in breve In breve : studio tratto da "Il Parco Nazionale del Gennargentu " Progettazione GENERALPIANI -Roma per la Regione Autonoma della Sardegna Centro Regionale della Programmazione


Geomorfologia del Gennargentu.


la Genesi del Massiccio
L’assetto attuale dell'ambiente naturale minerale ed organico del Gennargentu è l’espressione momentanea di un processo dinamico di evoluzione di quell’ambiente e consegue a grandiose vicende di ordine naturale le più cospicue delle quali sono qui riassunte ai fini della comprensione in termini causa li sia della condizione attuale che delle vocazioni possibilità e limiti di sviluppo. La Sardegna come noto contiene i terreni più antichi d’Italia in relazione all’appartenenza al massiccio continentale europeo del quale forse co­stituiva una penisola e dal quale fu distaccata dal parossismo orogenetico alpino che diede luogo alla formazione delle catene a pieghe circummediterranee e dissestò il massiccio europeo nella sua parte meridionale isolando il massiccio sardo-corso. II nucleo cambrico palezoico dell Iglesiente e del Sulcis per erosione nei periodi Silurico e Devonico diede luogo alla formazione sul fondo granitico di potenti strati detritici che furono poi fortemente metamorfizzati dalla oroge­nesi ericinica. Nel carbonifero ,il corrugamento ericinico con l’ascesa di enormi masse magmatiche e la grande intrusione granitica provocò la metamorfosi profonda dei sedimenti silurici dando luogo al grande complesso scistoso dei micascisti e delle filladi quartifere, gneiss e porfiroidi. Questa grande copertura scistosa fu spianata successivamente dall’erosione e in molti casi totalmente asportata mettendo così a nudo il plutone granitico il quale a sua volta ha assunto forme diverse a seconda della differenziazione compositiva e strutturale, della fessurazione, della diversa erodibilità. ( I graniti sono restati scoperti nella fronte settentrionale ed in quello orientale del massiccio). L'orogenesi ercinica dando luogo a notevoli dislocazioni NE-SW nella parte settentrionale della Sardegna, provocò in connessione un intensaattività en­dogenamanifestatasi con eruzioni di porfidi ercinici,con cospicue colate sulla coltrescistosa oppure con iniezioni di filoni e dicchi messi ora in risalto dalla erosione selettiva (porfidi del Flumendosa, del Monte S.Vittoria, di Tertenia, di Lanusei, della vetta "Su Sciusciu" del Gennargentu). All'inizio del mesozoico la Sardegna era già' un grande penepiano eroso e livellato dai fiumi. Nel giurassico e nel cretacico dell'era secondaria a seguito dell’invasione marina, il mare poco profondo intorno alla vetta del massiccio, accogliendo i detritiarenacei e calcari concrezionari e di scogliera e dolomitici ha datoluogo a potenti banchi di calcarie dolomie che, solcate dai corsi d'acqua hanno dato luogo ai tacchi e tonneri della Barbagia e dell'Ogliastra. La orogenesi alpina riesumando la tettonica ercinica con ulteriori dislocazioni ha dato luogo ad una configurazione pilastrata a mosaico. Dal punto di vista litologico dopo la copertura giurassica e cretacica, le vicende geologiche della Sardegna non provocano modifiche profonde nel massiccio che continua a subire invece una erosione influenzata dalle nuove fratture del poderoso movimento tettonico postmiocenico e conseguente attivività vulcanica con colate basaltiche (antico lago del Flumendosa). In epoca già pleistocenica nuove dislocazioni hanno provocato le eruzioni di vulcani di Dorgali, di Orosei, di Bari Sardo.La quota modesta ha sottratto il massiccio agli effetti del glacialismo quaternario che ha invece avuto effetti tanto cospicui nella zona continentale.Nel quaternariole modificazioni ambientali si limitano pertanto al solo insediamento dei depositi alluvionali di fondo valle e di foce ed alla continuazione dell'azione esogena di erosione.



Il paesaggio sensibile attuale in termini morfologici.


Nell’assetto attuale il massiccio in relazione al modellamento operato dall’erosione sulla struttura precedentemente descritta è fondamentalmente caratterizzabile in due tipologie morfologiche ,quelladella erosione in forme cristallinee quella della erosione in forme calcaree. La prima interessa la totalità del massicciocentrale con sviluppo N - N- S - E (parte granitica e copertura scistosa). La seconda riguarda le catene sopracretacee del Golfo di Orosei solcate dal Flumineddu e dal Coduta de luna e le tre formazioni giurassiche di Laconi, Sadali, Ussassai. Le formazioni porfiriche erciniche sono visibili a Tertenia, Lanusei, Monte S. Vittoria, Su Sciusciu. Gli espandimenti lavici sono rappresentati dal neovulcanico intorno ad Orosei ed alla foce del Cedrino, da Dorgali alle basse Baronie. Infine le scarse pianure alluvionali sono rappresentate dalle zone di foce del Pelau tra Capo Sferracavallo e Bari Sardo, dalla piana di Arbatax e dalla foce del Cedrino ad Orosei.
Il paesaggio geografico razionale
I SUOLI DEL GENNARGENTU -Pedologia e compatibilità
Abbiamo visto in sede geolitologica come tutto il massiccio sia costituito da una impalcatura granitica affiorante nei settori N e SE, dai depositi siluriani nel settore Sud, damicascisti gneiss metamorfici con lerelative intercalazioni porfirichetra le due formazioni nei settori NW e SE e NE, dai calcari secondari prevalentemente giuresi nel settore NE, e SW, e da alcune piccole formazioni di deposito quaternario.Sia i graniti affioranti a reazione acida come i terreni da essi derivanti arenizzati e caolinizzati, sono ricchi di potassio e poveri di calcio e fosforo e danno luogo a suoli sottili per i quali è tipico il paesaggio della sughera (settore N e SE). Gli scisti più teneri e sempre a reazione acida in quanto assai minore dei graniti, danno luogo asuoli più profondi con i quali e' compatibile il paesaggio del leccio. I calcari, duri del mesozoico a leggera reazione alcalina,sonointeressatidal paesaggio del leccio. I terreni originati da calcar ]. teneri del terziario ricadono oltre i confini sudoccidentali del piano. I terreni formati da alluvioni grossolane terrazzate, detriti di falda, co­ni di deiezione,panchine del quaternario, essendo generalmente profondi e consentendo la formazione di falde freatiche configurano il paesaggio antropizzato e coltivato. Naturalmente modeste forme di coltivazione si possono avere,con l'aggiunta di correttivi naturali (rotazioni etc.) o chimici, nei terreni aventi una profondità dello strato attivo superiore almeno ai 40 cm.