"CASO INCURSORE"
Dal nulla uscì un "incursore".
Ma pochi, ancor oggi, ci credono...
Quello strano incontro sul monte Verrugoli una sera di ventitré anni fa...
Alessandro Franceschini
La zona è abbastanza inquietante. antenne di ogni tipo e grandezza si stagliano altissime
e sinistre su un pianoro di piccoli arbusti. Il vento gelido ed impetuoso, crea una
colonna sonora quasi irreale. Il mare e la città, laggiù, in fondo, sembrano ancora più
lontani di quanto non lo siano veramente. Siamo sulla sommità del Verrugoli,
a 745 meni d'altezza. Qui, 23 anni fa, proprio in questo periodo, venne scattata una
foto che fece il giro del mondo e finì sulle pagine di decine di giornali specializzati.
Claudio Ambrosiani, insieme ad alcuni amici, fermò in un fotogramma un
individuo che si muoveva velocemente al buio, nella boscaglia.
"E' un incursore. fu la spiegazione ufficiale, data qualche giorno più tardi quando
i mass-media pubblicarono l'insolito incontro ravvicinato.
Adesso, però, alle soglie del 2000 quel gruppo di persone confuta quella spiegazione,
data forse troppo frettolosamente. Era il 1976, erano gli anni di piombo, l'Italia era molto
diversa da quella attuale. Forse era meglio chiudere "l'inchiesta'
(in questa zona venne più volte anche il questore dell'epoca dr Venezia ) in tempi brevi...
I "ragazzi" di oggi hanno qualche primavera in più sulle spalle e si chiedono ancora
chi fosse davvero quell'individuo che videro nella notte del 13 gennaio di 23 anni fa.
Di una cosa sono certi: non si trattava di un incursore. "Gli incursori non hanno mai avuto
caschi di colore bianco., dicono sicuri.
Ma ritorniamo a quel giorno. Sul monte Verrugoli, all'epoca, non c'erano
le sinistre antenne di oggi.
C'era solo la piccola sede-osservatorio del Goru-Coa (Gruppo Osservazioni
Ricerche ufologiche-Centro Osservazioni Astronomiche).
Ogni tanto questi appassionati venivano qui, lontano dalle luci della città,
per guardare le stelle e il cielo.
Ma quella sera non avrebbero dovuto esserci. Il caso ci mise lo zampino...
Ermanno Asso era una guardia giurata e. per lavoro, era andato a controllare la torre dei
ponti radio dell'allora Sip, un centinaio di metri più in basso dalla sede del Goru-Coa.
Nel rientrare a casa ebbe un piccolo incidente: la sua auto finì fuori strada.
Dovette tornare indietro e chiamare il padre per farsi venire a prendere.
Dopo pochi minuti arrivò il padre Stelio, deceduto
alcuni anni fa e Presidente del Gruppo) , Claudio Ambrosiani e la moglie
Maria Grazia Asso. "Recuperato" Ermanno, i quattro decisero di andare a controllare
le attrezzature del loro osservatorio.
Non era tardi, erano circa le 20, ma era una buia notte invernale. Giunti nel piazzale,
ecco l'incontro ravvicinato. "Sentivamo dei fruscii ricorda oggi Claudio Ambrosiani
dei tramestii di passi concitati in mezzo alle siepi. "Chi è là?" gridammo senza avere
risposta. Sembrava ci fosse una persona, o forse più d'una, davanti a noi che
si muoveva velocemente e nel buio più totale.
Avevo una macchina fotografica tra le mani. Istintivamente schiacciai il pulsante
più volte,dove sentivo i rumori. E poi quando sviluppammo la foto apparve
"l'incursore"", Il caso, dicevamo, ci mise lo perchè nessuno, in quel momento,
avrebbe dovuto essere lì.
Ma anche il sangue freddo di quelle quattro persone ha fatto si che quello che accadde
sia rimasto un mistero: Ermanno Asso, infatti, essendo una guardia giurata e per giunta
in servizio, era armato.
Sarebbe bastato, forse, un colpo in aria, E "l'incursore" sarebbe uscito dalle stoppie.
Forse sarebbe accaduto di peggio. Tutto sommato meglio cosi...
Anche se da quel giorno quelle persone hanno cercato sempre di arrivare alla verità
non limitandosi alla versioni ufficiale. "Abbiamo parlato con numerosi incursori.
E tutti ci hanno confermato che all'epoca non avevano in dotazioni un casco bianco".
E allora cosa si trovarono di fronte quelle quattro persone una notte di pieno inverno
di 23 anni fa... Un alieno? O forse un partecipante ad un'operazione paramilitare non
ufficiale? Oppure a qualcun altro ancora? Adesso, alle soglie del 2000, è giunto
il momento di svelare quel mistero.
Negli archivi militari, probabilmente, c'e' la risposta.