«ELIMINEREMO L’ACQUA GIALLA GRAZIE AL
VECCHIO SERBATOIO»
LA MEA NON HA DUBBI: «IL METODO DI DISTRIBUZIONE CHE STIAMO USANDO
PROVVISORIAMENTE STACCA DEL FERRO DALLE TUBATURE»
« L'acqua gialla che sgorga dai rubinetti del Cipes non
c'entra nulla con le analisi Asl, è l'effetto di un calo di pressione nella rete
idrica e cesserà quando avremo rimesso in funzione la torre dell'acquedotto.
Cioè presto». Lo ribadisce Mario Musella, direttore di Melegnano energia
ambiente Spa, la multiservizi chiamata in causa per lo spettacolo che si
verifica da alcuni mesi nell'abitato oltre la provinciale per Sant'Angelo: dai
rubinetti delle case esce, non certo tutti i giorni ma ogni
tanto sì, la classica acqua ferrosa di colore rossogiallastro, che non invita
più di tanto ad essere impiegata per prepararsi un caffè.
Intorno alla questione si è innescata una pressante richiesta di informazioni da parte dei residenti, comprese le analisi di rito dell'Asl 2 che hanno escluso la presenza di inquinanti nel vero senso del termine, come i reflui industriali. Melegnano energia ambiente comunque, come responsabile della rete idrica locale, tiene a circoscrivere alcuni punti e ad evidenziare perché esattamente si è verificato il problema: «Non è peggiorata la qualità dell'acqua sottolinea il direttore di Mea ma è cambiato il sistema di gestione dell'acquedotto. Anzi, direi rivoluzionato in via provvisoria. In ciò che è accaduto c'è solo questo e nulla più di questo».
L'acquedotto melegnanese funziona da sempre col metodo più
classico applicato nei centri medio piccoli: una torre centrale che riceve
l'acqua dai pozzi e la rimanda nella rete di distribuzione a pressione costante.
Ma da qualche mese la torre di viale Lombardia è sottoposta ad opere di
manutenzione, perché dopo decenni di regolare servizio si sono verificate alcune
infiltrazioni. «Ci siamo allora appoggiati ad un metodo provvisorio di
regolamentazione della pressione prosegue Musella, basato su pressostati
diffusi. Questi ultimi funzionano solo con metodi on/off, cioè con misuratori
che avvertono il calo di pressione nelle condotte e fanno ripartire le pompe. In
quel momento la spinta dell'acqua strappa alcune incrostazioni ferrose dalle
paratie ed ecco spiegato tutto.
Il Cipes, che è la zona più lontana dai pozzi di approvvigionamento, riceve
acqua a minore pressione e quindi più ferro. D'altro canto, la soluzione
alternativa sarebbe solo quella di utilizzare il pozzo di via Cervi che è stato
disattivato in via precauzionale cinque anni fa, dopo la nota vicenda delle
ammine aromatiche ex Saronio». Di fronte a questo scenario «le analisi dell'Asl
sono un aspetto collaterale sostiene Musella , perché, al di là del fatto che il
ferro non è tossico, la questione consiste tutta nel tornare al sistema di
distribuzione ordinario basato sulla pressione impressa dal serbatoio centrale.
Cosa che potrebbe accadere a giorni, aspettiamo il collaudo finale».
(tratto da "il Cittadino" del 26
maggio 2006)