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DISCORSO DEL PORTAVOCE DEL COLLETTIVO “STUDENTI DI GIURISPRUDENZA IN LOTTA”, MAURO BUONO, AL DIBATTITO PUBBLICO ORGANIZZATO DALLA “ASSOCIAZIONE GIOVANI DUEMILA” DAL TITOLO “STUDENTI E DOCENTI INCONTRANO I RETTORI: LA NUOVA UNIVERSITA’ ED IL TERRITORIO” – TEATRO MEDITERRANEO, MOSTRA D’OLTREMARE, NAPOLI, 9 MAGGIO 2001 ORE 10,30.

 

Studenti e studentesse, docenti e intervenuti in questo dibattito pubblico,

 

sono Mauro Buono, portavoce del Collettivo “Studenti di Giurisprudenza in Lotta”. Volevo subito ringraziare gli organizzatori del dibattito, Alfonso Trapuzzano e Rosario Cefalo, che ci hanno invitato e permesso intervenire in questo consesso oggi su un tema a nostro avviso molto importante come quello della nuova Università.

Il Collettivo come si è appreso dalla stampa, dalle tv e dalle radio locali e nazionali, ha occupato l’aula 29 della facoltà di Giurisprudenza lo scorso 4 aprile per chiedere il ritiro di due controriforme scellerate come quella Zecchino, ossia la 509/99 e le sue appendici legislative tra le quali compare il decreto n.537/99, ossia le Scuole di Specializzazioni per le professioni legali obbligatorie a numero chiuso e pagamento per tutti i laureati. Queste controriforme nascono dopo quattro anni di cervellotiche e strampalate produzioni di documenti, primo dei quali fu la “bozza Martinotti”. All’atto di approvazione di quello che si può considerare un vero e proprio decreto-diktat del ministro Zecchino, il presidente del Consiglio Amato affermò: “Ora i laureati saranno competitivi sul mercato del lavoro”. Questa affermazione serviva al governo di “centro-sinistra” per giustificare all’Unione Europea i vergognosi dati sull’alfabetizzazione e sui laureati: nel primo caso abbiamo quasi due milioni di analfabeti nel nostro paese: un 18enne su quattro rischia con  il tempo di non saper più leggere né scrivere secondo l’Istat; nel secondo caso i laureati compresi tra i 25 e i 65 anni sono appena il 8%: siamo gli ultimi in Europa! Con il ghetto della laurea di tre anni, di fatto la “riforma” creerà manodopera intellettuale precaria, mal retribuita e flessibile per giustificare all’Unione Europea che aumenteranno i laureati sì ma dequalificati. Soltanto chi avrà la possibilità di conseguire la laurea specialistica potrà accedere alle professioni più qualificanti: è il caso delle Scuole di Specializzazioni per le professioni legali o ad esempio le già attivate SICSI, le Scuole Interministeriali Campane di Specializzazione per l’Insegnamento”. Per il passaggio dalla laurea breve a quella specialistica è prevista una prova d’esame, un altro paletto insopportabile così giustificato dall’ex ministro Zecchino: “E’ un aiuto per gli studenti, riguarda la selezione della qualità e fa comprendere meglio le proprie attitudini a non sbagliare la scelta nell’indirizzo di studio”. E ancora: “Per quanto riguarda l’accesso al biennio per conseguire la laurea di secondo livello – continua Zecchino – ci saranno altre prove, più rigide e selettive: il filtro sarà netto e definitivo, senza possibilità di trascinarsi i debiti formativi”. Con il sistema dei “crediti formativi” tornerà l’obbligo di frequenza dal momento che gli studenti dovranno dimostrare di aver seguito lezioni per un monte di 1800 ore annue, minimo, compreso lo studio individuale in ateneo: una vera mannaia sulla testa degli studenti-lavoratori e quelli fuorisede. Come farà poi la nostra Università che fa studiare ancora gli studenti (come quelli di Architettura) nei cinema a garantire le strutture per 100mila frequentanti? Eppoi, le tasse universitarie: aumenteranno del 70% come è successo a Roma?

Insomma con questa controriforma universitaria antistudentesca si restaura di fatto una situazione antecedente alla Grande Rivolta del ’68, allorquando venne conquistato il diritto al libero accesso alle università: il modello ispiratore della “riforma” non è altro che il progetto di legge 2314 del 1967 presentato allora dal ministro Gui e spazzato via dalla rivolta studentesca di quegli anni. Lo schema di regolamento dell’autonomia didattica, che si sbandiera come “innovazione europea”, è in realtà un proposta vecchia di 20 anni, da quando cioè fu presentato dal parlamentare Cervone alla Commissione per la Pubblica Istruzione al Senato e sonoramente bocciato dalle rivolte di piazza di fine anni Settanta perché considerato selettivo e meritocratico e tagliava l’accesso ai figli del popolo e ai meno abbienti. Insomma questa controriforma va rigettata in toto, come va abolita la legge n.264/99 che instaura il numero chiuso in tutte le facoltà e università d’Italia e appoggiata a Napoli dal preside di Giurisprudenza dell’Università “Suor Orsola Benincasa” Francesco Caruso visto che secondo lui il numero chiuso consente di instaurare un rapporto più diretto con lo studente offrendo allo stesso anche una qualità didattica superiore (!). Professore Tessitore lei ha parlato su Ateneapoli del “compito dell’Università di formare un laureato flessibile, di buona qualità, un buon prodotto per il mercato del lavoro!”. Per lei, noi studenti, quindi, siamo prodotti? Va ritirato anche il decreto sulle Scuole di Specializzazione per le professioni Forensi; Zecchino ha sostenuto sul “Corriere della Sera” che “per le tre professioni legali, notariato, magistratura e avvocatura, che richiedono particolari garanzie, la previsione della laurea specialistica è imprescindibile”. Tradotto vuole dire con la laurea breve non si possono fare concorsi in avvocatura, magistratura e notaio!

Qual è stato il ruolo dei nostri Rettori qui presenti? E’ vero il Rettore Tessitore si è schierato contro il numero chiuso e per la non attivazione delle Scuole di Specializzazione per le professioni Forensi. Ha colto la forte protesta del “Comitato contro le Scuole di Specializzazione”, di cui il sottoscritto e Trapuzzano eravamo responsabili, mandando un fax al ministro Zecchino che puntualmente lo ha ignorato. Ma ciò non basta Rettore. Bisognava informare di più gli studenti sulla Riforma Zecchino che di fatto è passata sopra la testa degli universitari, a tal punto che pochi ancora sanno che si tratta di un semplice decreto ministeriale, un regolamento, cioè una fonte secondaria, quando invece viene da molti ritenuta una legge o un decreto legislativo; prova evidente questa che è riforma voluta dall’alto senza neanche passare dal Parlamento. Non dovrebbe essere compito delle istituzioni universitarie e degli organi collegiali organizzare dibattiti pubblici o assemblee informative per gli studenti e le studentesse? Tutto ciò rappresenta un fatto gravissimo, visto che il dialogo con la componente studentesca non si può limitare ai rappresentanti-burattini presenti nei vari organi collegiali, completamente delegittimati nelle scorse elezioni universitarie, visto che hanno racimolato appena l’8%. Essi sono soltanto un’accozzaglia di carrieristi e lacchè che non può decidere nulla visto che gli organi collegiali hanno potere consultivo, esprimendo di fatto soltanto pareri, e per giunta al loro interno gli studenti sono minoranza. A questa gente che inganna la masse studentesche va la nostra totale contrarietà e disprezzo visto che ci hanno aggredito per ben due volte fuori la facoltà di Giurisprudenza alle elezioni per il CNSU il 10-11 maggio, dapprima guidati dallo squadrista Francesco Borrelli, leader della Confederazione, aiutato dai fascisti di Alleanza Nazionale, eppoi da un galoppino non meglio identificato di Confederazione che, nel tentativo di diffondere volantini elettorali nel giorno delle votazioni in violazione dell’art.9 della legge 212/56, minacciava addirittura due nostri responsabili.

Non merita alcuna considerazione da parte di noi studenti invece il Rettore Ferrara, il primo fautore in Campania della completa aziendalizzazione dell’Università tramite lo scellerato progetto di trasformare gli Atenei in Società per Azioni e farli quotare in borsa, come è apparso su Ateneapoli di alcuni mesi: più studenti si hanno più merce si ha più la mia quotazione sale. E’ questo il ragionamento del professore Ferrara? Tra l’altro con che faccia chiede il voto agli studenti chi sta nello stesso gruppo politico di Zecchino, ossia “Democrazia Europea”, e vuole la cancellazione della facoltà di Scienza Motorie? Lo sapete che un accolito del Rettore Ferrara, il barone Giordano Lanza ha minacciato gli studenti del Comitato studentesco Isef beccandosi una denuncia penale da parte del responsabile del Comitato Luca Longo? Ecco la vera natura del professore Ferrara, ossia quella reazionaria e antistudentesca!

Sull’aziendalizzazione rifiutiamo l’accordo voluto dal Rettore Tessitore riguardo l’attivazione della “Scuola Universitaria Superiore per l’Alta Formazione della “Federico II” con la partecipazione dell’Unione degli Industriali della Provincia di Napoli, dell’ Elasis Fiat, la TIM, la Daimler e la Banca di Roma. Qui verranno tracciate le coordinate della formazione permanente post laurea con l’attivazione di Scuole di Specializzazione, corsi di perfezionamento, dottorati di ricerca, master: di fatto il valore legale del titolo di studio verrà dequalificato se non addirittura abolito.

Noi non ci stiamo più. E’ per questo che l’occupazione dell’aula 29 è soltanto un primo passo verso l’organizzazione di un grande manifestazione che verrà quanto prima organizzata dall’Assemblea Nazionale dei Collettivi Universitari di cui facciamo parte e della quale io sono uno dei responsabili di Napoli. Noi vogliamo una Università pubblica, gratuita e governata dagli studenti e dalle studentesse. Vogliamo il ritiro del sistema di fasciazione perché esclude i figli delle famiglie meno abbienti; siamo contrari alla privatizzazione e ad ogni forma di ingerenza delle aziende o multinazionali negli Atenei. L’Università deve essere concepita come servizio sociale e come centro di cultura goduto e controllato dal popolo studentesco: alle tasse specifiche bisogna sostituire imposte ordinarie minime. Sappiamo benissimo che queste richieste non sono dietro l’angolo: ma la vittoria di un’università di massa e non elitaria fu già ottenuta dai grandi movimenti studenteschi del ’68 e del ’77 che spazzarono via queste e proprie iatture di riforma. A loro ci dobbiamo ispirare e non agli organi collegiali attuali: vogliamo nuovi organi di governo a maggioranza studentesca e con poteri vincolanti la facoltà e l’università tramite la democrazia diretta e le assemblee generali delle studentesse e degli studenti come sta avvenendo a Giurisprudenza, considerata dalla stampa la roccaforte della protesta contro il decreto Zecchino e le sue appendici legislative. Grazie.