Statali molto atipici
In affitto e a termine: il lavoro interinale
entra anche nel pubblico impiego
LORIS CAMPETTI - ROMA
(Il Manifesto, 10ago00)
Dal mercato delle braccia nelle campagne alla assoluta deregulation
(outsourcing, dumping sociale, ecc.) nei porti, dai porti alla grande industria
manifatturiera, da questa ai servizi pubblici, compresi quelli essenziali. Flessibilità e
precarietà del lavoro sono entrati ufficialmente nella sanità e negli ospedali, nella
scuola, nei ministeri, negli enti locali e in quelli previdenziali non economici. Grazie
all'accordo siglato ieri dall'Aran (Agenzia per la contrattazione nelle strutture
pubbliche) con Cgil, Cisl e Uil, infatti, il 7% delle assunzioni di questi comparti dello
stato potrà passare attraverso il lavoro interinale. Per intenderci: mancano infermieri
alle Molinette di Torino o al San Camillo di Roma? Nessun problema, una telefonata a
un'agenzia che affitta lavoratori e il gioco è fatto. Infermieri stagionali, per il
periodo necessario, e poi tutti a casa. Siccome i dipendenti totali della pubblica
amministrazione sono 2 milioni e mezzo, saranno 150 mila i contratti di lavoro interinale
autorizzati dall'accordo appena siglato. Salvo, neanche a dirlo, accordi specifici nei
singoli settori.
I sindacati, naturalmente, insistono sul fatto che la compravendita di forza lavoro
manuale e intellettuale debba essere da essi autorizzata, e dovrebbe essere concessa solo
in casi particolari di carichi di lavoro straordinario e a termine ("abbiamo messo
dei paletti", cerca di tranquillizzare Paola Agnello Modica, della Funzione pubblica
Cgil). Che vuol dire "casi particolari", o "situazioni strordinarie"?
Il criterio non è molto diverso da quello previsto per l'industria: la Fiat ha una
commessa speciale di vetture? Per smaltire in tempo la domanda non ha che da affittarsi
500 operai per tre mesi. Provate a riportare lo stesso meccanismo in un carcere, in una
scuola, nelle corsie di un ospedale, e poi chiedetevi se i servizi alle persone potranno
in questo modo migliorare, o se al contrario peggioreranno.
I sindacati, naturalmente, fanno sapere che l'uso dell'interinale non dovrà essere
"allegro". C'è un rischio di uso "allegro" dei soldi pubblici,
insiste infatti la Cgil, che pure ha siglato l'accordo e messo "paletti".
Perché, oltretutto, il paradosso è che con l'accordo di ieri l'amministrazione pubblica
non risparmierà una lira, anzi è verosimile - mettono le mani avanti i sindacati - che
si spenderanno più soldi (per avere servizi probabilmente peggiori, aggravando le
condizioni di lavoro, precarizzando un esercito di ragazzi). E naturalmente c'è il
rischio che l'introduzione di questo ulteriore livello di flessibilità in settori di
pubblica utilità, oltre a peggiore il servizio all'utenza (a noi tutti), blocchi se non
definitivamente quasi, l'assunzione regolare di manodopera a tutti i livelli, persino il
normale turnover. Perché non affittare anche insegnanti, magari in situazioni
straordinarie come gli scrutini? Finora, le uniche critiche all'accordo siglato giungono
dall'Ugl, che poi è la fascista Cisnal con nome cambiato, e dalle Rappresentanze
sindacali di base. Le Rdb/Cub, che non hanno firmato l'accordo, denunciano il fatto che
già precedentemente molte amministrazioni pubbliche avevano utilizzato "lo strumento
interinale proprio per sopperire alle carenze d'organico".
10 Agosto 2000
Interinali al congresso della
Cgil
GABRIELE POLO
Come un'onda irrefrenabile il lavoro in affitto sommerge tutto il lavoro
dipendente; e, con esso, ogni residuo diritto di stabilità e sicurezza. Ora tocca al
pubblico impiego: avremo infermieri, insegnanti, pompieri e travet a termine. Così,
accanto alla precarietà del lavoratore si affiancherà quella dell'utente, cui sarà
offerto un servizio fornito da chi già sa che presto il proprio ingaggio scadrà. Come un
prodotto alimentare, alcune centinaia di migliaia di dipendenti pubblici entreranno in
ospedali, scuole e uffici marchiati con la data di scadenza e quel timbro peserà sulle
loro giornate e inciderà sulle loro prestazioni.
A nulla è valsa l'esperienza fatta nel settore privato. I sindacati, in nome
dell'occupazione e della flessibilità, hanno voluto ignorare l'esperienza reale del
lavoro in affitto, il fatto che esso abbia prodotto una condizione di precarietà diffusa,
che sia stato applicato sempre più alle basse qualifiche, il suo essere diventato
strumento sostitutivo di occupazione stabile. Si affidano ciecamente ai testi che
sottoscrivono (che già prevedono possibili deroghe ai tetti), continuano a seguire la
strada delle decisioni prese a tavolino, ignorano le esperienze concrete e non ascoltano
le storie di giovani sospesi nel vuoto, costretti ad accettare ogni condizione di lavoro
pur di sperare in una ricattabile riconferma. Decidono in astratto, fingendo di regolare
un mercato che detta loro ogni mossa, spacciando per opportunità una flessibilità dei
tempi di vita che non è quasi mai libera scelta.
L'interinale conquista la pubblica amministrazione alla vigilia del congresso nazionale
della Cgil: ne è un pessimo auspicio...
Lavoro in affitto nella pubblica amministrazione
Bello quell'"A.A.A. affittasi lavoratore pubblico"
e il titolo "Statali molto atipici" di Loris Campetti (il manifesto del 10
agosto scorso). Si parla del recente accordo Aran-sindacati per l'estensione del lavoro
interinale anche nella p.a.. Lavoro in affitto che nella p.a. non ha limiti di qualifiche.
Campetti si pone domande tutte giuste, ma con il dubbio. Bene, si tolga i dubbi a partire
da: se questi lavoratori costeranno di più per la collettività.
Visto che percepiranno la stessa retribuzione del lavoratore a tempo indeterminato e visto
che le società di intermediazione non lavorano gratis è certo che costeranno di più.
Quali allora i vantaggi? Nessuno, se non l'incremento della clientela di chi governa.
Ma non è la dirigenza a fare le procedure? E' vero. Solo che la dirigenza è scelta dal
politico con procedure a loro volta clientelari. Se il dirigente non assume, quindi, chi
vuole chi governa, viene revocato. Con perdite di indennità di posizione e di risultato
plurimilionarie. Fantasie? Si invita a chiedere quello che sta avvenendo nelle p.a.
Né frenano più di tanto i primi interventi di giudici del lavoro. Anche sulla qualità
dei servizi è ovvio che non potranno mai crescere. E perché dovrebbero? Per il timore
della mobilità? O perché facendo servizi di qualità si facilita la rielezione dello
"sponsor" politico, e la riconferma del lavoro? Il punto è se i servizi di
qualità, per tutti, siano mai stati il frutto di clientele o non invece di una forte
coscienza civile. Bisogna quindi vedere se il lavoro in affitto aumenta la coscienza
civile. Altrimenti è una beffa.
In breve, anche chi, come chi scrive, desiderava una p.a. di servizio, si trova una cosa
sempre più indefinibile.
Luigi Meconi, Cgil e segretario comunale - Altidona (Ascoli Piceno)
(Lettera a Il Manifesto del 17 Agosto 2000)