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DISCORSO ALLA CONFERENZA STAMPA DEL COLLETTIVO “STUDENTI DI GIURISPRUDENZA IN LOTTA” NAPOLI, 27 SETTEMBRE 2000 – AULA 28, ORE 11 FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA

 

Cominciamo la conferenza stampa. Sono Felice e vi porgo il benvenuto a nome del Collettivo “Studenti di Giurisprudenza in Lotta”. L’incontro di oggi ha lo scopo di indicare le linee programmatiche e di lotta del Collettivo in questo anno politico 2000-2001 che sono emerse dalla prima Assemblea interna degli “Studenti di Giurisprudenza in Lotta”, svoltasi ieri nell’aula 27 della facoltà di Giurisprudenza.

Prima di tutto vogliamo esprimere la piena solidarietà ai laureati impegnati nella prove selettive e discriminatorie delle “SICSI”, ossia “Scuole Interuniversitarie Campane di Specializzazione per l’Insegnamento”, che hanno visto coinvolti circa 28mila laureati in massacranti code per la presentazione delle domande e in problemi organizzativi riconducibili alla responsabilità del Rettore Tessitore: tutto ciò per 1400 miseri posti disponibili. Per i pochi fortunati che riusciranno a superare le prove, il futuro è incerto o meglio è sospeso tra supplenze, graduatorie interminabili e precarietà. La questione delle Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento non è altro che l’anticamera di ciò che succederà da qui ad un anno con l’applicazione della controriforma Zecchino ossia la “autonomia didattica” che si aggiunge all’autonomia finanziaria e amministrativa (entrate in vigore con la legge “Ruberti” e soprattutto il decreto “Ciampi-Berlusconi” n.537/93). La controriforma universitaria si inserisce in un quadro più ampio, quello europeo; importanti sono gli accordi di Bologna e Sorbona che “propongono di istituire uno spazio europeo dell’istruzione superiore articolato in due cicli finalizzati a realizzare la mobilità internazionale degli studenti e la libera circolazione dei professionisti e ad ottenere il libero riconoscimento dei titoli di studio”. Tradotto vuol dire che tutto il sistema europeo “si arma” per competere con altri sistemi (Usa e Giappone) e per far questo dopo aver riformato il sistema politico, amministrativo e legislativo, deve riformare il tassello più importante, l’istruzione superiore, in un gioco virtuoso in cui ogni potere o istituzione è asservita alle esigenze del mondo produttivo. Il modello europeo è competitivo se ogni ente, istituzione, potere, è concepito, organizzato secondo le esigenze delle imprese operanti nel mercato globalizzato. Le aziende richiedono alle istituzioni un mercato del lavoro flessibile, basso costo e controllo della manodopera, riduzione dei prelievi fiscali, procedure amministrative snelle, democrazia semplificate, delegificazione e assoluto controllo della formazione. Ecco il punto di svolta. Con la “riforma” anche l’Università diviene “ancella” del sistema produttivo delle imprese. Ciò vuol dire: meritocrazia, dura selezione, formazione e ricerca adeguate allo sviluppo delle imprese, iperspecializzazione, proliferazione e diversificazione dei titoli di studio secondo il territorio in cui opera l’Università, competizione tra studenti e tra Atenei. Elementi che ritroviamo tutti nella controriforma Zecchino. “Ora i laureati saranno competitivi sul mercato del lavoro” con questo slogan neoliberista ha esultato il capo del governo Amato. “I ragazzi studieranno di notte – ha aggiunto Zecchino – non andranno a ballare, ma se vogliono hanno una chance…Per quanto riguarda l’accesso al biennio per conseguire la laurea di secondo livello – continua Zecchino – ci saranno altre prove più rigide e selettive: il filtro sarà netto e definitivo, senza possibilità di trascinarsi i debiti formativi”. Tessitore non è da meno: “è compito dell’università formare – dice il Rettore della “Federico II” – un laureato flessibile, di buona qualità, un buon prodotto per il mercato del lavoro”. Non siamo più studenti, ma prodotti!

I principi ispiratori della controriforma sono tutti nella “bozza Martinotti” recepita con alcune modifiche in regolamenti, decreti e circolari. Essa comporta il superamento di un piano di studi nazionale attraverso il riconoscimento agli Atenei del potere di dotarsi di propri ordinamenti didattici nei limiti di una cornice nazionale che prevede: diversi livelli di formazione (laurea di base tre anni, laurea specialistica due anni, diplomi di specializzazione, dottorato di ricerca, master); l’introduzione dei crediti (25ore=1credito per 60 in un anno;180 per la breve; 300 per la specialistica); aumento del potere delle università e dei Rettori; creazione di classi di lauree (42) e di 100 specializzazioni. Gli effetti che l’autonomia didattica produrrà saranno devastanti: proprio l’ispirazione di fondo (avvicinare l’università al mondo delle imprese) ha comportato la previsione nel regolamento di sbarramenti o test di preselezione per l’acceso ai corsi per le lauree di base e per l’accesso alle lauree specialistiche, funzionali all’ingresso delle professioni più importanti e prestigiose, relegando la maggioranza degli studenti alla laurea triennale che offre sbocchi lavorativi precari e flessibili. L’utilizzazione degli studenti da parte delle imprese avverrà durante il corso di laurea con stages a costo zero, e dopo, con la spendibilità del titolo rilasciato finché lo sviluppo tecnologico lo richiederà. La futura classe dirigente si formerà con la lauree specialistiche e i titoli ulteriori e riguarderà i pochi che saranno in grado di superare dure selezioni, che sapranno ottenere la compiacenza dei baroni nelle prove di accesso. Insomma il legame che si instaurerà tra Università e impresa comporterà la progressiva scomparsa di ogni forma di controllo democratico della gestione dei saperi e della formazione, a favore del profitto contro gli interessi delle masse studentesche e del popolo (si pensi all’attività di ricerca in materia di biotecnologie e di ingegneria genetica). Per queste e altre ragioni la riforma, caduta sul capo degli studenti senza neanche una minima opposizione delle varie rappresentanze studentesche nazionali e locali, va rigettata in toto: essa non è altro che una forma riveduta e corretta della vecchia controriforma Gui spazzata via dalla Grande Rivolta del’68; ossia la controriforma Zecchino è vecchia di 30 anni!

Collegato alla controriforma Zecchino è certamente il decreto n.537/99, ossia le scuole di specializzazione per le professioni legali a numero chiuso, a pagamento e obbligatorie per tutti coloro che vorranno accedere ai concorsi di magistratura, avvocatura e notariato, così come dichiarato da Zecchino al “Corriere della Sera” del 14 aprile scorso e confermato dall’art.3 comma 5 del regolamento sull’autonomia didattica che nel definire la laurea specialistica afferma l’obiettivo di fornire allo studente una formazione di livello avanzato per l’esercizio di elevata qualificazione in ambiti specifici. Più di chiaro di così! Nostro compito sarà quello di riprendere le lotte dello scorso anno con il “Comitato contro le Scuole di Specializzazione” affinché esse siano o inglobate nel titolo di laurea o siano pubbliche, gratuite e ad accesso facoltativo.

Particolari attenzioni saranno dedicate al diritto allo studio e in specifico nella lotta contro l’aumento del 15% dei fitti per gli alloggi agli studenti e della mancanza delle residenze universitarie nonchè della chiusura degli studentati “De Amicis” di Medicina, di Veterinaria e Portici. Combatteremo per alloggi gratuiti, per la costruzione di nuovi studentati e l’ammodernamento di quelli esistenti, per trasporti pubblici e gratuiti per gli studenti napoletani, fuorisede e pendolari. E’ necessario quindi costruire una grande mobilitazione che nasca dal basso e che veda nel “Coordinamento dei Collettivi Universitari Napoletani” (“CCUN”) il soggetto politico promotore di iniziative concrete.

Colgo l’occasione per ringraziare le testate giornalistiche che hanno esplicitamente appoggiato la nostra lotta lo scorso anno come “Il Bolscevico”, che puntualmente ha pubblicato le nostre iniziative, la Redazione universitaria de “Il Giornale di Napoli” che ci ha indicato come la “roccaforte della resistenza alla riforma” e “Ateneapoli”. Al coraggioso giornalista Fabrizio Geremicca di “Ateneapoli” va la nostra piena solidarietà per le intimidazioni subite durante le prime riunioni di convocazione del “Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari” da parte del capetto di “Confederazione degli Studenti” Francesco Emilio Borrelli. Non sono certamente nuove queste azioni da parte di Borrelli: vergognoso è stato l’atteggiamento tenuto durante le elezioni universitarie del CNSU del 10 e 11 maggio. All’invito del nostro portavoce di interrompere la diffusione di materiale politico nei pressi dei seggi il giorno delle elezioni in violazione della legge n.212/1956, Borrelli rispondeva stizzito e minaccioso insultando a più riprese il portavoce Mauro Buono, fino al tentativo di aggressione fisica.

Nel ringraziarvi per l’attenzione prestata, vi invito a rimanere con noi per il rinfresco offerto dal Collettivo, cui seguirà la proiezione del video che ricorda lo studente sessantottino Vincenzo De Waure cui abbiamo dedicato una bella bacheca nel centrale Cortile delle Statue. Gli ideali che ispiravano Vincenzo, ucciso misteriosamente nel 1972, sono senz’altro i nostri e Vincenzo De Waure rivive nella linea politica, organizzativa e nei membri del Collettivo stesso. Grazie.