Lettere & opinioni
Ennesima mancanza di trasparenza
Signor direttore,
è solo grazie alle dichiarazioni alla stampa di Edoardo Bai, responsabile della
medicina del lavoro dell’Asl, che il 18 aprile i cittadini di Melegnano hanno
saputo che in piazza XXV Aprile è stata trovata traccia di diclorobenzene,
solvente derivato dal benzene. Secondo Bai, «la sostanza si trova sopra la falda
acquifera sino ad una profondità di un metro, per cui il rischio che possa
risalire in superficie è reale». Non c’è niente da fare: ancora una volta, a
dispetto delle dichiarazioni e del programma elettorale (“Faremo del Comune una
casa di vetro”), sulla vicenda Saronio la trasparenza non è nelle corde né del
sindaco di Melegnano, Vito Bellomo, né della sua amministrazione. Altro che
trasparenza, altro che informazione alla cittadinanza: da Palazzo Brolet to non
esce nemmeno una parola. I Melegnanesi devono leggere i giornali per sapere che
il seminterrato, la taverna, la cantina di casa loro potrebbero essere
contaminati da gas pericolosi. Il Comune, invece di informarli sui rischi per la
salute pubblica, tace! Sappiamo tutti che l’emergenza Saronio è una eredità che
Bellomo ha ricevuto con la carica di primo cittadino, insieme agli onori del
ruolo: ma se non ha responsabilità pregresse a parte la contraddizione politica
di aver prima votato contro la “bonifica” e ora di difenderla a spada tratta ,
il signor Sindaco porta invece evidenti responsabilità non solo politiche per le
scelte con cui ha condotto sinora questa vicenda! Il problema dell’inquinamento
a Melegnano è infatti ben superiore a quanto finora immaginato. Quella della
Saronio è una immane emergenza cittadina. Non lo dice il sottoscritto, che da
settembre si sta battendo su questa vicenda: lo dimostrano le analisi di Bai. Ma
ci sono alcuni passaggi chiave di questa vicenda che non sono ancora venuti alla
luce e di cui dirò ora.
Per questa sera, martedì 22 aprile, Bellomo ha convocato un consiglio comunale
straordinario. Le ragioni di questa convocazione non stanno nella sfilza di
risposte alle interrogazioni delle minoranze che si trovano ai primi punti
dell’ordine del giorno. Per trovare le motivazioni, bisogna scorrere l’elenco
della discussione fino alla fine, dove c’è la proposta di approvare una
convenzione con il Comune di Cerro sulla vicenda della Saronio. Perché questa
convenzione? Perché occorre regolare il procedimento giuridico tra i Comuni di
Melegnano e di Cerro, la Regione e la Edison per procedere alla bonifica delle
falde acquifere.
Le motivazioni dell’urgenza della convenzione stanno nel fatto che dopo la
sentenza del Tar dei mesi scorsi sulla questione Saronio, la Edison ha
presentato un doppio ricorso al Consiglio di Stato, uno contro il Comune di
Cerro e uno contro il Comune di Melegnano. Quello contro Cerro è arrivato a
sentenza una ventina di giorni fa e rappresenta un passo indietro: in sostanza i
giudici rimandano la decisione sull’attribuzione degli oneri della bonifica al
Tar. Ora gli stessi magistrati dovranno decidere sull’analoga vertenza tra
Edison e Comune di Melegnano. Tutte queste informazioni provengono dal Sindaco
di Cerro, dottor Signorini, l’unico a dimostrare davvero di essere trasparente:
con i fatti, e non a parole. Già, perché Bellomo, che è in possesso come
Signorini di queste informazioni, tace!
Il problema della Saronio, come dimostrano i dati resi noti da Bai, non è più
semmai lo fosse stato confinato al territorio nella zona ovest di Melegnano. Il
problema riguarda tutta Melegnano. I veleni stanno ormai transitando sotto il
centro della città a profondità talmente irrisorie da creare un concreto
pericolo di diffusione di gas tossici nell’aria, in particolare negli ambienti
chiusi sotterranei (cantine, garage, taverne, rimesse). Quindi, come vado
dicendo da tempo, la verità è che la bonifica dell’area ex Saronio è stata solo
un intervento parziale e insufficiente a rimuovere le cause dell’inquinamento,
che si trovano non solo in tutte le altre porzioni inquinate dell’ex area
industriale, dove finora nessuno ha messo le mani, ma anche nelle falde. Se
questa è la dimensione del problema, tutta la città è a rischio. La parte a sud
del Lambro, quella sulla sponda destra, per l’inesorabile avanzata dei veleni
nelle falde, quella sull’altra sponda, la sinistra, per la questione
dell’acquedotto.
Di fronte a questa emergenza, della quale egli stesso rileva l’urgenza tanto da
convocare un consiglio comunale straordinario, il Sindaco Bellomo non può non
provvedere immediatamente, in base ai suoi poteri di tutela della Salute pubblica, a eme t t e re un’ordinanza che vieti immediatamente il consumo di verdure
e frutta prodotte nei terreni e negli orti sulla sponda destra, cioè a sud, del
Lambro. Non solo: Bellomo deve immediatamente vietare di utilizzare per il
consumo umano, animale o per l’irrigazione l’acqua dei pozzi privati. Deve anche
varare una campagna di monitoraggio a tappeto dei gas che provengono dalla falda
in tutto il centro della città. Perché non ci sono alternative, delle due l’una:
o la Saronio per Bellomo non è un’emergenza, e quindi non si capisce perché la
convocazione di un consiglio comunale straordinario, oppure se lo è non è solo
un’emergenza legale, e allora bisogna innanzitutto tutelare la salute pubblica!
Come insegnano altre vicende di inquinamento, come il caso dell’ex Enichem di
Mantova, la dispersione dei veleni nelle falde va monitorata anche fuori
dall’area industriale interessata. Segnalo un documento di LegAmbiente che si
può trovare anche su Internet all’indirizzo (http:// www.verdinrete.it/mantova/file/
documenti/060527dossierdiossine. pdf). La legge (Dm 471/99, all’allegato 4)
prevede che nel caso di aree inquinate «la scelta dell’area oggetto
dell’investigazione deve comprendere il sito inquinato e una porzione di
territorio esterna definita, sulla base del modello concettuale del sito, in
funzione della mobilità degli inquinanti nelle matrici ambientali interessate».
Da questo punto di vista, è necessario avviare una campagna di monitoraggio
degli inquinati in tutta la città di Melegnano. Ancora una volta e lo stesso Bai
nell’intervista rilasciata alla stampa afferma che «per prima cosa, occorre
monitorare i risultati della campagna effettuata in una ventina tra garage,
cantine, taverne, seminterrati, orti e fabbricati artigianali nella periferia
ovest cittadina». A questo proposito, dove sono i dati della campagna di
rilevazione dei gas condotti nell’area del Cipes? Chi ha raccolto questi dati?
Che fine hanno fatto? Perché non sono stati resi noti? Perché il Comitato Ovest,
che si è fatto partecipe con il Sindaco della scelta della localizzazione dei
punti dove sistemare i sistemi di rilevamento i cosiddetti ”sniffer” tace? Forse
perché chi guida il Comitato Ovest è ormai così “vicino” all’amministrazione
Bellomo per essere libero di parlare?
Infine, come dimostra tutta questa vicenda, la cosiddetta “bonifica” della
Saronio è una barzelletta buona solo per i gonzi. Aver rimosso il terreno
inquinato per una minima porzione dell’enorme superficie dell’ex sito
industriale non ha risolto i problemi di salute pubblica. Occorre cominciare a
domandarsi come disinquinare tutta la città. A questo proposito, bisogna
ripartire dall’esperienza di altre situazioni simili, ad esempio Mantova, per
verificare su davvero una barriera di pozzi artesiani posta intorno a una
porzione dell’ex area Saronio sia la soluzione adatta per risolvere il problema
delle falde. Il veleno infatti è già passato oltre quell’area, come dimostrano i
dati di Piazza 25 aprile. Chi ci dice che non si trovi anche in altre zone della
città? Basterebbe qualche pozzo situato in zona Cipes a risolvere questo
problema?
Un dato comunque emerge con chiarezza: di fronte a questa immane emergenza
occorre bloccare ogni ulteriore urbanizzazione dell’area ex Saronio, a partire
dalle lottizzazioni già previste. La responsabilità del Sindaco e
dell’amministrazione su questo passaggio è ineludibile. Non si può mettere
ulteriormente a repentaglio la salute dei cittadini.
Nicola Borzi
(tratto da "il Cittadino" del 22 aprile 2008)