La lettera
Inquinamento pubblico e trasparente

Egregio direttore, in queste ultime settimane si sono susseguite notizie preoccupanti sull’inquinamento delle acque e del sottosuolo di Melegnano. Notizie ancora frammentarie e incomplete, all’interno delle quali si alzano anche voci contraddittorie, talora allarmistiche, talora tranquillizzanti. Qualcuno tende ad associare l’inquinamento alla “variante stazione” e quindi all’attività di alcune amministrazioni, come fa ad esempio Nicola Borzi sul Cittadino del 27 settembre con una lettera titolata “ex Saronio, due silenzi assordanti”. Un intervento fuorviante e diffamatorio che tende a insinuare complicità e omertà alle quali siamo del tutto estranei. Da questi interventi sembra quasi che la responsabilità dell’inquinamento sia ascrivibile alla variante urbanistica e non all’attività della fabbrica. In realtà la variante stazione, che interessa solo una piccola parte dell’intera superficie sulla quale insisteva la Chimica Saronio, sinora ha avuto l’effetto di bonificare un’area che verrà edificata in sicurezza.

Sono attacchi politici (Borzi è un esponente politico candidato alle recenti amministrative nella lista dell’Ulivo) e come tali vanno considerati. Ma rischiano anche di inquinare l’informazione e quindi meritano un chiarimento.
Per chi non lo sapesse l’Industria La Chimica Saronio è stata una fabbrica di produzione di sostanze chimiche nata nel 1926, che ha chiuso i battenti nel 1963. Ha operato in periodo bellico producendo anche gas nervino e soprattutto ammine aromatiche, che importanti ricerche epidemiologiche hanno mostrato, fin dagli anni settanta, essere la causa di patologie gravissime come il cancro alla vescica. Saronio ha lasciato quindi dietro di sé una scia di morti e gravi danni all’ambiente, come si è scoperto nel 1977. Le numerose discariche rinvenute (lungo il Lambro, a sud di Melegnano, ai margini della ferrovia in comune di Cerro al Lambro), il blocco dei lavori per il quadruplicamento ferroviario, il confinamento delle discariche (i cui lavori, iniziati negli anni ottanta, sono stati ultimati nel 1998), il finanziamento delle opere con legge regionale, sono cose ben note a chi conosce davvero la città e i suoi storici problemi (chi volesse saperne di più sulla storia industriale può leggere il libro “Le grandi fabbriche a Melegnano” edito nel 2000 dal Comune di Melegnano, all’interno del quale c’è anche il racconto dell’inquinamento, delle bonifiche attuate e la storia urbanistica dell’area ex Saronio).
L’inquinamento è quindi noto dagli anni settanta e l’area potenzialmente inquinata insiste sui Comuni di Melegnano e Cerro. Non è una vicenda limitata alla “variante stazione” e alle giunte Mezzi e Bellomo. Infatti, com’è facile cogliere, nella vicenda Saronio è coinvolto l’arco temporale delle amministrazioni comunali di Melegnano e di Cerro al Lambro dal settanta ad oggi, e non solo le due amministrazioni Mezzi.

E’ fuorviante perciò dire che “il problema dell’inquinamento dell’area ex Saronio è noto sin dall’amministrazione Mezzi”. L’inquinamento è noto da ben prima e sull’eredità Saronio le giunte che hanno amministrato dal 1994 al 2007 hanno sempre operato con scrupolo, nel rispetto delle leggi e in collaborazione con le strutture tecniche dell’Arpa, dell’Asl, della Provincia e della Regione. Per quanto riguarda la falda acquifera, ricordiamo, ad esempio, che Arpa da molti anni tiene monitorata l’intera area (a monte e a valle dell’ex fabbrica). Quando venne rilevata la presenza di sostanze inquinanti (ammine aromatiche e altre) superiore ai limiti di legge nelle acque di prima falda, in poche ore Mea disattivò dalla rete pubblica due pozzi (Cervi e Giardino) e installò due impianti di depurazione dell’acqua. Mea, durante le amministrazioni Mezzi e Dolcini, ha realizzato due nuovi pozzi che pescano in falda profonda proprio per ovviare al problema dell’inquinamento delle falde superficiali. L’acqua di Melegnano, almeno stando a quanto dicevano le analisi fino a questa primavera, non presentava tracce di inquinanti.

Oggi a quanto pare c’è un serio problema di inquinamento, che interessa diversi pozzi in tutta la città, e che deve essere approfondito per comprenderne la fonte e per approntare le conseguenti misure di sicurezza. Una novità preoccupante, che purtroppo conosciamo solo attraverso le notizie di stampa e una breve comunicazione di Mea. Per quanto riguarda l’inquinamento del terreno ricordiamo che l’area dell’ex Chimica va dalla Binasca a Riozzo, in Comune di Cerro al Lambro: è quindi ben più vasta di quella attualmente oggetto della “variante stazione”, per intenderci l’area dell’ex Luna Park. La “variante stazione” non è che una piccola porzione (26.000 mq) dell’intera superficie potenzialmente inquinata. Gran parte degli insediamenti civili e industriali nel 2001 erano già stati realizzati in precedenza e sotto altre amministrazioni; alcuni (ad esempio il Cipes) addirittura negli anni ’70. Perché chiamare in causa solo alcuni amministratori, come fa ad esempio Borzi nella sua lettera? Ovviamente per diffamarli e delegittimarne l’attività politica, non certo per amore di verità. Invece è proprio grazie all’attuazione di questa variante urbanistica che per la prima volta e a norma di legge, un’area di 26 mila metri quadrati è stata bonificata e restituita alla città, insieme alla possibilità di realizzare un grande parcheggio in fregio alla stazione per la prossima attuazione del servizio ferroviario regionale. E questo risultato è frutto del lavoro della giunta Mezzi, che ha proposto la variante, e di quella successiva, che ne ha attuato le previsioni.

Il progetto di bonifica, predisposto dall’operatore privato, è stato autorizzato dalla Regione Lombardia, e i lavori sono stati costantemente controllati dalle strutture tecniche di Asl, Arpa e Provincia di Milano. I cittadini sono sempre stati informati, anche nel corso di pubbliche assemblee, sullo stato di avanzamento dei lavori e sulle proposte di lottizzazione. A quello che ci è dato sapere per avere interpellato gli uffici comunali, il parere favorevole dell’Arpa è stato reso noto nella conferenza di servizio del 19 giugno 2007 e il collaudo della Provincia è in corso di conclusione. Circostanza confermata anche dagli amministratori sul Cittadino del 4 ottobre. Il vero problema che ora, in questi giorni, si pone all’attenzione delle pubbliche amministrazioni, di Melegnano e di Cerro, delle autorità sanitarie e dei cittadini è la verifica dello stato dei sottosuoli di un’area ampia che oggi ospita case, condomini, laboratori, box, fabbriche di altrettanti (centinaia) di proprietari. Paradossalmente l’unica area residenziale sicuramente esente da inquinamento sarà proprio quella della “variante stazione”, quando verrà realizzata. Quindi l’inquinamento non è mai stato negato, anzi reso pubblico e trasparente sin dagli anni settanta. La “variante stazione” è stata approvata dal consiglio comunale nel 2001 dopo ampio dibattito e coinvolgimento dei cittadini residenti. I dati sull’inquinamento e sullo stato dei lavori di bonifica non sono mai stati nascosti e sono sempre stati comunicati a cura delle amministrazioni di Melegnano, a volte anche in assemblee di cittadini. Più volte infatti il problema è stato discusso in consiglio comunale, in riunioni pubbliche, in incontri con i comitati. Non c’è stato silenzio assordante e ci auguriamo che la stessa trasparenza venga dall’attuale amministrazione.

Oggi c’è bisogno anzitutto di un chiarimento tecnico sui dati e sulle ragioni dell’inquinamento. I cittadini, ma anche gli amministratori, devono essere informati in modo completo e corretto dalle strutture tecniche di Asl, Arpa. Mea, Provincia e Regione sul reale stato dell’inquinamento e sulle eventuali misure per contenerlo. Devono sapere se l’acqua che arriva nelle loro case è sicura, se il suolo è pulito. Un’informazione confusa rischia da un lato di non fornire il corretto quadro della situazione ai cittadini e dall’altro di creare allarmismi ingiustificati in tema di salute pubblica. Questo è il compito primario che ci aspetta come amministratori e rappresentanti politici: spiegare ai cittadini, in modo chiaro e documentato, quali sono i problemi, le difficoltà e i rischi, come del resto è sempre stato fatto in questi ultimi anni, anche nel corso di pubbliche assemblee con amministratori e tecnici. Lanciare accuse insensate, saltare a conclusioni affrettate e non dimostrate non serve a nulla, se non a creare ulteriore confusione e a pescare nel torbido.
Maurizio Margutti  Pietro Mezzi


(tratto da "il Cittadino" del 10 ottobre 2007)