in breve In breve : L'arte della costruzione dei campanacci, uno dei tesori di Tonara.


I campanacci di Tonara
Tiu Antoni Frore


Quando tiu Antoni Frore "intraiat in sonu" i campanacci fusi, poco prima, nella sua officina, tutti i visitatori lo guardavano con ammirazione; Lo stesso figlio, che aveva già cinquant'anni quando il padre morì, gli stava vicino in rispettoso silenzio, apprendendo dall'anziano genitore, l'arte di dare il suono all'ottone.

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La palazzina nuova di Arasulè risuonava di mille musiche, un vero e proprio concerto inventato per le pecore. "Sonaggios, coppias, narboliesas, traccas", sono i nomi fantasiosi dei campanacci più diffusi. Tonara è uno dei pochi paesi sardi che li produca per tutta l'isola. In paese quattro officine tramandano la tradizione antica: Floris, Sulis e i fratelli Patta.

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Dalle loro mani escono ogni anno centinaia di migliaia di campanacci, tutti diversi, l'uno dall'altro come musica. II mondo dei Pittiolos (costruttori di campanacci) è affascinante. Il mestiere è custodito gelosamente da padre in figlio: i maestri non lo insegnano a nessuno che non sia della famiglia, rispettando una promessa fatta agli antenati. Nessuno sa quali sono le tecniche di lavorazione, come si fonde l'ottone negli antichi crogiuoli, quale sia la tecnica per "intrare in sonu e dare un suono al metallo. L'insieme dei campanacci usati in un gregge, si chiama su ferru, ogni pastore li acquista nelle sagre paesane, dividendoseli in: invernali, quelli più leggeri, visto che le pecore sono magre, primaverili, quelli più pesanti o ferru grussu. I campanacci hanno un sistema di misurazione particolare, si stimano "a francos, cioè , secondo il prezzo che costavano nel periodo precedente alla Seconda Guerra Mondiale. II campanaccio da unu francu, da una lira, vale in realtà quasi diecimila lire. Il profano che sente le contrattazioni tra il venditore e il pastore, non capisce assolutamente di cosa si parla. Un mondo strano, quello dei 'Pittiolaios'. Un mondo che affonda le radici nella notte dei tempi. Tonara, con intelligenza e saggezza conserva ancora quest'arte antica, tenendone intatta tutto il fascino, a ragione, perché i sonagli che escono dalle officine de is Suliggeddos (i fratelli Sulis), di Angelo Sulis e di Battistino Floris, sono del veri e propri oggetti da museo, studiati e progettati per il mondo dell'ovile. I maestri si tramandano quest'arte primordiale da padre in figlio, custodendola religiosamente,come un segreto inviolabile.

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Battistino Floris la insegnò a suo figlio, così come suo padre fece con lui. E a poco a poco il ragazzo imparava la tecnica de itrare in sonu così come Battistino l'aveva imparata dall'anziano genitore. Su quest’arte antica sono nate molte leggende, per esempio, si dice che tiu Antoni Frore "avesse inventato le traccas, un tipo di campanaccio quadrato molto usato per le mucche e per le pecore adulte. Pare avesse visto il modello nelle greggi della Grecia.Così le introdusse a Tonara, cinquant'anni fa. Un tempo, esistevano invidie e gelosie tra maestri ferrai. Le officine si contendevano il primato "de su sonu"

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C’erano alcuni maestri che riuscivano a imprimere ai loro campanacci un suono duro,altri , invece erano in grado di dare una tonalità più musicale. A poco a poco, le rivalità si sono appianate: Battistino Floris, Angelo Floris, i Patta, sono tutti bravi , bravissimi. E, nonostante l'ovile oggi abbia cambialo struttura, infatti, le pecore vengono munte con le mungitrici meccaniche , e nelle aziende vengano utilizzati sofisticati sistemi di conduzione , gli artigiani tonaresi continuano a fabbricare i loro campanacci nelle vecchie officine, utilizzando i crogiuoli nuragici. Così le loro piccole "opere" di cultura materiale porteranno la musica nelle greggi come tremila anni fa. I campanacci, che vengono ancora prodotti, sono di tre tipi; quello tondo, quello quadro e quello lungo.II campanaccio tondo viene usato in tutta la Sardegna e, in particolare, nel Campidano, dove viene chiamato "Quartesai' e viene usato per le pecore. II tipo lungo è di due forme: quello Sindia, viene chiamato "Buchi larga, perchè è stretto in alto e largo in basso. Sindia indica il paese dove viene usato maggiormente, ma viene impiegato anche in altre zone della Planargia. L'altro tipo viene chiamato Narbolia , ha l'imboccatura più stretta e uno spessore più sottile e viene usato maggiormente nell'Alto Campidano: a Cuglieri e a Scano Montiferro. Questo tipo è particolarmente indicato per le capre. II campanaccio quadrato è più diffuso in Gallura, nell'Anglona , Logudoro e Nurra ed usato, maggiormente per le mucche. E' costruito con un metallo di spessore maggiore rispetto a quelli lunghi e tondi. Un altro particolare è il battaglio dei campanacci lunghi e tondi , quasi sempre di tibia di pecora o di qualche altro animale; invece, quello della serie quadrata, e di tondino di ferro nei tipi più piccoli e di un chiodo di cavallo per quelli un po' più grandi.

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