'Bimbi schiavi' nel rogo della fabbrica chiusa: almeno 50 morti


Tragedia in Bangladesh: in fiamme una maglieria che impiega soprattutto donne e minori. Non hanno avuto possibilità di fuga: le porte erano state sigillate dall'esterno dai padroni.

DACCA, 26 NOVEMBRE - Tutte le porte della fabbrica erano chiuse. Quando è scoppiato un incendio, è stata una strage. Cinquanta i morti accertati, per la maggior parte donne e bambini; un centinaio i feriti in gravi condizioni. È accaduto nell'est del Bangladesh, in una delle tante 'fabbriche della morte' del settore tessile.

Negli ultimi anni, 110 operai sono morti e centinaia sono stati feriti in Bangladesh in incendi sviluppatisi nelle fabbriche tessili. Queste assai spesso vengono ermeticamente chiuse per ordine dei padroni, che pensano così di evitare furti. E' una pratica diffusa e un incidente ricorrente, che ha un precedente storico. In Cina, anni fa, decine di persone morirono allo stesso modo, in una fabbrichetta che produceva per conto di una grossa società occidentale. Il rogo diede il via a una campagna contro lo sfruttamento del lavoro nei paesi del sud del mondo che in occidente dura ancora. Qualche risultato, nella tutela della salute e del diritto al lavoro, è stato ottenuto, ma il nuovo caso in Bangladesh fa capire quanta strada ci sia ancora da fare.
La tragedia è scoppiata durante la notte nella maglieria Chowdhury Knitwear Garments, quando erano di turno circa 900 operai. La fabbrica sorge a Shibpur, 30 chilometri ad est della capitale Dacca. Testimoni hanno riferito che gli operai, in buona parte bambini o poco più impiegati in spregio ai divieti, hanno cercato di sfuggire in tutti i modi alla fiamme che si sono sviluppate al quarto piano dell’edificio. Alcuni hanno scelto di saltare direttamente dalle finestre, e molti sono morti nel tentativo. Altri si sono precipitati giù dalle strette scale, puntando verso l’unica porta della fabbrica, che era stata chiusa per ragioni "di sicurezza".

Un operaio ricoverato in ospedale a Dacca, Amir Hossein, ha detto che già molte persone erano morte soffocate quando i pompieri sono riusciti a forzare dall'esterno la porta. Tutti sono corsi verso quell'unica via di scampo, e molti sono morti nella ressa. Il proprietario della fabbrica Sagor Chowdhury ha contestato questa versione dei fatti, affermando che lui stesso si trovava nella fabbrica al momento dell'incidente e che la porta era aperta. L’incendio si è sviluppato a causa di un corto circuito, secondo i pompieri. Il governo ha annunciato che verrà aperta un’inchiesta.

Nel Bangladesh, uno dei paesi più poveri del mondo, esistono circa duemila fabbriche tessili che impiegano un milione e mezzo di lavoratori, in gran parte bambini e donne. Le esportazioni di prodotti tessili verso l’Europa e gli Usa forniscono al Bangladesh il 70 per cento dei suoi introiti in valuta pregiata, pari a circa undicimila miliardi di lire all’anno. Un fatto analogo era accaduto il 18 novembre in Sudafrica. Dodici persone erano morte nell'incendio che ha devastato una piccola fabbrica di prodotti chimici per la pulizia dei pavimenti alle porte di Johannesburg. E anche in quel caso tutte le porte erano chiuse dall'esterno.

26 Novembre 2000

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