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Lamette da barba: Sul filo del rasoio
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Collezionismo
sa Lolla propone
un articolo di Alfonso Tozzi,
celebre
autore del Catalogo Ufficiale delle Lamette italiane.
L'articolo
è tratto da "Orologi e non solo..." - N.4 - Aprile 1988
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Lo "squillo di tromba" del Chiminazzo
ebbe la potenza di echeggiare e fu recepito da molti potenziali collezionisti i
quali iniziarono a ricercare lamette dovunque fosse ancora possibile trovarne.
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Nel mondo fantastico ed affascinante del
collezionismo minore italiano si è fatto strada, e va allargandosi a macchia
d'olio, un nuovo tipo di raccolta: le lamette da barba, meglio le bustine della
lamette da barba. All'estero questa collezione ha una tradizione antica in
quanto è sorta con la nascita stessa della lametta e conta, specie nei paesi
dell'Est, numerosi "cultori" riuniti in associazioni. In Italia ha
esordito solo da un paio di lustri, sufficienti a creare un'entusiastica schiera
di proseliti che diventa sempre più numerosa, come si è avuto modo di
constatare anche nelle recenti manifestazioni romane (Roma colleziona, 42°
Convegno Filatelico), dove la presenza di neofiti nello stand delle lamette è
stata massiccia. A svelare il fascino di questa raccolta fu senza dubbio un
articolo apparso nel '78 sul periodico milanese "La Grammatura".
L'autore, Pietro Chiminazzo, capostipite dei lamettofili nostrani, con acume
particolare e sensibilità schiettamente collezionistica, riuscì a descrivere,
lui che era rappresentante del prodotto, la meraviglia che portava di fronte
alle moltissime varietà di bustine, mista ad una strana emozione
nell'osservarle e ad un irrefrenabile desiderio di doverne conservare almeno una
per tipo. Chiminazzo riuscì a mettere insieme solo un migliaio di lamette,
"Il ricordo di un epoca", come egli stesso definì la propria
collezione; poi, sfortunatamente, il suo cuore ancora giovane, si arrestò e con
esso anche la raccolta e le sue esperienze. Lo "squillo di tromba" del
Chiminazzo tuttavia ebbe la potenza di echeggiare e fu recepito da molti
potenziali collezionisti i quali iniziarono a ricercare lamette dovunque fosse
ancora possibile trovarle, dal momento che queste non venivano prodotte quasi
più. Furono quindi visitati a tappeto, e con successo, tutti quei negozi dove
un tempo era possibile acquistare lamette: profumerie, drogherie, tabaccai,
coltellerie, mercerie, salumerie, farmacie, mercatini rionali. Vennero così
alla luce esemplari sepolti in vecchi e polverosi cassetti o abbandonati in
umili cantine, la "febbre" cominciò a crescere, il "virus"
contagiava e "l'epidemia" si diffuse dalla Lombardia in tutta
l'Italia.
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Si ebbero così i primi ritrovamenti e con essi i
conseguenti contatti e scambi tra lamettofili: ogni scoperta veniva comunicata
agli amici del gruppo e gli esemplari disponibili, distribuiti. Si sentì a
questo punto la necessità di allargare i contatti scambistici ricercandoli
all'estero, ma come fare? Si pensò, e l'idea fu geniale, di inviare ai vari
collezionisti con cui si era già in contatto per scambi di altra natura
(francobolli, monete, cartoline, ecc.), anche le bustine di lamette nel cui
interno si appose un timbro con il proprio indirizzo. La "trovata" fu
entusiasmante e diede frutti insperati in quanto cominciarono a pervenire,
dapprima rade, poi sempre più numerose, lettere con richieste di scambio: dalla
Polonia alla Svizzera, dalla Cecoslovacchia al Brasile, all'Unione Sovietica,
alla Finlandia. Fu (ed è) un continuo scambio: le lamette
italiane varcarono i confini del mondo e quelle prodotte all'estero approdarono
in Italia, testimoni, le une e le altre, delle rispettive storie di costume e di
vita. Sorse anche inevitabile la necessità non solo di estendere, ma di
conoscere quanti e quali erano i tipi di lamette prodotti in Italia e,
possibilmente, nel mondo, cosa che spinse a ricercare per ogni dove vecchi
listini e pubblicazioni, depliants, su cui forse era riportata la pubblicità di
questa o quella casa produttrice. Il catalogo della Novalux di
Milano del 1941 venne salutato come un eccezionale "reperto
archeologico", in quanto si cominciavano a conoscere con certezza numerose
marche allora sconosciute. Questa ricerca affannosa ed ansimante è certamente
alla base della stimolante collezione delle lamette ma, poichè è inconcepibile
ed impossibile che tutto possa essere trovato da tutti, l'altro fattore
importante, e probabilmente l'unico valido in questo tipo di collezione, è
quello dello scambio tra collezionisti.
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Spiegare il fascino che questa
raccolta esercita è cosa assai difficile. C'è un comune denominatore che
unisce i lamettofili: una volta intrapreso seriamente a collezionare, non si
riesce più a staccarsene e, anche se per i più vari motivi si è ceduta la
raccolta, si continua a sentire dentro il rimpianto di averlo fatto e si
ricomincia a collezionare. Ho tentato più volte di analizzare questo "
sentimento", ma onestamente non sono mai riuscito a definirlo con
precisione. Un motivo potrebbe essere quello che si tratta di una collezione
accessibile a tutti, dato il costo relativamente modesto. Un discorso a parte
meritano le "eccezionali" e le "uniche", che valgono il
prezzo di affezione, cioè quello che il collezionista è disposto a
corrispondere per "il pezzo" che desidera possedere; in ogni caso è
bene tenere presente che un determinato tipo di lametta oggi può valere cento,
in quanto la quantità sul mercato è modesta o quasi inesistente, ma, in caso
di "ritrovamenti", quello stesso pezzo potrebbe valere dieci. Altro
motivo di interesse potrebbe essere determinato dal fatto che tutte le bustine
delle lamette sono uguali nel formato, orizzontale o verticale e che, esposte
nei raccoglitori, appagano egregiamente il senso estetico con la policromia dei
soggetti rappresentati.
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Ulteriore fattore di attrazione è
certamente dato dalla varietà dei soggetti, che messi insieme, danno vita, al
pari dei francobolli e con le dovute differenze, avere proprie tematiche
interessanti e bellissime; le più fantasiose e fortemente propagandistiche sono
le lame prodotte durante il periodo fascista: Abissinia, Adua, Africa Orientale,
Ascara, Asmara, Asse, Ballilla, 18.IX ( per ricordare la giornata delle
sanzioni: "una data da ricordare! una lama da adottare!" ),
Dopolavoro, Dux ( Lama Dux, Dux... l'ama ), Ejar (l'Ente radiofonico
fascista), Etiopia, E/42 (in precedenza della mostra che si doveva tenere a Roma
nel 1942 all'EUR), Faccetta Nera, Giovinezza, Giuba, Gladius, Impero, Libica,
Moretto, Mussolini - la Straordinaria (presto scomparsa dalla circolazione ),
Vincere, Vinceremo, ed altre. Interessanti quelle a tematiche sportive:
Ambrosiana, Bartali, Carbera, Coppi, Goal, Golf, Inter, Juventus, Olimpiade,
Olimpic, Roma A.S., Sci, Spal, Torneo, Vela; e quelle realtive a personaggi
famosi: Alberto (in cui si è creduto di ravvisare il cantante radiofonico
Alberto Rabagliati), Butterfly, Casanova, Cesare, Dante, Fedora, Figaro,
Garibaldi, Nerone, Minerva, Omero, Orazio, Rubens, Sigfrido, Tiberio, Topolino,
Zazà, Zorro.
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Un particolare posto è riservato
alla tematica degli animali e a quella relativa a città o località: Cervo,
Colibrì, Daino, Due Galli, Gattino, Gazzella, Grifo, Gru, Istrice, Leone,
Pinguino, Puma, Rondinella, Scimmia, Sparviero, Toro e Bologna, Cagliari,
Cervinia, Colosseo, Duomo (= Milano), Etnea, Larius, Madonnina, Roma, Sabaudia,
Torino, Trieste. Il tema nazionalistico e guerriero è rappresentato da: Atomic,
Armata Azzurra, Bandiera (con o senza stemma sabaudo), Berta, 0,91 (obice 91),
420, 422, 408, (famosi cannoni), Italia, Italicus, Italianissima, Tank, Stüka.
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Elencare tutte le altre
tematiche potrebbe diventare noioso, preferisco concludere questa carrellata
citando qualcuna di quelle lame squisitamente pubblicitarie: Banfi (sapone),
Chazalettes (vermouth di Torino), C&F (acciai Milano), Hatù (profilattici),
Riccadonna (vermouth spumanti), Car (costruzioni autoricambi Milano), Cito
(elettrodi Milano), Bonomelli (tisana), Ergona (integrativi vitaminici), Kent,
Muratti, Ariston (marche di sigarette). Vivere l'entusiasmante "avventura
nel mondo delle lamette" è (ne sono convinto) un'esperienza preziosa che
il vero collezionista dovrebbe tentare per provare nuove sensazioni, conoscere
forme di cultura, di gusti, di costume. E' emozionante, inoltre, scoprire come
dei rettangolini di carta colorata possano attrarre ed appassionare, tanto da
spingere chi scrive, dopo anni di contatti, di ricerche e di "studi",
a censire dapprima tutte quelle prodotte nel nostro paese e a dar vita poi ad un
vero e proprio catalogo con la riproduzione fotografica di tutte le lame
italiane. Queste, oltre ogni sciocco campanilismo, sono certamente fra le più
belle del mondo per le loro componenti di originalità, policromia, tecnica
grafica e quindi di spettacolarità. Concludo queste note augurandomi di aver
suscitato un certo interesse ed alimentato un po' di magica suggestione fra
coloro il cui animo è particolarmente predisposto al fascino del collezionismo
e desiderano conservare anche le piccole cose del passato, a testimonianza per
le generazioni future.
Alfonso
Tozzi
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Alfonso Tozzi
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