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Biologia del pensiero musicale
L’orientamento biologico della psicologia cerca di spiegare il comportamento umano in termini di operazioni del cervello e del sistema nervoso che sono, a loro volta, influenzati dalla costituzione genetica dell’organismo. Dobbiamo, prima di tutto, ricordare che ciò che apprendiamo sono le strutture utilizzate per rappresentare la musica: esiste sia una forma di acculturazione educativa, cioè un apprendimento che avviene a seconda della esposizione, durante l’infanzia, ai normali prodotti musicali della nostra cultura, sia un’educazione vera e propria che porta all’acquisizione di abilità specializzate. Le influenze, sia biologiche che sociali, sono ovviamente comprese in una spiegazione completa della condotta umana. Quali, quindi, i fattori responsabili delle differenze culturali musicali? Esiste una base biologica per le origini della musica nella nostra specie? La composizione musicale ha una funzione biologica? Tali quesiti possono essere analizzati mettendo in evidenza le differenze che sussistono tra la cultura scritta e quella orale.Nella cultura orale, le uniche guide sono le conoscenze attuali e la memoria. Per molte persone, la scrittura viene ad essere fondamentale che la realtà è, sotto molti aspetti, mediata dalle loro notazioni; quel che può essere scritto e conservato è giusto e definitivo: nella cultura scritta, la memoria di una persona viene giudicata sulla base della registrazione scritta. Sfortunatamente, molte persone alfabetizzate ritengono che la vita o le conoscenze di una cultura che si basa sulla scrittura siano, in un certo senso, superiori a quelle di una cultura orale; per contro, sarebbe più corretto sostenere che la cultura orale e quella alfabetizzata sono differenti.La nostra scrittura alfabetica può portare ad un impoverimento della comunicazione: non è in grado di preservare informazioni significative nel ritmo, intonazione, tono e gesti, mentre riesce a custodire le informazioni fonetiche.Nelle culture orali, la musica viene trasmessa da un individuo all’altro ed è soggetta, come le conoscenze verbali, a variazioni nel tempo: all’interno di una cultura orale una esecuzione, spesso, non è uguale a quella precedente. In una cultura orale è impossibile che si possa ottenere lo stesso tipo di conoscenze che si traggono da determinati brani, dopo ripetuti esami delle partiture, o ripetuti ascolti della stessa registrazione.Ma, nonostante tutte queste differenze, sussistono basi cognitive universali per la musica, che trascendono le singole culture? Anche se la tonalità non è assolutamente universale, i concetti di scala e di tonica, hanno delle analogie formali in molte culture. Inoltre, sembra che la suddivisione delle scale in gradi segua dei principi comuni nella maggior parte delle culture. Si è affermato che le componenti delle abilità musicali hanno precise localizzazioni cerebrali: alcune ricerche hanno portato alla conclusione che le funzioni intellettuali sarebbero localizzate in aree differenti del cervello. La musica di Mozart aiuta ad organizzare i circuiti neuronali di alimentazione nella corteccia cerebrale, soprattutto rafforzando i processi creativi dell’emisfero destro associati al ragionamento spazio-temporale.Sembra possibile che le attività cerebrali di un individuo si dissolvano, lasciando intatto il suo intelletto musicale. Intervenendo sull’emisfero sinistro, si provocano disturbi del linguaggio; mentre si causano danni al canto, agendo sull’emisfero destro. In realtà la musica racchiude sotto-abilità logicamente indipendenti: non dobbiamo dimenticare che una regione di un emisfero cerebrale è qualcosa di molto ampio. Attraverso vari studi si è giunti alla conclusione che, anche se le lesioni all’emisfero destro danneggiano quasi sempre le funzioni musicali, le lesioni all’emisfero sinistro hanno quasi sempre gli stessi esiti. Quindi è semplicistico affermare che la musica si trova nell’emisfero destro: le attività musicali sono dissociabili e soggette a danni specifici, come quelle del linguaggio.Significativa è l’affermazione del musicologo tedesco H. Schenker, secondo cui a livello profondo, tutte le buone composizioni musicali , rivelano lo stesso tipo di struttura delle composizioni verbali, riuscendo a mostrare, almeno in parte, la natura affine delle intuizioni verbali e musicali. Non dobbiamo dimenticare, nell’analisi biologica del pensiero musicale, il ruolo cardine svolto dall’orecchio o, meglio, dalle orecchie: come l’emisfero destro e quello sinistro operano in maniera diversa, così fa ciascuna delle orecchie. L’orecchio destro è dominante perché è in grado di trasmettere gli impulsi uditivi ai centri del cervello che regolano il linguaggio in maniera più veloce di quello sinistro; gli impulsi nervosi che derivano dall’orecchio destro raggiungono direttamente il cervello sinistro dove si trovano i centri del linguaggio, mentre gli impulsi nervosi dell’orecchio sinistro, compiono un viaggio più lungo attraverso il cervello, che non possiede centri del linguaggio corrispondenti, e poi ritornano al cervello sinistro. Potremmo definire l’orecchio il direttore d’orchestra dell’intero sistema nervoso. L’orecchio integra le informazioni fornite dal suono e organizza il linguaggio. Infatti il linguaggio, come elemento fondante dell’umanità dell’uomo, non può essere analizzato e studiato se non si tiene presente il ruolo determinante svolto dall’udito: è grazie all’udito che è stato possibile all’uomo, costruire il linguaggio. Anche Alfred Tomatis considera l’orecchio l’organo chiave nello sviluppo totale dell’uomo: permette a tutto il corpo di diventare "un’antenna ricettrice che vibra all’unisono con la fonte del suono". L’orecchio risulta essere fondamentale per comprendere l’evoluzione dell’uomo: rappresenta anche la chiave per capire come possa essere utilizzato lo ‘effetto Mozart’. Ma l’organo dell’udito non presiede soltanto la facoltà di udire, ma anche la capacità di ascoltare; sappiamo che non occorre sentire per ascoltare, infatti parecchi musicisti famosi, del passato, erano sordi e, anche se non erano in grado di sentire con le orecchie, potevano percepire codici e schemi ritmici grazie a vibrazioni che percepivano con le mani e altre parti del corpo. Importante notare come la funzione dell’ascolto sia direttamente collegata alla concentrazione della memoria, alle condizioni psicologiche, alla consapevolezza, alla comunicazione. La nostra società si preoccupa troppo dell’intelligenza: esami di ammissione all’Università, colloqui di lavoro privilegiano il pensiero lineare dell’emisfero sinistro; tali abilità sono essenziali, ma possono non essere così basilari come la capacità di ascoltare e di parlare. Se sussiste l’incapacità di saper ascoltare si può verificare l’incapacità di progredire verso sofisticate tecniche di apprendimento. Sviluppare un ascolto corretto è il segreto per accedere allo ‘effetto Mozart’ |
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