Marie Curie

Maria Sklodowska Curie è stata una donna di primati: la prima donna a ricevere il premio Nobel, nel 1903, e il primo scienziato a ricevere un secondo premio Nobel, nel 1911. Ma, sul piano più per­sonale, si può anche dire che è stata la prima donna, nella storia francese, a superare un grave scandalo ricostituendo integralmente la sua reputazione. Una donna, quindi, di grande interesse: eccezionale, senza dubbio, per l’intelligenza e la tenacia nella ricerca scientifica, che le valse la scoperta di due nuovi elementi radioattivi, il polonio e il radio. Ma anche una donna bella e appassionata, capace di giocare tutta se stessa in una storia d’amore: una madre attenta e affettuosa, una fedele patriota polacca.

Pochi anni dopo la sua morte, nel 1937, la figlia Eva ne scrisse una biografia un po’ agiografica, che ebbe una straordinaria diffusione. Ovviamente il libro narrava soprattutto la storia professionale di Maria, a partire dalla sua difficile gioventù in Polonia, gli ostacoli superati per venire a Parigi a studiare, e lo straordinario sodalizio con il marito Pierre Curie. Questa collaborazione, dalla quale sono nate le sue principali scoperte, costituisce un modello di uguaglianza per tutte le donne in via di emancipazione. Ma bisogna riconoscere che il merito principale di tutto ciò va a Pierre, che difese sempre strenuamente l’apporto della moglie alla loro scoperta, fino a minacciare di rifiutare il Nobel qualora Maria non fosse stata premiata con lui.

Ma, dietro alla ferrea volontà della scienziata, accanto alla fede (che oggi ci pare quasi ingenua) nella razionalità e nel progresso scientifico, intravediamo una vita riscaldata da grandi passioni ed emozioni. Se l'Università a quei tempi non fosse stata proibita alle donne e se non fosse finita male la sua prima storia d’amore con un giovane aristocratico polacco,  Maria non sarebbe andata a studiare a Parigi. L’amore per la sua terra oppressa e per la sua famiglia che versava in condizioni difficili le rendevano quasi insostenibile il distacco. Anche la sua decisione di stabilirsi definitivamente a Parigi, e dedicarsi alla ricerca invece che all’insegnamento a Varsavia, come era nei suoi progetti, si deve a una scelta emotiva: l’amore, questa volta felice, con Pierre Curie con cui ebbe due figlie, Irène ed Eve. Dopo la scomparse di Pierre, morto in un incidente stradale nel 1906, Marie ne ereditò la cattedra di fisica alla Sorbona, nel 1910 pubblicò il "Trattato sulla radioattività" e proseguì le ricerche con tale successo che nel 1911 le fu conferito (e questa volta a lei sola) il premio Nobel per la Chimica.

Il dolore per la morte prematura del marito la straziò, ma non le impedì, dopo due anni, di intrecciare una relazione amorosa con un altro scienziato. Paul Langevin, sposato con quattro figli. La moglie di Langevin volle lo scandalo: furono pubblicate dai giornali le lettere d’amore di Maria a Paul, e quest’ultimo fu trascinato in un duello. Da questa grave crisi (molti giornali la accusarono di essere una don­naccia straniera) Maria si riprese con l’aiuto degli amici e dedi­candosi ancora più appassionatamente alla ricerca.

Viveva tra le radiazioni senza quasi protezione, convinta che si trattasse di una fonte di energia benefica, che avrebbe potuto scon­figgere le più gravi malattie, come il cancro. Si rifiutò, ancora pochi giorni prima di morire di leucemia (contratta sicuramente per le radiazioni) di accettare il potere spaventosamente negativo della radioat­tività.

 Albert Einstein disse di lei: "Di tutti i personaggi famosi che ho conosciuto, Marie è l'unica che non si sia lasciata corrompere dalla notorietà"

 

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