Caterina La Grande Imperatrice di Russia |
I
genitori di Caterina, erano principi di un piccolo stato di lingua
tedesca a nord della Prussia. La coppia ebbe tre figli: Sofia, Guglielmo
e Federico. I maschi erano l’oggetto esclusivo delle cure materne, in
particolare Guglielmo che aveva una gambina atrofizzata e non cresceva
normalmente. In una casa in cui dominava la religiosità luterana e un
rigido senso del dovere, la governante Babette rappresentò la
razionalità e il buon senso. La fragilità ossea era evidentemente una
caratteristica ereditaria, poiché anche Sofia all’età di sette anni
in seguito ad una caduta provocata da un accesso di tosse, riportò una
grave deviazione della colonna vertebrale, che tornò a posto grazie ad
un busto. Sofia fin da piccola apparve eccentrica, individualista e
manifestò subito un forte spirito di contraddizione, in particolare
contestava il suo insegnante di religione che faceva del suo meglio per
inculcare alla bambina i concetti di male, peccato e un profondo senso
di pessimismo. La consapevolezza di non essere amata dalla madre, il
risentimento nei confronti di Guglielmo, fratello storpio e viziato, gli
insegnamenti deprimenti del suo religioso padre spirituale e la
consapevolezza di non essere bella, crearono in Sofia una grande
tensione nervosa. Crescendo Sofia andava sempre più evidenziando le sue
doti di intelligenza e la piacevole personalità, mentre Guglielmo
diventava sempre più debole e malato fino a che morì. In
Russia dopo la morte dell' imperatrice Anna, il trono era passato alla
cugina Elisabetta, nata dal secondo matrimonio di Pietro il Grande, che
si preoccupava della sua successione: avrebbe dovuto lasciare il trono
al nipote Pietro, ma Pietro si era rivelato una delusione, era debole
come una ragazzina, aveva una salute malferma e un carattere bizzarro,
disprezzava la cultura russa e continuava a parlare tedesco e ostentava
indifferenza verso la chiesa. Ad Elisabetta non piaceva. Elisabetta
sceglie Sofia come moglie del nipote. Sofia era stata scelta
dall’imperatrice Elisabetta perché non era bella dato che la sua
vanità non poteva sopportare di avere vicino a sé donne avvenenti. Le
difficoltà di adattamento al nuovo clima e alla vita imperiale dove a
corte l’ignoranza regnava sovrana, la fatica di imparare il russo, la
prospettiva di convertirsi alla religione ortodossa e l’immaginarsi
sposata con l’imberbe Pietro fecero ammalare Sofia. Strettamente
seguita da Elisabetta le viene dato il nome di Ekaterina Alekseevna.
Pietro violento e bevitore, come se non bastasse si ammalò di vaiolo
cui sopravvisse ma rimase con il volto deturpato. Nonostante ciò con il
tempo Sofia riuscì a conquistarsi la fiducia di Pietro. Pare che non ci
fossero rapporti sessuali tra la coppia reale, anzi il marito
incoraggiava la corte alla moglie fatta da Sergej Saltykov. Nel 1752
Caterina concepì un figlio che era certamente figlio di Sergej, ma
abortì. Finalmente partorì un maschietto di nome Paolo che fu subito
tolto alla madre. Sola e triste Caterina cominciò a leggere, Voltaire
era il suo scrittore preferito, ma anche Tacito e Montesquieu. Queste
letture la rafforzarono, aumentò la sua sicurezza e cominciò ad
attaccare i favoriti di Elisabetta e ad appoggiare i suoi rivali, anche
in politica. Così mentre Pietro scivolava verso una ebbra impotenza,
Caterina sembrava l’erede naturale al trono. Imparò a parlare molto
bene il russo e a conoscere bene l’impero. Quando Elisabetta si ammalò
occorse pensare alla successione, per scongiurare un probabile colpo di
stato, e per questo Caterina agì con molta astuzia ingraziandosi le
persone giuste. Alla morte di Elisabetta Pietro III fu il nuovo
imperatore, ma commise degli errori grossolani: ordinò di cessare le
ostilità contro la Prussia verso la quale simpatizzava. Ogni metro di
territorio prussiano, conquistato a prezzi altissimi, veniva così
sacrificato al capriccio del nuovo imperatore. Cambiò inoltre le divise
dei soldati con le tuniche blu dei prussiani nemici, aprì le prigioni
di stato. Con l’amante scoppiavano anche in pubblico dei feroci
litigi, Elisaveta lo accusava di essere impotente: la questione della
successione occupava i pensieri di Pietro che sapeva bene che Paolo non
era suo figlio. Pietro voleva a tutti i costi separarsi da Caterina, ma
aveva bisogno di un erede e se non poteva diventare padre avrebbe dovuto
nominare Paolo come suo successore. Al diffuso malcontento del popolo e
dei soldati si aggiunse la confisca delle terre della chiesa. Ordinò ai
preti di tagliarsi la barba e di usare la divisa dei pastori luterani e
ordinò di togliere dalle chiese tutte le icone. Non poteva esserci
affronto peggiore in quanto le icone rappresentavano il cuore pulsante
della religione ortodossa. Caterina, appoggiata dai militari, organizzò
una grandiosa sollevazione popolare e prese il potere nel 1762. Nessuno
contrastò la caduta del regime, anche perché era legittimato dalla
Chiesa. Pietro si arrese e firmò l’abdicazione. Poco dopo fu trovato
morto strangolato, ufficialmente ucciso per un litigio con una guardia.
Caterina trovò una situazione fiscale disastrosa, i pagamenti dei
soldati erano in arretrato, carestie e inondazioni. Divise il Senato in
dipartimenti con competenze diverse e pretese dalle commissioni rapporti
dettagliati (la sua effige personale era l’ape con la scritta
"l’utilità"). Introdusse in Russia le correnti più
innovative di pensiero modellandole si quelle di Voltaire con cui era in
corrispondenza. Mise assieme una delle collezioni d’arte più
importanti del mondo conservata all’Ermitage. Ricompensava
generosamente i suoi collaboratori. Ebbe numerosissimi amanti. Sconfisse
i Turchi scatenando un delirio nazionalistico. A 50 anni aveva
strabiliato il mondo occidentale. Con le sue conquiste militari, le
leggi emanate, la promozione delle arti, guida illuminata di un popolo
arretrato. I moralisti spettegolavano per la sua libera vita
sentimentale. L’amato levriero Tom Anderson le tenne compagnia per 16
anni fino alla morte, avvenuta per ictus a San Pietroburgo nel novembre
1796 dopo trentaquattro anni di regno. Durante questo periodo aveva
identificato a tal punto il proprio destino con quello della Russia, che
quasi nessuno in Europa ricordò la sua origine tedesca. Un'oscura
principessa che un giorno lontano, quando era ancora quasi bambina,
aveva lasciato il paese natale per inseguire il miraggio di una favolosa
avventura. Da
una lettera di Caterina : "… Non mi annoio mai, e sapete perché?
Ve lo dico subito. E' perché amo appassionatamente lavorare, sentirmi
occupata e utile a me stessa e agli altri …"
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