m45.gifM 45

Ammasso aperto M45 , tipo 'c', nel Toro

Le Pleiadi

Ascensione
Retta
03h 47.0m
Declinazione +24° 07´
Distanza 400 al
Magnitudine
Visuale
1.6
Dimensioni
Apparenti
110.0´

Le Pleiadi appartengono a quella categoria di oggetti noti sin dall'antichità.


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Sono almeno 6 i membri visibili ad occhio nudo, che diventano 9 con moderate condizioni di visibilità e salgono a 12 sotto cieli bui e tersi. Secondo Kenneth Glyn Jones, il primo riferimento conosciuto all'ammasso è una citazione di Esiodo, risalente circa al 1.000 a.C.. Omero ne fa menzione nell'Odissea, e nella Bibbia compaiono tre riferimenti alle Pleiadi.

Sono chiamate anche "Le Sette Sorelle", il nome giapponese invece è "Subaru", utilizzato per l'omonimo marchio automobilistico. Le antiche denominazioni europee (per esempio quelle inglesi e tedesca) ci dicono che un tempo erano paragonate ad una "Chioccia con i pulcini". Burnham fa riferimento sia alla possibile origine del nome "Pleiadi" dalla parola greca "plein" che indica il "navigare" o dalla parola "pleios" che significa "abbondanza" o "moltitudine". L'autore di questa pagina preferisce ritenere che il nome derivi dalla mitologica Pleione, che è anche il nome di una delle stelle più brillanti dell'ammasso.

Seguendo la mitologia greca, le stelle principali hanno il nome delle sette figlie di Atlante e di Pleione: Alcione, Asterope (una stella doppia), Elettra, Maia, Merope, Taigeta e Celaeno. Bill Arnett ha realizzato una mappa delle Pleiadi con i nomi delle stelle principlai.

I modern metodi di osservazione hanno rivelato che ci sono almeno 500 stelle, la maggior poco luminose, che fanno parte dell'ammasso delle Pleiadi e che si estendono per un campo di oltre due gradi (quattro volte il diametro della Luna). Rispetto ad altri ammassi aperti, la densità è abbastanza bassa. E' questo uno dei motivi per cui si ritiene che le Pleiadi siano destinate, come ammasso, ad una vita piuttosto breve (vedi sotto).

Fotografie a lunga posa (anche telescopi di ottima qualità, di basso rapporto focale e con "campo esteso", in particolare i buoni binocoli) hanno rivelato che le Pleiadi appaiono immerse in nebulosità, evidenti nella nostra immagine, realizzata da David Malin con il telescopio Schmidt inglese e coperta da copyright dal Royal Observatory Edinburgh e dall'Anglo-Australian Observatory. Le nebulosità delle Pleiadi sono di colore bluastro, il che indica che si tratta di nebulose a riflessione che riflettono la luce stessa delle stelle luminose nelle vicinanze (o al loro interno). La più brillante circonda Merope e venne scoperta il 19 ottobre 1859 da Ernst Wilhelm Leberecht (Wilhelm) Tempel a Venezia, con un rifrattore di 10 cm. Leos Ondra ha realizzato la L'estensione di Alcione fu scoperta nel 1875, le nebulosità intorno ad Elettra, Celaeno and Taigeta nel 1880. La complessità delle nebulose delle Pleiadi venne rivelata nell'insieme per la prima volta dalle fotocamere, per esempio quella dei fratelli Henry a Parigi e quella di Isaac Roberts in Inghilterra, tra il 1885 ed il 1888. Secondo nuovi calcoli pubblicati da un team ginevrino, formato da G. Meynet, J.-C. Mermilliod ed A. Maeder su Astron. Astrophys. Suppl. Ser. 98, 477-504, 1993, l'età delle stelle dell'ammasso delle Plaiadi è di circa 100 milioni di anni. Molto più della precedente età "canonica" presunta di 60--80 milioni di anni (lo Sky Catalog 2000 indica per esempio 78 milioni). Si è calcolato quindi che le Pleiadi, come ammasso, abbiano un futuro di circa solo 250 milioni di anni (Kenneth Glyn Jones); dopo allora, diverranno stelle singole (o multiple) ognuna con la sua orbita.

La classificazione di Trumpler per le Pleiadi è II,3,r (di Trumpler, secondo Kenneth Glyn Jones) o I,3,r,n (Götz e Sky Catalog 2000), ciò significa che questo ammasso appare isolato, fortemente o moderatamente concentrato verso il centro, le sue stelle presentano un'ampia gamma di luminosità ed è numericamente ricco (oltre 100 membri).

Alcune delle stelle delle Pleiadi ruotano rapidamente, caratteristica comune a molte stelle della sequenza principale di un certo tipo spettrale (A); a causa della rotazione, dovrebbero essere degli sferoidi schiacciati ai poli piuttosto che dei corpi sferici. Il principale esempio è quello di Pleione.

Cecilia Payne-Gaposhkin ricorda che questo ammasso contiene qualche nana bianca (WD). La presenza di queste stelle solleva uno specifico problema di evoluzione stellare: come possono esistere delle stelle nane bianche in un ammasso così giovane? E non è il solo, è quasi certo che queste stelle appartengano all'ammasso originario e non stelle che sono state "catturate" (un fenomeno che, in ogni caso, non è molto efficace negli ammassi piuttosto aperti). Dalla teoria dell'evoluzione stellare, sappiamo che le stelle nane bianche non possono avere masse superiori al limite di 1,4 masse solari (il limite di Chandrasekhar), se così non fosse, la gravità le farebbe collassare su se stesse. Però stelle di massa così bassa si evolvono assai lentamente, al punto che occorrerebbero miliardi di anni per portarle a questa condizione e non i 100 milioni di anni che corrispondono all'età dell'ammasso dellle Pleiadi.

L'unica spiegazione possibile è questa: sembrerebbe che un tempo queste nane bianche fossero corpi massivi che si sarebbero evoluti rapidamente e poi, per una qualche ragione (per esempio per forti venti stellari, perdita di massa verso astri vicini, o a causa di una rotazione veloce), avrebbero perso gran parte della loro massa. Di conseguenza, in seguito avrebbero potuto perdere un'altra frazione considerevole della massa in una nebulosa planetaria. In ogni caso, alla fine di questa evoluzione, il resto della stella (quello che in precedenza era il nucleo dell'astro) avrebbe dovuto avere una massa inferiore al limite di Chandrasekhar limit, cosicché si sarebbe evoluta nella fase finale stabile di nana bianca, che noi oggi osserviamo.

Nuove osservazioni eseguite dal 1995 hanno rivelato la presenza di diverse candidate di un tipo esotico di stelle, o corpi stellari, le cosidette Nane Brune. Questi oggetti, finora ipotetici, si pensa abbiano una massa intermedia tra quella dei pianeti giganti (come Giove) e quella delle piccole stelle (secondo la teoria della struttura stellare gli astri più piccoli, per produrre energia dalla fusione in qualche fase della loro vita, devono avere una massa pari almeno al 6, 7 per cento di quella solare, pari a 60/70 masse gioviane). Le nane brune devono avere quindi una massa compresa tra 10 e 60 volte quella di Giove, si ritiene siano visibili nella luce infrarossa, abbiano un diametro uguale o inferiore (143.000 km) ed una densità da 10 a 100 volte il gigante gassoso, a causa della gravità che li comprime maggiormente.

Poiché Le Pleiadi si trovano in prossimità dell'eclittica (a 4 gradi), sono abbastanza frequenti le occultazioni dell'ammasso da parte della Luna: è uno spettacolo molto particolare, specialmente per gli astrofili equipaggiati degli strumenti più economici (anche se è possibile osservarle ad occhio nudo, l'aiuto di un modesto binocolo o di un telescopio aumenta enormemente il piacere dell'osservazione, l'occultazione delle Pleiadi del 1972 è stata una delle prime esperienze astronomiche dell'autore di questa pagina). Eventi come questo dimostrano la relazione tra le dimensioni apparenti della Luna e quelle dell'ammasso: Burnham pone in risalto il fatto che la Luna potrebbe "essere inserita nel quadrilatero formato da" Alcione, Elettra, Merope e Taigeta (Maia e forse Asterope, sarebbero occultate in questo caso). Anche i pianeti si avvicinano all'ammasso delle Pleiadi (Venere, Marte e Mercurio occasionalemente transitano sopra) regalandoci uno spettacolo interessante.

Come già riferito nella descrizione della Nebulosa di Orione M42, sono state fatte delle ipotesi sul perché, stranamente, Messier abbia incluso l'ammasso delle Pleiadi (insieme alla nebulosa di Orione M42/M43 ed all'ammasso Presepe M44) nel catalogo.



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