Il governo della monarchia universale
"La democrazia è diventata
poterecrazia. Il mondo è diretto da una piccola minoranza di "grandi". Contano
solo i paesi ricchi e le loro organizzazioni internazionali"
EDUARDO GALEANO
Il Manifesto, 18 Agosto 2000
La cortina di ferro è ormai crollata, come se fosse di puré, e le
dittature militari sono un incubo che molti paesi si sono lasciati alle spalle. Viviamo,
quindi, in un mondo democratico? Questo secolo XXI inaugura la nuova era della democrazia
senza frontiere? Un luminoso orizzonte, con solo qualche nube nera che conferma la
limpidezza del cielo?
I discorsi prestano poca attenzione ai dizionari. Secondo i dizionari di tutte le lingue,
la parola democrazia significa "governo del popolo". E la realtà del mondo
attuale assomiglia piuttosto a una poterecrazia globalizzata.
Giorno dopo giorno si vanno restringendo sempre più gli angusti margini di manovra dei
politici locali, che per regola generale promettono quel che non faranno e non dicono mai
quel che faranno. Si chiama realismo l'esercizio del governo come dovere di obbedienza: il
popolo assiste alle decisioni che prendono, in suo nome, i governi governati dalle
istituzioni che governano su scala universale.
La democrazia è un errore statistico, soleva dire il maestro Jorge Luis Borges, perché
in democrazia decide la maggioranza e la maggioranza è formata da imbecilli. Per evitare
questo errore, il mondo di oggi consegna il potere di decisione ai pochi, pochissimi, che
lo meritano.
L'Fmi e la Banca mondiale
Ai tempi dello splendore democratico di Atene, una persona su dieci
godeva dei diritti di cittadinanza. Le altre nove, niente.
Venticinque secoli dopo, è evidente che i greci avevano ecceduto in generosità.
Centottantadue paesi integrano il Fondo monetario internazionale. Di essi 177 non contano
un bel niente. Il Fondo monetario, che impartisce gli ordini al mondo intero e decide il
destino umano in qualsiasi parte e la frequenza del volo delle mosche e l'altezza delle
onde, è nelle mani dei cinque paesi che detengono il quaranta per cento dei voti: Stati
uniti, Giappone, Germania, Francia e Gran Bretagna. I voti dipendono dagli apporti di
capitale: quello che ha di più, può di più. Ventitre paesi africani sommano, fra tutti,
l'uno per cento; gli Stati uniti dispongono, da soli, del 17 per cento. L'uguaglianza dei
diritti tradotta nei fatti.
La Banca mondiale, sorella gemella dell'Fmi, è più democratica. Non sono in cinque a
decidere, ma in sette. Centottanta paesi sono ammessi alla Banca mondiale: di essi 173
accettano quel che ordinano i sette paesi padroni del 45 per cento delle azioni della
Banca: Stati uniti, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Francia, Canada e Italia. Gli Stati
uniti hanno, per di più, potere di veto.
L'Onu e i commerci
Il potere di veto significa, in soldoni, tutto il potere.
L'Organizzazione delle Nazioni unite è qualcosa come una grande famiglia che ci riunisce
tutti. All'Onu, gli Stati uniti compartiscono il potere di veto con Gran Bretagna,
Francia, Russia e Cina: i cinque maggiori fabbricanti d'armi che se Dio vuole vegliano
sulla pace mondiale. Queste sono le cinque potenze che prendono le decisioni, quando la
patata diventa bollente, nella più alta istituzione internazionale. Gli altri paesi hanno
la possibilità di formulare raccomandazioni, perché questo non si nega a nessuno.
Ci sono diritti che si danno per non essere usati. Nell'Organizzazione mondiale del
commercio tutti i paesi possono votare in parità di condizioni; solo che non si vota mai.
"Il voto di maggioranza è possibile, ma non è stato mai utilizzato nell'Omc ed era
molto raro anche nel Gatt, l'organismo che l'ha preceduta", informa la sua pagina
ufficiale su Internet. Le risoluzioni dell'Organizzazione mondiale del commercio si
prendono per consenso e a porte chiuse, che se non ricordo male era il sistema utilizzato
dai vertici del potere stalinista, per evitare lo scandalo del dissenso, prima della
vittoria della democrazia nel mondo.
Così, l'Omc sancisce in segreto, impunemente, il sacrificio di centinaia di milioni di
piccoli agricoltori di tutto il pianeta, sugli altari della libertà di commercio. Non
tanto in segreto né tanto impunemente, però: fino a poco tempo fa nessuno sapeva bene
cosa fosse questa cosa dell'Omc, ma le cose sono cambiate da quando cinquantamila
disobbedienti hanno occupato le strade della città di Seattle e hanno messo a nudo,
davanti all'opinione pubblica, uno dei re della monarchia universale.
I manifestanti di Seattle sono stati definiti dai grandi mezzi di comunicazione
fuorilegge, matti, fuori di testa, preistorici, nemici del progresso. Qualche motivo ci
sarà.