IL
SINIS-MONTIFERRU E IL SUO TERRITORIO
La Natura
E'
una delle zone più interessanti dell'isola. A ridosso della costa, ben 6.000
ettari sono costituiti da zone umide. Questo immenso complesso lagunare
costituisce uno dei più diversificati ecosistemi umidi esistenti, per
estensione il secondo in Italia.
Un fantastico gioco di specchi d'acqua, oltre
a creare un ambiente di rara bellezza dal punto di vista paesaggistico, ospita
una ricchissima avifauna, con specie molto rare.
Aironi bianchi, rossi e cinerini, il germano reale, il fistione turco, il
fenicottero rosa e il pollo sultano sono alcuni dei frequentatori assidui degli
stagni della zona. Anche per quanto riguarda la flora, il complesso offre
un quadro molto vasto e interessante.
Grandi distese di
Salicornia Fruticosa
e di giunchi, diversi Limonium, alcuni dei quali endemici, lo sparto, la
lisca maggiore e la viola del Sinis compongono la fascia di vegetazione che
avvolge queste zone umide.
I mesi primaverili sono senz'altro il momento
migliore per visitare gli stagni.
In questo periodo la vegetazione diventa infatti più rigogliosa ed è più
facile osservare l'abbondante fauna che popola questo delicato ecosistema,
spesso minacciato dall'intervento dell'uomo.
Lungo la costa, all'altezza di
Santa
Caterina di Pittinuri ammiriamo le bianche scogliere di calcare
miocenico dalle forme plastiche e bizzarre.
Tra queste, degno di un nota particolare è sicuramente S'Archittu, un
arco naturale scavato dal mare. Dopo km di splendide spiagge, da Punta S'Incodina,
le falesie riprendono ad innalzarsi eleganti sulla bellissima distesa di mare.
Arrivati a Capo Sa Sturaggia la costa diviene
bruscamente bassa. Qui inizia le spiaggia di quarzo di Is Aruttas, una
delle più belle della Sardegna.
Continuando verso sud si raggiunge Turr'e Seu, piccolo promontorio che ospita un
oasi naturalistica protetta dal WWF italiano.
A poca distanza dalla costa si trova
l'isola
di Mal di Ventre, 80 ettari di splendide calette e macchia mediterranea ad
alto interesse naturalistico.
Archeologia
Nella provincia di Oristano l'uomo arrivò circa 6.000 anni prima di Cristo per
cercarvi l'ossidiana nelle viscere di Monte Arci.
Lungo le rive degli stagni sorsero allora i primi villaggi di capanne e sui
rilievi si scavarono le tombe collettive: alcune domus de janas sono state
trovate vicino al mare nel territorio di San Vero Milis.
La civiltà nuragica è testimoniata dallo
splendido complesso del Nuraghe Losa, nella piana di Abbasanta. Poco più
a sud, a Santa Caterina di Paulilatino è presente invece un mirabile
esempio di santuario nuragico, con tempio a pozzo costruito in blocchi di
basalto perfettamente squadrati.
Intorno al 725 a.C. i
Fenici fondarono
le città di Tharros e di Othoca (Santa Giusta), mentre i Cartaginesi,
dopo aver conquistato la Sardegna alla fine del VI secolo a.C., edificarono le
città di Neapolis e di Cornus. Questi centri si dotarono durante
l'epoca romana di infrastrutture quali terme, acquedotti e templi, in parte
visibili a Tharros.
In epoca romana ebbe una certa importanza
l'insediamento delle Aquae Ypsitanae, chiamato tra il 98 e il 117 d.C. Forum
Traiani. Ancora oggi a Fordongianus si osservano le grandiose
testimonianze delle terme e dell'anfiteatro.
Seguì l'età dei Vandali e dei Bizantini. In questo periodo fu costruita la chiesa
paleocristiana di San Giovanni di Sinis.
La struttura, che ha impianto bizantino a
croce e tre navate, ha subito notevoli trasformazioni in epoca romanica.
Intorno al 900, di quattro regni (o Giudicati) di Cagliari, Logudoro,
Gallura e Arborea. Quest'ultimo ebbe capitale dapprima Tharros e dal 1070 Oristano,
che manifesta nella sua cattedrale, nelle chiese, nelle torri
e nelle mura il suo glorioso passato.
Durante questa fase, con l'arrivo dei monaci furono costruite le chiese
di San Paolo a San Vero Milis e la splendida Cattedrale di Santa
Giusta.
La prima, fondata dai Camaldolesi, ha
impianto risalente al XII secolo, con facciata bicroma: fasce di basalto e
trachite che si alternano a fasce di arenaria. La cattedrale di Santa Giusta ha
forme pisane e influssi lombardi, è realizzata in trachite, con interno a tre
navate.
Furono gli
spagnoli a mettere fine al
sogno di indipendenza della zona e dell'intera Sardegna, infatti il Giudicato di
Arborea fu anche l'ultimo a resistere agli Aragonesi. Di questo lunghissimo
periodo rimangono tuttora le possenti e numerosissime torri litoranee
costruite a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento.
Nel territorio di Cabras abbiamo la torre di
San Giovanni, la torre di San Marco, torre Sevo e torre del Porto; nella zona di
Cuglieri la torre di Capo Nieddu, la torre Pittinurri e quella di Su Puttu. A
San Vero Milis troviamo: la torre di Capo Mannu, torre Sa Mora e torre Scala 'e
Sali.
Una menzione particolare spetta alla
torre
di Marina di Torregrande, nel comune di Oristano. La struttura è infatti la
più grande dell'isola nel suo genere; l'inizio dei lavori avvenne nel 1535,
fu operativa nel 1555. Alta 17 metri ha un diametro di 20 e si sviluppa su due
livelli.