'gio prossimo l'assicurazione di un motorino sarà di circa 800.000 £/anno, è molto facile far pagare la tassa della nettezza urbana a tutti, basta fare controlli incrociati con i titolari di contratti di fornitura di energia elettrica, a meno che non regni ancora la mentalità che le cose giuste ma antipopolari conviene rinviarle, ecc..

3) Si dovrebbero automatizzare fortemente quei settori vantaggiosi (agricolo, a causa delle condizioni climatiche più favorevoli, turistico, a causa delle condizioni climatiche, paesaggistiche, storiche e gastronomiche, ecc.) in modo da essere più concorrenziali e liberare eventualmente ulteriori risorse da destinare ai settori meno competitivi.

4) Bisognerebbe destinare una parte delle risorse umane e finanziarie che si libereranno, via via che si attueranno i punti 1) e 2), a pochi settori produttivi, da individuare con attenti studi, in modo che anche sulla base di oculate scelte tecnologiche, organizzativi e formative, si possa mantenere e migliorare la capacità produttiva, si possa essere fortemente competitivi (quelli del Sud rispetto a quelli del Nord, l'Italia intera rispetto agli altri paesi europei ed extraeuropei).

5) Bisognerebbe destinare un'altra parte delle risorse finanziarie che si libereranno, mediante agevolazioni fiscali, ecc..., a piccole aziende (di assemblaggio, di manutenzione, ecc..).

6) Nei settori in cui non si potrà essere competitivi, perchè ci vogliono grandi investimenti, elevate capacità umane e mercato molto ampio e difficile da conquistare (qualche mese fa mi capitò di osservare che ad un mercato la gente preferiva acquistare un trapano della Bosh al prezzo di £140.000 e non uno equivalente di produzione italiana al prezzo di £80.000), occorrerebbe assicurare, anche mediante accordi politici regionali, europei, mondiali, che una parte della produzione dei beni avvenga nei posti di consumo dei beni stessi con una parte consistente di manodopera locale.

7) Bisognerebbe fare in modo che ognuno si senta protagonista all'interno della società, dargli la prospettiva di poter realizzare qualcosa per sé e per gli altri, fargli capire,che la fonte primaria della ricchezza è il lavoro e non l'assistenzialismo, la fortuna, il sopruso, le attività illecite, ecc.., creare le condizioni affinchè la collaborazione con l'amico accanto faccia crescere il benessere e la ricchezza di entrambi.

A tal proposito si pensi che il progresso ebbe inizia quando l'uomo si rese conto che si poteva trasformare agevolmente la natura, quasi senza creare danni agli altri sia nel presente che nel futuro, per ricavarne maggior profitto, che era più conveniente produrre il grano anche per il vicino e che questi lo trasformasse in pane anche per lui, ecc.. . Nel periodo dell'abusivismo edilizio, dovuto in molti casi all'assenza di un Piano Regolatore e, quindi, al blocco da parte dello Stato di qualsiasi attività edilizia anche nei casi di effettiva necessità, numerosissime famiglie povere ed oneste, aiutandosi a vicenda, sono riuscite a costruire una casa per sè e per i propri figli, ecc..

Quindi i nostri giovani devono essere indirizzati soprattutto verso l'automazione in senso lato mediante le moderne tecnologie dell'informatica e delle telecomunicazioni e fargli comprendere che cià li renderà ancor più protagonisti della società rispetto al passato.

In merito Einstein diceva, "L'automazione definitiva, basata sull'energia atomica, potrà far apparire le nostre moderne industrie cosa primitive come appaiono oggi i metodi dell'età della pietra.

Se guardiamo con speranza al futuro, possiamo considerare l'automazione come la più grande benedizione che l'umanità abbia mai conosciuto".

Soprattutto in virtù di essa, dell'energia (basti pensate che il consumo di energia totale medio giornaliero per abitante è dell,'ordine di 10Kwh, equivalente a circa 3.600 quintali sollevati a 10 metri di altezza, corrispondente al lavoro a braccia di diverse decine di operai), del fatto che i lavoratori di oggi, per la presenza delle macchine, richiedono molte meno calorie e che con i nuovi progressi nel campo dell'agricoltura la produttività di un appezzamento di terreno si è circa quadruplicata, è stato possibile ridurre fortemente l'orario di lavoro, assicurare la sanità a tutti, pagare tantissime pensioni e tantissimi lavoratori che operano nei servizi, realizzare moltissime case con riscaldamento, cucine attrezzatissi-me, mobili vari, lavatrici, lavastoviglie, televisori con un grande numero di programmi, impianti HiFi, telefoni, telefonini, personal computer, ecc., disporre di cibi vari, vestiti vari, auto, treni, aerei, ecc.., fare vacanze, ecc..

Per capire un po' meglio quale debba essere la formazione dei nostri giovani, i quali devono operare per realizzare il grande progetto di ammodernamento dei servizi e della produzione, si prenda in esame, a titolo esemplificativo, la produzione di un bene.

Il passaggio da una sua produzione artigianale ad una automatizzata comporta:

- una migliore qualità del prodotto, un più basso costo e quindi un mercato più ampio;

- una riduzione del personale dell'azienda produttrice, nonostante l'aumento di produzione;

- una riduzione del personale in altre aziende similari che operano a relativa distanza e che non si sono ammodernate;

- che il personale che ancora necessita nell'azienda produttrice deve avere caratteristiche diverse, non più artigiana ma tecnico delle macchine;

- che una parte dei posti perduti nell'azienda di produzione di quel bene si crea altrove per la produzione delle macchine necessarie per la produzione automatica del prodotto, per la formazione e l'addestramento, per la manutenzione, ecc.;

- che un,'altra parte di posti si può o si deve utilizzare per produrre nuovi benii

- che la rimanenti parte dei posti, se si pensa che sia meglio avere più tempo libero piuttosto che avere ulteriori progressi e/o benessere (si può rinunciare a far si che quasì tutti abbiano uno o più telef onini, una o più auto, si trucchino tutte le mattine, ecc., ), deve essere utilizzata per ridurre l'orario di lavoro per tutti e non solo per gli operai di quell'azienda che si è ammodernata.

Tutto ciò avviene e dovrebbe avvenire con una dinamica molto veloce rispetto a quella dell'invecchiamento dell'uomo, una dinamica che non ha precedenti: l'altro ieri la durata media di una tecnologia poteva essere calcolata in base a quanto durava la vita lavorativa di un operaio; ieri la durata media delle tecnologie poteva essere calcolata sulla decade (quanto durava il prodotto); oggi la durata media si sta abbassando progressivamente (le tecnologie applicate ai settori dell'Information Tecnology hanno una obsolescenza che è già al di sotto di un anno).

Dalle poche considerazioni di cui sopra emerge la vera complessità del processo di formazione dei nostri giovani, complessità che può creare turbolenze e la cui direzione è imprevedibile, dando luogo a preoccupanti fenomemi di instabilità.

Molti affermano che bisognerebbe formare tecnici di elevata preparazione culturale, scientifica e professionale, in grado di recepire e gestire ll'innovazione, adeguarsi all"evoluzione scientifica e tecnologica, senza aggiungere però con quale velocità dovrebbero essere in grado di recepire e di adeguarsi (e se ciò sia possibile per le attuali capacità umane) e che questi tecnici dovrebbero essere disposti a cambiare continuamente lavoro e dimora.

Un'innovazione fatta secondo i punti 1) - 6) creerebbe sicuramente meno turbolenze.

Meno difficoltà si avrebbero ancora:

- se si pensa ad un nuovo modello di impresa, non più fatto da dipendenti fissi (in merito si notì che la paura di non avere un posto di lavoro fisso ha poca ragione d'essere se col tempo cala notevolmente il numero dei posti fissi rispetto a quelli non fissi - chiaramente chi ha un posto non fisso non si può permettere il lusso di fare il lavativo -; ciò in molti settori si traduce in un aumento di produttività e quindi di ricchezza per tutti) ma da numerosi consulenti più o meno stabili secondo le esigenze del momento, in modo da avere un,azienda più flessibile. con personale poco flessibile;

- se alcune parti di un elaboratore e/o di una linea di trasmissione e/o di un impianto automatico vengono viste come componenti standard di un sistema più complesso che il tecnico deve assemblare e/o programmare e non tanto produrre; questo perchè la loro produzione, molto complessa, sarà sempre di più monopolio di poche aziende a livello mondiale;

- se i tradizionali legami rigidi ejo la presenza umana in un processo vengono sempre di più eliminati, si pongono sensori ed attuatori e si concentra 1,'attenzione sulla programmazione dei controllori intelligenti e/o dei sistemi esperti e/o dei sistemi di autodiagnosi, ottenendo in tal modo "catene" più flessibili e sicure, cambiando al più "le mani" e "gli utensili".

Ciò nonostante, a causa del ruolo fondamentale svolto dalle nuove e complesse tecnologie informatiche, telematiche ed automatiche, della loro rapida evoluzione e del fatto che nessun processo si può automatizzare se non si ha una conoscenza del processo stesso, sono comunque richiesti tecnici altamente capaci: in particolare sono richiesti pochi ricercatori e ingegneri con elevate capacità ed una solida preparazione scientifica e professionale che, unendosi in gruppi più o meno grandi, siano in grado di promuovere, sviluppare e progettare 1,'innovazione tecnologica in tutti i dettagli, operando per lo più in aziende multinazionali, e moltissimi diplomati, anchlessi con elevate capacità, che siano in parte esecutori dei primi e siano in grado di assemblare, gestire le nuove apparecchiatura, addestrare gli operatori (dì più basso livello), ecc.

Ho detto molti diplomati perchè il mercato ha bisogno soprattutto di essi e non di laureati (anche perchè i proprietari delle medie e piccole aziende, oltre a non avere la possibilità economica di assumere un laureato, che non vuole "sporcarsi le mani" e che spesso ha come obiettivo di diventare dirigente dell,'azienda e quindi di essere meglio retribuito, a volte lo temono perchè potrebbe fargli perdere il controllo dell'azienda e/o potrebbe diventare un futuro concorrente).

Vediamo ora i "materiali" di cui si dispone, in particolare gli studenti che arrivano all'Università, per poi vedere se le figure professionali di cui sopra si possono ottenere in tempi brevi senza che i costi materiali e non per le famiglie e per la società siano troppo elevati rispetto ai ritorni che si possono ottenere.

Ritengo che, come non tutti hanno la stessa altezza, la stessa bellezza, ecc., cosi non tutti hanno la stessa intelligenza (cosa confermata anche da mia moglie, che è insegnante elementare, e dalle sue colleghe) e che su questa poco si possa fare per migliorarla, nell'arco di una generazione.

Molto invece si può fare sull'acquisizione di cognizioni e di memorizzazione di situazioni ricorrenti in modo che "l'intelligenza apparente" ne risulti fortemente migliorata.

In ciò bisogna fare però molta attenzione perchè è molto facile confondere uúlintelligenza, danneggiarla, deviarla-dai veri problemi, da quei problemi utili per l'umanità.

Senza entrare in ulteriori dettagli estremamente complessi, su cui non ho neanche le competenze, ritengo necessario che si debba disporre di una misura dell'intelligenza apparente degli studenti che si iscrivono alla nostra Facoltà, per fissare in qualche modo una soglia.

Mentre il mondo del lavoro, a causa della maggiore complessità delle nuove tecnologie, della maggiore varietà e della maggiore dinamicità, richiede che l'intelligenza scientifica sia più elevata rispetto al passato, ritengo che quella media di quelli che attualmente si iscrivono ad ingegneria sia calata negli ultimi tempi; ciò sia per constatazione diretta dai numerosi esami che ho fatto che dalle considerazioni che seguono.

- La percentuale dei giovani (rispetto ai nati) che si iscrive alle Facoltà di Ingegneria è aumentata: basti pensare che il numero degli studenti che si è iscritto al settore dell'Informazione della Facoltà di Ingegneria di Napoli è rimasto pressocchè costante nonostante il fatto che il numero delle nascite sia diminuito e siano nate molte nuove Facoltà di Ingegneria (da studente avevo compagni provenienti da Campobasso, da Frosinone, dalla Calabria e quelli che allora venivano all'Università erano sempre i più bravi della loro scuola, del loro paese).

- Le Facoltà di Medicina ed Architettura selezionano complessivamente circa mille studenti l'anno sulla base del merito e ciò ha sicuramente ripercussioni sulla qualità degli studenti che si iscrivono alla nostra Facoltà.

- La Facoltà di Ingegneria attinge molti studenti dagli Istituti Tecnici i quali si sono fortemente dequalificati. La principale causa di ciò è dovuta, a mio avviso, al fatto che, per la diminuizione delle nascite e ll'aumento del benessere, per cui quasi tutti i genitori avevano la possibilità di mandare i loto figli all'Università, ad un certo punto il numero degli studenti iscitti agli Istituti Tecnici cominciò a calare. A questo punto i docenti, per non divenire perdenti posto, con la complicità anche dei Presidi, cominciarono ad abbassare la soglia per la promozione con la conseguenza che gli studenti, avendo compreso questo fatto, studiavano sempre di meno. Tale cosa, insieme anche alla mancanza di professionalità da parte dei docenti, figli questi ultimi di una cultura universitaria sempre più astratta, ha fatto in modo che gli studenti bravi, trainanti, si sono sempre di più spostati verso il Liceo ecc..

- Al tempo d'oggi i giovani hanno maggiori distrazioni rispetto ad una volta e questo fa si che si dedichino meno agli studi.

- I laureati della nostra Facoltà impiegano molto tempo per laurearsi, in media circa 7/8 anni, e la percentuale dei laureati rispetto agli iscritti è molto bassa, come risulta dalla tabella che segue, ottenuta elaborando alcuni dati a cavallo del 1990.

Laurea in Ingegneria Civile Edile circa 33%

Laurea in Ingegneria Civile idraulica circa 75%

Laurea in Ingegneria Civile Trasporti circa 57%

Laurea in Ingegneria Aeronautica circa 21%

Laurea in Ingegneria chimica circa 39%

Laurea in Ingegneria Elettrotecnica circa 32%

Laurea in Ingegneria Meccanica circa 49%

Laurea in Ingegneria Navale circa 50%

Laurea in Ingegneria Elettronica-Informatica-Telecomunicazioni circa 19%.

Inoltre i più bravi (quelli con una media al di sopra dei 26/30) impiegano per laurearsi circa il 25% in meno rispetto a quelli mediamente bravi (quelli con una media tra i 22/30 ed i 26/30) e questi ultimi circa il 25% in meno rispetto a quelli meno bravi (quelli con una media al di sotto dei 22/30).

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