LA CHIESA DI SAN GIACOMO

 

(cenni storici tratti da note di Eno Bellis)

 

E’ una chiesa certamente antica. E, visto che la si trova già nominata in una Bolla Pontificia del 1185, si può, con qualche sicurezza, assegnare la sua nascita agli anni attorno al 1000.

Purtroppo sono scarsissime le notizie cui è possibile accedere nei riguardi della nostra Chiesa.

La ricerca forse più estesa la si deve a mons. Angelo Maschietto, considerato uno storico della Diocesi di Ceneda, conosciuto ed apprezzato per la sicurezza delle sue fonti e per la precisione delle sue affermazioni.

Compilò una ricerca storica sulla Chiesa di Colfrancui trovandosi ad accompagnare, negli anni seguenti l’ultima guerra, a partire dal 1946, il vescovo Zaffonato nelle visite pastorali che il Presule compì nelle parrocchie dipendenti. Per ognuna di queste Chiese, mons. Maschietto, con la relazione sulla visita vescovile, stese un prezioso sommario storico che a tutt’oggi costituisce il più sicuro riferimento sugli avvenimenti che interessano, assieme a quel centro e a quella Chiesa, l’intera storia della Diocesi.

                                                           

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Trascriviamo qui, nelle parti che interessano, la relazione stesa sulla Chiesa di Colfrancui:

 

Chiesa San Giacomo Apostolo: popolazione 1345, esclusi quelli del territorio di Lutrano.

Fu Cappella della Pieve di Oderzo. E’ di antica origine. Infatti nella Bolla di Papa Lucio III «Quoties et nobis petitur» del 18 ottobre 1185, è nominata la «Plebs S. Joannis de Opitergiuo et Capella Curtis Franconis» detta in seguito Colfrancudo (1.1234) e Col Francuii (a.1500) (dal nome di persona germanica Franc).

Nel 1474 (visita pastorale del Vescovo Trevisan), la Chiesa minacciava rovina e aveva bisogno di riparazioni, così che fu ordinato agli abitanti della villa che la restaurassero. E’ di stile romanico; misura metri 15 per 30.

Era una volta ad una sola navata e aveva tre altari (un quarto fu eretto nel 1754 a San Filippo Neri, ma non esiste più). Fu restaurata ed ampliata delle navate laterali, nel 1926, su disegno dell’arch. prof. Luigi Candiani di Treviso.

Il vecchio, massiccio campanile, alto metri 30, dall’appuntita cuspide ottagonale, è addossato al centro della facciata della Chiesa che esso rende particolarmente tipica.

 

Il dì 8 maggio 1677, gli «huomeni del Comune (frazione o villa) di Colfrancui, come pure delli Comuni di Fraine, Campagnola e Saccon do Molin, diressero al Capitolato della Chiesa di Oderzo, come pure all’Arciprete di Lutrano» una supplica intesa a domandare l’erezione della loro Chiesa in Parrocchiale; ma il decreto non fu emesso. Teneva però essa Chiesa la SS.ma Eucaristia, aveva l’uso degli altri Sacramenti, il Cimitero e il Cappellano stipendiato. Era soggetta sempre alla Colleggiata di Oderzo, ma da molto tempo era praticamente separata. Fu eretta in Parrocchiale dal Vescovo Zaffonato il 20 dicembre 1947.

Altare maggiore e tabernacolo sono in marmo (una volta quest’ultimo era di legno intagliato e dorato). Attorno all’altare c’è una specie di ambulacro, costruito nel 1923, per ottenere maggior spazio per la Schola Cantorum. In fondo all’abside grande quadro in tela (S. Giacomo Apostolo) di Paolo De Lorenzi di Soligo (1733-1806).

A destra di chi entra, piccola cappella appartata fatta costruire dalla famiglia del signor Arcangelo Zava dedicata alla Beata Vergine Immacolata, con altare di cemento e marmo, nella cui nicchia è una statua moderna in legno (l’Immacolata) della Val Gardena. Nel soffitto una tempera (B.V. in gloria) di Duilio Corompai.

Altare di S. Antonio di Padova, già di S. Francesco d’Assisi, in marmo, del ‘600. Ha una statua in legno moderna nella nicchia (S. Antonio). Era una volta l’altare maggiore e conserva due busti in marmo (il Redentore e la Beata Vergine).

Battistero in pietra, vecchio e misero. Sulla parete, ai  lati due vecchie piccole pale in tela raffiguranti Francesco d’Assisi, del Colombo di Venezia, e la Beata Vergine con S. Antonio e S. Sebastiano, del Paoletti, della Scuola veneziana.

Altare di marmo della Beata Vergine degli Angeli (nella cappella aggiunta) del ‘500.

 

Le foto della chiesa

San Giacomo

«San Giacomo Maggiore» di De Lorenzi: olio su tela centinata cm 205 x 122

restaurato da Giuseppe Dinetto di Villorba in maggio 1989

L'ultima cena

«Ultima Cena» di Anonimo del XVII  secolo: olio su tela rettangolare cm 85 x 136

restaurata da Giuseppe Dinetto di Villorba in maggio 1989

Madonna con Bambino

«Madonna col Bambino» di Anonimo del XVIII secolo: olio su tela cm 100 x 78

restaurato da Saviano Bellè di Vittorio Veneto in settembre 1999

Madonna con Santi

Madonna con Santi (particolare)

«Madonna col Bambino ed i Santi Sebastiano ed Antonio» di Anonimo (Scuola Veneziana) del XIX secolo: olio su tela, centinato, cm 176 x 85

restaurato da Saviano Bellè di Vittorio Veneto in settembre 1999

Estasi di San Francesco

«San Francesco in estasi assistito da un angelo» di Colombo (un artista che aveva probabilmente frequentato la scuola del grande scultore veneto Canova ed era allievo di Lipparini): olio su tela, centinato, cm 210 x 108

restaurato da Saviano Bellè di Vittorio Veneto in settembre 1999

San Giovanni Apostolo

La navata centrale

 

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La cantoria

Nel 1987, furono eseguiti i lavori di ristrutturazione della chiesa, sia interni che esterni, con ampliamenti nella zona della sacrestia e della centrale termica.

Per completare l’opera, mancavano solo alcuni interventi di arredo fisso: tra questi, la sistemazione definitiva dello spazio absidale.

In ottobre 1999, si è perciò provveduto ad arredare la cantoria, dietro l’altare maggiore, con ventidue posti a sedere, disposti lungo le pareti rivestite dell’abside stesso, una pedana a due livelli per i cantori in piedi ed il rivestimento della cassa armonica dell’organo.

Per la realizzazione dell’arredo, eseguito, su disegno dell’arch. Pasquale Dario, dalla falegnameria De Prà di Ormelle, sono stati impiegati pannelli in legno multistrato rivestiti in noce nazionale; gli elementi sagomati per il sostegno dei sedili ed il tamponamento della cassa acustica sono in legno nazionale massiccio.

Una targa ricorda il maestro Gianni Soligon nel posto in cui dirigeva il coro parrocchiale.

 

La Via Crucis

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La Via Crucis è opera di un artista dell’Alto Adige ed è realizzata in vetroresina.

Le formelle presentano un aspetto classico e leggero, seguendo la drammaticità del testo sacro. La raffigurazione è attenta ai particolari di impostazione classica, rispetta l’anatomia e le proporzioni.

Un particolare interessante è dato dai volti dei personaggi. La bellezza dei tratti e dei lineamenti è di difficile realizzazione in formelle di questa dimensione. Di solito, il formato deve essere maggiore per ottenere simili risultati.

Anche se il lavoro è stato eseguito e fuso in modo industriale, l’opera, di pregevole valore artistico,  riesce a raccontare in modo chiaro e nitido, stazione dopo stazione, la storia della salvezza con la passione e la morte del Figlio di Dio, Gesù Cristo.

 

L'affresco

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La chiesa parrocchiale si è arricchita di un affresco raffigurante la Vergine con il Bambino, donato alla parrocchia per onorare la memoria di Stefano Covre, mancato nel ‘99.

Si tratta di un affresco di esecuzione sette-ottocentesca, uscito miracolosamente intatto dai bombardamenti di Treviso, nel 1944.

Mentre girovagava per la città distrutta dalle bombe, Marcello Bin, che aveva allora sedici anni ed ero ospite dell’orfanotrofio dei Padri Somaschi, vide su un muro l’affresco della Madonna con Gesù, integro mentre attorno tutto era crollato. Con fatica, il ragazzo lo staccò e lo portò dai Padri. Sfollato l’istituto, i religiosi trovarono ospitalità a Colfrancui, nell’allora oratorio di San Giovanni Bosco. S’instaurò un bel rapporto con la famiglia Covre,  e gli orfani era spesso ospitati alla tavola già occupata da numerosi bambini. In segno di gratitudine, i Padri Somaschi donarono l’affresco della Madonnina. Esso venne collocato sulla facciata della casa, a significare devozione ed in auspicio di protezione. Con la donazione alla parrocchia, la famiglia ha esaudito un desiderio di Stefano Giovanni Covre. L’opera si può ammirare in fondo alla navata di destra.

 

Il campanile

campanileingabbia2.jpg (27782 byte)Dopo la chiesa, Il caratteristico campanile, addossato al centro della facciata, è stato oggetto nell’83 di restauro e di consolidamento da parte della Soprintendenza ai Beni Architettonici. Per varie settimane è stato avvolto da impalcature e reti verdi che lo coprivano fino alla cuspide.

Fin dal primo intervento è stato sottoposto a cure intensive. Dapprima con iniezioni di cemento, tramite pali di ferro, seguite dall’impresa Prevedello. Due mesi dopo, è iniziata la bonifica dell’intonaco, curata dall’impresa Setten.

Con una mistura di sabbia, calce e polvere di marmo, la superficie esterna è stata rifatta con pazienza certosina. Marmorino e coccio pesto (miscela di frammenti di cotto)  hanno conservato la patina di nobiltà data dall’antichità di cui gli abitanti vanno fieri.

Dopo vari mesi, le campane prima mute hanno ricominciato a richiamare i fedeli. Per Natale, la porta principale è stata finalmente liberata.

Dopo i lavori alla chiesa, dall’85 all’87, il restauro del campanile, diretto dall’arch. Mialich della Soprintendenza, ha restituito al monumento l’aspetto antico che merita.

La pavimentazione, a spese dell’amministrazione comunale,  del sagrato, con ciottoli, e l’illuminazione con vari punti-luce anche verso il Lia, hanno coronato  nel modo più idoneo uno sforzo di recupero architettonico partito dieci anni prima.

 

Il sagrato

Una bella cornice valorizza un quadro pregiato. Così è stato della nostra Chiesa, oggetto di un accurato restauro. Dopo che il campanile antico e familiare aveva ritrovato il tocco originario, non poteva mancare la sistemazione del sagrato.

Sotto la supervisione  della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici, è stata perciò realizzata la pavimentazione. I lavori, iniziati il 5 settembre 1994, sono terminati per la festa dell’Immacolata dello stesso anno.

L’intervento di pavimentazione in ciottoli del Piave, con lastre di pietra bianca di Cugnan riquadrate da cordoli in pietra rossa, è costato complessivamente centoventicinque milioni, coperti in larga misura dal Comune.

Cinque lanterne a vetri, con cappello in rame poste su palo in lega di alluminio, effondono la caratteristica luce gialla delle lampade al sodio che conferisce al complesso monumentale una luce soffusa, particolarmente suggestiva nelle sere invernali. Un faro fascia il campanile di una luce che ne esalta la forma.

 

I lavori

PRIMA

DOPO

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Navata centrale

 

Verso la porta principale

 

Il nuovo tabernacolo

 

La Consacrazione dell'altare per le mani di mons. Ravignani (1988)

1982: copertura della chiesa,

1984: miglioramenti nella sala parrocchiale;

1985: ristrutturazione della chiesa secondo le indicazioni della Soprintendenza ai Beni Architettonici;

1986-87: costruzione della nuova sacrestia;

1988: dedicazione dell’altare e abbellimento del tabernacolo, con basamento di marmo;

1993: consolidamento e intonacatura del campanile (ad opera della Soprintendenza); pavimentazione e illuminazione del sagrato (in buona parte a spese del Comune);

1994-99: interventi murari e agli impianti della sala parrocchiale, delle aule per la dottrina, della scuola materna. Adeguamento alle norme di sicurezza.

Il libro ‘Una comunità antica per una parrocchia giovane’, pubblicato nell’88, e l’opuscolo ‘1998, Anno d’Oro’ ricordano il bene fatto dai Parroci che hanno retto questa comunità.

1999: arredata la cantoria, con ventidue posti a sedere, e restaurate due tele di buona fattura, che vanno ad aggiungersi alle altre tre tele riportate all’originaria luce.

2000: lavori al salone e al tetto delle opere parrocchiali; in chiesa, nuova ‘Via Crucis’ in occasione della visita pastorale.