in breve In breve : fare il pastore a Tonara, un'attività in declino.


La pastorizia Tonarese
Fin dai tempi più remoti la pastorizia a Tonara è stata una delle attività più diffuse e produttive che ha sempre coinvolto la maggior parte della popolazione e interessava quasi tutta la famiglia del pastore. Anche i bambini avevano dei lavori da svolgere: dovevano seguire il gregge giorno e notte, si davano il cambio con i fratelli per difenderlo da eventuali pericoli: I più frequenti si verificavano soprattutto nel periodo dell'agnellatura poiché le volpi potevano attaccare il gregge. Un altro pericolo era rappresentato dagli abigeatari o "FURONES".

la tosatura

I bambini per difendere il loro gregge, avevano dei cani addestrati oppure usavano "SA TIROLLA", la fionda. Altra attività. che veniva svolta dai ragazzi era quella di condurre il gregge al recinto, affinché venisse effettuata la mungitura. II recinto era delimitato da frasche, messe le une accanto alle altre, e costituenti un cerchio. Quotidianamente veniva prodotto il formaggio, soprattutto all'aperto, nei periodi di bel tempo, in caso contrario si faceva il tutto nelle SARACCAS. Coloro che non possedevano un luogo adatto, facevano portare dai ragazzi il latte a casa con "su CADDU" , il cavallo, o "Su MOLENTE" , l'asino. il lavoro veniva ultimato dagli adulti. L'orario del pastore non era preciso, molte volte essi non rincasavano, quindi i ragazzi andavano a preparare "SA BUGGIA" , e andavano ad accudire il gregge in montagna. I pastori erano spesso costretti ad emigrare nelle zone più calde, durante i periodi freddi, da novembre fino ad aprile. I posti migliori per emigrare erano il CAMPIDANO, le zone del SARRABUS, quelle dei SINIS . I terreni erano spesso presi in affitto, e per migliorarne la produttività , i pastori li aravano e il concimavano. L'alimentazione del bestiame, durante 1'inverno consisteva in mangimi come paglia e fieno, non mancava la carruba. Oggi sono molto utilizzati anche 1'erba medica, 1'orzo, il granoturco ed la "BONIFAVA", contenente grandi quantità di vitamine e proteine. Molte volte il pastore si metteva nei panni di veterinario, per curare le malattie del bestiame. Tra esse, ricordiamo il CARBONCHIO, curabile con qualche goccia d'olio, introdotta nella bocca dell'animale, poi, la AGALASSIA, molto temibile, che rovinava le mammelle, faceva diventare ciechi, e paralizzava addirittura l'animale, portandolo alla morte. Oggi la pastorizia, attraversa delle fasi di crisi: basti pensare che nel 1960, nel nostro paese, c'erano 60 pastori; attualmente essi ammontano ad una decina due, da poco si sono costituiti in cooperativa, che opera con tecniche moderne. Anche le pecore sono diminuite, prima il gregge contava più di 400-500 capi, oggi massimo 200, la cui qualità è addirittura meno pregiata. E' però rimasto qualche pastore tradizionale, anche se tuttavia, la pastorizia sta scomparendo .

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