Sui cittadini morti per tumore una ricerca dal
2000 a oggi
«Ma quanti sono stati i casi di tumore alla vescica negli ultimi 7 anni?». A
porsi la domanda è Edoardo Bai, responsabile della medicina del lavoro dell’Asl,
che sulla questione vuole vederci chiaro. «Ho presentato un progetto alla
regione Lombardia - ha rivelato infatti Bai durante l’assemblea di lunedì - per
verificare la morbosità e la mortalità derivante da tumore alla vescica a
Melegnano dal 2000 a oggi». In altre parole, dunque, Bai intende appurare i
possibili effetti dannosi che, seppur a distanza di 40 anni, l’ex chimica
Saronio potrebbe continuare a causare. D’altra parte, i dati diffusi nel lontano
1977 erano allarmanti: 38 casi di morte per tumori alla vescica tra gli ex
dipendenti della fabbrica, pari a 3 volte la mortalità media nazionale per tale
malattia.
All’origine dei tumori le famigerate ammine aromatiche,
sostanze fondamentali nel processo produttivo dei coloranti per tessuti, a
quanto pare impiegate nello stabilimento senza alcuna misura di prevenzione o
protezione nei confronti dello sviluppo di vapori e polveri. Una situazione
drammatica, insomma, anche perchè l’inchiesta era stata condotta quando la
chimica aveva già chiuso i battenti da una decina d’anni. Tutto ha avuto inizio
nel 1926 quando, dopo essersi insediato a Melegnano sulla via per Carpiano, il
chimico Piero Saronio intraprese un’inarrestabile penetrazione sul mercato
estero. Nel 1934, in visita agli stabilimenti di Melegnano, fu Benito Mussolini
in persona a esaltarne i caratteri di autarchia ed efficienza tanto cari al
regime fascista. Nei primi anni quaranta, poi, la chimica sconfinava nel vicino
comune di Cerro al Lambro e avviava una produzione a scopi prevalentemente
bellici, ovviamente finalizzata a rifornire l’esercito del Duce. E neppure la
rovinosa caduta di Mussolini frenò la corsa della Saronio che, oltre ai
tradizionali coloranti, acquisì la facoltà di brevettare i prodotti
farmaceutici. Intanto, però, la prefettura e le associazioni di tutela
ambientale iniziavano a mobilitarsi contro gli stabilimenti di Melegnano,
sospettati di espansioni non sempre autorizzate e di scarico di sostanze
inquinanti nel Lambro. Iniziava allora una lenta ma inesorabile decadenza, che
nel 1966 conduceva alla chiusura definitiva della chimica.
Sta di fatto che dopo quell’indagine, datata ormai 30 anni orsono, non sono
state più condotte ricerche analoghe. «L’indagine - ha chiarito Bai - che
dovrebbe prendere avvio l’anno prossimo, sarà condotta sull’intera popolazione
di Melegnano, ma poi distingueremo tra le varie zone della città». Nel
frattempo, sull’area ex Saronio è previsto un nuovo complesso residenziale: «Ma
quella zona è stata bonificata - ha replicato Bai -. Ad ogni modo, a quanto ne
so, l’operatore privato ha ridotto la realizzazione di box e cantine in
profondità».
(tratto da "il Cittadino" del 21
novembre 2007)