Comitato Franceschini Montichiari
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La Mozione
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Manifesto per Franceschini

La Direzione del Partito Democratico ha fissato la data del 25 ottobre p.v. per la elezione del Segretario e dell’Assemblea nazionale. Entro il 30 di settembre si discuterà tra gli iscritti di candidature e mozioni. Poi si svolgeranno le primarie aperte a tutti coloro che simpatizzano o sono elettori del partito. Un percorso congressuale impegnativo e aperto, dove non si eludono i problemi, che ha la finalità di costruire una Italia nuova e migliore coinvolgendo milioni di italiani.

Su molti punti del progetto politico c’è una larga condivisione interna: 
- Sui valori, di libertà, eguaglianza, solidarietà con i deboli, non violenza, difesa dell’ambiente; 
- Sull’analisi della situazione economica e sociale siamo di fronte alla più grave crisi del dopoguerra, con una recessione che condanna il nostro paese, per almeno cinque anni, ad un difficile recupero del livello di sviluppo precedente, con effetti drammatici in termini di occupazione. Il Governo, prima ha negato l’esistenza della crisi, poi vi ha fatto fronte in termini psicologici con un ottimismo di maniera e bollando di disfattismo chi lo criticava, infine ha messo in campo cure omeopatiche e inadeguate soprattutto per le piccole imprese ed il lavoro.
- Per far fronte in modo adeguato alla crisi servono riforme strutturali per rilanciare la crescita e dare prospettive meno incerte a famiglie e imprese, combattere le precarietà e migliorare le condizioni dei lavoratori, aggiornare le politiche sociali, in un contesto in cui, oltre a sancire i diritti, si stabiliscano doveri e responsabilità.

Su questa base programmatica comune, che non deve essere mai dimenticata, per garantire una sostanziale unità futura al partito, va evitata la riproposizione di correnti cristallizzate che ne sancirebbero una tragica involuzione, si svolgerà il prossimo congresso che sarà incentrato sulla forma partito del PD e sul suo futuro.
La mozione che sostiene Franceschini ritiene che non si debba abbandonare l’idea originaria che ha dato vita al PD, cioè un partito plurale ed aperto, come peraltro è la società, un partito laico e progressista, a vocazione maggioritaria. 
- Plurale nel senso di andare oltre le culture di provenienza, in modo da costruire progressivamente una nuova cultura e nuove sintesi politiche.
- Aperto in quanto sa raccogliere i contributi fattivi provenienti dalle diverse espressioni della società civile e favorire la partecipazione degli iscritti e quella degli elettori e simpatizzanti attraverso lo strumento insostituibile delle primarie con cui scegliere, in via normale, nella stessa persona, il segretario e il candidato premier.
- Laico nel senso che ha piena consapevolezza che la laicità rappresenta la condizione normale dell’azione politica rivolta al bene comune di tutti cittadini, senza privilegi e discriminazioni per qualsiasi titolo. 
- La vocazione maggioritaria non significa autosufficienza politica o isolamento, ma forte e serena affermazione della propria natura di partito di centrosinistra, senza nostalgia di vecchie identità, e ricerca trasparente delle alleanze programmatiche, garantendo una solida leadership politica, senza tornare alla stagione delle coalizioni frammentate e litigiose. Vanno perciò difesi i principi del bipolarismo e dell’alternanza, ormai diventati acquisizioni largamente condivise nel nostro sistema politico e, conseguentemente, rifiutando riforme elettorali di segno proporzionale che ci farebbero tornare a governi negoziati a posteriori tra i partiti, sottraendo tale scelta agli elettori.
Su questi presupposti si può costruire un partito che consolida la sua identità sui valori di libertà, uguaglianza e solidarietà e che è capace di coniugarli con la fiducia, la partecipazione, il merito, la qualità. 
Un partito quindi, che crede nel futuro e che vuole tornare a vincere e riconquistare il consenso degli italiani, sfidando la destra sul terreno della politica e della qualità delle riforme, per sconfiggere il governo della paura e della propaganda che non sa dare risposte adeguate al futuro del paese.
Un partito forte, con autonomie territoriali: in specifico in Lombardia,  regione fortemente colpita dalla crisi economica, dove è richiesto l’ incisivo ruolo di una politica riformista per il rinnovamento del sistema produttivo e di quello sociale; a Montichiari dove occorre uscire dalla fase di crisi economica e sociale e dalla gestione spregiudicata del potere, puntando allo sviluppo sostenibile, alla coesione sociale e alla conquista alle ragioni del riformismo di molti elettori. In coerenza con il percorso della Convenzione nazionale e per rilanciare l’azione politica del PD. Anche qui serve un partito radicato sul territorio dove caposaldo siano i Circoli, un partito che rifiuta le correnti strutturate come strumenti di ripartizione del potere, un partito in cui si discute, si dialoga, si accetta, si decide a maggioranza, dichiarando fin d’ora che si è disponibili ad una gestione unitaria ai vari livelli.
Questo è il partito per cui ha lavorato Franceschini negli ultimi mesi, in una situazione di particolare difficoltà, addossandosi responsabilità enormi. Tutti hanno considerato complessivamente positiva la saua opera. Ha tenuto la barra del partito dritta, senza oscillazioni, sia in campagna elettorale, sia nella gestione quotidiana, restituendo al PD un periodo di impegno laborioso e concorde dopo mesi di scontri e veleni. Ha contribuito a dare al partito un più chiaro ruolo di opposizione incalzando con efficacia il Governo, ha garantito una rigorosa linea di laicità, ha contribuito a trovare una soluzione positiva al problema della nostra collocazione nel Parlamento europeo che sembrava particolarmente complicata. Oggi egli rappresenta al meglio l’idea originaria che ha dato vita al PD e che rimane l’unica in grado di assicurargli un futuro, garantendo un rimescolamento delle culture e delle storie passate e nessun ritorno indietro. Per questo va confermato.

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