A 40 anni dalla chiusura della Saronio i casi restano superiori alla media lombarda
Tumori alla vescica, una piaga che non abbandona i cittadini

«Dal 2000 al 2006 a Melegnano i casi di tumore alla vescica sono stati il doppio rispetto alla media regionale». A lanciare l’allarme è Edoardo Bai, responsabile della medicina del lavoro dell’Azienda sanitaria locale. Del resto, in un recente consiglio comunale aperto avente ad oggetto l’area ex Saronio, Bai lo aveva preannunciato: «Vogliamo verificare la morbosità derivante dal tumore alla vescica negli ultimi anni a Melegnano». L’obiettivo era quello di appurare i possibili effetti dannosi che, seppur a distanza di 40 anni, l’ex industria chimica Saronio potrebbe continuare a causare.
D’altra parte, i dati diffusi nel lontano 1977 erano allarmanti: 38 casi di morte per tumori alla vescica tra gli ex dipendenti della fabbrica, pari a diverse volte la mortalità media nazionale per tale malattia. All’origine dei tumori le famigerate ammine aromatiche, sostanze fondamentali nel processo produttivo dei coloranti per tessuti, a quanto pare impiegate nello stabilimento senza alcuna misura di prevenzione o protezione nei confronti dello sviluppo di vapori e polveri.

Una situazione drammatica, insomma, anche perché l’inchiesta era stata condotta quando la chimica aveva già chiuso i battenti da una decina d’anni. Ebbene, i dati consegnati in regione da Bai a dicembre 2007 non sembrano per nulla confortanti: «Dal 2000 al 2006 - rivela infatti il responsabile dell’Asl - a Melegnano i casi di tumore alla vescica sono esattamente due volte e mezzo per gli uomini e una volta e mezza per le donne superiori alla media regionale». Come dire che per un caso di tumore a livello regionale, a Melegnano ce ne sarebbero stati due e mezzo per gli uomini e uno e mezzo per le donne. «Il doppio, insomma - riprende Edoardo Bai -, facendo la media tra i due sessi. Mentre per il 2007 ovviamente i dati non sono ancora disponibili.

A questo punto, si tratta di compiere un’indagine accurata per accertare l’esatta tipologia delle vittime. Per prima cosa, vogliamo capire se i malati lavoravano o comunque hanno avuto qualche contatto diretto con la Saronio». In realtà, però, l’industria chimica Saronio ha chiuso i battenti nel 1966, dopo che la prefettura e le associazioni di tutela ambientale avevano iniziato a mobilitarsi contro gli stabilimenti di Melegnano, sospettati di espansioni non sempre autorizzate e di scarico di sostanze inquinanti nel Lambro. «Per questo motivo, i dati potrebbero essere ancor più preoccupanti - mette in guardia Bai -. Perché la Saronio ha chiuso ormai 40 anni orsono, eppure i casi di tumore sono ancora tanti. In altre parole, quindi, a Melegnano le ammine aromatiche potrebbero essere tuttora una rilevante fonte d’inquinamento». Ma l’indagine punterà anche su altri punti, come confida Bai: «Dovremo distinguere i malati a seconda delle varie aree di residenza».
Nel frattempo, a breve prenderà avvio una campagna di monitoraggio ad hoc nell’area ex Saronio, che verificherà la possibile evaporazione di benzene in garage, cantine, taverne, seminterrati, orti e fabbricati artigianali.

(tratto da "il Cittadino" del 11 gennaio 2008)