Sara Simeoni |
Non
si sente parlare molto spesso delle vittorie delle donne nelle
olimpiadi, anche se ad oggi il numero delle partecipanti è incrementato
molto, ma i trionfi della Simeoni non sono stati dimenticati da nessuno.
Sara, recitava il titolo dell'articolo firmato da Gianni Merlo il 19
novembre 1993, "sognava la danza e l'Arena" per poi volare
"sul tetto del mondo". Se non fosse stato per qualche
centimetro in più, infatti, forse oggi racconteremmo di Sara come
grande ballerina classica. Venne infatti scartata da un balletto
dell'Aida perché era troppo alta, anche se fu ammessa subito dopo alla
Scala. Ma alle scarpette bianche e al tutù preferì
l'atletica. Guarda caso, tutta giocata ancora sui centimetri. E così
Sara divenne la "dolce Sara", la magica libellula capace di
far volare gli italiani: nel '72 medaglia d'argento a Montreal, nel '78
record mondiale a 2.01, nell' 80 medaglia d'oro a Mosca e nell' 84
ancora magico argento a Los Angeles. Di lei rimane un sorriso e un
frenetico battito di mani come farfalle sotto l'asticella che immobile
la incorona regina del salto in alto. Quando Sara aveva dieci anni, era
un'anima lunga e sottile. Frequentava il Centro comunale artistico dove
affinava le sue doti nella pittura e nella danza a Verona. Aveva talento
e orecchio per la musica. Era davvero bravina, voleva diventare
ballerina importante, ma uno dei responsabili dell'Arena
involontariamente pugnalò il suo orgoglio quando la sua classe fu
scelta per dare vita al "ballo dei moretti" dell'Aida e la
escluse perché era troppo alta. Poco tempo dopo partecipò a un provino
alla Scala di Milano e superò l'esame, ma, racconta, "avrei dovuto
lasciare la famiglia". Nel 1965 l'insegnante Marta Castaldo
l'indirizzò al campo scuola di Verona per provare la strada dello
sport. L'attirava il salto in alto. Nella prima gara usò una tecnica
che potremmo definire frontale, cioè si preoccupò solo di proiettare
il suo corpo leggero oltre l'asticella. Risultato 1,25, non male per un
debuttante. Il 1970 è stato il suo primo anno magico, perché in maggio
a Padova aveva stabilito il suo primo primato italiano con 1,71...L'anno
seguente affascinò il pubblico degli Europei di Helsinki...A monaco,
nella sua prima Olimpiade, portò il record a 1,85 e si installò al
quinto posto davanti a quella che sarebbe diventata la sua grande
avversaria: Rosemarie Ackermann, tedesca est della Pomerania che nel
1977 a Berlino scavalcò il muro dei 2 metri. Erano avversarie spietate
in gara, però non hanno mai nascosto la loro simpatia reciproca.
"Rosseggerei era un mito per me", affermava Sara. Nel 1978 è
avvenuto il sorpasso. Era il 5 agosto a Brescia, quando all'improvviso
Sara ha scosso l'aria quieta della sera: erano le 19,56 quando superò
al primo tentativo quello che allora era il tetto del mondo:
2.01...". Poi la medaglia d'oro di Mosca e quelle d'argento di
Montreal e Los Angeles. Scrive Gianni Merlo: "La Simeoni è stata
forse l'ultima interprete di uno sport romantico. Le sue lacrime di
gioia hanno inondato il cuore di milioni di spettatori: ne sentiamo la
mancanza". Sara Simeoni è nata a Rivoli Veronese il 19
aprile 1953. E' stata primatista mondiale con 2.01, misura che ha
superato due volte nel 1978. Ha vinto una medaglia d'oro alle Olimpiadi
di Mosca, più due argenti a Montreal e Los Angeles. E' stata
campionessa europea nel 1978 a Praga. Ha vinto 23 titoli italiani, di
cui uno nel pentathlon. Ora lavora per la Federazione, è sposata con
Erminio Azzaro, ex campione di salto in alto e suo allenatore, ed è
madre di un bimbo, Roberto, di quasi 7 anni. Rosemarie Ackermann ha detto di lei: "Con
la Simeoni mi sono trovata bene fin dal primo momento, perché sa
apprezzare e riconoscere i sentimenti delle altre...Sara ha anticipato
il tempo dell'evoluzione...". La canadese Brill, ex ragazza dei
fiori: "Sara aveva parole di incitamento per tutte. Sapeva
apprezzare il valore delle altre. E' serena, sa affrontare la
vita".
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