Dalla Russia non sono più tornati

 

 

Si commuove ancora Emilio Zanardo di Roncadelle nel raccontare il calvario di Nikolajewka e la tragica ritirata dalla piana del Don, nel gennaio del ’43, senza notizie dei commilitoni della divisione Julia, gruppo Conegliano, mentre procedeva lentamente, aggrappato alla coda di un mulo per alleviare i dolori ai piedi congelati e sibilavano le pallottole.

 

 

 

 

Trova rifugio in un’isba. Sente alta la febbre. Chiede di essere visto da un medico. Mentre aspetta, un ufficiale invita chi è in grado di camminare ad andarsene al più presto. Più tardi l’inferno dell’avanzata delle truppe della stella rossa spazzerà uomini e cose. Fugge ancora il nostro soldato. Durante una pausa, sente una voce esprimersi in dialetto della Sinistra Piave, guarda il militare e lo riconosce,Cici Faè di Oderzo. Alla sua fraternità e alla sua astuzia dovrà la sopravvivenza.

 

 

Ogni anno, in coincidenza con la commemorazione della battaglia di Nikolajewka, si ritrovano in Duomo di Oderzo  i reduci di Russia, con qualche acciacco in più, ma più che mai uniti; per non dimenticare, sperando che i nipoti non abbiano mai a conoscere gli orrori della guerra. Non tutti sono tornati: è il caso dei fratelli Giacomo e Paolo Dassie di Santa Maria del Palù (nella foto a fianco), dispersi tra le montagne piene di neve. La lezione di coraggio e di generosità degli alpini continua nel tempo e resta patrimonio del glorioso corpo.

 

 

 

 

Per questo ogni tanto, Giorgio Covre, pure lui 'bocia' della Julia, raduna attorno ad un piatto ed un buon bicchiere di vino, i ‘veci’ dal cappello con la penna. Bravi alpini.

 

 

 

 

Con l'occhio rivolto allo scacchiere mediorientale, si sono ritrovati anche quest'anno, per dire un 'no' deciso alla guerra. « Che la vadano a fare i capi, chi decide a tavolino sulla pelle di milioni di persone», dicono con sicurezza».