Nel panorama legislativo italiano esistono diversi riferimenti che consentono all'amministratore locale ed in generale ai cittadini di affrontare compiutamente il problema del recupero dell'immagine complessiva delle città . Certo buona parte di queste disposizioni sono nate per far fronte ai grandissimi e gravissimi problemi esistenti nelle grandi città e in quei paesi che assistevano senza controllo al saccheggio dei cosiddetti centri storici , ma tali possibilità non sono limitate ad esse poiché vi possono far riferimento anche i piccoli centri come il nostro. Grazie a questa norme è possibile progettare il ricupero all' abitabilità di intere zone malsane preservandone tuttavia le caratteristiche urbanistiche e architettoniche .Oltre a ciò è possibile effettuare un discorso ancora più avanzato in quelle situazioni ove le condizioni lo permettono,sulla figura complessiva da dare ai paesaggi urbani. Una Amministrazione che si cimenta con questo tema dovrebbe approvare i progetti di questo tipo avviando un processo che permetta il superamento delle posizioni più superficiali per arrivare a individuare le potenzialità culturali e politiche che il problema in sé comporta. L'atteggiamento meno serio sarebbe quello di delegarne ai tecnici la realizzazione e la gestione concreta . I progetti di questo genere dovrebbe essere il risultato di una grande inchiesta e di grandi consultazioni con diversi Enti , pubblici e privati , da un lato e i cittadini dall'altro . Questo ci pare essenziale per il semplice motivo che essi sono i principali soggetti interessati . Progetto come conseguenza di scelte politiche e culturali quindi. Tra i tanti modi di impostare i problemi connessi a quanto detto ne esistono due che meritano una attenzione maggiore: quello che propone il RECUPERO tout-court puntando soprattutto alla 'velocità nell'ottenere il risultato' e quella che mira al 'recupero storicizzato del patrimonio'. Questa seconda impostazione è certamente la meno facile da perseguire. Come hanno affrontato il problema in altre situazioni ? Molte Amministrazioni , impegnate a riqualificare l'ambiente urbano, hanno addirittura istituito un assessorato ad hoc. L' intenzione generale è di organizzare l'immagine complessiva della città , non limitarsi ad una semplice operazione di 'maquillage'.
In effetti,il concetto di arredo può facilmente far nascere la sensazione di un qualcosa di non esente da velleitarismo, in specie se riferito ad un paese , un qualcosa in più rispetto ad altri problemi "sostanziali" come quelli della casa e dell'occupazione . Peggio ancora se l'intervento riguarda prevalentemente un nucleo storico al fine di creare qualcosa di "raffinato" -qualcuno potrebbe dire aristocratico - entro le cerchia dello squallore ,spesso di desolazione , dei rioni periferici di una città o di un paese. Quando l' Amministrazione tonarese ha avviato e concluso la ristrutturazione di Viale della Regione in molti hanno pensato questo. Certo non basta l'obiettivo di ricupero di una parte del centro storico rendendolo più 'trasparente' , occorre porsi anche quello di intervenire con l'arredo nel resto del Centro storico e in periferia per dare un minimo di senso, di riconoscibilità a zone , dove , mancando i valori storici ambientali , si perde la possibilità di orientarsi , di sentirsi a casa , di appropriarsi dello spazio in cui si vive. All'interno del discorso sul ricupero del Centro storico esiste il problema della immagine complessiva del paese e non solo del suo centro storico o dei suoi centri. All'interno di esso , poi , esiste il problema dell'arredo urbano o meglio dell'arredo paesano. ARREDO URBANO indica genericamente l'insieme delle attrezzature che servono a completare la funzionalità degli spazi pubblici , come panchine , fontanelle , lampioni , paline segnaletiche , colore delle case e delle strutture, verde pubblico ecc. Il termine arredo si riferisce comunemente alla situazione del paesaggio urbano come se si trattasse dell'arredamento di un appartamento ed esprime il significato di quel particolare progetto che si occupa di qualificare in modo organico e uniforme lo spazio pubblico , sia aperto che coperto , rifinendolo nei dettagli e dotandolo delle attrezzature che rispondono alle esigenze della popolazione. Il progetto di arredo urbano investe molteplici ambiti disciplinari ; si misura con gli aspetto urbanistici e architettonici del paese ; tiene conto del regolamento edilizio ;implica conoscenze metodologiche e tecnologiche nel settore delle comunicazioni visive e della grafica.Occorre sottolineare , infine , che un'operazione di arredo urbano comporta un confronto molto delicato con la realtà esistente , con le attrezzature già presenti , con le qualità "storicizzate" degli spazi, con i materiali esistenti 'in loco ',con le conoscenze artigianali e industriali locali. Nella storia dell'uomo il concetto dell'arredo urbano è esistito sin dal sorgere dei primi agglomerati urbani. Una città greca e una città romana erano caratterizzate anche nei più piccoli particolari, come d'altronde anche le città medioevali , solamente che l'arredo urbano era riservato ,di solito , ai centri del potere. E' coi grandi architetti del '400 e grazie al radicale rinnovamento di varie città che l'arredo urbano si precisa come pedina-chiave nell'organizzazione di tutti i rioni per subordinarli al nucleo politico-culturale. L'avvento dell'industrialismo provoca inurbamenti massicci che sconvolgono questi equilibri fra le varie parti della città . La produttività e l'incessante trasformazione dei suoi metodi mutano l'idea stessa dell'abitare in città. In essa i nuovi quartieri di fabbriche e dormitori si saldano a fatica coi nuclei storici. La città si estende come non mai. Le antiche piazze assumono il ruolo di monumenti isolati entro nuove costruzioni attuate con linee,materiali,colori nuovi che si differenziano drasticamente dalle vecchie strutture. Dalla metà dell'800 i grandi centri affrontano la questione della dotazione urbana: lampioni, fontanelle, chiostri, stazioni, cassette postali vespasiani , vogliono agevolare i servizi. Sul finire del secolo i regolamenti edilizi sottraggono i singoli centri all'impronta locale, uniformando i risultati. Le cassette postali, ad esempio, sono identiche in tutto lo Stato e per un'amministrazione comunale è più facile comprare lampioni sfornati in serie e conta poco se il prototipo era stato disegnato per un'altra città con vie di un'altra larghezza e con un altro volume e colore. La speculazione edilizia provvede,poi, al livellamento verso il basso , mentre la pubblicità invade lo spazio disponibile e ne crea di inediti ( le insegne luminose, striscioni ecc.). Cambia ,insomma,il senso dello spazio. Il messaggio stradale diventa martellamento, tutto si uniforma , non trovare punti di riferimento nel paese è la norma. Se quanto detto finora è storia della generalità dei centri urbani, i problemi che ne derivano sono vieppiù appesantiti per i piccoli centri come Tonara specialmente per la loro pretesa di inserirsi nei canali di sviluppo turistico.
In questo senso sono esemplari le iniziative delle Amministrazioni di molti piccoli centri del Nord Italia . Nella esperienza di Tonara le vicende storico - urbanistiche non si sono succedute secondo le sequenze ora indicate , molti anelli sono stati saltati. Quindi il compito di orientarsi diventa ancora più arduo. Non si trovano tracce di presenze architettoniche - urbanistiche greche, ne romane, non segnali del vento nuovo spirato con la rivoluzione rinascimentale , non sconvolgimenti dovuti al primo industrialismo. Una genesi e storia particolari , dunque. Nella articolazione urbanistica del paese , dislocato - abbarbicato forse - in rioni ben distinti fra loro , si potrebbe vedere un probabile influsso della cultura urbanistica punica. Sia che si propenda per questa affascinante prospettiva sia che si voglia affidare alla casualità degli avvenimenti la nascita e lo sviluppo storico del paese , noi crediamo che ci sia la necessità di dover andare più a fondo nella ricerca prima di ipotecare il futuro del paese. Senza il conforto di dati certi , comunque , ci sembra di poter affermare che il nostro paese ha subito una metamorfosi radicale passando direttamente da Ospitone al secondo dopoguerra con poche tappe intermedie . Un salto brusco da una situazione urbanistica originale-primordiale allo sconquasso dovuto all'influenza della cultura del tardo-industrialismo. Anche a Tonara sono nati i quartieri ghetto , insomma , senza che nessuno ne abbia programmato coscientemente la nascita e le caratteristiche ma piuttosto come il risultato della politica del vivere alla giornata. Tonara nella sua collocazione geografica attuale è ,inoltre, il frutto della proposizione su un altro ambiente geografico di un paese di origini antichissime di cui , attualmente poco si sa se non che era articolato anch'esso su 3 o 4 rioni. Il frazionamento - distinzione rionale - pur all'interno di un quadro unitario appare come una costante caratteristica della storia urbanistica - e non solo - di Tonara . Alcune caratteristiche di arredo urbano sono evidenziate anche ad un rapido esame della mostra esposta in Comune. Da quanto ho detto sin qui è evidente che è necessario approfondire meglio lo studio della cultura architettonica e paesaggistica del paese anche in funzione degli aggiustamenti nel Piano Regolatore Generale . Resta questa l'unica soluzione possibile per programmare realmente un intervento in un settore tanto delicato. Attraverso diverse operazioni speculative , a decorrere dagli anni '60 , si viene a creare disordinatamente un nuovo quartiere in modo tale che non ha nulla da invidiare ai sobborghi delle grandi aree metropolitane. Si è assistito alla scomparsa di quel poco di caratteristico che il paese aveva : cortili , selciati , presenza diffusa del legno ecc.- Recentemente l'attuale Amministrazione ha impostato una serie di interventi che hanno come punto qualificante la realizzazione dei muri di pietra e del selciato. Oltre ad altre questioni, su cui torneremo in seguito, si nota il solito modo di procedere a tentoni senza un disegno globale ben definito. Gli interventi non si rifanno alla tradizione né per i materiali né per le tecniche adottate; non esiste una scelta univoca dei materiali e degli stili; in una via viene usata un tipo di pietra e una tecnica , in quella vicina si usano diversi materiali e diverse tecniche. L'impressione che si ricava è che lo scopo principale sia quello di voler cancellare il cemento . Ma questa è una risposta solo a parte delle questioni che si citavano e in questo modo di operare vediamo riproposta una prassi non molto diversa dal recente passato . Se la visione dell'arredo urbano viene ricondotta dall' Amministrazione locale al semplice rivestimento dei muri di cemento con pietre ( rigorosamente non locali ) e se ,nella fretta dell'agire, essa non perde tempo a riflettere ,tra le altre cose, sulle caratteristiche storiche del modo di ''fare arredo " nel nostro paese ( per esempio sulla generale presenza della malta sui muri delle vecchie case , sull'uso del "nostro cotto " sui colori particolari ecc.) e che sfruttava le risorse naturali ed umane prettamente locali , con ciò non vogliamo dire che essa possa essere responsabilizzata più di tanto poiché , comunque , un suo tentativo l'ha prodotto . A mancare sono le analisi e le proposte dei Partiti politici , degli organismi culturali , dello stesso Istituto scolastico superiore ,delle categorie interessate che dimenticano di essere gli attori primari di questo processo . Il discorso è ancora aperto.