ANNO 2008

 

Luglio - Agosto - Settembre
(
Trimestre anno 2008)

 

 

"A r s P o e t i c ae"
(L'Arte della Poesia)

 

 

Foglio periodico letterario - artistico -

 

Qui canit Arte canat...

 

 

Fondato e redatto a cura da:
Sandro Ciapessoni
Via Dignano, 6 - 35135 - PADOVA
Telef. 049612286

 

 

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pertanto sono tutelati a norma di Legge.

 

 

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SOMMARIO:

Articoli:


"Speciale Tremezzina":
"GODWI" ovvero: La statua della madre.
di: "Clemens Wenceslaus Maria von Brentano"

"Gabriele d'Annunzio": di "Sandro Ciapessoni"
Seguito del trimestre precedente.

"La Santissima Trinità" (Gita a Gussago - BS -) " di Daniella Pasqua"


Opere Poetiche:

Daniella Pasqua: "L'Ombra".
Sandro Ciapessoni: "Dolce è il tuo labbro...".
Antonia Migliaresi: "L'incontro col Lario...".
Gianna Comelli: "Silenziosa dimora...".
Ilde Andreaggi Petek : "Mare...".

"Salotto degli Autori e dei Lettori"

 

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Siti Web Autori:

Sandro Ciapessoni: http://digilander.libero.it/ciapessoni.sandro
E-Mail: sandrocps@tiscali.it

Migliaresi Antonia: http://amoillario.blog.tiscali.it
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Daniella Pasqua: http://www.daniellapasqua.it
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oppure:
Daniella Pasqua: http://it.geocities.com/daniella_pasqua_poesie
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Mariangela Fumagalli: http://www.geocities.com/Fumagallimar
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Comelli Gianna:
http://digilander.libero.it/jennifer321/Jennifer/index.html
E-Mail: jennifer45@tele2.it

 

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ARTICOLI:

" SPECIALE TREMEZZINA "

 

"G O D W I "
ovvero: La statua della madre
di
Maria Clemens Wenceslaus BRENTANO.

-"TESTO" : Traduzione dalla lingua tedesca alla lingua italiana: Signora Fulvia Peruzzi.
Da: Jacques e i suoi quaderni - Periodico semestrale - 2^ edizione 1999 -

"Ai bei capricci
della graziosa Minna,

al
buon genio di Julie

e
alla silenziosa serenità
di Henriette

dedico questo libro senza tendenza".

 

"Voi bellissimi capricci, tu buon genio e tu serena sensibilità, voi siete tutto il mio pubblico, o almeno quanto basta per fare di me un giorno, un mediocre poeta. Motteggio; benevola serenità e tolleranza mi possono risanare da tutti i difetti artistici e morali. L'entusiasmo è in me, voi conoscete e amate la sua bella fonte. Vi ho detto poco fa che vi avrei dedicato questo libro, ma che avrei eliminato la dedica, perchè mi sono reso conto di come il mio libro la meriti ben poco. Ma da quando ho trascorso una bella serata in un bel luogo, riconosco che voi potete ascoltare tutto quel che so e che sapevo, anzi sento che mi sarebbe molto vantaggioso se voi ascoltaste tutto, perchè mi darei la pena di riferirlo meglio che posso.
Tu dunque, propizia trinità non ti trovi qui per dare un buon introduttore al mio libro trascurato, neppure il mio libro, pari a un brutto epilogo, sta bene dietro al tuo nome buono e caro, ancor meno deve esserti tributata una misera lode con i pochi pensieri buoni che vi sono contenuti. No; come tre fate buone vi pongo qui alla culla delle mie giovanissime follie (poiché il libro ha già un anno), perchè io possa percepire dalla vostra espressione il destino del mio libro nel bellissimo mondo. Ma più di tutto la mia grande brama mi ha indotto a chiamare Tu una di voi tre, cosa che avrei potuto conseguire pubblicamente soltanto con la perdita della mia eterna libertà, e che qui nella mia libertà poetica posso fare con diritto, a piacere.
Quale sia una delle tre, quella [l'interessata, n. d. r.] può capirlo sicuramente, ma nessuna potrà mai indovinare chi sia l'altra.

Così mi rivolgo a te graziosa Minna, e parlo ai tuoi bellissimi capricci non senza un poco d'entusiasmo nel modo seguente:
"Voi [Minna, Julie, ed a Henriette. N. d. r.] , dotate di ali leggere e veloci che disperdete le vostra immagine in un alternarsi eternamente nuovo di mille sfavillanti bagliori, colorati nella polvere variopinta delle vostre ali di Psiche, raccoglietevi gentilmente nel suo [l' Interessata di cui sopra, n. d. r.] cuore, quando lei prende in mano il mio libro."
Ti dirò subito perchè mi piacerebbe farle entrare tutte nel tuo cuore. E' che poi vorrei stringerle in un vero e proprio assedio, poiché sento che non possono subire sconfitta in campo aperto e che mi causano qualche momento di angoscia. In ogni caso otterrei qualcosa , o i tuoi capricci si arrenderebbero, e tu mi lasceresti entrare nel tuo cuore, cosa che desidero immensamente, oppure morirebbero vittoriosi e allora non avrei più bisogno di entrare, perchè il tuo cuore si manifesterebbe con chiarezza sul tuo aspetto esteriore. Non puoi comprendere come io osi non parlare affatto del potere dei tuoi begli occhi, che ben presto spaventeranno i tuoi prediletti, come pensi. Così voglio parlarne. I tuoi occhi! Non fidarti mai di loro. Non hai altro potere che i tuoi capricci, i tuoi occhi sono proprio ciò che attrarrà il nemico verso di te. Per me vi si trova dentro un'oscura profondità, come negli occhi delle fanciulle ossianiche, nei quali si viene pian piano tirati giù. Inoltre li abbassi troppo spesso e sono troppo femminili e belli perchè possano mai diventare aggressivi.
Neppure tu sai come devi fare con questo libro. E' proprio questo il guaio, che non sai come devi fare con me. Devi leggerlo e confidare nella seconda parte, che sarà maggiormente dedicata a te. Ma potrai farlo un giorno, se non saranno imprigionati i tuoi capricci, che ti costringeranno a sfogliare qua e là nel mio libro, a metterti a leggere ora l'inizio ora la fine, a evidenziare errori di stampa ed errori ortografici, e a gettarlo di nuovo via da te, cosa che certo questo libro merita, ma che io non meriterò mai.
Così accogli tutti nel tuo cuore, i briosi bambini, togli loro di mano il pericoloso giocattolo, le tue armi, e lasciali giocare da soli piuttosto che con il tuo meglio. Non essere in collera se come un pedagogo biasimo la selvaggia natura dei tuoi prediletti, che in grazioso scompiglio vagano sopra di te, e che con spavalderia si sono mascherati nelle tue singole grazie. Vedi, mi dispiace soltanto che diventi preda di te stessa; spesso mi sembra che i tuoi gioielli non siano al loro giusto posto quando i bambini ci giocano, e inoltre un giorno vorrei vederti di persona. Ma chiedi: "Cosa dovrebbero fare i miei spavaldi capricci nel mio cuore? Derideranno il mio cuore tranquillo." Se tu mai volessi lasciarmi entrare, ciò gli sarebbe d'aiuto, racconterei loro delle fiabe finché non si addormenteranno. Ma se non vorrai mai concedere tutto questo, perdonami almeno se mi mescolo fra i tuoi capricci, se gioco a mosca cieca insieme a loro e se, quando vengo preso , non scambio la benda con loro; no, mi voglio comportare come se fossi diventato un maestro, voglio sussurrare ai capricci qualcosa di audace nell'orecchio, e anche baciare in fretta un bambino del genere. "Oppure divorare una principessa così, proprio come l'orco nelle fiabe italiane, mio signore," dici tu. Non fuggire, non fuggite, voi con ali leggere e veloci , sono io dunque il terribile, davanti al quale muoioni i giochi della rigogliosissima primavera, i fiori?

Tu buon genio! il mio buon genio mi ha abbandonato più per il fatto che ho scritto questo libro, non perchè l'ho dedicato a te; non che io meriti di comparire davanti a te; no, sarebbe semplicemente approfittarne. C'erano poche cose che mi piacevano nel libro, ma da quando il tuo nome è lì davanti, io stesso me ne compiaccio, così come mi compiaccio un po' di me, dal momento che, pur restando sovente in incognito, ti sto di fronte lo stesso. L'unica cosa che ti spetta in questa dedica, oh buon genio, è che con questo libro come con la mia conoscenza ti faccio il piacere di praticare le tue occupazioni preferite, di far parlare il tuo cuore a spese della tua mente; poichè la tua mente ha la supremazia, ma il tuo cuore ha la precedenza.
Mi sarei rivolto a tutte e tre contemporaneamente se tu buon genio non dovessi stare da solo, perchè sei molto bello quando sei da solo, altrimenti non potresti mai essere bello. Poiché secondo il mio parere tu sei completamente solo al mondo, e puoi esserlo, perchè se tu potessi uscire da te ed osservarti, saresti meno indivisibile e coerente, compariresti per amor proprio, saresti così affascinato da te stesso, che dovresti perdere tutte le attività rivolte all'esterno e scomparire. Aspireresti a te, capiresti di aver esaurito il profilo e il colore, ciò che dovrebbe rappresentare la femminilità e la sua vera rappresentazione. Mi hai rinfacciato spesso la mia bizzarra osservazione, perchè eri troppo modesto per ammettere che per lo più mi trovo di fronte a te così, come dico, che tu stesso ti staresti di fronte, perduto in te. La mia personalità di fronte a te è annientata, disarmonica e quasi negata da te, poiché sono uno degli esseri che si mostrano completamente attivi solo con una fredda, netta linea di separazione, oppure nello scambio più bello, e questo, grazie a Dio e purtroppo! ma non è il caso qui. Sii gentile verso il mio libro, ma sfoga pure su di lui tutto ciò che perdoni a me, poiché questo libro ha poco delle mie virtù e tutti i miei difetti. Perciò ti è debitore di così poco, come io lo sono di molte cose, delle quali tu buon genio non hai affatto idea, e che tu, se le dicessi qui, non capiresti. Così addio, e pensa che il mio libro sta di fronte a queste righe, come io di fronte a te.

Cosa devo dire infine a te, dotata di silenziosa serena sensibilità e perchè ti trovi qui? Ho bisogno del giudizio più imparziale, e questo è il tuo, poiché sei imparziale, tollerante e giusta. A ben considerarlo in effetti dovresti trovarti nel libro stesso, oppure in me, affinché il libro o io possiamo piacerti solo per un istante, dal momento che siamo entambi privi di silenziosa sensibilità, tolleranza, giustizia e allegria. Non credere che voglia svelare ai lettori chi tu sia, perchè possano ascoltarti e guardarti, per risarcirli di ciò che manca al mio libro, poiché pochi sentiranno la mancanza di quel che non c'è, e questi pochi sono gli eccellenti, ai quali tu sei così simile e ai quali depongo nella mia prefazione una confessione spontanea, qui di fronte a te come rappresentante della mente tranquilla e sana, e della capacità di leggere. Continua ad essere benevola con me, affinché io impari a portare in superficie le cose più profonde, e aspiri un giorno, come la natura stessa, a dare all'uomo per un godimento lieto e lecito, ciò davanti a cui il pregiudizio, come si dice, si ritira tremando. Ma si fa per dire, il contenuto del mondo intero è sempre il più bello, il più santo, o il più gioioso, solo la rappresentazione, la goffaggine della rappresentazione, è vietata.

Clemens Wenceslaus Maria Brentano.

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Mio breve commento. L'opera "Godwi ovvero la statua della Madre" del Poeta e Scrittore Maria Clemens W. Brentano, prende inizio con una "triplice invocazione" (che ritroveremo più avanti nel "corpus" stesso dell'Opera) a tre Muse: Minna, Julie ed Henriette. Esse rappresentano a noi lettori, un ricordo incancellabile nell'animo del Poeta. Un ricordo che lo stesso Scrittore definirà già in questa invocazione, come: "propizia trinità". Ed è un ricordo di tre Amori che accompagneranno tutta la vita del Poeta. [Sono così strane le coincidenze... n.d.r.] Si tratta di amori, passioni giovanili? Delusioni subite ma che con il trascorrere degli anni, di fronte alla travagliata vita amorosa ed affettiva del Poeta, si trasformano in cocenti rimpianti e nostalgie? Non dimentichiamo che questa triplice invocazione fu scritta dal Poeta al termine, dopo aver concluso tutto il testo del suo Godwi. Significativi restano le "chiusure" delle tre invocazioni scritte sì in forma prosastica ma che ad un attento esame, rivelano una spiccata forma poetica romantica e passionevole;
così a "Minna": non fuggite, non fuggite / con ali leggere e veloci, / sono io dunque il "terribile" / davanti al quale muoiono i giochi / della rigogliosa primavera, / i fiori?//
Così a "Julie: "Così addio, / e pensa al mio libro, / sta di fronte a queste righe / come io di fronte a te.//
Così a "Henriette": Il contenuto del mondo intero / è sempre il più bello / il più santo o il più gioioso, / della goffaggine soltanto / vietata è la rappresentazione. //

Sandro Ciapessoni.

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Gabriele d'Annunzio: di "Sandro Ciapessoni"
... seguito del trimestre precedente.

Nel complesso, se si tiene conto degli sviluppi successivi della sua attività, si può dire che la ristrutturazione dell'opera giovanile altro non sia che una sorta di verifica delle proprie risorse, in vista di un prossimo e necessario ritorno alla poesia. E' vero che nel novembre del 1896 porta a termine "La città morta". Il dramma secondo le aspettative di tutti dovrebbe essere messo in scena da Eleonora Duse. Nonostante il patto sentimentale con l'attrice, d'Annunzio forse conquistato dall'idea di un esordio teatrale a Parigi, ha da tempo offerto l'opera prima ancora di finirla a Sarah Bernardt che l'ha accettata. Per conseguire il suo scopo, mette la Duse nella condizione di rifiutare la parte imponendole l'allestimento del dramma in un momento in cui sa che non è pronta . Scoperto il "voltafaccia" , la Duse tronca immediatamente la relazione, ma si riconcilierà con il Poeta sette mesi dopo con la promessa da parte di d'Annunzio di comporre per lei un nuovo dramma da rappresentare a Parigi durante un corso di recite alla Renaissance, il teatro della Bernardt Quanto alla Città morta, d'Annunzio per vederla sulle scene in versione francese, dovrà aspettare il gennaio 1898. l'opera che poi sarà ripresa anche dalla Duse, riscuote a Parigi un caloroso e forte successo.
Va anche ricordato che nell'anno 1897, il Poeta dietro insistenze di alcuni amici, si presenta candidato alla Elezioni per un seggio di deputato alla Camera, per il collegio abruzzese di Ortona a Mare. Inizia quinidi una sua "carriera" politica anche se in netto contrasto con i suoi principi di vita in netto contrasto col il sistema del parlamentarismo. Partecipa attivamente in questo suo nuovo ruolo da poco assunto, sostenuto anche da una Destra il cui programma conservatore - al momento - si rivela adatto alle proprie aspirazioni e viene eletto. Subito dopo si concede una vacanza con Eleonora Duse. Nel settembre dello stesso anno è con lei ad Assisi, in un mistico pellegrinaggio nei luoghi francescani. In ottobre e novembre si trovano a Venezia da dove annunciano alla stampa un loro progetto circa la costruzione ad Albano, di un teatro che permetta loro la realizzazione dei loro "sogni d'Arte" . Infine nell'inverno rirornano a Roma dove la Duse mette in scena la "prima" dell'opera: "Sogno d'un mattino di primavera". L'opera non ottiene un grande successo.
Nel marzo 1898, abbandonata al suo destino Maria Gravina che nel maggio dell'anno prima aveva dato alla luce Gabriele Dante dal Poeta mai riconosciuto, d'Annunzio si trasferisce a Settignano presso Firenze dove prende in affitto accanto alla "Porziuncola", la villetta della Duse, quella che sarà la più famosa delle sue dimore: "La Capponcina". Logicamente come suo carattere è indifferente ad ogni pettegolezzo su questa strana convivenza. D'Annunzio avvia insieme alla Duse un'esistenza abbastanza tranquilla ma che le sue frequenti infedeltà, turbano ma senza compromettere. La vita che conduce è dispondiosa e mondanamente rumorosa, libero da preoccupazioni economiche grazie alla Duse, ma non trascura il lavoro. Prosegue nella stesura del "Fuoco" e si profilano nuove opere. Sempre nell'anno 1898 compone l'atto unico un prosa "Sogno di un tramonto d'autunno" che sarà rappresentato più tardi, nel 1905 dalla Compagnia Fumagalli-Franchini. Nello stesso anno termina anche la tragedia "La Gioconda".
L' 11 marzo 1900, pubblica sul "Giorno" , "La notte d'estate" che è poi una sezione di "Laus vitae". Sempre in marzo dello stesso anno, dopo burrascose sedute alla Camera, abbandona rumorosamente i banche della Destra per passare tra le file dei Deputati della Sinistra che attuano l'ostruzionismo contro il governo Pelloux. Nell'aprile lo ritroviamo a Vienna dove l'attrice è impegnata nelle recite dei suoi drammi. Al suo ritorno in Italia , tra maggio e giugno, si ripresenta come candidato in un collegio di Firenze, questa volta però a fianco dei socialisti, ma si vede negare la rielezione a Deputato. Deluso, considera la sua avventura politica finita e ai primi di luglio è in Versilia con la Duse in una villetta in riva al mare detta "il Secco". Nascono lì alcune sue liriche di "Alcione", "Elettra" che vengono anche pubblicate sul "Giorno", cui periodicamente ci lavora. Negli anni successivi (1901 -1903) in piena estate si trasferisce in Versilia dove compone la sua prima tragedia in versi: "Francesca da Rimini", pubblicata in volume da Treves .nel 1903 e che verrà rappresentata a Roma al Costanzi, con l'interpretazione della Duse. Di fatto sotto l'aspetto ideologico, Francesca da Rimini , poema di sangue e di lussuria , canta senza calcare più del necessario, i temi cari al d'Annunzio drammaturgo, cioè i temi della sensualità e della crudeltà.
Il 2 marzo 1904, al Lirico di Milano viene rappresentata "La figlia di Jorio" che riscuoterà un grande successo di pubblico e di critica. Tragedia in tre atti sempre in versi essa resta di fatto il grande capolavoro teatrale di d'Annunzio. Così in questa tragedia, d'Annunzio trova una genuinità poetica ben rara nella sua produzione teatrale. Tutto si svolge in un mondo arcaico e favoloso; il paesaggio, i personaggi perdono apparentemente i loro contorni reali e si dissolvono in figure di sogno, sollevandosi in una dimensione musicale come accadde nella recentissima sua esperienza alcioniana. Attenzione: Mila di Codra interprete principale, non è la Duse, bensì è Irma Grammatica (anche Essa personalmente conosciuta dal sottoscritto). D'Annunzio ancora una volta ha messo la Duse in crisi, sì da metterla in condizioni di dover rinunciare alla sua parte. E il motivo c'è. All'orizzonte di profila un nuovo amore ... la ventisettenne florida Alessandra di Rudini Carlotti, che egli ribattezza col nome di Nike, figlia dull'ex Presidente del Consiglio, sposatasi giovanissima ad un uomo più anziano di lei e rimasta vedova con due figli. Questa relazione con la bella ed elegante Alessandra, agli occhi della "gente", finisce per influire negativamente sulla vita del Poeta.
Nel ricordo di Eleonora Duse, restano significative alcune annotazioni che riporto qui sotto e tratte da "Taccuino XIV " . (Visita ad Assisi con Eleonora Duse).
"E' il crepuscolo, si scende da Assisi per una via che corre tra i campi fertili , rinfrescati dalla pioggia che continua a cadere pianamente, mollemente, con un crepitìo lieve. L'odore della terra e della verdura è sparso nella sera. [...] Ci fermiamo dinanzi ad una grata. Il fraticello introduce nell'interstizio una candela accesa , e a quel lume palpitante vediamo il roseto di San Francesco, il rosero senza spine. E la leggenda ci rifiorisce nello spirito: il Santo che, per domare la sua lussuria, si getta ignudo tra le rose dai duri aculei e s'insanguina crudelmente. [...] Tutto il rosero ha un'apparenza straordinariamente delicata e pura. Sembra, nell'ora notturna, una vegetazione acquatica; silenziosa e immobile. [...] Di nuovo su la strada l'odore fresco della campagna irrigata. Incomincia il flauto roco e soave dei grilli, mentre su la collina d'Assisi un albore vago annunzia la natività della luna. La valle si addormenta in una tranquillità perfetta; il cielo si sgombra, lavato dalla pioggia recente. [...] Le colline in certe ore si colorano di un azzurro intenso e profondo come il lapislazuli che Giotto profuse nelle volte del tempio. [...]."
Eleonora Duse,
maggiormente nota come "La Divina", si spegne a causa di una polmonite nel corso di una lunghissima tournée negli Stati Uniti, all'età di sessantacinque anni, il 21 aprile 1924 a Pittsburgh. Viene poi sepolta secondo volontà, nel cimitero di Asolo (TV). È sfumata, nella Duse, la separazione tra donna e attrice. Come lei stessa scrisse a un critico teatrale:
"Quelle povere donne delle mie commedie mi sono talmente entrate nel cuore e nella testa che mentre io m'ingegno di farle capire alla meglio a quelli che m'ascoltano, quasi volessi confortarle, sono esse che adagio adagio hanno finito per confortare me".
La "Divina" Dal carattere determinato recitava spesso in piedi con le mani sui fianchi e seduta con i gomiti sulle ginocchia: atteggiamenti sfrontati per quei tempi, che tuttavia l'hanno fatta conoscere e amare dal pubblico, e che la fanno ricordare come la più grande di tutte.

Sandro Ciapessoni.

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IL PARCO DELLA "SANTISSIMA" - Gussago (BS)
Gita e Cultura:
della Scrittrice e Poetessa: Daniella Pasqua di Brescia.

Il lunedì dopo la S. Pasqua. Con amici sono stata a visitare il "Parco della Santissima" a Gussago in provincia di Brescia. Una località incantevole, dove sulla sommità della collina (il colle Barbisone) anticamente si ergeva un importante monastero. Quel giorno c'era festa per cui: musica, balli, mostra fotografica e offerta da parte del Comune, di un gustoso pasto adatto all'occasione.
Per me è stato piacevole ascoltare gli amici che mi parlavano della storia di questo luogo e in particolare del monastero affidato anticamente all'ordine dei Domenicani: una vicenda lunga nella sua ricostruzione che risalirebbe al millequattrocento e forse più indietro.
Attualmente osservando quanto è rimasto, a prima vista sembrerebbe più un castello. Infatti l'edificio è provvisto di torrette munite con merletti che richiamano lo stile ghibellino, e con arcate le cui volte ricordano l'austerità di certi edifici antichi.
Ho potuto ammirare incantata gli ultimi affreschi rimasti su quelle mura e ascoltare una riassuntiva dettagliata storia dall'esperta d'arte che ci accompagnava.
Riporto in breve, un riassunto sulle vicissitudini di questo luogo, che purtroppo negli anni passati ha subito un consistente degrado per cui sono stati persi innumerevoli affreschi di grande valore artistico. L'Amministrazione Comunale e la Fondazione Richiedei, in qualità di attuale proprietaria, si stanno operando per il recupero e la valorizzazione di tutto l'ambiente collinare, allo scopo di riattivare con appropriata ristrutturazione, tutto il complesso dell'edificio secondo un progetto già predisposto.

Cenni storici tratti da un volume pubblicato a cura del comune di Gussago:
"Sembra non esistano documenti che possano confermare la data della fondazione dell'edificio intitolato alla "Santissima Trinità". Gli specialisti suppongono risalga al tardo medioevo.
Ci sono dei cenni riguardanti l'anno 1331 quando venne sancita ufficialmente la festa della Santissima Trinità da papa Giovanni XXII, (Jaques Duèse - Cahors 1245 - Avignone 1334, passato alla storia per aver canonizzato Tommaso d'Aquino) ma sembra che già in epoca Carolingia la fede cristiana fosse "in loco" molto sentita.
Una seconda data è il 1423, pare sia associata a una un'importante decorazione all'interno della chiesa, che al giorno d'oggi è quasi coperta dalle modifiche apportate in varie epoche: si tratta di una Madonna in trono gotico che tiene in braccio Gesù, affiancata da un vescovo e da S. Bernardino da Siena che tende verso di Lei la sua "tavoletta". (la "tavoletta" rappresenta la "Ordo" monastica del Santo")
Infine esiste un'altra data, il 1460, anno in cui papa Pio II (Enea Silvio Poccolomini, Corsignano 1405 - Ancona 1464 - umanista e mecenate) curò la realizzazione di una città ideale - Pienza - autore in prosa e poesia è ricordato soprattutto per gli autobiografici Commentari) emana un'indulgenza "Pro loco Trinitatis Gussagi", dopo che i Gussaghesi si erano messi all'opera per restaurare la piccola chiesa rurale posta sul colle Barbisone dedicata appunto alla Santissima Trinità. Da documenti, risulta che la chiesa è riconosciuta come "antico giuspatronato" della Comunità di Gussago; si trattava quindi di una "Chiesa civica" sorta fuori dai poteri monastici di allora.
Il 2 maggio 1479 è affidata all'ordine dei frati Domenicani che, restaurata la Chiesa, costruirono il Convento e i locali per i contadini. Per più di tre secoli questo fu luogo di preghiera e di alacre attività connessa a varie coltivazioni (viti, ulivi, legumi, cereali, erbe officinali, fieno); ospizio di salubre soggiorno contro le pestilenze, in quanto dal 1478 Brescia fu colpita dalla peste che causò la morte di 30.000 persone".
Divenne anche occasionalmente sede dell'Inquisizione per un processo contro una donna di Nave accusata di pratiche magiche e quindi ritenuta strega
Nel 1580, il cardinale Carlo Borromeo fece una visita apostolica in quel convento, dove risultavano presenti sette monaci,(un vicario ed altri conversi). Nonostante la comunità fosse ristretta vi era una buona gestione delle risorse agricole della collina.
La bellezza del luogo, la pace e il silenzio erano ideali per pause di ristoro e di riflessione dei frati e monaci predicatori. Successivamente. un rilevamento catastale, imposto da una legge emanata dalla Repubblica Serenissima nel 1605, elenca tra i beni del convento S. Domenico in Brescia anche questo sito in Gussago. In seguito alla rivoluzione del 1797, nella quale Brescia si staccò dalla Serenissima con decreto del Governo Provvisorio del Sovrano Popolo Bresciano, il convento venne assegnato all'ospedale Maggiore di Brescia. Nel tempo la "Santissima" venne messa in vendita e, dopo vari passaggi, nel 1823 venne acquistata dal miniaturista Giovanbattista Gigola che la condivideva con gli amici Basiletti e Inganni (il pittore). Il Gigola incaricò il Vantini per la trasformazione dell'austero convento domenicano in una architettura più frivola, con finestre ogivali in stile gotico, i merli ghibellini posti come ornamento dei cornicioni del tetto, le torrette poste agli angoli della facciata, le decorazioni della stessa. Il Gigola nominò erede l'Ateneo di Brescia. Lasciandone l'usufrutto alla giovane moglie. La vedova Aurelia Bertera sposò in seconde nozze il pittore bresciano Angelo Inganni e con lui abitò la "Santissima" come casa di villeggiatura.
Nel 1857, dopo la morte di Aurelia Bertera, venne acquistata dal nobile Paolo Richiedei, mecenate di artisti e letterati . Per parecchi anni il castello fu lasciato in uso di abitazione all'artista Angelo Inganni e alla sua seconda moglie Amanzia Guerilot. Essi decorarono la struttura esternamente ed internamente, traendo da questo luogo, immerso tra le vigne ed i cipressi , l'ispirazione per la loro pittura paesaggistica. Allo scadere dei termini previsti dalle disposizioni testamentarie, la "Santissima" rientra nella gestione dell'ingente patrimonio del nobiluomo, il quale con il suo testamento del 1860 lega il castello all'Opera Pia Richiedei.

Nella prima metà del novecento e fino al 1965 , l'immobile fu occupato da famiglie di piccoli agricoltori, affittuari dell'Ente proprietario, che conducevano appezzamenti di terreno: essi divisero le sale con tramezze e ridussero la chiesa a deposito di fieno e di arnesi. Dopo un successivo periodo di utilizzo per l'allevamento di animali, lo stabile rimase abbandonato per molti anni, solo negli anni 1990/1991 fu riparato il tetto e consolidate le strutture murarie.
Da alcuni anni l'edificio viene aperto al pubblico in occasioni particolari e tenuto in ordine dal Gruppo Sentieri Volontari Protezione Civile.
E' stato commissionato uno studio per la salvaguardia degli affreschi dell'antica cappella, esiste un progetto di ripristino e ristrutturazione della cantina e di riqualificazione di tutta la strada di accesso.

Vi ho descritto un luogo di consolante pace dove la Poesia diventa Pittura e viceversa la Pittura si espande in Poesia.

Daniella Pasqua.

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Breve commento: Una gita di sapore campestre, agli occhi dell'attenta Poetessa e Scrittrice Daniella Pasqua si trasforma in una acuta fonte di osservazione artistico - culturale e tutto viene annotato nella sua mente, grazie anche all' insita passione di conoscenza dei luoghi a lei cari. Nel suo racconto ci viene descritto dettagliatamente una località a molti sconosciuta, una località le cui orinini risalgono al tardo-alto Medioevo e non priva di emozionanti storie. La presenza nelle cronache di quei tempi, di papa Giovanni XXII, è già un evidente fatto di importanza da non tralasciare. Il successivo intervento fattivo avvenuto poi nel 1479 con l'affidamento all'ordine dei Domenicani, è una ulteriore dimostrazione che il Convento rivestiva importanza primaria che per ben tre secoli a venire, si dimostrò fonte di benessere e nello stesso tempo, di sentita preghiera. Personalmente rivolgo al Gruppo Sentieri Volontari Protezione Civile, il mio personale plauso per l'opera intrapresa e che sia di sprone per altrettanti Gruppi, Organizzaxioni, affinché questo esempio sia una testimonianza di buona volonta per la realizzazione ed il ricupero di tante Opere che altrimenti, andrebbero inesorabilmente perse, distrutte.
Grazie anche a Lei, Poetessa Signora Daniella Pasqua; ma ben conosco l'alta Sua sensibilità artistica.

Sandro Ciapessoni.

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OPERE POETICHE

L'OMBRA
della Poetessa e Pittrice Signora Daniella Pasqua di Brescia.

Mi segue.
Mi sorpassa.
Mi affianca.
Si nasconde.

E' quasi sempre appresso
e certe volte non la vedo...
mi segue e a volte mi precede.

Il suo silenzio è opprimente
però anche rasserenante;
le parlo… tanto so che ascolta e tace.

Quando si spinge oltre i limiti
sembra voglia abbandonarmi,
ma è consolante sapere
che mai mi lascerà.

Ogni mio gesto, ogni passo
imperterrita esegue,
mi affianca, mi aggira
inevitabilmente... evanescente.

Troppo spesso è…
la mia sola compagnia.
C'era quando vidi la prima luce
e svanirà quando il buio
mi avvolgerà per sempre.

Daniella Pasqua.

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Sensazione... Già dal primo verso si avverte una "presenza" che ci accompagnerà costantemente ed in modo piacevole, per tutta la lettura! Grazie.

Sandro Ciapessoni.

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DOLCE E' IL TUO LABBRO…
del Poeta e Scrittore Sandro Ciapessoni di Tremezzo (Como)
ma abitante a Padova.


… e sull'Empireo Cielo un serto di Mughetti e Mirto
attende il coronar tue chiome.
Sandro Ciapessoni.

Non è possibile!…
Non è possibile distruggere l'Amore.

Alma mia Lady
Sublimami con tue carezze
ed io ti canterò le Voci del mio cuore.

T'innalzerò sul talamo dei sogni.
Ti canterò tua angelica dolcezza,
la luce che diffonde il tuo sorriso;
e, non temere se il ciglio ti accarezza!

Dolce è il tuo labbro alla lusinga e al bacio
e più non trema
come ala di farfalla
vibrava un giorno sull'agitato stelo…

O Musa Iddia!
Ascendi meco all'inviolato Olimpo,
l'Olimpo delle gioie e degli Amori.
Col tuo candor benigno
sommergimi nel delicato tuo profumo
e placami col dolce tuo sorriso

In armonia coi cantici del cuore
socchiudi gli occhi tuoi…
apri tue braccia…
Sì! Cadranno i bianchi veli;
mi cingerai allora coi balsami d'Amore,
Sciogli tue chiome al vento di borea
or che sui rossi petali
del fior di melograno
si posa il sacro canto
del Salmo mio d'Amore.

E quando Espéra annuncerà il tramonto,
ed Acquapazza al vespero di fuoco
pronuberà di baci
il roseo tuo dolce viso,
superbe, germineranno sui bianchi colli
primarie fonti di sostanza e vita
e i teneri rinchiusi Fior dei baci
l'aere profumeranno come ciprigno altare!…

E… fragole di bosco, io bacerò… baciando.

Nell'estasi divina
Alma mia Lady ultima Iddia
sublimerem "Gioire…";
gioir gioire!…
e perdersi… per ritrovarsi ancora
nell'estasi d'Amore!

Un serto di Mughetti
spiegato al verde consacrato mirto
si poserà così sul capo
a coronar tue chiome.

Non è possibile!…
Non è possibile distruggere l'Amore!

Sandro Ciapessoni.

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L'INCONTRO COL LARIO…
della Poetessa e Scrittrice Antonia Migliaresi di Roma.

Travolgente attrazione
nata al primo sguardo
segue il mio cammino:
custodisce sogni
che suscitò la bella natura
stringendomi in vigoroso abbraccio.

Mi corteggiarono gli alberi
tendendo verdi fronde,
le aiuole di colori ricche
mi offrirono bei fiori,
il lago si increspò di timide onde
e si tinse di un blue intenso
dimostrandomi passione:

consumammo atto d'amore.

Donai me stessa
e strinsi un patto
di religiosa fede.

Posi le mie illusioni
sulle sponde del Lario:
fu matrimonio
che non scioglierà tempesta
né mai spezzerà rivale.

Antonia Migliaresi.

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Sensazione: Dipinto trasformato in visiva Poesia!

Sandro Ciapessoni.

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SILENZIOSA DIMORA...
della Poetessa Signora Gianna Comelli di Sale Marasino (BS)

 

Entro nel buio silenzio...
il cuore, armonioso martella,
l’aria azzurrina ricopre ogni cosa
ogni statua pare guardarmi con occhi benevoli.

M’inginocchio, e il riverbero
che da te giunge
m’ avvolge nella pace
d’un campo di fiori

Ti ascolto quietamente
nell’essenza penetrante dei gigli / nel penetrante profumo dei gigli,
miriadi di pensieri stellati
affollano il vuoto della mente, deliziandola.

Interminabili
attimi di comunione....

Gianna Comelli.

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Sensazione: Il silenzio della natura, avvolto in alone di piacevole contemplazione.

Sandro Ciapessoni.

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MARE…
della Poetessa e Pittrice Signora Ilde Andreaggi Petek di Padova.

Su questo mare
gigante indomito
cade una stella
come dardo di un dio,
perfora acque trasparenti
riflette in cristalli di luce
propositi di vita,
libera speranze
da reti di sconforto.

Isole inquiline
della sua liquida pianura,
nel capriccio della natura
punteggiano la sua vastità
immerse nel suo colore
nel suo crepitare d'onde.

Approdano su spiagge
dove si compone
l'eco di un ricordo,
si allarga in spazi di memoria.

All'orizzonte sfrattata dal giorno
muore la notte
nel sogno di luna morente
dove il mare si sposa col cielo.

Ilde Andreaggi Petek.

Sensazione: Dal primo all'ultimo verso... il profumo, il sapore del salso mare!

Sandro Ciapessoni.

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"Salotto degli Autori e dei Lettori"
(riguarda l'ediziione del 1° Trimestre 2008.- Genn. Febbr. Marzo )
Ricordo che tutti, anche i Lettori, possono partecipare inviando a:
ciapessoni.sandro@libero.it
le loro opinioni.

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Dalla Poetessa Signora Gianna Comelli di Sale Marasino (BS)
17 Marzo 2008

Ho letto il trimestre "Ars Poeticae" e l' ho trovato più interessante del solito. Potrebbe essere il mio stato d'animo, oppure aver letto con maggiore attenzione tutto il contenuto. Incomincio da te: Nella tua poesia: "Così rammenterò…" . Come al solito sei molto preciso in tutto, i tuoi scritti sempre ricchi di particolari e di emozioni vive. La poesia è particolarmente profonda. Questi versi: [...] esisto per seguirti in tua Dimora / lungi dalle passioni della vita / lieviti che aggravano il mio patire; / amata Sposa, reclinami... //… sono fortemente sentiti. Complimenti!
Della Poetessa e Pittrice Daniella Pasqua di Brescia, ho attentamente letto le due composizioni. La prima: "Dialogo fra la mia mente e il cuore" e la seconda: "Questo amore… ". In entrambe le opere si nota la sensibilità del suo stato d'animo che mi ha fatto riflettere molto. Colgo l'occasione per formularle i miei vivi complimenti e salutarla alla grande.
"Cuore inamidato…" della Poetessa Signora Antonia Migliaresi di Roma. In questa poesia si evidenzia un cuore forte che ha subito tanto dolore e difficile da liberare da qualsiasi corazza ma se riesce a fuggire a lasciarsi andare... ecco che annega nell'amore più grande, e respira felice dopo una lunga apnea. Bella, bella.
Della Poetessa Signora Michela Tommasin di Noventa Padovana "Il mio vuoto... ". Indimenticabile ricordo ed aspettativa di una felicità solo rimandata... nel tempo. Coraggio!
"Catene di coralli... " della Poetessa e Pittrice prof.ssa Ilde Andreaggi Petek di Padova. Questa è una poesia serena e direi di più; felice, bellissima! Complimenti!
"Lacustre ipnosi... " della Poetessa Signora Luciana Bianchi Cavalleri di Como. Mi è piaciuta molto e in particolare la chiusa: Mi specchio all'amico lago che m'assorbe / in esso evaporo e mi dissolvo, piano.../ e il senso dell'eterno, mi sovrasta ./ Brava! Come al solito complimenti a tutti!

Gianna Comelli.

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dalla Poetessa e scrittrice Antonia Migliaresi di Roma
Roma 31 marzo 2008-

Un altro scorcio di vita del grande d'Annunzio raccontato con precisione dal nostro poeta Sandro Ciapessoni in questo nuovo numero della sua interessante rivista "Ars Poeticae": s'avvicendano le figure femminili nel corso degli anni del grande Vate e nasce l'adorata Renata, la "Sirenetta" che sarà gioia a consolazione nel momento della cecità e che raccoglierà e ordinerà i suoi cartigli; darà quindi un contributo essenziale per la nascita del "Notturno".
E' con grande partecipazione che si svolge il racconto degli anni duri del Vate, anni che lo vedranno tormentato dai creditori ma che saranno comunque assai produttivi per quanto riguarda i suoi scritti.
Anche la storia del poeta romantico Clemens Maria Wenceslaus Brentano di origine Tremezzina continuata nel nuovo numero della rivista, stavolta attraverso il racconto di una delle sue belle opere. Spero che si avveri il desiderio di Sandro e che egli riesca a reperire una traduzione italiana della "Cronaca di uno scolaro vagante".
Complimenti a Sandro Ciapessoni anche per la poesia "Così rammenterò…", molto commovente rivolta all'adorata consorte Gisella nel momento del suo passaggio dalla vita terrena verso la beatitudine eterna.
Molto profondo il "Dialogo tra ragione e cuore " scritto dalla Poetessa e Scrittrice Daniella Pasqua di Brescia: è un avvicendarsi di riflessioni che fanno molto meditare.
Do il benvenuto alla nuova poetessa Signora Michela Tommasin di Noventa Padova con la sua Poesia "Il mio vuoto...", e a lei e alle altre Poetesse, porgo i miei più sentiti complimenti per le belle liriche che rendono ricca l'interessante opera culturale del nostro caro Sandro Ciapessoni.
A tutti i partecipanti del "Salotto degli Autori e dei Lettori" i miei cordiali saluti e ringraziamenti e un grazie particolare al caro nostro Poeta per considerarmi una collaboratrice onoraria della sua bellissima rivista. Sono davvero commossa e onorata.

Antonia Migliaresi.

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dalla Poetessa e Scrittrice Signora Daniella Pasqua di Brescia.
Brescia, 6 Maggio 2008

E' con immenso piacere che mi accingo a commentare i nuovi articoli pubblicati sul precedente Periodico: "Ars Poeticae"del Maestro Sandro Ciapessoni. La vita del grande Poeta d'Annunzio è colma di pathos e colpi di scena. A parte la sua vicenda amorosa con la principessa Maria Gravina, quello che mi ha colpito della sua storia, è come il grande Vate, in un lasso di tempo assai breve abbia dato vita ad una creatività artistica così ricca, congeniale e fertile.
Ha scritto romanzi di grande pregio, articoli molto importanti e altro ancora, ma quello che spicca in modo ben marcato, è anche il fatto che abbia trovato fama all'estero prima che in Patria.
Non c'è che dire; la storia della sua vita, è una continua sorpresa ed è piacevole conoscerla pian piano con gli articoli da Lei pubblicati, Poeta Ciapessoni.

Leggendo poi dell'attività letteraria del Poeta Clemens Wenceslaus Maria Brentano, il cui padre Pietro Antonio Brentano era nativo di Tremezzo (Como), è interessante scoprire - oltre che poeta - era anche un valente scrittore. Il racconto citato: "Cronaca di uno scolaro vagante" già dai primi passi denota un forte contenuto letterario; sarà interessante scoprire, passo a passo, la continuazione… Sono piuttosto curiosa: devo ammettere che queste poche righe che ho letto, hanno già risvegliato la mia voglia di conoscere, di sapere, di emozionarmi.

Commovente e struggente, la Sua Poesia: " Così rammenterò…". Vi si coglie il dolore della perdita per la scomparsa dell'amata compagna di vita; un vuoto che nessuno può colmare e che il Poeta Ciapessoni sa esprimere con tanto garbo e delicatezza d'animo. Mirabile l'acrostico con il nome della moglie! La mia ammirazione e grazie per queste belle pagine, di buona lettura.

Mi complimento con le altre Poetesse, che sanno con la loro sensibilità… far emozionare e coinvolgere l'animo; i miei complimenti a tutte.

Daniella Pasqua.

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