Come il fieno per il bue
GIORGIO LUNGHINI
(Il Manifesto, 14 nov 2000)

Le minacciose promesse dei laudatori della new economy, del mercato, della flessibilità, ecc., nascondono un progetto di ritorno all'ancien régime, il ritorno a un mondo in cui il cittadino lavoratore torni a essere un bue. Tre citazioni basteranno a descrivere un percorso che si vuole interrompere, costringendoci a ripercorrerlo all'indietro.
Nell'Ancien régime Hippolyte Taine, riprendendo Turgot, scrive che "anche nell'interesse del padrone bisogna che l'uomo abbia la sua razione di pane, come un bue la sua razione di fieno". Scrive Piero Sraffa, in Produzione di merci a mezzo di merci (che tra le sue fonti ha Quesnay): "Abbiamo finora supposto che il salario consista di quanto è necessario per la sussistenza dei lavoratori ed entri quindi a far parte del sistema sulla stessa base del combustibile per le macchine o del foraggio per il bestiame. Dobbiamo ora prendere in considerazione l'altro aspetto del salario poiché, oltre all'elemento di sussistenza, che non può mancare, è possibile che esso comprenda anche una parte del sovrappiù prodotto. In vista di questo duplice carattere del salario, sarebbe opportuno, quando veniamo a esaminare la ripartizione del sovrappiù fra capitalisti e lavoratori, tenere distinte le due parti che compongono il salario e considerare come variabile soltanto la parte di "sovrappiù", mentre i beni necessari per la sussistenza dei lavoratori continuerebbero a figurare, insieme con il combustibile, ecc., fra i mezzi di produzione".
Luigi Pasinetti, in Dinamica economica strutturale, scrive che "Se il lavoro viene posto sul mercato senza protezioni e viene commerciato come una qualsiasi altra merce, possiamo solo attenderci che il meccanismo concorrenziale dei prezzi di mercato conduca esattamente a ciò che conduce nel caso di ogni merce: ossia conduca il "prezzo" verso il costo di produzione. Nel caso del lavoro, il costo di produzione è il salario di sussistenza: questo è ciò che il meccanismo competitivo dei prezzi di mercato conseguirebbe. Gli "imprenditori" otterrebbero quindi tutto quanto risulta al di sopra della sussistenza ("sfruttamento"). ... Sussiste effettivamente una necessità istituzionale di impedire che il sistema economico cada in una situazione nella quale il meccanismo concorrenziale dei prezzi di mercato agisca sul salario unitario nello stesso modo in cui agisce sui prezzi delle merci. La verità è che il lavoro potrebbe essere oggetto di commercio, come ogni altra merce, solo in una società di tipo schiavista. In un qualsiasi sistema economico moderno, il lavoro non è una merce, proprio perché le nostre istituzioni sono state concepite in modo tale da non consentire che il lavoro venga commerciato come una merce. ... Nel caso dei salari, non desideriamo affatto un salario unitario che rispecchi il costo di produzione del lavoro. Desideriamo un salario unitario che attribuisca a ciascun lavoratore la sua quota di reddito nazionale".
Ciò che oggi si desidera è invece proprio questo: non che il salario attribuisca a ciascun lavoratore la sua quota di reddito nazionale, ma che il salario rispecchi il costo di riproduzione della forza lavoro, come il foraggio per il bestiame, come il fieno per il bue.

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