Questa rubrica è dedicata al dibattito sulla storia del paese. Ricostruire ed interpretare con una certa sicurezza gli avvenimenti economici, amministrativi, politici ,di costume di un paese é impresa di non poco conto e irta di mille difficoltà. Si tratta ,infatti ,di attingere dai pochi dati sicuri e dal "senso comune" degli anziani che tramandano realtà e mito in un'unica soluzione. Tenuti presenti questi limiti ,senza la pretesa di voler scrivere la "VERITA' ", vogliamo correre i rischi che l'impresa comporta. Siamo fiduciosi ,infatti , che molti tonaresi vorranno darci il loro contributo ,consapevoli come sono dell'importanza che il problema assume. Il recupero ,la sistemazione e il racconto delle vicende paesane consentono di fare storia ,quella storia che per troppo tempo é stata pensata e vista solo come sviluppo delle vicende delle classi dominanti . Questa rubrica nasce , quindi, per scrivere di quella storia che mira a far emergere il ruolo fondamentale che le classi subalterne e emarginate - ma anche le zone emarginate come la nostra in genere- hanno sempre avuto.
In sede di avvio ci pare doveroso rendere omaggio e quindi proporre a tutti
le problematiche che il Prof. GERARD MARIO SALOLE, a tutti noi noto come GERRY,
ha sollevato nell'analizzare il nostro paese. Abbiamo estratto una parte di un
articolo pubblicato nella rivista BRADS n.10 del 1981 perché contiene stimoli
più che opportuni per lo sviluppo del dibattito. Entreremo nel merito di
questi problemi nei prossimi numeri del giornale dopo una necessaria
carrellata di documentazione sulla Tonara del dopoguerra che riteniamo possa
essere utile come premessa.
" Tonara, un piccolo paese montano nel centro della Sardegna, É noto in tutta
la zona per essere qualcosa di atipico nel contesto dell'ambiente pastorale
barbaricino di cui fa parte.
Questa differenza fra Tonara e i suoi immediati vicini ...é enfatizzata ed ha
un riflesso quotidiano nella FOLK-IMAGE del paese che si può riscontrare sia a
livello EMICO (come costruzione dell'immagine da parte dei protagonisti) sia a
livello ETICO (come costruzione da parte degli osservatori esterni. ) Infatti,
la reputazione di Tonara ,di essere "diversa dagli altri" é così diffusa che
si trovano molti lazzi sul fatto che i tonaresi sarebbero tutti " MACCOS". Ciò
viene spiegato con l'affermazione che Tonara non manifesta quel carattere di
riserbo e diffidenza tipico di una società pastorale: non c'è omertà' a
Tonara. Questa FOLK-IMAGE di Tonara che si é affermata nei paesi circostanti e
che le viene attribuita dagli informatori ,vale a dire la mancanza di
discrezione e di riservatezza dei tonaresi ,viene legata al presunto passato
NON PASTORALE di Tonara ... Appare interessante...proprio il fatto che venga
negato il passato pastorale di Tonara e venga parallelamente enfatizzata la
sua predisposizione alla attività commerciale. E' vero ,infatti ,che Tonara
oggi non ha prevalentemente un'economia pastorale e che si può ragionevolmente
affermare che i tonaresi hanno abbandonato la pastorizia con velocità
allarmante. La netta diminuzione dei capi di bestiame a partire dal 1890 (da
21.985 nel 1888 a 16.319 nel 1921 e a 14.787 nel 1945 ...) é stata
spettacolare. I motivi di collasso della pastorizia (e ugualmente
dell'agricoltura) sono molti e troppo complessi per chiarirli in modo
esauriente in questo scritto ... Ciononostante é importante notare che il
FOLK-MODEL ha individuato l'emergenza del settore commerciale come intimamente
legato al fallimento della pastorizia rappresentando questo fenomeno come uno
spostamento diretto dalla pastorizia al commercio ambulante. Ora ciò non é del
tutto esatto, dato che la maggior parte dei pastori hanno trovato occupazione
in qualità di operai nei cantieri di forestazione della zona o sono emigrati
nel Continente o in Europa ... ""
Nel censimento del 1951 la popolazione Tonarese risulta di 3.304 persone. La popolazione ATTIVA (cioè inserita in attività produttive o che comunque svolge delle attività)era di 1.056 unita' , rappresentando il 32% dell'intera popolazione mentre quella NON ATTIVA era di 1.598 unità cioè il 48% della popolazione). In AGRICOLTURA sono occupate 572 unita' , equivalenti al 54% della POPOLAZIONE ATTIVA. Nel SETTORE SECONDARIO (industria - artigianato ecc.)sono occupate 254 unita' , cioè il 24% della POPOLAZIONE ATTIVA. Infine ,nel TERZIARIO vi sono 238 addetti, che rappresentano il 22% della POPOLAZIONE ATTIVA. Dall'analisi sommaria di questi dati traspare che la società tonarese degli anni CINQUANTA ,come accadrà nel resto d'Italia in quel periodo ,ha un carattere prevalentemente agro - pastorale . Questo aspetto merita una più attenta osservazione. Più del 40% del territorio era ricoperto da boschi .Questo dato é significativo soprattutto se paragonato alle percentuali di boscosità' dei paesi vicini , ove ad eccezione di Ovodda , non si supera il 25%. Così si può leggere il diverso rapporto esistente tra il paese e la campagna : orientato prevalentemente verso il pascolo nell'intero circondario ,legato intimamente al bosco e alle sue attività' a Tonara. Questa situazione si può rimarcare se si tiene conto delle tante imprese che a Tonara si sono sviluppate nel settore della produzione, trasformazione primaria e commercio del legname. La Superficie Utilizzata a PASCOLO rappresenta, comunque , un dato di notevole importanza ma non pari ai valori del circondario, ove si raggiungono percentuali del 78% come ad Aritzo e l'88% come ad Austis. Le coltivazioni, con 175 HA, non hanno un grosso peso se non come integrazione al resto dell'economia. Tonara , da diverso tempo, é dipendente dall'esterno per quanto riguarda le derrate alimentari principali. La Superficie improduttiva viene calcolata in 149 HA. Gran parte del terreno agricolo apparteneva ad alcuni grandi proprietari:9 aziende coprivano, infatti, la superficie di circa 3680 HA. Due fra i più grandi proprietari terrieri dell'epoca ,l'Arangino e il Manfredi-Gessa , sono emblematici per il il diverso modo di intendere la presenza sul mercato.
Nonostante fosse il proprietario con la superficie più estesa l'Arangino
non si preoccupò più di tanto di sfruttare "in modo intensivo" i propri
possedimenti ,perciò non effettuò migliorie di alcun tipo e non reinvestì
nell'azienda le rendite che ne ricavava. Alle sue dipendenze aveva poche
persone che, generalmente, svolgevano mansioni di guardia: era un tipico caso
di AGRARIO ASSENTEISTA.
Al contrario ,il Manfredi-Gessa ,che nel 1929 aveva ereditato tutta la
proprietà del padre ,era quel che si suol dire un IMPRENDITORE dinamico e
moderno. Intanto, aveva alle sue dipendenze fra i 200 e i 300 operai, dei
quali alcuni provenienti dal circondario e addirittura dal continente
italiano. Le attività di cui si occupava andavano dalla fornitura di legna da
ardere, che esportava in tutta l'isola, alla produzione del materiale
necessario alle falegnamerie , passando per la fornitura, esclusiva, delle
traversine e del materiale similare usati per il completamento degli ultimi
tratti della ferrovia ,quindi ,dei puntali destinati alle miniere sulcitane e
dell'iglesiente ecc. Il suo impegno non si limitava , esclusivamente, allo
sfruttamento delle risorse del bosco ma si orientava anche alla organizzazione
di un'azienda che provvedeva alla raccolta e alla commercializzazione dei
prodotti agro-pastorali dell'intera zona - Fonni e Desulo incluse- tentando di
dare un respiro regionale a quelle attività. I suoi dipendenti venivano
assunti con un contratto di lavoro vero e proprio anche se per i lavori di
piccola durata venivano chiamati i cosiddetti gerronaredis che rappresentavano
la manodopera precaria per eccellenza -e buona parte di essa era femminile -.Non
bisogna dimenticare ,infine, che con l'esclusività delle forniture di legname
a varie Ditte dell'isola, egli ha avuto la possibilità ,da un lato, di
intascare lauti profitti e, dall'altro, di continuare la triste esperienza
degli imprenditori Continentali (Berti e Bruni) che avevano iniziato il
saccheggio selvaggio e indiscriminato del bosco tonarese.
Con la morte dell'Arangino i terreni vennero espropriati dall'ETFAS ,in
applicazione delle disposizioni previste dalla Riforma Agraria ,e accorpati in
prossimità delle proprietà maggiori. L'ETFAS disboscò ,a sua volta, una parte
dei terreni di UATZO ,per un'estensione di circa 700 HA, assumendo
temporaneamente dei braccianti per i lavori più urgenti ed effettuando un
tentativo di creazione di una piccola proprietà contadina: furono creati ,
infatti, alcuni poderi da consegnare a degli assegnatari, ma il tentativo, su
cui torneremo in seguito ,non poté avere buoni risultati. La proprietà del
Manfredi, alla sua morte, venne acquistata da altri imprenditori del settore
del legno .
Nello stesso periodo che stiamo esaminando era diffusa in modo massiccio la presenza della piccolissima proprietà : 517 proprietà sotto la dimensione dei 5 HA riuscivano a raggiungere appena i 457 HA di superficie complessiva. Le proprietà medie ,che vanno da un minimo di 5 HA a un massimo di 20 HA di estensione a prescindere dal Volume di merci prodotte, raggiungono una superficie complessiva di 252 HA con una estensione media di 7.8 HA . Nel dare uno sguardo alla stratificazione sociale in agricoltura si può notare la presenza, notevolissima, dei lavoratori in proprio (271 unità),segno evidente della parcellizzazione della proprietà agricola del nostro paese. I braccianti agricoli veri e propri rappresentano ,invece, una fetta minore (78 unità),superati per numero dai coadiuvanti (219 unità),anche se la lettura di questi dati va presa con le dovute cautele vieppiù necessarie in un settore come questo ove le sovrapposizioni o i censimenti approssimativi sono ordinaria amministrazione. E' bene ricordare ,infatti , che la separazione fra una categoria e l'altra non fosse così rigida ,dato che un piccolo proprietario o il coadiuvante spesso si prestava a diventare bracciante. Oltre al sistema a conduzione diretta e a quello con l'utilizzo di braccianti era diffuso anche il sistema a mezzadria.
Una buona parte del terreno agricolo tonarese era adibito a PASCOLO. Il patrimonio zootecnico consisteva di:
ovini caprini bovini suini asini e muli equini
11.668 1.698 304 393 169 93
Quasi tutti i pastori svolgevano la propria attività senza l'uso di fabbricati colonici di alcun tipo e senza qualsiasi altra forma di investimento fondiario .Era raro, infatti ,il caso del pastore che , contemporaneamente, fosse proprietario del gregge e del pascolo. Le dimensioni delle "imprese" pastorali, data la separazione tra proprietà dei greggi e proprietà dei terreni ,non erano notevoli. I greggi più comuni si aggiravano intorno ai 200 capi. Esisteva una particolare figura, il servo-pastore, che caratterizzava i rapporti fra "impresa" e salariato. Il contratto consisteva nella prestazione d'opera dietro compenso in natura, caratteristica che potrà permettere, dopo diverso tempo e a prezzo di grandissimi sacrifici, la nascita di una nuova figura imprenditoriale ed il conseguente passaggio di classe del servo-pastore. Era, questo, uno dei pochi esempi di mobilità sociale verso l'alto. I terreni utilizzati per il pascolo appartenenti ad innumerevoli proprietari venivano utilizzati dai pastori grazie ad una forma dii affitto concesso alla comunella , sorta di organizzazione pastorale che trova la nascita nella notte dei tempi. Il canone, in genere ,veniva pagato con beni naturali.
Abbiamo detto che la popolazione attiva era occupata, prevalentemente, nel settore agro - pastorale ma anche il settore secondario, industriale e artigianale non era poca cosa per l'economia complessiva del paese. Il 7.3% dell'intera popolazione residente é, infatti, un altissimo indice di presenza nel settore. Si pensi che nel Comprensorio l'indice relativo al 1961 - cioè 10 anni dopo- era del 2.8% mentre quello del Mezzogiorno Italiano era del 4.7% - quindi valori molto più bassi della realtà tonarese -. Certo siamo di fronte -é bene chiarirlo- ad un grado di organizzazione industriale - artigianale di piccole dimensioni, primitivo e precario del tutto interno all'ottica sarda e meridionale non paragonabile ai fenomeni che contemporaneamente attraversano altre zone italiane. Esisteva ,infatti ,uno sproporzionato peso del settore delle costruzioni ,che non può essere indicativo, preso individualmente, del grado di sviluppo o di importanza del settore secondario perché troppo legato a fattori congiunturali e di breve durata. Non mancano però le "imprese" legate a produzioni meno fluttuanti con una ossatura produttiva stabile e influente - si pensi alla produzione delle sonaggias ,al torrone ,al tessile ecc.). Sono abbastanza diffuse, poi, quelle attività legate alla produzione dei beni di consumo più immediati.
Ci troviamo di fronte, quindi, un mondo economico extra - agricolo non indifferente che ci può permettere di definire Tonara come una realtà "diversa" rispetto all'assetto del Comprensorio, senza per questo arrivare a negare il passato ed il presente - del 1951- mondo pastorale tonarese. Ci preme sottolineare ,però ,che il mondo pastorale e agricolo tonarese negli anni CINQUANTA abbia perso il ruolo egemonico tipico nei paesi barbaricini e di fatto l'agricoltura di montagna non riesce più a sopperire a questa c r i s i ,nonostante l'eredità della politica agraria "sperimentata" durante il periodo fascista. Infatti, se la lettura dei dati é esatta ,i tonaresi da diverso tempo si erano "preparati" - o si apprestavano a farlo- altre soluzioni economiche - precarie o durature che fossero - di cui per il momento non interessa analizzarne lo spessore e la qualità. Che un processo di trasformazione economico- sociale non si sviluppi in un arco di tempo breve é considerazione valida per la situazione odierna ma ancor di più per la società degli anni CINQUANTA. Le cause della perdita di importanza e del progressivo abbandono delle campagne da parte della popolazione tonarese perciò devono essere ricercate ,a parer nostro, attentamente. Vi é una diffusa opinione che vede nella Riforma Agraria, preparata e varata nel dopoguerra dopo accesissime e interminabili discussioni parlamentari e politiche - e nelle "interpretazioni" regionali di essa, l'origine , per così dire, della decadenza agro - pastorale .Ora, se é vero che con essa , nella generalità delle situazioni Meridionali ed in Sardegna ,si é avuta come conseguenza l'avvio del processo di fuga dalle campagne , nel nostro caso particolare essa ha sfondato una porta già aperta da tempo ,nel senso che ha accelerato un processo che ,in realtà ,era già in atto dall'inizio del secolo - causato , quindi, da altri fenomeni- e che raggiungerà il culmine ,come azione devastatrice di una economia - nel corso degli anni SESSANTA. Da indagini effettuate sulla realtà economica del nostro paese agli albori del NOVECENTO emergono alcuni dati che, se letti con l'attenzione dovuta, possono permettere di mostrare l'effettiva origine della crisi della società pastorale tonarese, determinandone lo spostamento - rispetto al senso comune e ad alcune interpretazioni intellettuali ad esso collegate- indietro nel tempo di diversi decenni della sua decorrenza e giustificando ,in tal modo, quella FOLK-IMAGE di "diversità" che si é creata a tale proposito e di cui ha scritto il Prof. SALOLE. *** Dopo l'unità d'Italia ,fra i grandi problemi che il governo di Torino pensò di dover affrontare con urgenza vi fu la questione delle infrastrutture ed in particolare delle comunicazioni all'interno del nuovo regno. Nella Sardegna, poi, tale questione si presentava ,addirittura ,in modo drammatico. Mancava completamente la rete ferroviaria e le strade vere e proprie erano limitate alla pianura. Occorreva, quindi , dotare l'intera isola di vie di comunicazione tali da permettere la circolazione delle merci, in breve di immettere nel mercato intere zone dell'interno , integrandole con il resto della regione e del regno. Tra i primi progetti che furono avviati vi fu quello della costruzione della rete ferroviaria. A tal proposito sono interessanti le osservazioni della Prof.A.T.Asole ("I paesaggi di montagna e il manto boschivo"):"...(Dopo il 1870 ndr )il governo scaricò una parte dei costi della costruzione della ferrovia sui Comuni che ne sarebbero stati interessati...I comuni ,deficitari come sempre ,proposero una sorta di pagamento in natura per cui cedettero alla società appaltatrice (inglese ndr)l'utilizzazione decennale di una fascia profonda mediamente 1 km di tutte le terre ex- ademprivili ( terreni gravati da diritti pubblici ndr) che si trovavano lungo il percorso...La società ... non solo non li migliorò( i terreni ndr )... e non ne trasse esclusivamente i tronchi necessari per le traversine... ma li depredò di tutto il legname possibile...A tutto ciò vanno aggiunte le conseguenze di un momento particolarmente favorevole attraversato dal mercato caseario ,che portarono a così rilevante aumento della consistenza delle greggi da dare luogo a carichi a ettaro particolarmente alti ... I pastori ,per soddisfare le esigenze alimentari del nuovo quantitativo di bestiame, dapprima presero a mutilare le piante delle fronde fresche e poi cominciarono a far ricorso...agli incendi... se a ciò si aggiungono i tagli che vennero effettuati per la messa a dimora di nuovi vigneti ... si comprendono tanto lo stato di degradazione del bosco isolano ... quanto la sua esigua estensione... (Le conseguenze di questi avvenimenti portarono ben presto alle frequenti alluvioni in pianura ,provocando danni ingenti nelle coltivazioni e negli abitati)... Le autorità si videro costrette a prendere provvedimenti... Fu varata la Legge Speciale del 1897 cui seguì nel 1910 quella relativa al Demanio Forestale dello Stato." Da queste considerazioni possiamo dedurre che la pastorizia avesse raggiunto in quel periodo una forza ed un peso mai avuto prima. Dai dati in nostro possesso il fenomeno si registra anche a Tonara. Alla fine del secolo scorso si contano più di 20.000 capi di bestiame (che rimane il culmine raggiunto dal nostro paese). Con l'emanazione delle nuove disposizioni governative , volte a prevenire ed a limitare il dissesto idrogeologico del territorio sardo, furono imposti moltissimi vincoli che ostacolavano sempre più la coltivazione ed il pascolo in buona parte dei terreni. Gli effetti della nuova situazione non tardarono a sentirsi, tanto che ne abbiamo un riscontro in diverse istanze comunali degli inizi del secolo con le quali si chiedeva , al Comitato Forestale, una deroga onde permettere le colture nei terreni sottoposti a vincolo ed anche la revisione degli elenchi dei terreni suddetti che costituivano circa i 2/3 dell'intero terreno agrario di Tonara- erano vincolati, infatti, Monte Susu ,Uatzo e Illaré -. Nonostante il vasto movimento di protesta popolare e l'aggravarsi delle condizioni generali della vita della popolazione, la situazione , dal punto di vista giuridico e quindi socio - economico, non si modificò e l'economia del paese ne risentì in modo traumatico . E' a partire dall'intreccio di questi fenomeni che inizia la lenta ma costante trasformazione delle caratteristiche del paese. E' in questo periodo che la nostra popolazione conobbe -a sue spese- un fenomeno nuovo che appare nella sua storia: l' e m i g r a z i o n e. Venendo a mancare lo spazio fisico per svolgere la loro attività molti pastori dovettero vendere il bestiame. Parimenti i coltivatori e le altre categorie legate maggiormente al mondo agricolo - e si può capire quanta estesa fosse l'area - si trovarono nella impossibilità di tirare avanti. Tantissime persone dovettero lasciare il paese alla ricerca di un lavoro. A decine i tonaresi varcarono l'Atlantico alla ricerca di un lavoro e della "fortuna". E' una pagina della storia di Tonara che deve essere ancora scritta e valutata appieno poiché densa di problematiche e di esperienze che tanto peso ebbero , successivamente, attraverso le storie - individuali e collettive- dei protagonisti nel determinare quei cambiamenti nella cultura e nel modo di pensare dei nostri concittadini. Noi riteniamo che questo avvenimento abbia avuto una importanza fondamentale nel creare le condizioni per il mutamento delle caratteristiche complessive del paese, nel far nascere quella "diversità" di cui si é accennato tante volte. A completare l'opera di questo processo di trasformazione radicale intervenne subito dopo un altro importantissimo e tragico fenomeno: lo scoppio della G r a n d e G u e r r a
Le conseguenze più drammatiche della guerra non tardarono a manifestarsi anche nel nostro paese. La pastorizia, più di altri, fu il settore che pago' il più alto prezzo per quelle vicende. I pastori che dovettero rispondere alla chiamata alle armi, furono costretti in molti casi a vendere le loro greggi. Il più delle volte si cercarono acquirenti fuori paese. Con la Grande Guerra ,quindi, può dirsi avviata a compimento quel processo iniziato alla fine del secolo scorso e che ha portato a ridimensionare notevolmente il mondo pastorale e comunque anche quello contadino legato più strettamente alle coltivazioni alimentari. Da un lato Leggi e Regolamenti che ne avevano limitato fortemente la potenzialità e lo stesso spazio vitale, dall'altro la penetrazione della concorrenza esterna, soprattutto nei confronti dei coltivatori, a prezzi più contenuti grazie alla nuova via di comunicazione ( strada provinciale e ferrovia) e per finire la crisi bellica sono gli elementi portanti che prefigurano la "svolta" nella struttura socio - economica tonarese. I nuovi contatti con l'esterno, inimmaginabili prima d'allora in termini quantitativi e soprattutto qualitativi, portano ,oltre al carico dei prodotti materiali, nuova cultura, nuova tecnologia ,nuove esigenze e cominciano ad intravvedersi , per i tonaresi del secondo decennio del '900 ,dietro la crisi gravissima (più acuta ancora per il fatto di coincidere con un processo di transizione da un tipo di economia ad un altro) cui é sottoposto il paese, nuove attività ,allettanti prospettive di sviluppo in specie nel settore dei trasporti e più in generale in quello commerciale. Ci vorrà molto tempo ancora perché i mutamenti affiorino chiaramente anche nella coscienza dei tonaresi ma resta il fatto che per la 1^ volta nella sua storia Tonara comincia a cambiare volto ,a diventare "diversa". A conferma delle nostre considerazioni sull'origine dei cambiamenti nella struttura socio - economica del paese può servire aprire un'altra parentesi relativa al periodo che stiamo esaminando, trattandosi di un'epoca ricca di implicazioni determinanti per il futuro come poche altre. Nell'analizzare il periodo in questione uno studioso nella sua Tesi di Laurea si sofferma sulle attività economiche nel nostro paese: ""... Ritroviamo una interessante relazione in una istanza diretta al Ministero dei Lavori Pubblici e tendente ad ottenere l'avvicinamento al Comune di Tonara della costruenda strada ferrata complementare Sorgono - Fonni . Così dice in generale l'Assoro nei vari punti:- 1-) Il Comune di Tonara che conta attualmente 3.200 abitanti é dei Comuni della montagna centrale Sarda e di tutto il circondario il più popoloso e degno di un migliore avvenire. 2-) Tale miglioramento dal lato economico e dal lato morale ,verrebbe certo a conseguirlo se il Superiore Governo, come si ha speranza, si degnerà di tenere conto dei diritti e delle esigenze di Tonara... 3-) Le produzioni paesane sono inerenti alla natura montuosa del proprio territorio: fiorenti pascoli alpini e allevamento del bestiame specificamente minuto, industrie di legname e coltivazioni arboree ,fabbricazione della calce e dei laterizi ,un punto importante di carbon fossile, alla ricerca del quale alcune società non poterono procedere per il disagio dei trasporti dalla lontana stazione ferroviaria. 4)L'esportazione in quantità non indifferenti si esercita in formaggi, lana e bestiame da macello .Grande esportazione in tutta l'isola, invece, si fa dei legnami da costruzione ,carbone, legname per strumenti agricoli, castagne, nocciole, noci, patate e torroni. 5-) Buona parte di queste esportazioni si riversa nella prossima provincia Sassarese, ma con un accentuato dispendio dei soli veicoli a buoi e a cavallo e purtroppo ancora con sole bestie da soma. 6-) La importazione a Tonara é pur essa esercitata in larga scala, dovendo approvvigionarsi di ogni sorta di granaglie, paste, vino, olii, coloniali ecc. 7-)Il comune di Tonara ,per quanto modesto ,ha un movimento di affari tutt'altro che disprezzabile specialmente se si aggiungono le esportazioni del vicino comune di Desulo, che ha le identiche risorse di questo di Tonara. L'allontanamento della strada ferrata Sorgono - Fonni sarebbe errore gravissimo per il movimento delle merci sulla linea perché priverebbe i due comuni più popolosi di questo circondario dello sbocco naturale dei propri prodotti . 8-) L'attuale stazione ferroviaria di Tonara, nonostante la distanza di 8 Km. dall'abitato é la seconda per importanza su tutta la linea Cagliari - Sorgono; importanza che diventerà doppia se una stazione prossima al paese verrà concessa sulla linea Sorgono - Fonni . 9-)Una stazione attigua all'abitato di Tonara formerebbe una convenienza per il facile rifornimento delle traverse alla linea, avendosi delle vere foreste di quercia. 10-) Se attualmente si presenta necessario e di grande interesse che la linea Sorgono - Fonni venga avvicinata a questo Comune, quale non sarà l'importanza che si acquisterà in prosieguo quando si dovranno tagliare razionalmente le estesissime e maestose foreste di Tonara e Desulo? Di quest'ultimo comune si dice che le sue foreste col taglio razionale, possano dare una produzione di legname da costruzione ,scorza e carbone per un valore di circa 3 milioni di lire e altrettanto dicasi con qualche differenza per le foreste di Tonara. Saranno anni ed anni di lavorazione il cui prodotto alimenterà proficuamente il traffico della linea. (...) 14-) LA strada ferrata Cagliari-Sorgono ha perfettamente scartato i maggiori paesi della montagna per accostare semplicemente Meana Sardo, comune di soli 2196 abitanti e di nessuna importanza industriale e commerciale come si deduce dal movimento limitatissimo dei passeggeri e merci di quella stazione...- Argomentando ora quanto é precisato nei punti...della relazione dell'Assoro ...possiamo ancora una volta sottolineare l'importanza storica assunta dall'economia tonarese nel settore industriale e commerciale. Il vasto accorrere ai grandi lavori forestali di carbonai continentali sotto la direzione degli industriali Berti e Bruni ed il sempre più crescente numero di carbonai e segantini tonaresi ,sotto la guida degli industriali del legname Gessa, Porru e Pruneddu ,confermano chiaramente quanto abbiamo precisato...Può calcolarsi secondo le notizie del Pala, industriale del legname dal 1920 in poi ,che nella regione boschiva di monte Susu ,i cui tagli sono stati effettuati dalle compagnie di carbonai del Berti, siano stati lavorati dal 1905 al 1915 circa 200.000 quintali di carbone pari ad una produzione complessiva di 1.000.000 di quintali di legna di rovere e di leccio. Di tagli parziali operati nella foresta di Illaré dalle compagnie del Bruni sappiamo sfogliando i registri consiliari del 1900 e del 1904 mentre si presume che altri piccoli tagli siano stati effettuati dalle compagnie dei carbonai tonaresi nelle diverse foreste del paese. In tutto possiamo considerare una produzione annua di carbone di poco superiore ai 20 mila quintali e cio' dipende dal fatto che gli industriali ,a differenza degli industriali della penisola, dispongono di modesti capitali e di pochi dipendenti e di solito alla utilizzazione in carbone delle foreste preferiscono la lavorazione delle traverse per le ferrovie e la lavorazione di buona parte del legname da costruzione e da miniera richiesto nell'isola ." Sempre per definire meglio le nuove caratteristiche che andava assumendo il paese in questo periodo riportiamo un altro passo dallo scritto del Prof. Gerry Salole: "" ... La costruzione della ferrovia Cagliari-Sorgono,alla fine del secolo scorso , ha costituito per i tonaresi un momento importante di contatto con molti lavoratori del Continente ... contatto che ha lasciato molte tracce nell'economia del paese... E' certo, comunque , che alla fine del secolo scorso il torrone veniva prodotto da una famiglia tonarese che ne monopolizzò la produzione e la vendita per quasi un decennio. La famiglia Carta possedeva due grandi caldaie di rame nelle quali veniva confezionato il dolce e probabilmente il "segreto" della produzione passò ai parenti più prossimi .Inoltre, la famiglia produceva più torrone di quanto ne potesse vendere da sola e metteva l'eccedenza a disposizione degl ambulanti che erano interessati a vendere. A partire dal 1910 si contavano mezza dozzina di uomini che viaggiando a piedi o a dorso di cavallo vendendo torrone ,noci , noccioline , campanacci e altri prodotti artigianali nelle varie feste religiose che si svolgevano in tutta l'isola. Per vare ragioni il torrone era un prodotto ideale per Tonara :degli ingredienti che sono necessari per la sua produzione, il miele e la frutta secca sono prodotti localmente e gli albumi d'uova erano facilmente reperibili nei paesi vicini. Attorno agli anni '20 venti famiglie avevano, ormai, acquistato le loro caldaie di rame e producevano il torrone a casa... Normalmente questo lavoro ,tipicamente femminile ,era svolto da moglie e figlie del torronaio , ma, se necessario, si ricorreva a manodopera femminile all'interno della cerchia parentale o anche a giovani donne retribuite. Durante gli anni VENTI c'erano nel paese circa 115 ambulanti che viaggiavano e vendevano merci varie nell'isola. Non tutti questi erano venditori itineranti a tempo pieno: molti erano gente estremamente povera che, avendo un piccolo surplus di castagne e frutta secca ,lo portava in Campidano per lo scambio con prodotti locali ... (Agli inizi del secolo grazie all'impresa CICALO' di Fonni =n.d.r.) veniva introdotto il carrettone che contribuì fortemente alla creazione di una vera categoria di ambulanti e torronai in Tonara. I tonaresi... erano diventati essi stessi produttori del carrettone ,essenzialmente un adattamento del vecchio carro agricolo che facilitava i viaggi a lunga distanza. Questa innovazione tecnica consentì ai torronai di assentarsi da casa per periodi più lunghi e comportò di conseguenza un notevole ampliamento del mercato. La crescente produzione costringeva i produttori ad acquistare miele dagli Abruzzi e a dipendere maggiormente dal lavoro retribuito. In questa fase si può individuare il primo momento di sviluppo :il soddisfare la richiesta dei produttori e la manodopera salariata incomincia ad essere impiegata in un modo semi- permanente..."" Come si può facilmente osservare già dai primi anni del '900 a Tonara esiste una varietà di attività extra - pastorali di notevole importanza se rapportato alla società sarda dello stesso periodo; si parla un "linguaggio" diverso; sostanzialmente il mondo tipico della pastorizia barbaricina é già fortemente in crisi.