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INTERVENTO DI PIERLUIGI ALLA I SESSIONE, "DALLA CONTESTAZIONE ALL'AUTONOMIA, AL CNSU" - TRIESTE 10 NOVEMBRE 2000

 

Studenti e studentesse, presidenza, sono Pierluigi Umbriano e vi porto il saluto del Collettivo "Studenti di Giurisprudenza in Lotta" di Napoli. Il Collettivo vi ringrazia per aver potuto partecipare a questo convegno, considerato anche che siamo l'unico Collettivo presente. L'argomento della seduta è secondo noi posto male: riteniamo che non ci sia alcun rapporto tra la contestazione degli anni '60 e '70 e la rappresentanza studentesca. Gli studenti sessantottini lottavano contro l'autoritarismo accademico, nonché contro il classismo e la rigida selezione all'ingresso e all'interno dell'Università. In particolare, gli studenti e le studentesse, si batterono contro il disegno di legge 2314 del democristiano Gui: esso prevedeva tre livelli di titoli universitari (diploma, laurea, dottorato di ricerca), numero chiuso, limitazioni dell'accesso all'università per i diplomati negli istituti tecnici e professionali. Un disegno di legge, quindi, molto simile alla controriforma voluta da Zecchino e dal sottosegretario Guerzoni. I sessantottini utilizzarono la democrazia diretta all'interno dell'università, attraverso assemblee che offrivano agli universitari un reale potere riguardo alla gestione degli atenei e della didattica, spazzando via le cosiddette "Organizzazioni rappresentative studentesche" di allora, raggruppate nell'Ugi, nell'Unuri e nell'Intesa; organizzazioni in effettive, proprio come lo è la rappresentanza attuale. Queste assemblee erano generali, cioè tutti gli studenti e le studentesse avevano diritto di parola e di voto, e comprendevano Comitati esecutivi elettivi, con delega specifica, con vincolo di mandato e revocabili in qualunque momento dall'assemblea stessa, nonché Commissioni di lavoro e studio. Questi studenti pretendevano l'adozione delle loro piattaforme rivendicative; non si limitavano a chiederlo con proteste "cartacee" alle autorità, bensì lottavano per ottenerlo organizzando occupazioni, sit-in, cortei, autogestioni, seminari e controcorsi, nonché cercando l'alleanza degli esponenti disponibili del personale docente e non-docente. Insomma, i sessantottini lottavano per un'Università governata dagli studenti e dalle studentesse, secondo i principi della democrazia diretta. La rappresentanza attuale è l'equivalente di quella che i contestatori di allora volevano spazzare via e che è stata trampolino di lancio di politici corrotti: essa è infatti ininfluente, ossequiosa delle gerarchie accademiche e sostiene un inasprimento della selezione. Essa è perciò la negazione di quelle lotte. Gli attuali organi di rappresentanza possono emettere solo pareri, che non sono in alcun modo vincolanti per il corpo docente, vero detentore del potere. Come infatti recita l'articolo 1 del regolamento di istituzione del CNSU, "il Consiglio nazionale degli studenti universitari è organo consultivo […]. Esso formula pareri e proposte". Non c'è poi da stupirsi se ai rappresentanti eletti al consiglio è concessa solo una settimana per deliberare, laddove al CUN sono concessi 3 mesi, come è avvenuto per il parere relativo allo schema di decreto sulle classi di lauree. Come se non bastasse, negli organi misti docenti-studenti, i rappresentanti, oltre a non avere poteri decisionali, sono la minoranza assoluta (è il caso dei Consigli di Facoltà). A rafforzare lo spirito autoritario e baronale, quindi anti-studentesco e anti-sessantottino, che permea di sé la rappresentanza attuale ci sono poi le regole sulla partecipazione dei singoli studenti e studentesse alle sedute: per esempio, nella facoltà di Giurisprudenza di Napoli, solo per assistere, senza poter nemmeno intervenire, essi dovrebbero inoltrare richiesta burocratica, per avere poi risposta entro 15 giorni, nella migliore delle ipotesi. Come scritto da alcuni rappresentanti, ad esempio Paolo Fedel di "Charta 91", in un accesso di sincerità, "la rappresentanza studentesca c'è, in ogni ateneo, ma se pure non ci fosse, nulla cambierebbe nelle tematiche decisionali". Noi riteniamo che creare organismi così ineffettivi sia anti-democratico, e ci fa nascere il sospetto che gli organi di rappresentanza attuali, CNSU in testa, siano stati creati proprio per frenare possibili proteste studentesche, per ingannare gli studenti, dandoci l'illusione di poter influire col nostro voto sulle questioni che ci riguardano. Insomma per "tenerci buoni". A tutto ciò va aggiunto il comportamento assenteista e arrivista dei rappresentanti, che si occupano, di solito, di tutto tranne che delle tematiche riguardanti gli studenti; è un atteggiamento che non conosce più eccezioni a Napoli, dove i rappresentanti pensano solo alla bella carriera che faranno nei partiti, dei quali sono già un'emanazione. Denunciamo, inoltre, il comportamento di alcuni candidati napoletani al CNSU, ora eletti, durante le operazioni di voto: in risposta a membri del nostro Collettivo, che lamentavano violazione della legge n.212/1956 (che stabilisce per chi fa propaganda politica la distanza dai seggi elettorali di almeno 200 metri) da parte dei candidati, essi hanno minacciato ritorsioni legali. Da che pulpito!! La situazione vergognosa in cui versa la rappresentanza in Italia, però, non è dovuta alla scarsa volontà degli studenti in generale (a parte i succitati esempi), o dei vertici accademici o ministeriali: la scarsa partecipazione degli studenti e delle studentesse alle elezioni universitarie è secondo noi l'effetto, non la causa, dell'inutilità dell'attuale rappresentanza; e ci sembra pura utopia credere che coloro che prendono, al nostro posto, le decisioni che ci riguardano, si spoglino spontaneamente di una parte di questo potere decisionale per darlo a noi. Noi siamo pronti a collaborare secondo i metodi della democrazia diretta e della politica di base nello spirito delle lotte degli anni '60 e '70. Ribadisco qui le parole d'ordine della nostra piattaforma: siamo per un'Università pubblica, gratuita e governata dagli studenti e dalle studentesse. Siamo d'accordo col prof. Columbis, dell'Università di Salerno, quando sostiene che occorrono organi a maggioranza studentesca e con poteri decisionali vincolanti. Aggiungiamo che in questi organi dovranno sedere studenti delegati da assemblee generali. La votazione delle deleghe dovrà avvenire per alzata di mano, sulla base di documenti preparati da una presidenza tecnica, eletta anch'essa dall'assemblea; tutti gli studenti e le studentesse dovranno poter partecipare, intervenire e votare in queste assemblee. Inoltre qualsiasi studente o studentessa dovrà poter assistere, senza formalità, alle sedute di questi nuovi organi studenteschi. Questo è il vero spirito degli studenti e delle studentesse dei movimenti degli anni '60 e '70, spirito che essi misero in pratica nelle loro lotte. Questo è ciò che intendiamo per Università governata dagli studenti e dalle studentesse. Grazie.