Yu-Fang |
Può una donna qualsiasi opporsi con le sole
sue forze a una società misogina e crudele? Sì. Ce lo prova la storia
di Yu-fang, cinese che visse con straordinario coraggio le tragedie
della Cina del Novecento dall’impero manciù al Kuomintang, dalla
occupazione giapponese al regime comunista e alla rivoluzione maoista. Yu-fang, venduta dal padre come concubina a un
Signore della guerra riuscì, (nonostante i piedi deformati secondo il
costume tradizionale, per cui camminare le provocava atroci dolori) a
fuggire con la figlia appena nata da cui la volevano separare. Le
vicende successive le riservarono una sola fortuna: il matrimonio con un
anziano medico saggio, che, se pure nelle più grandi difficoltà, la
aiutò ad allevare la figlia. Quest’ultima partecipò in prima persona
alla rivoluzione comunista e ne sposò un alto dirigente. Ma la vita
della coppia e dei quattro figli che nacquero successivamente era
destinata ad essere stritolata dal terrore politico in atto nel paese.
La rivoluzione maoista segnò per loro, alti dirigenti del partito, una
caduta nella persecuzione, nella paura del sospetto e della delazione.
Durante la Rivoluzione culturale, in particolare, il fatto di occupare
alte cariche fece di tutti loro l’oggetto di continue violenze e
sopraffazioni che culminarono nella condanna ai campi di lavoro dei
genitori. Fu Yu-fang, che, vedova, era venuta a vivere
presso la figlia, dove aveva allevato i nipotini salvandoli da un
ricovero in istituti pubblici, a costituire il punto fermo intorno a cui
i nipoti trovavano amore e sicurezza e gli adulti un po’ di
conforto. In tempi così bui che era normale anche rinnegare i parenti
se sospetti al regime, in cui i fiori venivano strappati dai giardini
per essere sostituiti con colture utili, ella continuò a insegnare,
con l’esempio e con i racconti di antica tradizione, l’amore per gli
altri, per la poesia e la bellezza. Se questa famiglia devastata dalla
persecuzione politica continuò a rimanere unita nei sentimenti, e
grazie all’aiuto che i figli prestarono ai genitori riuscì a
sopravvivere almeno parzialmente a quegli anni terribili, si deve alla
sua influenza ‘controrivoluzionaria’, trasmessa anche negli anni di
massimo consenso comunista. Infaticabile, pronta sempre a curare le
ferite del corpo e dell’anima, a cucinare leccornie per i nipoti anche
quando la cucina privata era severamente proibita, a cantare, a
nascondere i pochi gioielli che possedeva segno di un’altra epoca,
questa donna emerge come l’unica figura ferma e radiosa nel diario
"Cigni selvatici", scritto dalla nipote
che ora vive a Londra. Vissuta da sempre in una società ostile, che
le negava ogni diritto e ogni desiderio, con la sua bellezza di cuore e
di animo Yu-fang riuscì ad impedire che la figlia, il genero e i nipoti
venissero stritolati dalla mostruosa macchina ideologica. Scrive la nipote : “Per mia nonna tutti i
fiori e gli alberi, le nubi e la pioggia, erano esseri viventi dotati di
cuore, lacrime e senso morale”.
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