Giovanna d'Arco

La pulzella d'Orleans

 

La giovane Jehanne nasce nella Francia meridionale nel 1412 o nel 1413, in una casa del piccolo borgo di Domrémy. Nel 1429 la Pulzella, come lei stessa ama farsi chiamare, avverte dentro di sé la chiamata divina che la porta ad incamminarsi verso la propria grande missione di tutta una vita: liberare la Francia dall’inglese invasore. Non solo ma nei suoi piani trova spazio anche la ferrea volontà di condurre con sé a Reims (allora in mano inglese), il Delfino Carlo VII, perché proprio lì venga incoronato re di tutta la Francia.

Il centro abitato dotato di una guarnigione più vicino a Domrémy è Vaucouleurs, e proprio questa è la prima tappa del viaggio di Giovanna, la quale riesce nell’intento di convincere il comandante a consegnarle un destriero, una spada e un gruppo di armati. Come si vede sin dal principio la ragazza ha modo di mettere in pratica le proprie capacità persuasive, frutto della volontà divina secondo i suoi difensori, pericolose emanazioni del suo patto con le potenze delle tenebre a detta dei suoi denigratori. Alla testa dello sparuto gruppo di cavalieri raggiunge nel febbraio dello stesso anno il monarca a Chinon, a sud della Loira, ottenendo l’assenso per prestare aiuto alla città di Orleans, sotto assedio da parte degli invasori da ormai cinque lunghi mesi. L’arrivo presso Orleans avviene il 29 aprile, portando con sé soldati motivati e viveri in abbondanza. Per dieci giorni sprona l’esercito di Francia a battersi con vigore, viene ferita al collo da una freccia inglese, ma riesce nel suo intento: gli inglesi levano l’assedio alla città e per lei è l’apoteosi. Le conseguenze appaiono subito evidenti: villaggi, paesi e città passano in mano francese e lo folle inneggiano alla salvatrice guidata dalla mano di Dio.

La macchina della propaganda marcia a pieno regime, grazie anche al benestare del Delfino. Il 16 luglio il primo sogno della Pulzella trova la realtà: presso la cattedrale di Reims, dove la tradizione vuole che vengano incoronati i monarchi di Francia, Carlo VII riceve la corona e davanti a lui si prostra la nostra eroina, la quale si lascia andare alla seguente dichiarazione: "Tu sei il vero re e a te appartiene il regno di Francia".

È con la cerimonia di incoronazione che Jehanne la Pucelle raggiunge il punto più alto della propria breve parabola ascendente; da questo momento in avanti per lei saranno solo spine e sofferenze. Carlo è il nuovo re di Francia e come prima cosa, in agosto, stipula con il duca di Borgogna una tregua da rispettarsi fino a Natale. A rigore di verità storica si deve sapere che la Borgogna era alleata con l’Inghilterra sin dal 1419, anno in cui si era staccata dalla corona d’oltralpe. Dopo questa prima mossa diplomatica molto lungimirante (così facendo re Carlo aveva momentaneamente tolto di mezzo un fronte interno altrimenti pernicioso), la Corona nel mese di settembre congeda l’esercito; Giovanna non può più avvalersene, pur continuando a tenere sotto la sua guida ed il suo carisma un drappello di armati. Per tutto l’inverno conduce continue azioni di guerriglia contro gli invasori ed i loro alleati, ma senza apprezzabili risultati.

Nel maggio del 1830 Giovanna d’Arco viene fatta prigioniera dai suoi nemici giurati nei pressi di Compiègne, a metà strada tra Rouen e Reims. Le cronache riportano che un arciere borgognone, trattenendola per la tunica dorata, riesce a disarcionarla, per poi venderla ai britannici per 10.000 corone d’oro. La poveretta viene trasportata di prigione in prigione per poi arrivare in ultimo a Rouen, la sede del comando politico inglese in Francia.

Un tribunale di 50 inquisitori della Chiesa si produce in una serie di pubbliche udienze, al termine delle quali la pulzella viene condannata per stregoneria ed eresia. Tra le maggiori accuse le seguenti: le sue "voci" non sono di ispirazione divina, bensì risultano dovute all’influsso malefico di Satana; i suoi poteri sovrannaturali possono originarsi solo dalla stregoneria; l’abitudine di Giovanna di indossare abiti maschili viene considerata turpe ed immorale persino nell’Antico Testamento. Durante il mese di marzo viene sottoposta per una settimana intera ad una serie di interrogatori senza sosta e a nulla vale la sua richiesta affinché i resoconti dei medesimi possano essere portati alla visione del Santo Pontefice. La pressione psicologica è tale che Giovanna accetta di portare abiti femminili, ma lo sconforto viene presto ricomposto e la giovane rinnega la ritrattazione. L’esito finale è scontato; gli inquisitori la condannano al rogo e per lei non c’è più speranza.

Il 30 maggio il luogo deputato per il supplizio è la piazza del mercato di Rouen. Una volta fissato al terreno un robusto palo di legno, attorno ad esso vengono disposte delle fascine. A Giovanna viene rasato il capo e sulla testa le viene posta una mitria di carta con una scritta in francese riportante le seguenti parole: "eretica, spergiura, apostata, idolatra". Sul petto reca una croce in legno e non appena viene dato fuoco alle fascine, la ragazza supplica il religioso Isambard de la Pierre di guardarsi dalle fiamme, ma di tenere sempre levato verso la sua direzione il grande crocifisso, perché lei lo possa guardare anche un attimo prima di morire.

Certamente Giovanna d’Arco è morta per soffocamento dovuto al fumo ancor prima di essere raggiunta dalle fiamme, davanti agli occhi della popolazione attonita per l’angoscioso spettacolo, tenuta a bada dalle milizie d’oltremanica. Un soldato inglese si lascia andare alla seguente affermazione: "abbiamo bruciato una santa".

Ad assistere al macabro spettacolo, posizionati su di un piccolo palco situato dinnanzi alla corporazione dei macellai, gli ecclesiastici fautori della condanna al rogo.
La leggenda vuole che al termine il boia trovi in mezzo alla cenere il cuore ancora intatto della Pulzella; i suoi resti vengono gettati nella Senna, senza trovare una misericordiosa sepoltura, proprio perché morta lontano dalla grazia di Dio.

Nel 1456 il processo sarebbe stato rivisto e le conclusioni del precedente dichiarate profondamente ingiuste. Jehanne non era un’eretica. Nel 1920, quasi mezzo millennio dopo, sarebbe stata canonizzata dal Pontefice Benedetto XV. La Santa Protettrice di Francia può riposare finalmente in pace.

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