Per precauzione la Castellini si è allacciata all’acquedotto, ma ora fa partire le controanalisi per verificare i dati
Scollegato il pozzo della casa di riposo
Trovata una bassa quantità di ammine nell’acqua degli anziani

Ammine aromatiche anche nel pozzo privato della Fondazione Castellini. Così per precauzione la nota casa di riposo di Melegnano, che gestisce anche un hospice oncologico, ha chiuso i rubinetti. Ovvero ha preferito bloccare i rifornimenti da quella fonte e collegarsi all’acquedotto della Mea. Ora la Fondazione si è già messa d’accordo con l’Asl per produrre delle contro analisi. La vicenda è quella collegata, probabilmente all’inquinamento prodotto dall’ex Saronio o forse anche a quello di altre fonti del sangiulianese. «La quantità ritrovata - spiega il presidente della Fondazione Castellini Massimo Sabbatini - è veramente molto bassa. Si tratta di un miliardesimo di grammo per ogni litro d’acqua. Si figuri che esiste uno studio del ministero della sanità che dà per tollerata in falda la presenza di idrocarburi fino a 10 microgrammi per litro. L’Arpa da noi ha trovato una quantità che è mille volte più piccola, cioè di 0,01 microgrammi. Il problema è che le ammine non sono previste nel decreto. Si parla solo genericamente di idrocarburi aromatici. È autorità del medico dell’Asl decidere se chiudere oppure no. Allora per avere tutta la massima precauzione possibile abbiamo deciso così». La Fondazione, il cui presidente ha una specializzazione chimica, ha deciso di far fare le analisi a un terzo istituto universitario, che disponga di attrezzature specializzate, in grado di rilevare queste minime quantità. «Appena l’Arpa ci rilascerà le analisi le confronteremo - dice Sabbatini -. La segnalazione dell’inquinamento ci è arrivata giovedì alle 15.55. Alle 16.20 avevamo già chiuso il pozzo e avvertito la Mea che dovevamo collegarci all’acquedotto. Da noi vivono 350 persone e nonostante l’acqua della Mea costi di più rispetto a quella del pozzo privato, abbiamo fatto questa scelta». La Castellini, ribadisce il presidente, fa le analisi ogni tre mesi «e non ha mai trovato idrocarburi aromatici superiori alla soglia. Speriamo - annota Sabbatini - che quest’allarme risulti ridimensionato. Noi siamo ad est rispetto all’ex Saronio e poi in 50 anni le ammine avrebbero dovuto essersi ossidate. Melegnano in passato è stata falcidiata dai tumori alla prostata provocati da quel tipo di inquinamento. Quelle ritrovate però nel pozzo della Castellini, «non hanno quel grado di tossicità, anche se in quantità elevate nuociono alla salute». Sulla vicenda acqua, nei giorni scorsi, i Verdi, Rifondazione, comunisti italiani e Sinistra democratica hanno diffuso una nota nella quale chiedono «un confronto con l’amministrazione, pieno coinvolgimento, informazioni tempestive, trasparenza e un tavolo di consultazione permanente. Pur essendo all’opposizione - dicono - non ci poniamo, data l’importanza del tema, in modo pregiudiziale nei confronti dell’amministrazione. Chiediamo però al sindaco e alla maggioranza un tavolo basato sul coinvolgimento pieno delle minoranze consiliari». Per Nicola Borzi, componente del comitato per il Partito democratico, «la chiusura del pozzo della Castellini è l’ennesimo segnale della situazione di eccezionale gravità causata dalle ammine nelle falde, a Melegnano e dintorni. Ciò dimostra che l’emergenza acqua - dice - è più vasta di quanto si ritenesse e riguarda ormai circa 50mila persone che vivono a Melegnano, San Giuliano e Cerro. Vogliamo conoscere i dati reali delle analisi sull’acqua. La giunta Bellomo non può continuare a tacere: bisogna convocare al più presto un’assemblea pubblica sul problema. Altrimenti la trasparenza resta solo uno slogan». C. V.

(tratto da "il Cittadino" del 20 ottobre 2007)