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Oculistica

Risponde lo specialista in oculistica Dott. Biagi Massimiliano

Cataratta:
la chirurgia ha lo scopo di rimuovere la "lente opaca" all’interno dell’occhio e di inserire un cristallino artificiale per ristabilire la perduta visione.

Miopia:
 il trattamento laser o chirurgico è una innovativa procedura microchirurgica che serve a eliminare o ridurre la necessità di occhiali o lenti a contatto in molti pazienti miopi.
Astigmatismo:
attraverso procedure chirurgiche o laser è possibile ridurre o eliminare l’astigmatismo e migliorare il comfort visivo del paziente.
Ipermetropia-presbiopia:
 il trattamento laser o chirurgico di questo difetto di vista può ridurre o eliminare la dipendenza dall’occhiale.
Glaucoma:
 la chirurgia si propone di ridurre la pressione oculare (aumentata nel glaucoma) con lo scopo di preservare la visione messa in pericolo dall’evolvere della malattia.
Trapianto di cornea:
è utilizzato per migliorare o ristabilire la visione ai pazienti con malattie ereditarie od acquisite della cornea.

"L’occhio, ossia la macchina fotografica umana".

 

   E' possibile fare un trapianto della cornea sicuro e senza rischi. Potrei avere alcune informazioni a questo proposito?                                       Manuela di Napoli

Per questa risposta si rimanda alla prima cornea artificiale trapiantata contemporaneamente a Taiwan e in California

Due diversi gruppi di ricercatori, rispettivamente del 
Chang Gung Memorial Hospital  di  Taiwan e della School of Medicine  dell'Università della California a Davis, annunciano, separatamente ma in contemporanea, di esser riusciti a ripristinare la capacità visiva di pazienti la cui invalidità era dovuta a  un  danno  corneale  irreversibile  e  che non avevano tratto giovamento dal tradizionale trapianto. I resoconti dei loro interventi appaiono sul  «New  England  Journal  of  Medicine»  del 13 luglio e sulla rivista «Cornea» di questo mese. Ciò  che  accomuna  le  due  ricerche  indipendenti è il fatto di aver combinato  per  la  prima  volta  le   tecniche  dell’ ingegneria   tissutale  con  quelle  dell’ oftalmologia chirurgica convenzionale. Il  trapianto  è  stato  infatti eseguito da entrambe le équipe con una cornea coltivata in laboratorio, invece che con  quella  di  un  donatore  come è avvenuto finora. La differenza sostanziale tra i due  tessuti, che determina le  loro  diverse  probabilità  di  successo,  consiste  nella presenza di elementi  cellulari immaturi, cioè dei precursori che differenziandosi vanno a rimpiazzare via via le cellule danneggiate o degenerate.  Queste cellule  «madri»  risiedono in una zona profonda della  cornea, e  lo  strato  superficiale  asportato  normalmente  da  un  donatore  ne  contiene troppo poche  per  assicurare  la  sopravvivenza  del  trapianto  nei casi  di  lesioni  molto  estese.  Il  tessuto artificiale viene invece cresciuto in laboratorio a partire proprio da cellule  corneali  staminali, estratte dalla cornea controlaterale sana  del  paziente, se  il  danno  riguarda  un  solo  occhio,  oppure  dalla cornea di un parente del paziente, mediante  un  prelievo  bioptico  rapido  e  privo  di  rischi.   tessuti sviluppati in coltura presentano un ulteriore vantaggio: possono essere  espansi a piacere,  congelati e conservati per future necessità senza bisogno di altri prelievi di cellule.
Nei laboratori delle università di Taoyuan e di Sacramento, le cellule  corneali  progenitrici sono state fatte moltiplicare su di una membrana amniotica (i tessuti degli  annessi fetali possono essere donati dopo il parto)  che  rappresenta  un  supporto  ideale  per i trapianti  in  quanto  non  provoca  reazioni immunitarie   nell’ organismo   ricevente.  Gli  interventi   hanno   prodotto  al  momento  risultati  molto soddisfacenti sia dal punto di  vista  del  recupero  della  funzione  visiva  sia  da quello delle possibili complicanze. Tra l’altro, mentre i sei pazienti taiwanesi sono stati tutti sottoposti a trapianto autologo, 4 dei 14 pazienti americani hanno  ricevuto  cellule  corneali  donate  da  familiari  senza  manifestare alcuna    reazione    indesiderata.   Anche   se   sottolineano   che   la   tecnica   è   ancora   in   via   di sperimentazione,  i  due   gruppi  di   scienziati  la  definiscono   molto  promettente   sia  per  il  futuro dell’oftalmologia sia per il progredire della bioingegneria tissutale. 

   I bambini possono avvalersi degli interventi laser per correggere i difetti visivi?                                                                                            Castigliani Domenico di Roma

I bambini fanno parte di quella categoria di persone che non possono avvalersi  degli interventi laser per correggere i difetti visivi e che non possono facilmente portare le lenti a contatto. L'unico rimedio è   spesso  quello  di  indossare  gli  occhiali.  Bisogna  pertanto  fare  le  giuste  scelte  in  base  alla sicurezza e al comfort.
Innanzitutto  si  deve  scegliere  la  montatura  in  base  al  materiale  di costruzione, che deve essere morbido, magari di gomma, questo per evitare che il bambino possa procurarsi dei danni, giocando o cadendo.
La montatura deve permettere al bambino  un  campo  visivo  perfetto, quindi  deve  essere  centrata davanti agli occhi. Vi sono in commercio  occhiali  dotati di un elastico che cinge la testa e mantiene una posizione corretta e permanente. Per le lenti,  si  consiglia  di  indirizzarsi verso le infrangibili ed evitare accuratamente quelle in vetro. Le lenti con trattamento antiriflesso sono consigliate solo per i bambini che evitano di toccare sempre gli occhiali, visto che spesso  mettono  molto  in  evidenza  lo sporco e le ditate. L'occhiale teorico adatto per un bambino, è quindi in materiale elastico,  con  lenti infrangibili e preferibilmente con l'archetto che collega gli oculari degli occhiali  posti  all'altezza delle pupille, per permettere un campo visivo completo.  In  casi  estremi è  possibile  applicare  le  lenti  a contatto ai bambini. Per esempio in caso di cataratta congenita o traumatica operata se non è stato possibile inserire la lente intraoculare nel corso dell'intervento chirurgico.Sono i genitori che devono approfittare del momento in cui  il  bambino  si  addormenta  per  toglierle  e  appena  si  sveglia  per inserirle. Queste lenti generalmente sono prodotte con materiale a base di silicone per mantenere la cornea ossigenata.

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In arrivo la super-vista
20 decimi e una nitidezza di visione finora sconosciute grazie all'ottica adattativa


L'ottica adattativa, una tecnologia utilizzata nell'ultima generazione di  telescopi, promette di calarsi nel quotidiano di tutti noi, per aiutare chi ha problemi di vista e per portare le capacità visive normali a livelli finora sconosciuti.
Uno studio sull'argomento è stato presentato all'ultimo  congresso  della 
American Astronomical Society da David Williams, ricercatore presso l'Università di Rochester,  che  da  anni sta cercando il modo di realizzare quella che,  adottando  una  terminologia  da  fumetti,  potrebbe essere definita super-vista. Anche se le ricerche sono ancora in una fase preliminare, il  mercato  dimostra  di prenderle  molto  sul  serio.  Infatti  Bausch&Lomb,  gigante  industriale  nel  settore  dell' ottica,  sta affiancando a Williams un  gruppo  di lavoro che fa capo a Scott MacRae, specialista di fama mondiale di chirurgia rifrattiva e studi sulla cornea.
In ambito astronomico, l'ottica adattativa  è  un sistema che permette rapidissime correzioni di focale, per compensare la turbolenza atmosferica che deteriora la luce proveniente dallo spazio.
Il metodo sviluppato da Williams consiste nel dirigere un raggio,  inoffensivo  ed estremamente sottile, verso l'occhio umano  per  poi  misurarne  la  luce  riflessa. Se  ne  ricava  una  mappa  oculare  molto dettagliata; spezzata  in  217  raggi  laser,  la  luce  viene  poi  inviata  a  un  sensore che analizza le deviazioni di ogni singolo raggio e permette di  rilevare  le  più  piccole imperfezioni dell'occhio. L'ottica adattativa entra in gioco nel momento in cui queste misurazioni  vengono utilizzate per deformare uno specchio flessibile, che è in grado  di  modificare  forma  e  caratteristiche  a  seconda  dello specifico occhio analizzato. Lo specchio utilizzato nella ricerca ha un  diametro  di due pollici e può curvarsi con la precisione di un paio di micrometri, grazie a 37 pistoni controllati da un computer. In tal modo le più piccole  distorsioni  dell' occhio  possono  essere   compensate:  oltre  a  misurare  65  diversi  tipi  di aberrazione e difetti tanto impercettibili che  i  medici  non  ne  conoscevano  neppure  l' esistenza,  il sistema può aumentare fino a  20  decimi l' acutezza dell' occhio  umano e migliorare fino a sei volte la capacità di percepire i contrasti. Un ulteriore vantaggio è che le  lenti più adatte a ciascuno potranno essere individuate in modo completamente automatico, eliminando quelle lunghe sedute da un oculista che chiede di provare decine di lenti diverse.

Notizie del mese di Luglio 2000.

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