Blanche De Lyon

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Nome: Chiara Cargnino                    Socio fondatore  
Rango: Armato Combattente               Segretaria
Motto: Aeternitas non satis (L'eternità non basta)
Armi preferite: Spada bastarda (Plume), Spada ad una mano (Duvet), Daga (Plumette), Claymore (Feather), Scudo, Lancia.

 
Storia:

Sono Blanche, e questa è la mia storia: la storia di come ho lasciato la mia famiglia (e i privilegi che essa mi concedeva) per diventare una mercenaria.

Mio padre è un importante commerciante di stoffe, molto conosciuto non solo nella nostra città natale (la bella Lione), ma anche nei principali mercati d’Europa; è una persona colta, con amicizie influenti e che viaggia molto. Ha sposato mia madre con grandi progetti: una famiglia numerosa, il successo economico, e l’inizio di una dinastia di commercianti. Ma così non è stato: poco dopo la mia nascita, mia madre (probabilmente ancora debole per il parto) si ammalò gravemente; non sappiamo esattamente cosa abbia avuto, i medici l’hanno chiamata “febbre”… fatto sta che si riprese, ma rimase sterile e molto debole; ora passa le sue giornate tra il letto e il telaio, dove tesse tutto il giorno per cancellare la noia, e non ha più la forza di lasciare la sua camera. Mio padre è un uomo molto pio, e per questo non ha mai avuto (e penso non avrà mai) amanti, di nessuna estrazione sociale; la sua profondissima fede ha anche fatto sì che non ne abbia voluto né a me né a mia madre per il naufragio del suo sogno: ha visto in ciò la mano di Dio e lo ha accettato. Tutto questo fa di me la loro unica erede.

Mio padre ha sempre creduto fortemente in una gerarchia ben ordinata di ideali: per primo Dio, poi il Profitto, infine tutto il resto, convenzioni sociali incluse; lui non pensa che le donne debbano limitarsi a tessere e far figli, anche perché io dovrò portare avanti i suoi affari quando lui sarà troppo vecchio e stanco per farlo. Mi ha offerto tutta l’istruzione che può dare una città raffinata e istruita come Lione, con la sua Università e i personaggi importanti che l’attraversano. Ho imparato non solo a leggere, scrivere e far di conto, ma anche il latino, la geografia e le lingue che mi potevano servire nei nostri commerci con l’Europa Centrale. Inoltre ho viaggiato a lungo accompagnando mio padre nei suoi viaggi nelle Fiandre, in Italia e negli altri importanti mercati.Data la nostra necessità di viaggiare spesso, talvolta anche in zone non troppo sicure, mio padre mi ha fatto prendere lezioni di utilizzo delle armi e di combattimento, affinché potessi essere sempre pronta a difendere me stessa e i nostri beni da eventuali banditi.

Sarebbe stato tutto perfetto, se non si fosse messo in mezzo un conoscente di famiglia; questo individuo conosceva mio padre per via di alcuni interessi commerciali che avevano in comune, e gli venne la brillante idea di proporsi come mio sposo per unire i due patrimoni. Sinceramente, non credo nella buona fede di questa persona: conoscendolo, penso piuttosto che abbia pensato di potermi prendere tutti i beni della nostra famiglia e arricchirsi alle nostre spalle, ma sono solo supposizioni. Quando mio padre mi propose questo matrimonio io risposi che non l’avrei mai sposato: era un uomo rozzo e prepotente, oltre che vecchio e brutto, con il naso pieno di pustole e una grossa pancia flaccida. Mio padre riportò il mio rifiuto al postulante con tante scuse, ma sostenendo che non poteva costringermi a sposare nessuno. Questo individuo riuscì a far cedere mio padre per lasciarlo provare a convincermi, e si presentò a casa nostra con tutta la sua arroganza e certo che una semplice donna non avrebbe mai potuto opporsi ai suoi progetti; mi ripeté la proposta e davanti al mio ennesimo rifiuto decise di ricorrere alle maniere forti (era uno di quegli stupidi convinti che le donne vadano picchiate un po’ perché diventino ragionevoli). Invece di “ragionevole” io divenni “furiosa”. A sera, al suo ritorno, trovò il mancato sposo brutalmente percosso (aveva il naso rotto e la maggior parte dei suoi denti era sul pavimento, assieme ad un bel po’ di sangue e a peli sparsi ovunque), legato alla sedia e con la testa e il mento completamente rasati; sul tavolo si trovavano la mia treccia e una mia lettera, che recitava circa così:

Mio stimato padre,

non capisco cosa vi possa aver convinto del fatto che avrei mai accettato di sposare un essere disgustoso che pensa di potermi far cambiare idea a cinghiate, ma vi posso assicurare che vi sbagliate. Non sono un bene che voi possiate commerciare o una merce di scambio, sono una persona, e forse è ora che ve ne ricordiate. Il vostro amico probabilmente non se lo scorderà più, ma non m’interessa. Giacché qui vengo considerata un “bene vendibile” me ne vado, cercherò qualcuno che mi apprezzi come individuo dotato di un’anima, in considerazione del fatto che voi sembrate esservene dimenticato. E non mandate nessuno a cercare di “convincermi” perché la prossima volta non taglierò la barba, bensì la gola che si trova sotto di essa.

Addio

Blanche

Con le mie armi e un po’ di denaro, ho cominciato a viaggiare verso est; mi sono fermata un po’ qui un po’ là, ma nessuna città sembrava offrirmi ciò che cercavo. Ho attraversato le Alpi e sono arrivata nella penisola italica; la mia intenzione era di dirigermi verso il sud per allontanarmi dai mercati fiamminghi (dove troppa gente mi conosceva e poteva riportare a mio padre dove mi trovassi). Un giorno sono arrivata nella città di Chieri, un affascinante borgo arroccato sulle colline e qui, in una locanda, sono stata incuriosita da un gruppo di armati che si trovava nella sala.

Sono entrata a far parte dell’Ordine del Leone, questo gruppo che ho conosciuto per puro caso in una locanda fumosa in autunno, e pensavo di aver ritrovato la mia serenità. Ho anche trovato un uomo con il quale poter dividere il resto della vita, senza che uno prevalga e schiacci l’altro bensì come due individui senzienti che condividono lo stesso cammino, mano nella mano. Non venivo più chiamata “Blanche de Lyon” (Bianca di Lione) ma sono diventata “Blanche du Lion” (Bianca del Leone, dal nome dell’Ordine).

Ma nulla è per sempre…

Ad un certo punto i casi della vita hanno portato il gruppo a sciogliersi. Qualcuno ha seguito il precedente capitano, qualcuno ne ha scelto uno nuovo, ma ognuno è comunque andato per la propria strada.

Con alcuni compagni con cui condividevo degli ideali e la visione di quella che doveva essere la nostra missione ho iniziato una nuova vita. In loro ho ritrovato dei compagni e degli amici, che non pretendono da me altro che di essere me stessa, che non giudicano il mio essere donna, ma mi vedono come un armato come gli altri. Ho trovato i fratelli che non ho mai potuto avere. E per mia fortuna non ho perso il mio compagno di vita, ma queste vicende avverse ci hanno ulteriormente avvicinati.

Finalmente ho messo da parte l’amarezza e la rabbia anche nei confronti di mio padre, e mi sono riavvicinata alla mia famiglia: un giorno probabilmente abbandonerò il mestiere del mercenario per tornare a fare il mercante, nella mia amata città natia (di cui ho ripreso il nome, abbandonando ogni riferimento ai leoni), ma non oggi. Oggi è tempo di combattere e abbandonarsi ai piaceri carnali che questa vita effimera ci offre.