Per precauzione la Mea ha bloccato l’erogazione dell’acqua potabile e affidato le controanalisi all’Astem di Lodi
Rischio inquinamento, chiusi due pozzi
L’Asl ha rilevato la presenza di ammine anche in falda profonda


Ammine, in alcuni punti, anche nella falda profonda. A rilevarlo i prelievi effettuati dall’Asl.
La Mea, società che gestisce la distribuzione dell’acqua potabile a Melegnano, per sicurezza ha disattivato subito due pozzi e avviato delle controanalisi. A valutare l’acqua, per conto della Mea, sarà l’Astem. «A dire la verità - spiega il direttore della Mea, Paolo Bassi - gli ultimi controlli effettuati a febbraio dicevano che la situazione era nella norma. Adesso sono saltate fuori queste analisi dell’Asl. Ho delle perplessità. Secondo me qualcosa non ha funzionato, anche perché gli esami mettono in rilevo la presenza di ammine a nord della ex Saronio e anche a fronte di considerazioni geologiche, mi sembra un po’ strano. Per sicurezza, comunque, abbiamo avviato delle controanalisi straordinarie. Lo stesso ha fatto l’Asl, poi confronteremo i risultati».

Dagli esami della Mea non è mai emersa alcuna irregolarità. «Abbiamo disattivato i pozzi che erano direttamente interessati, i più a rischio - spiega l’ingegnere - anche a costo di avere delle inefficienze economiche perché questo comporta dei maggiori consumi di energia elettrica e delle cadute di pressione. Giovedì pomeriggio ci sarà un altro vertice. Speriamo in quell’occasione di avere già qualche risultato delle analisi. È una situazione delicata, è la prima volta che appare una cosa così, sull’acqua non si scherza».

La Mea sta portando a termine anche un altro progetto che ha in mente da un po’ di tempo, cioè di servire con un nuovo pozzo la zona a sud della ferrovia, per far fronte alla nuova lottizzazione della ex Broggi Izar e della stessa area ex Saronio. «La questione è piuttosto delicata - dice il sindaco Vito Bellomo - giovedì abbiamo un incontro con l’esperta dell’Asl. Io non posso decidere di chiudere nulla. Sono stato in regione 15 giorni dopo il mio incarico a sindaco, il 14 giugno, dove abbiamo incontrato l’Asl, l’Arpa e la direzione generale sanità. E poi il mio assessore e il vice sindaco sono stati a Cerro per un altro incontro con regione, Arpa, Asl e sindaco di quel comune, il 19 luglio. Giovedì ci sarà questo ulteriore vertice. La situazione però non è mai stata abbandonata. In tre mesi non posso sicuramente fare in modo che il problema sia risolto».

La vicenda dell’inquinamento ex Saronio è nota da anni, ma a destare preoccupazione sono in particolare le ultime analisi effettuate dall’Asl. Già a giugno, i dati raccolti dal dipartimento di prevenzione mettevano in evidenza come la falda superficiale «risultasse fortemente inquinata da sostanze cancerogene per la vescica e per il sistema omatopoietico». Mettendo già allora in evidenza «l’incompleta separazione tra prima e seconda falda, tanto che in alcuni pozzi pubblici di acqua potabile ormai in disuso erano presenti inquinanti provenienti dalla Saronio e da altre fonti». L’Asl, nel frattempo, invitava a intervenire a protezione delle falde profonde, prima che l’inquinamento arrivasse «a interessare anche queste ultime». Ora si attendono i nuovi esiti per colmare la discrepanza tra le analisi dell’Asl e quelle della Mea e capire se l’inquinamento è arrivato o no, in alcuni punti, anche alla falda profonda. C.V.

(tratto da "il Cittadino" del 3 ottobre 2007)