ALCUNE  GALLINE  INFREDDOLITE

 

    Riprendiamo dalla monografia su Armando Buso, curata da Adriano Màdaro, il gustoso racconto, un po' romanzato, di un giro per la campagna di Colfrancui coperta di neve.

   Alcune pennellate, sul finire degli anni Cinquanta, nelle quali qualcuno forse si riconoscerà.

 

 

    I campi intorno ad Oderzo erano diventati bianchi e il silenzio era rotto dal verso di qualche gallina che zampettava curiosa sulla neve lungo siepi intrecciate. Quella campagna era tutta da scoprire con animo lieto e felice come un ritorno all'infanzia da tempo dimenticata e lo sguardo era intervallato da neri filari di gelsi che si stagliavano netti tra la neve.

    Sotto un ponte l'acqua fumava e le anatre nuotavano impettite. Un gatto bianco e nero le stava immobile a osservare.

   Si arrivò a un paese che sotto la neve era bellissimo, Colfrancui, piccolo e circondato da grandi alberi neri.

   Il campanile piacque subito per il suo colore arancione, vicino scorreva l'acqua della Lia che pareva andasse a morire sotto grandi alberi contorti.

   Si entrò in un'osteria antica e fumosa. Il nostro tavolo era vicino a una finestra e di là si vedevano la piazza, la chiesa, le altre case e la canonica.

   Uscì un prete grasso con il tricorno e la sciarpa sulla bocca, aveva calze rosse e chiamò alcune galline infreddolite spargendo il granone sulla neve.

   Nell'osteria vi erano degli uomini che bevevano come trasognati, altri chiacchieravano vicino a una stufa scoppiettante: parlavano della stagione, della neve, del vino, e in quelle voci si poteva capire un gran desiderio di sole. Fuori, contro il muro dell'osteria, fioriva disperato un calicantus e il suo profumo era così soave che ne raccogliemmo dei rametti da portare a casa.

   Proseguimmo per altre strade immerse nella neve, accorti a non far scivolare l'auto nelle insidie del fondo gelato. Fuori di quel paese i ragazzi a frotte slittavano sui fossi, tumultuosi e vocianti. Fermammo sulla strada proprio davanti a una casa: a una finestra una donna tirò la tendina per guardarci, era giovane e ben nutrita, ci sorrise con vaga malizia. Parve allora che quella giovanetta ci volesse dire qualcosa, certamente un messaggio felice per spezzare la sua grande solitudine in quella isolata casa di campagna. Ci fece un segno di saluto e alzò felice tra le braccia un bimbo in fasce che dormiva roseo e beato. La sera era imminente.

   Era una sera di dicembre pochi giorni prima di Natale e tutto era così saporitamente avvolto nell'atmosfera più intima della poesia di Armando Buso, Era bastata sul mezzogiorno un'improvvisa balenata di sole per far splendere tutta la magia di quella neve a lungo desiderata.