FRAGILI GIUNCHI...
... se non sono profeta che delira,
già privo di sapienza,
verrà presto Dike
che a noi mandò il presagio,
portando nelle mani
potenza di giustizia...
(da: "Elettra")
Sofocle.
Bosco dalpestro rovo
cui tue pungenti spine
rinserrano il ricordo
del quieto mio ristoro!
Ruvida scorza dintemperie onusta!
In tua contorta veste
rispecchi lesistenza
di questa umana sorte.
Io mi ritrovo simile al tuo legno
ed ardo come fiamma è in preda al vento,
mentre minganna il giorno,
"linesorabil tempo".
Arde con sdegno lanimo ferito,
nel constatar la vacuità
della natura umana,
ché nulla più conviene ormai
a raddrizzar gli arbusti grevi,
che nel futuro saran concime ai rovi.
Insulse canne vuote
han generato i padri!
Simili ai frali sterpi dei canneti...
esili giunchi... cui lalitar del vento
piega e sospinge a terra senza stento.
Col senno del saper meno dun "zero"
pontifican sentenze inscienti madri
intente ad esaltar geniali pregi
dei pargoletti figli
imberbi e capricciosi.
Da tal "commedia umana"
decampa il saldo mio volere,
avvezzo a superare ancora
burrasche, e tempestose primavere.
Oh fragili donne nate
sul ciglio del Duemila!
A che servì quel candido alimento...
se ai vostri seni attinsero fanciulli
che poi svezzaste a sospirare...
ad ogni frasca al vento?
Come stagione che incupisce il cielo
quando il grigiore annuncia il presto gelo,
io avverto - e non lontano -, nubi ascose
cui pioggia e vento rinnoveran vigore.
La porta del Tremila
oggi vi è ben dischiusa!...
Siepi di vanità fiancheggiano il bel viale,
Le vanità... le vanità
son come i rovi che infestano le rupi!...
e attente a quelle spine!... o incaute madri!
Svegliatevi dal sonno o ignavi padri!