personaggi

 

 

 

   

   Bepi Girelli

        Sacrestano per una vita

 

 Si è fermato il cuore di Stefano Girelli, classe 1923, per tutti 'Bepi', sacrestano di Colfrancui da sempre e titolare da cinquantasette anni. Aveva eletto la chiesa, che custodiva con gelosa premura, a prima casa. Nel suo servizio aveva coinvolto la moglie Palmira, che lo ha lasciato soltanto cinque mesi fa che gli ha dato quattro figli: Emilio, Giacomino, Antonella e Fernando.

L'ultima domenica, Bepi non si era visto nella chiesa che ha servito fin da piccolo, quando iniziò ad aiutare il padre Ferdinando, sacrestano chiamato dal fratello parroco, don Emilio, ancora nel lontano 1920.

Da qualche giorno non stava bene il fedele sacrestano, ma nulla lasciava presagire una fine così repentina. Poi martedì la triste notizia che si è diffusa rapidamente per il paese.

Ha visto sette Vescovi e servito sei Parroci: lo zio don Emilio Girelli, don Girolamo Villanova, don Aldo Rojer, don Lorenzo De Nardo, don Vittorino Mason e don Sante Modolo, ai quali ha offerto la medesima disponibilità incondizionata.

Un servizio svolto con semplicità, dal mattino presto alla sera tardi quando faceva l’ultimo giretto in bicicletta attorno alla chiesa, per assicurarsi che tutto fosse in ordine, le porte ben chiuse, le luci spente.

Nell’omelia, mons. Piersante Dametto ha evidenziato come la chiesa fosse per lui la prima casa, un tutt’uno con la sua famiglia.

Se n’è andato, senza disturbare nessuno, forse con una sola preoccupazione: lasciare la ‘sua’ chiesa incustodita.

La comunità parrocchiale gli è riconoscente per la precisione nei servizi di culto e per il costante controllo che ogni cosa si svolgesse al meglio. Ora che non lo vedremo più passare con l’andatura affaticata e il bastone di trasverso sul manubrio, ci mancherà.

Rimane il ricordo di una persona ‘grande’ nella sua semplicità.

“Bene, servo buono e fedele, tu sei stato fedele nel poco, io ti darò autorità su molto: entra nella gioia del tuo Signore”: parafrasando l’evangelista Matteo, il figlio Giacomino ne traccia un profilo pieno di affetto.

Tu hai servito con devozione la chiesa, i vari parroci e la tua famiglia.

Sei stato obbediente a tutti gli ordini che ti venivano impartiti.

La tua bontà era immensa, il tuo sorriso contagiava tutti.

Hai ricevuto il dono della semplicità e della povertà che hai accettato sempre con dignità.

Oggi sei alla presenza del tuo Signore e della Madonna che tu amavi tanto.

Ora potrai finalmente vivere, insieme alla mamma e a tutti i parenti, nella serenità del paradiso.

 

 

IN CAMMINO VERSO SANTIAGO DE COMPOSTELA

L’esperienza di Aldo Tonetto

 

Verso la tomba dell’apostolo Giacomo, che la tradizione vuole originario di Jafa, visto non solo 

come il santo protettore della Spagna ma anche come il difensore della cristianità dalla minaccia 

degli ‘infedeli’, confluirono dall’anno Mille uomini e donne di tutta Europa in numero tale che

 le strade erano affollate da tanta gente come il cielo di stelle. Di qui la denominazione popolare 

spagnola di  Via Lattea per il Camino verso Santiago.

 

 

 

 

 

Più che un diario di viaggio, è un quaderno di appunti, di riflessioni personali, propiziate dal silenzio e dallo spirito del pellegrinaggio.

Così Aldo Tonetto, che da alcuni anni macina chilometri, incurante della fatica, ha ritenuto utile raccontare le sensazioni vissute nell’andare a piedi verso Santiago di Compostela, lungo i cammini francese e portoghese.

La cronaca del cammino francese si riferisce a vari periodi, tra il 2002 ed il 2005, con compagni d’avventura diversi. Il tratto Sarria-Santiago ha voluto segnare un percorso ben più impegnativo, i venticinque anni di vita insieme con Paola. Per il cammino portoghese, si è invece aggregato il figlio sedicenne Luigi, con un coetaneo.

La segreta speranza dell’autore dell’opuscolo, tascabile, che presentiamo è di essere di aiuto a qualcuno per scoprire la bellezza del mettersi in cammino e lasciare alle spalle le quotidiane preoccupazioni. Un sentiero accidentato che conduce all’interno di se stessi.

Lontano da frastuono, il lento procedere può far nascere un dialogo interiore portatore di nuove motivazioni per affrontare la fatica del vivere.

 

 

 

LA “NOSTRA” CENTENARIA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Ritratto eseguito

da  Renza Brugnera)

Francesca Brugnera ha raggiunto la veneranda età di 100 ANNI. Nata il primo dicembre 1904 a Visnà di Vazzola, in una famiglia patriarcale di 150 persone sotto il dominio asburgico, ha vissuto i grandi avvenimenti del secolo passato, dalle sconvolgenti guerre mondiali alle fantastiche scoperte e invenzioni della scienza e della tecnica, che hanno trasformato il volto dell’Europa e del mondo.

Della sua infanzia ricordava le suore di Visnà che le avevano insegnato a cucire,  e in seguito diventerà una brava e stimata sarta. Tutti un po’ in Parrocchia ricordano i capi di vestiario che lei confezionava, dai grembiulini di scuola ai corredi per le spose.

Dopo il trasferimento di un”ramo” delle famiglie Brugnera in via S. Maria del Palù, negli anni Venti, ha vissuto anche il formarsi e il crescere della nostra Parrocchia: ha collaborato con i lavori di cucito per confezionare e ricamare le tovaglie per l’altare, gli stendardi, gli arredi. Ha curato la chiesetta della Madonna della Fontanella. La sua vita familiare è stata al servizio dei genitori e delle sorelle e fratelli. Dall’assistenza in caso di malattia o di accompagnamento dei nipoti durante le vacanze, è stata attiva fin quasi alla soglia dei novant'anni.  Caso insolito, ha avuto una salute di ferro. Era una fervente cristiana, le preghiere e il rosario quotidiano sempre presenti, con i nipotini quando erano piccoli, da sola poi nella sua camera dove con le immagini sacre non mancano la corona del rosario e il libro delle Massime Eterne.  (R.B.)