Parodontite 
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La parodontite o periodontite è un'infezione dei tessuti parodontali, che determina una perdita d'attacco dei denti rispetto all'alveolo, con conseguente formazione di tasche parodontali, mobilità dentale, sanguinamento gengivale, fino alla perdita di uno o più denti. Tale processo è reversibile se viene diagnosticato in tempo e curato. Il quadro clinico di parodontite comprende quindi tutti i segni e sintomi della gengivite. La maggiore gravità è data dall'espansione dell'infiammazione dalla sola gengiva al legamento parodontale, cemento radicolare, osso alveolare. Non colpisce tutti i denti in maniera uniforme, ed è fortemente influenzata dalla suscettibilità individuale. Generalmente affligge individui in età adulta e avanzata, ma alcune forme possono colpire anche nell'infanzia e nell'adolescenza. 
Indice 
   * 1 Eziopatogenesi 
         o 1.1 Fattori ereditari 
   * 2 Classificazione 
         o 2.1 Parodontite Cronica 
         o 2.2 Parodontite Aggressiva 
         o 2.3 Parodontite Ulcero-Necrotica 
   * 3 Prevenzione 
   * 4 Terapia 
   * 5 Complicanze 
   * 6 Collegamenti esterni 
 
Eziopatogenesi 
 
In seguito alla perdita dell'equilibrio che vige fra le virulenze batteriche e il sistema immunitario a livello locale e generale, vi può essere l'insorgenza di fenomeni infiammatori a carico del solo tessuto gengivale come nella gengivite o estesa nelle circostanze originando la parodontite, una infiammazione atipica con fenomeni istolesivi a carico dei tessuti di supporto del dente. I denti sono gli unici tessuti mineralizzati parzialmente esposti all'ambiente esterno, e come tali offrono una superficie idonea per la formazione di una biopellicola: un sottile velo di batteri, proteine, glucidi e acqua che rappresenta un terreno di coltura ideale per numerose specie batteriche. Le specie batteriche che sono state incriminate maggiormente, risultano essere: 
 
   * Porphyromonas gingivalis; 
   * Prevotella intermedia; 
   * Actinobacillus actinomycetemcomitans; 
 
di cui i primi due rilevabili con maggior frequenza nella parodontite di tipo giovanile. La presenza delle virulenze batteriche non è l'unico fattore in grado di provocare l'insorgenza della Parodontopatia, visto che per l'insorgenza della stessa saranno necessari cofattori locali (Tartaro, Affollamenti e dislocazioni dentarie, Maleocclusioni, Odontoiatria "iatrogena", Concavità e Profondità delle strutture morfologiche degli Elementi Dentali...) e cofattori generali (Malattie Sistemiche, Diabete, tabagismo, Neoplasie, Farmaci, alterazioni salivari...), che vanno a modificare quella che è definita come la suscettibilità alla malattia da parte dell'individuo. 
 
 
Fattori ereditari 
 
Laggregazione familiare anche della Parodontite Cronica. I ricercatori hanno a dovuta ad una mutazione sul cromosoma 11, e concentrano i loro studi sui geni dei mediatori immunitari (citochine). infatti 
Classificazione 
 
La classificazione delle malattie parodontali ha suscitato numerosi dibattiti nei decenni scorsi, quando le informazioni sulla eziopatogenesi erano decisamente più scarse. La tendenza più recente è stata quella di classificarle in base all'età, ma si è rivelata piuttosto imprecisa ed inutile. Dal 1999 è accettata la classificazione dell'American Academy of Periodontology, che prevede una Parodontite Cronica, più frequente negli adulti, ed una Parodontite Aggressiva, più frequente nella pubertà. Un gruppo a parte è rappresentato dalle rare forme ulcero-necrotiche. La parodontite è definita localizzata se riguarda meno del 30% della bocca; viceversa è considerata generalizzata. 
Parodontite Cronica 
 
I segni clinici di parodontite cronica sono infiammazione gengivale, sanguinamento al sondaggio, perdita di attacco con formazione di tasca gengivale e riduzione dell'osso alveolare. Si manifesta come gengivite già nell'adolescenza, lentamente progressiva, che durante periodi di riduzione delle difese immunitarie presenta aggravamento acuto con associata perdita d'attacco. Nel corso della vita gli effetti patologici si cumulano, fino ad arrivare all'età adulta dove si palesano gli effetti distruttivi della malattia. L'entità di tale distruzione è in funzione dei livelli di placca, fumo, stress, diabete, efficienza del sistema immunitario. Il rischio di contrarre parodontite cronica è compreso tra 3 e 7 nei tabagisti; la risposta terapeutica in tali individui ha una prognosi più sfavorevole, e l'attenuazione dell'infiammazione indotta dal fumo tende a celare la reale gravità della patologia. 
Parodontite Aggressiva 
 
La parodontite aggressiva comprende rare forme di parodontiti caratterizzate da una progressione rapida. Si presenta generalmente come localizzata in età puberale, mentre la generalizzata è ancor più grave e colpisce principalmente i giovani adulti, ma anche pazienti più anziani. L'età non è comunque un buon discriminante per differenziare la forma cronica dalla aggressiva: condizioni igieniche particolarmente inadeguate possono causare la forma cronica anche nei bambini. Sia la forma localizzata che la generalizzata richiedono una predisposizione genetica, ma mentre la localizzata risulta insorgere per un'infezione da Aggregatibacter Actinomycetmcomitans, in quella generalizzata è più importante il ruolo del Porphyromonas gingivalis e del Bacteroides forsythus. Anche nella forma aggressiva il fumo è un fattore di rischio, specialmente delle forme generalizzate. La diagnosi di parodontite aggressiva si basa sul riscontro di rapida perdita di attacco e di distruzione ossea di pazienti positivi all'anamnesi familiare, e sproporzione tra depositi batterici e gravità della distruzione parodontale in assenza di patologie sistemiche rilevanti. Colpisce in maniera caratteristica soprattutto i primi molari e gli incisivi. 
Parodontite Ulcero-Necrotica 
 
La parodontite Ulcero-Necrotica è una patologia distruttiva del parodonto caratterizzata da papille e margini gengivali ulcerati e necrotici, ricoperti da un materiale pseudomembranoso giallognolo. È prevalente nei giovani (20-25 anni) dei Paesi in via di sviluppo. Le lesioni necrotizzanti si sviluppano rapidamente e dolorosamente, con facilità di sanguinamento, talvolta spontaneo. La necrosi gengivale, a carico delle papille interdentali, sprofonda nell'osso alveolare coinvolgendolo. Associati alla patologia possono manifestarsi tumefazione linfonodale, febbre, malessere generale. L'igiene orale è tipicamente molto scarsa, anche perché lo spazzolamento dentale risulta provocare un forte dolore. Il decorso è generalmente acuto, e dopo l'attenuarsi della sintomatologia possono presentarsi ricorrenti episodi di riacutizzazione. Non è stata individuata alcuna specie batterica in grado di provocare di per se la patologia, ed inoltre la patologia non è trasmissibile con i consueti mezzi di contatto. Piuttosto si propende a ritenere che l'effetto dei prodotti metabolici dei batteri della placca risulti esacerbato in concomitanza con malattie sistemiche (AIDS, leucemia, morbillo, varicella, tubercolosi), malnutrizione, fumo, stress, depressione, scarsa igiene orale. 
Prevenzione 
 
Dentisti, igienisti dentali e ricercatori sono concordi nel ritenere che la parodontite non possa insorgere in una bocca correttamente pulita. Allo stesso tempo è evidente come alcuni individui, specialmente se appartenenti a nuclei familiari suscettibili alla patologia, necessitino di una igiene molto più accurata di altri al fine di evitare l'insorgenza della parodontite. La prevenzione è quindi effettuata con gli stessi strumenti della prevenzione della carie, ovvero utilizzando in modo corretto uno spazzolino in buone condizioni due-tre volte al giorno e il filo interdentale. Nonostante l'assenza di dolore, è importante non sottovalutare manifestazioni infiammatorie gengivali, bensì sottoporle all'analisi di uno specialista. Possono risultare utili anche i rilevatori di placca, speciali agenti chimici da utilizzare dopo aver lavato i denti per verificare l'efficacia dello spazzolamento. 
Terapia 
 
Il primo obiettivo terapeutico è sicuramente quello di ripristinare una corretta igiene orale grazie all'aiuto della figura dell'igienista dentale e del dentista. Ciò comprende una o più sedute di igiene orale professionale, ablazione meccanica del tartaro, curettage gengivale, levigatura delle radici, motivazione all'igiene orale, comprensione ed esecuzione delle metodiche corrette di prevenzione. La Parodontite Cronica, nei casi più gravi, può richiedere un intervento chirurgico volto a pulire i tessuti coinvolti più profondi, ed eventualmente a rigenerare l'osso riassorbito. Nella Parodontite Aggressiva le terapie parodontali, chirurgiche e no, richiedono il supporto di una terapia farmacologica, magari con combinazioni di antibiotici come amoxicillina e metronidazolo. Nella Parodontite Ulcero Necrotizzante non si può ottenere una buona igiene dentale con lo spazzolamento, poiché arreca dolore; pertanto sciacqui con soluzioni di clorexidina ad elevata concentrazione (0,2%) permettono di inibire, seppur parzialmente, la formazione di nuova placca batterica. Anche in questo caso risulta efficace il supporto farmacologico, con antibiotici come metronidazolo, penicillina o tetracicline. La chirurgia può essere resa necessaria anche per eliminare gli esiti cicatriziali delle papille aggredite, al fine di permettere un buon esito alle pratiche di igiene orale. Una terapia che si sta dimostrando efficace è il Laser al neodimio o a diodi che con interventi poco invasivi e dolorosi riesce a mantenere bassa la carica batterica nei tessuti. L'unico lato negativo è il fatto che richiede una terapia di mantenimento cronica dato che non è risolutiva. Attualmente, per correttezza, bisogna aggiungere che le società scientifiche non ritengono il LASER una tecnica che migliori sensibilmente la prognosi dei malati, rispetto ai trattamenti standard. E' appena uscito su The Journal of Periodontology (2011) lo statement della AAP, (Posizione ufficiale della associazione americana di parodontologia), che sottolinea quanto sopra. 
Complicanze 
 
La parodontotite rappresenta un fattore di rischio per le coronaropatie: la presenza di patogeni parodontali negli ateromi delle carotidi indica il rischio che gli agenti eziologici della parodontopatia possano raggiungere il cuore e le coronarie favorendo l'aterosclerosi e la trombosi. Inoltre è stata riscontrata una certa correlazione tra nascite premature e parodontite. Il diabete, oltre che rappresentare un fattore di rischio per la parodontite, può essere più difficile da controllare in pazienti affetti da patologia parodontale. Infine, studi epidemiologici recenti sostengono che la flora e l'igiene orale possano influire sulle condizioni polmonari. 
 
 
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