Una bufera sul rave party di Capodanno
La musica si è spenta solo ieri quando le polemiche erano roventi, il sindaco:
«Non dobbiamo autorizzare noi interventi»
Protestano gli imprenditori della zona: «È terra di nessuno»
Dovrebbe essere davvero finito ieri pomeriggio il gigantesco “rave party” di
Capodanno che è piombato all’improvviso su Melegnano, materializzandosi
nell’immensa area logistica dell’ex Astro, all’interno della zona produttiva ad
ovest della provinciale per Sant’Angelo Lodigiano.
Nel primo pomeriggio di ieri, a più di 60 ore dallo scoccare del primo minuto
del 2005 e con le ditte quasi tutte riaperte, finalmente la musica, o meglio i
ritmi rumoristici e industriali, sono cessati. L’aria era quella dell’imminente
smobilitazione in un mare di rifiuti. L’unico colpo di scena potrebbe essere il
“presidio” dell’ex Astro da parte di un pugno di persone, con il successivo
ritorno in massa approfittando dell’Epifania. Ma appare poco probabile.
Melegnano, che in questi giorni ha assistito prima incuriosita e anche
indulgente, poi decisamente preoccupata, all’invasione dei quattromila ragazzi
amanti della “techno”, accompagnati da cani e da una generosa dotazione di
alcool e fumi più o meno legali, tira i bilanci. I primi a non farsi pregare
sono gli imprenditori e gli artigiani che hanno le ditte vicinissime al
capannone.
La segnalazione più grave arriva infatti da nove titolari di attività produttive
che ieri mattina, mentre il rave ancora impazzava, hanno scritto alla prefettura
e alla questura di Milano, al sindaco di Melegnano Nino Dolcini e al presidente
di provincia Filippo Penati, dicendo chiaro e tondo che i ragazzi hanno commesso
furti e devastazioni: «Da venerdi numerosi furti e atti vandalici si sono
susseguiti nella zona - si può leggere infatti - sino alla razzìa di materiale
pericoloso, comprese bombole di gas». Gli imprenditori ieri richiedevano
ovviamente un intervento da parte delle forze dell’ordine. E non è escluso che
la chiave di volta sia stata proprio questa. Se i giovani non avessero pensato
da sé a sgombrare il campo qualcosa sarebbe successo, forse non ieri ma oggi.
Nella citata comunicazione si affaccia anche una seconda istanza, che allarga il
problema oltre la contingenza della discoteca abusiva, incubo di Capodanno:
«Chiediamo un incontro urgente per sottoporre le condizioni di estrema
precarietà urbanistica dell’area». Tema che raccoglie consensi fra altre voci,
ad esempio quella di un imprenditore edile che tiene a rimanere anonimo ma si
qualifica come impegnato nel comitato zona produttiva: «Qui il sindaco,
l’amministrazione comunale, la polizia municipale, non hanno la minima idea di
dove stia precipitando l’area industriale e con lei Melegnano. Abbiamo subìto
ogni forma di degrado: i furti, i nomadi (ieri mattina in effetti è arrivata
anche una comitiva di zingari, ndr) l’inquinamento Saronio, lo spaccio e ora
anche il rave party. E le autorità rispondono facendosi negare come il 31
dicembre, quando il sindaco era irreperibile e i vigili al minimo dell’organico.
Il rave si poteva bloccare sul sorgere, quando non c’erano nemmeno dieci auto,
se solo fosse stato possibile mettersi in contatto con chi di dovere». Secondo
lo stesso sindaco di Melegnano Nino Dolcini «quando il comune è stato avvisato
di ciò che stava per succedere, venerdi 31, si parlava già di quattrocento
giovani, non di quattro». Dolcini calca la mano anche sulla pertinenza dei
compiti: «Il comune non deve dire alle forze dell’ordine quando e come
intervenire. Noi abbiamo un’ordinanza del 31 maggio scorso che vieta il bivacco
e lo stazionamento sotto ogni forma in quella zona: se è il caso di farla
rispettare con i metodi duri, non sta a noi stabilirlo». Il sindaco ritiene
comunque che la strategia delle cariche avrebbe fatto danni peggiori: «Agire di
forza? Avrebbero devastato la città. Ricordiamoci il G8 di Genova».Em. Dol.
(tratto da "il Cittadino" del 4
gennaio 2005)