29 Novembre 2000
Plusvalore Hedonic
Il piccolo trucco che droga la crescita
"tecnologica"
M. D'E.
Mai sentito parlare dell'hedonic pricing? Non è il prezzo del
piacere, anche se la radice di hedonic è la stessa di "edonista". E' uno
straordinario strumento statistico ideato per creare ricchezza dal nulla. Per esempio, nel
1999 le vendite totali di computer negli Stati uniti sono ammontate a 92,5 miliardi di
dollari, ma quando il Dipartimento del Commercio ha stilato il rapporto sul Prodotto
interno lordo (Pil) Usa, le vendite di computer erano salite a 245,9 miliardi di dollari,
erano cresciute del 265%, col risultato che, rispetto all'anno precedente, l'incremento
era non più del 6,3, ma bensì del 47,2%.
Come è stato possibile prendere 92,5 miliardi di dollari e farli diventare 245,9?
Semplice, grazie all'hedonic pricing, una tecnica - molto discussa, ça va sans
dire - che nel prezzo grezzo di un prodotto incorpora i miglioramenti qualitativi e di
potenza. L'idea soggiacente è che i perfezionamenti hanno un valore anche se questo non
è tradotto nel prezzo commerciale: sono dieci anni che i personal computer costano al
consumatore circa tre milioni di lire, solo che dieci anni fa avevano una frequenza di 25
megahertz, un hard disk di 128 Mb e una memoria Ram di 4 Mb. Oggi, per lo stesso prezzo
compri una frequenza di 800 Mh, un hard disk di 20 Gb, una Ram di 128 Mb: le frequenze si
sono moltiplicate per 20, la capienza dell'hard disk per 180 e quella della ram per 32.
Gli operai che assemblano questi computer ci mettono lo stesso tempo, ma secondo gli
statistici del ministero del commercio Usa questi operai stanno producendo più valore,
anche se il prezzo è rimasto lo stesso. Per tenere conto di questo miglioramento, gli
statistici aumentano il valore del nuovo computer nel Pil, e un metodo analogo usano per
rivalutare il fatturato dell'industria del software.
Con questo criterio però si potrebbe rivalutare il prezzo di una pagnotta se contiene
più calorie, o di una macchina se consuma meno benzina a parità di velocità: così
apparirebbe che gli utenti hanno comprato tre auto invece di due. Ora, ci sono paesi come
la Gran Bretagna e la Germania che non usano l'hedonic pricing. Ma di recente le
autorità tedesche e inglesi hanno ricalcolato, come esercizio teorico, la propria
crescita usando la tecnica Usa. La Bundesbank ha concluso che, se col vecchio metodo, la
spesa in tecnologia informatica cresceva al deludente ritmo del 6% l'anno, adottando l'hedonic
pricing la stessa spesa aumentava a un entusiasmante 27,5% l'anno. L'ufficio
statistico britannico si è dedicato a un esercizio simile, con risultati analoghi:
introducendo l'hedonic pricing per i computer, si triplicava la crescita
dell'industria manifatturiera nel Regno Unito!
L'hedonic pricing sarebbe così solo un altro degli strabilianti trucchi statistici
per mezzo dei quali i prestigiatori statunitensi sbalordiscono il mondo con il galattico
ritmo della loro crescita economica: un altro trucco riguarda l'occupazione. Negli Stati
uniti la disoccupazione è così bassa anche perché la sua definizione è
assurdamente restrittiva: negli Usa non è disoccupato chi ha lavorato almeno un'ora
in tutta la settimana precedente il rilevamento. Con lo stesso criterio anche in Europa
sparirebbero d'incanto milioni di disoccupati. Altri metodi per abbassare la
disoccupazione sono meno innocenti, come per esempio i due milioni di adulti Usa sottratti
alla forza lavoro perché reclusi dietro le sbarre.
Ma le implicazioni dell'hedonic pricing vanno ben al di là della pura
manipolazione statistica del Pil statunitense e portano dritti al cuore di un dibattito
molto più spinoso (vedi articolo seguente), quello su quanto ha realmente aumentato la
produttività l'introduzione dei computer nell'attività economica, discussione a cui John
Cassidy ha dedicato un saggio nell'ultimo numero del New Yorker e da cui ho appreso
l'esistenza dell'hedonic pricing.