ANNO 2008

Gennaio - Febbraio - Marzo
(
I Trimestre anno 2008)

 

"A r s P o e t i c ae"
(L'Arte della Poesia)

 

Foglio periodico letterario - artistico -

Qui canit Arte canat...

 

Fondato e redatto a cura da:
Sandro Ciapessoni
Via Dignano, 6 - 35135 - PADOVA
Telef. 049612286

 

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Tutti i testi qui contenuti sono di proprietà
dei vari Autori;
pertanto sono tutelati a norma di Legge.

 

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SOMMARIO:


"Gabriele d'Annunzio": di "Sandro Ciapessoni"

"Speciale Tremezzina":
Clemens Wenceslaus Maria von Brentano:
"di Sandro Ciapessoni"

"Riflessione... Comete..." : di Nicole Tosato.


Opere Poetiche:

Calafuria ( Ylenia R.) Lascare la vela"
Antonia Migliaresi:
"Il mio mondo di fantasia ...".
Daniella Pasqua:
"Il tuo sorriso gaio...".
Gianna Comelli:
"Il quadro...".
Sandro Ciapessoni:
"Dania...".
Ilde Andreaggi Petek :
"Le mie genti...".

"Salotto degli Autori e dei Lettori"

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Siti Web Autori:

Sandro Ciapessoni: http://digilander.libero.it/ciapessoni.sandro
E-Mail: sandrocps@tiscali.it
Migliaresi Antonia: http://amoillario.blog.tiscali.it
E-Mail: anto.resi@libero.it
Daniella Pasqua: http://www.daniellapasqua.it
E-Mail: maria-dani@libero.it
oppure:
Daniella Pasqua: http://it.geocities.com/daniella_pasqua_poesie
E-Mail: maria-dani@libero.it
Mariangela Fumagalli: http://www.geocities.com/Fumagallimar
E-Mail: fumanet@libero.it
Comelli Gianna:
http://digilander.libero.it/jennifer321/Jennifer/index.html
E-Mail: jennifer45@tele2.it

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Gabriele d'Annunzio: Nel numero precedente, quello di novembre - dicembre 2007, chiudevo l'articolo sul Vate affermando che la maggior parte dei biografi di d'Annunzio, ritenevano che il "grande Amore" del Poeta, fosse stata l'Attrice Eleonora Duse. Oggi, dopo i più recenti e attenti riesami degli scritti (lettere, appunti, interpretazioni delle stesse Opere del Vate) si può affermare che il "grande Amore" di d'Annunzio, fu la romana Elvira Natalia Fraternali in Leoni [Roma 1862 - Roma 1949], che il Poeta aveva (era sua abitudine) ribattezzato con nome di Barbara, e col vezzeggiativo di Barbarella. Dallo stesso d'Annunzio fu ritenuta: " l' Eletta". L'Ispiratrice...

Elvira Natalia Fraternali in Leoni
Roma: 1862 - / Roma: 1949.

La donna che d'Annunzio così ribattezza sarà in quegli anni la diretta "Ispiratrice" della sua produziione letteraria: dalla relazione con Barbara egli prende lo slancio per una crescita umana e sentimentale che, fondandosi con la sua naturale maturazione intellettuale ed artistica di quel periodo, è ricca di risultati. Amore, sesso - vero "levame" della sua Arte -, equilibrio fisico e intellettuale costituiscono per d'Annunzio le componenti ideali per ritornare all'arte. Di fatto, dopo un'ode per "Per gli Italiani morti in Africa", pubblicata sul "Capitan Fracassa" del 19 febbraio 1887, il 24 luglio dello stesso anno pubblica sul "Fanfulla della Domenica" l'elegia "Villa Medici", la prima delle Elegie romane, la raccolta poetica che nasce dalla collaborazione - in sede artistica - delle vicende della sua nuova relazione amorosa, cui seguiranno: "Elevazione" e il 13 novembre 1887, "Sogno di un mattino di primavera". Nell'estate del 1887 parte per una crociera nell'Adriatico sul cutter dell'amico Adolfo De Bosis, destinazione: Venezia. Poiché il cutter perde la rotta, le viene in soccorso la nave da guerra Agostino Barbarigo, salva i due naufraghi e li porta a destinazione. A Venezia è raggiunto da Barbara per un breve incontro, ma il Poeta vi resta circa un mese a causa della cronica mancanza di denaro. A Venezia gli viene poi comunicato il 22 settembre, la nascita del terzo figlio Veniero. Nel 1888 riprende l'attività giornalistica ma in luglio si ritiene pronto a dedicarsi a qualcosa di più impegnativo, vale a dire alla stesura del già vagheggiato romanzo. Coì nello stesso mese si trasferisce a Francavilla nel "Convento" dell'amico Michetti e comincia a lavorare con grande alacrità e pieno di slancio al suo primo romanzo: "Il Piacere". Nonostante le proteste di Barbara che vorrebbe incontrarsi con lui, d'Annunzio si chiude in una sorte di clausura , da cui nulla può distrarlo, come farà tutte le volte in cui si dedicherà ad Opere di grande respiro. Nel gennaio del 1889 terminato il romanzo, d'Annunzio torna a Roma. L'opera nel frattempo è spedita all'editore Treves di Milano e vede la luce in maggio dello stesso anno. Sarà il primo volume di quelli che successivamente saranno poi I romanzi della Rosa, cioè per intenderci meglio i romanzi della voluttà. La storia del protagonista, Andrea Sperelli nobile e raffinato intellettuale che cerca invano di dimenticare l'amante Elena Muti. Vi è inoltre l'intreccio di un altro amore con una donna di nobile spiritualità, Maria Ferres facilmente identificabile in "Barbara". Lanciato il romanzo, d'Annunzio torna alla sua vita di sempre. Sempre ne 1889 è a San Chietino con Barbara Leoni con cui ha rafforzato l'antico amore con una "settimana d'amore" ad Albano. Non è però trascurata l'attività letteraria; tra l'estate e l'autunno lavorerà su "L'Invincibile" titolo provvisorio che sarà definitivamente poi sostituito con: "Il Trionfo della Morte": comporrà alcune liriche che finiranno nelle "Elegie Romane" e provvede al ritocco di un suo precedente lavoro: "Isotta Guttadàuro" e ad altre poesie. Scriveva a Barbara il 28 ottobre 1888: "Io da tre mesi conduco una vita conventuale, non vedo quasi più nessuno; sto al tavolino dodici ore al giorno; mi logoro in una fatica lunga, paziente, ostinata [...] Io ho risoluto di non muovermi di qui se non quando avrò finito il mio libro sul quale ho sudato e spasimato; e non ho il coraggio di abbandonarlo. Se tu sapessi che strana ebrezza dolorosa e voluttuosa a un tempo, invade il cervello dopo un abuso di lavoro e con che strana violenza lo spirito si attacca all'opera così profondamente concepita e così sottilmente penetrata dal fuoco dell'intelligenza!". Il 1 novembre 1889, d'Annunzio fu chiamato a prestare il servizio militare (aveva 26 anni). Fino ad allora era riuscito a rimandarlo in quanto figurava iscritto all'Università. Fu un anno di "volontariato" , ma per il Poeta , un brutto colpo. Scriveva a Barbara nei primi giorni: " Tutt'oggi sono stato in mezzo alla brutalità [...] Non sarò più un uomo ma un bruto come il mio cavallo, tra i bruti..." In un'altra lettera, rincara la dose: "Non ti parlo dei miei tormenti. Il peggior mio nemico non avrebbe potuto immaginare per me un supplizio più feroce , più disumano". Quanta differenza di stile, di contenuto, di pathos, di espressioni di lirica ed amorosa tenerezza fra questi scritti e gli altri intercorsi con Barbara nei momenti dell'amore, della lontananza, dei rimpianti e dei desideri repressi! Il 23 luglio 1888 da Francavilla al mare, così d'Annunzio scriveva all'amata Barbara: "Ebbi jeri verso sera, la tua lettera del 21. Le tue lettere giungono qui a mezzogiorno; ma come la posta è lontana, certe volte ritardano a venire nelle mie mani. Tanta tristezza mi fecero le tue parole che non ebbi più la forza di rimanere in compagnia. [...] Col pretesto di andarmi a vestire pel ballo della sera, scesi giù per le viottole solitarie che conducono alla spiaggia, qui dove io abito. Andavo lentamente; mi teneva un'angoscia così grave che mi parve a un punto d'aver sul cuore il dolor muto di tutte le cose, nella sera immensa. La luna era apparsa in cima del colle e il cielo era coperto d'una trama sottile di nuvole bianche. Il silenzio e la pace, intorno, profondi. Io mi ricorderò sempre, per la vita, della commozione ch'io ebbi jersera quando apersi la strana porta della casa marina. Avevo gli spiriti così esaltati e allucinati che mi pareva sentire la tua presenza nella casa solitaria. I miei passi su per la scala tortuosa avevano un suono non mai udito. Il mistero si stringeva. La figura di Sefora nella "Storia di Mosè" del Botticelli, ch' è su l'uscio della mia stanza, prese il tuo volto. E il cuore mi batteva con tanta furia che, per un' illusione il gran battito empiva la casa come d'un fragore. Tu eri, certo, nella mia stanza. Tu, certo, mi aspettavi. Entrai tremando. Avevo un freddo sottile alla radice de' capelli e alla nuca; e la vista mi fluttuava, come nella vertigine; e il respiro mi s'era arrestato, come nel terrore; e la bocca mi s'era inaridita come nella sete o nella febbre. Tu, certo, eri là. [...] Tu eri sul divano con la testa appoggiata ai cuscini, pallida d'un pallore luminoso, con li occhi aperti ed immobili, pieni d'una malinconia indicibile; e non parlavi, e mi guardavi; ed io non so perché avevo la sensazione che tu fossi tutta fredda, tutta di gelo, come nella morte. Io ti vidi, Barbara. Tu era bella come non mai; e mi guardavi. [...] Tu come stai? Che fai? Che pensi? Credi ch'io non ti ami a bastanza? Dubiti sempre? Addio, addio. Gabriel". Sommerso dai debiti nel 1891 é costretto a lasciare Roma . Tutti i suoi beni vengono sequestrati ed egli trova rifugio presso l'amico Michetti a Francavilla. Nonostante l'insistenza di Barbara che sempre più incredula, scettica sull'avvenire che lo sollecita a ritornare a Roma, il Poeta alla fine di agosto si reca a Napoli forse per accompagnare l'amico Michetti o forse per cercare un nuovo editore.

A Napoli doveva fermarsi pochi giorni, decide poi di trattenersi qualche settimana e finirà per rimanervi due anni, i due anni che poi definirà: "di splendida miseria". Invita Barbara a raggiungerlo a Napoli, e le promette di sposarla... ma già all'orizzonte si profila l'ombra di una principessa siciliana: Maria Gravina Cruyllas de Ramacca, non felicemente sposata col conte Ferdinando Anguissola di San Damiano, e madre con quattro figli. Si chiuderà così il "capitolo" di Elvira Natalia Fraternali in Leoni, l' Eletta, l' amata Ispiratrice "Barbarella". Ma per l'infelice Barbarella, il cuore di d'Annunzio pulserà ancora per oltre 40 anni, fino a quando nella futura solitudine e precoce vecchiaia, nella sua "prigione dorata", riesumerà i ricordi e le nostalgie degli "antichi amori", fino al fatale 1° Marzo 1938, notte in cui si completano i suoi profondi Trinitari Amori della Sua vita terrena iniziati con Lalla , (Elda Zucconi), la "Strana bimba...immortalata in "Canto novo".

Sandro Ciapessoni.

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"Speciale Tremezzina" Dedicata a: "Unione dei Comuni della Tremezzina".


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Nel 1803 Clemens Maria Brentano (1778-1842) nel periodo più felice della sua fecondità lirica ebbe l'idea di pubblicare insieme alla sua anima gemella Achim von Arnim, una raccolta di poesie sotto il titolo Canzoni dei fratelli canori (Lieder der Liederbrueder) poi rinunciarono in favore dell'altra raccolta di canzoni popolari Il corno meraviglioso del fanciullo. Nel 1803 Arnim pubblicò una raccolta di liriche: Conforto nella solitudine in cui figurano numerose poesie di Clemens Brentano. Ma di questo già si é scritto nell'edizione precedente. Ora, in questo numero che esce proprio nel periodo Natalizio e che investe la parte finale della vita di questo illustre Poeta romantico Tedesco le cui radici di provenienza affondano ancora (e lo sarà sempre) nella nostra amata Tremezzina, mi sembra più opportuno portare a conoscenza delle nostre Genti, l'importante "incarico" verso il quale, il Poeta fu chiamato. E' una documentazione riguardante gli atti del Processo di Beatificazione della Suora Anna Katharina Emmerick; beatificazione avvenuta sotto il Pontificato di Papa Giovanni Paolo II.


Dalla rivista trimestrale "luce e ombra" Anno 1999
Anna Katharina Emmerick: stimmatizzata, mistica, veggente.

Un recentissimo (marzo 1999) convegno svoltosi presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dedicato alla monaca stimmatizzata tedesca Anna Katharina Emmerick (1774-1824), della quale è in svolgimento il processo di beatificazione, offre l'occasione di parlare di questa eccezionale figura mistica, ancora poco nota nel nostro Paese in quanto la pur vasta letteratura a disposizione è quasi tutta in lingua tedesca. Nel corso del convegno, al quale hanno partecipato specialisti e devoti della Emmerick venuti quasi esclusivamente dalla Germania (la manifestazione si è svolta in lingua tedesca), è stata tratteggiata la storia della veggente in rapporto al suo tempo, la sua vita mistica e il significato sempre attuale della sua spiritualità e della sua fenomenologia. Uno spazio particolare è stato dedicato al rapporto col poeta romantico Clemens Wenceslaus Maria Brentano, che per quasi sei anni - gli ultimi della vita di Anna Katharina - si dedicò alla trascrizione delle visioni che la monaca aveva fin dall'infanzia. Anna Katharina Emmerick nacque a Coesfeld in Westfalia (Germania Settentrionale) nel 1774, quinta di nove figli dei coniugi Emmerick, contadini che lavoravano un podere di un loro parente, gente povera ma laboriosa e devota. Poté frequentare la scuola soltanto per pochi mesi e fin da bambina dovette abituarsi a lavorare duramente nei campi e in casa. Molto presto cominciò ad avere visioni in cui le apparivano figure sacre: l'angelo custode, la Madonna che le presentava Gesù Bambino, i santi. Lei credeva che quello che le capitava fosse naturale e che tutti vedessero le stesse cose; soltanto col tempo si rese conto di costituire un'eccezione. D'istinto conosceva le proprietà delle erbe medicinali che trovava nei campi e che poi trapiantava nel suo orticello, e distingueva gli oggetti sacri da quelli profani, qualità che le fu propria per tutta la vita.
[...] Il poeta Clemens Wenceslaus Maria Brentano così descrisse nel suo diario la prima visita alla casa natale di Anna Katharina Emmerick: "Sono andato in questi giorni a visitare la casa paterna della Emmerick. Volevo vedere il luogo in cui era nata e dove era stata la sua culla. Trovai un fienile cadente, con le pareti di fango e il pavimento coperto di paglia. Qui, in questo luogo povero e buio, era nata e cresciuta questa creatura delicata, pura, lieve, luminosa, spirituale; qui e da nessun'altra parte ella coltivò i suoi pensieri, le sue parole e le sue opere innocenti. Non potei fare a meno di pensare alla greppia di Betlemme".
Anna Katharina Emmerick ebbe una vocazione precoce a avrebbe voluto entrare presto in convento, ma per molti anni non le fu possibile per mancanza di dote; lavorò quindi come sarta prima alle dipendenze di altri poi autonomamente a casa sua.
A 28 anni, grazie all'aiuto di una famiglia amica, riuscì a realizzare il suo sogno e ad essere accolta nel convento delle Agostiniane di Dülmen, un paesino a pochi chilometri da Coesfeld. Ci rimase per nove anni, che furono per molti aspetti molto difficili, ma che lei definì i più felici della sua vita. Una notte, mentre stava pregando, le apparve Gesù che le offrì una corona di rose e una di spine. Lei scelse quella di spine e Gesù gliela pose sulla testa: intorno alla fronte le apparvero subito le prime stigmate. In seguito, dopo un'altra apparizione di Gesù, vennero anche le ferite alle mani, ai piedi e al costato. La sua salute, minata dalle veglie, dai digiuni, dal pesante lavoro svolto fin dall'infanzia, dalle sofferenze provocate dalle stimmate, venne sempre più declinando. Intanto gli ordini religiosi furono sciolti per ordine di Napoleone e anche il convento in cui viveva Anna Katharina dovette chiudere i battenti. Come le sue consorelle, anche la Emmerick dovette andarsene e per alcuni anni fu la governante di un anziano sacerdote francese, che fu a lungo il suo padre spirituale. In seguito, quando la sua salute peggiorò al punto da costringerla permanentemente a letto, fu sistemata in una povera stanza presso una famiglia del luogo, assistita da una burbera e bisbetica sorella. Anche questa stanza, dove Anna Katharina visse per anni e nella quale raccontò a Brentano le sue visioni, è stata ricostruita a Dülmen in un piccolo museo dedicato alla veggente. Grande non più di due metri per tre, interamente rivestita di legno, contiene anche i modesti arredi del tempo; commuove in modo particolare il letto di Anna Katharina, piccolo, di giunco, fatto come una culla. Nel museo sono conservati anche i lavori di cucito e gli abiti della monaca, le stoviglie di casa, i ritratti suoi e di Brentano eseguiti da contemporanei, tra cui quelli qui riprodotti. Intanto la fenomenologia mistica della Emmerick diveniva sempre più imponente e difficile da nascondere. Le stimmate, che si aprivano e sanguinavano periodicamente, furono controllate al di là di ogni dubbio dal dottor Wesener, un medico dapprima molto scettico e poi devotissimo della veggente, al quale si deve un accuratissimo e interessantissimo diario quotidiano della vita di Anna Katharina; e in seguito anche da una commissione ecclesiastica e statale, che con metodi spesso indelicati ma efficaci operò un controllo di molte settimane. Nel frattempo la monaca stigmatizzata aveva praticamente smesso di nutrirsi: qualche goccio d'acqua o succo di frutta e l'ostia consacrata che le veniva portata quotidianamente furono sufficienti a tenerla in vita per anni. Grandiosi i suoi fenomeni di veggenza, sia con riferimento ad avvenimenti della storia sacra che ai fatti del tempo: vide per esempio nei dettagli tutta la rivoluzione francese. La fama della veggente stimmatizzata intanto si diffondeva e numerose personalità vennero a visitarla. Tra queste anche il poeta Clemens Brentano, una delle figure più rappresentative del romanticismo tedesco, che aveva allora quarant'anni, due matrimoni alle spalle e un passato burrascoso.
Venne per trattenersi pochi giorni, ma rimase talmente colpito dalla personalità della monaca che si stabilì a Dülmen e vi rimase per quasi sei anni, annotando giorno dopo giorno ciò che lei gli raccontava: diciassettemila pagine che soltanto in parte sono state pubblicate e che descrivono nei dettagli la vita di Gesù, ampliando e integrando i Vangeli e la vita della Madonna. Così il poeta descrive il primo incontro con Anna Katharina Emmerick:

"Fui condotto dalla sorella di Anna Katharina nella piccola stanza d'angolo dove ella viveva, per raggiungere la quale bisognava raggiungere la cucina. Lei mi salutò cordialmente. Il suo volto puro e innocente mi commosse, allo stesso modo delle sue parole semplici, totalmente prive di tensione ed esaltazione. Ciò che ella dice non assomiglia in alcun modo ad una predica, ma è ispirato a dolcezza. Ogni sua parola è breve, semplice, naturale; ma piena d'amore, di profondità, di vita. Io mi sentii subito a casa".

Brentano rimase enormemente colpito dall'incontro con la monaca anche perché lei lo riconobbe subito: l'aveva infatti già visto nelle sue visioni. Quando lui fu introdotto per la prima volta nella sua stanza, lei lo accolse festosamente e gli porse subito con grande cordialità la mano stigmatizzata, ma non gli disse niente. In un secondo momento però, quando fra loro si fu stabilito un rapporto di fiducia e confidenza, gli rivelò di avere subito riconosciuto in lui l'uomo destinato da Dio a metter per iscritto ciò che le appariva fin dalla primissima infanzia e di cui, con suo grandissimo rammarico, fino a quel momento nessuno dei suoi amici e conoscenti aveva accettato di occuparsi. Nelle sue visioni le era stato mostrato un uomo bruno, dal colorito scuro, seduto accanto al suo letto intento a scrivere. Clemes Brentano era di origine italiana e la descrizione gli si attagliava perfettamente. Anna Katharina gli disse anche di essere convinta che, se era vissuta fino a quel momento, era stato solo per aspettare lui. Queste parole confermarono Brentano nella decisione che aveva già preso: mettere la sua mano e il suo genio al servizio di quella che considerava ormai una missione, fissando sulla carta tutto ciò che la monaca stigmatizzata diceva. E così l'acclamato poeta romantico, l'uomo ricco e famoso ricercato dalle donne, abituato ai fasti della società e al successo letterario, dimenticò ogni altra cosa e per anni condusse una vita da certosino in un piccolo paese pur di non perdere una sola delle parole della veggente.

"Io sento che qui sono a casa mia e intuisco che non posso abbandonare questa creatura meravigliosa prima della sua morte. Questo è il compito della mia vita: Dio ha ascoltato la mia preghiera di indicarmene uno in suo onore, adatto alle mie possibilità e alle mie forze. Voglio fare il possibile per custodire e proteggere il tesoro di grazie che ho trovato qui";

così scriveva Brentano qualche tempo dopo aver conosciuto Anna Katharina Emmerick. Clemens Brentano, che per anni era stato lontano da Dio ma non aveva mai cessato di cercarlo, ritrovò la fede grazie ad Anna Katharina, che lo chiamava "il pellegrino". La collaborazione tra i due avveniva così: di notte Anna Katharina faceva dei "viaggi dell'anima" e si ritrovava in Terra Santa dove assisteva agli episodi evangelici come se stessero avvenendo in quel momento. La mattina dopo li descriveva a Brentano, che prendeva nota di ogni parola e con domande appropriate cercava di far emergere ogni dettaglio alla memoria della veggente. A casa poi dava forma adeguata a ciò che la monaca gli aveva riferito in - plattdeutsch -, il dialetto locale; la sera tornava da lei per leggerle quanto aveva elaborato, correggerlo ed avere la sua approvazione. Tra gli studiosi è ancora in atto una diatriba con riferimento agli scritti raccolti da Brentano e alla loro reale provenienza: quanto viene direttamente dalla veggente e quanto è uscito dalla penna del poeta? Non manca chi sostiene che Anna Katharina Emmerick, della quale sono state riconosciute le virtù eroiche, sarebbe già stata canonizzata se Clemens Brentano non si fosse assunto il compito di trascrivere le sue visioni. Essendo intervenuto lui, si obietta, non si sa più con sicurezza che cosa viene da lui e che cosa viene da lei. Per far si che il processo di canonizzazione proceda, qualche anno fa gli scritti sono stati stralciati dagli atti, con la motivazione che essi non apparterrebbero a lei, bensì al poeta. Resta tuttavia da chiedersi se tale modo di procedere, probabilmente opportuno in vista dello scopo che si vuole raggiungere, renda giustizia al complesso dei fatti. Thomas Wegener, il più importante biografo di Anna Katharina, scrive:

"Dio rivelò ripetutamente alla sua serva che la conoscenza delle sacre verità le era concessa non soltanto per sé stessa, ma per l'edificazione dei fedeli, a dimostrazione del fatto che Egli continua a vivere con la sua Chiesa e ad essere presente. Per questo motivo Anna Katharina cercò sempre di comunicare le sue visioni, ma fino al 44° anno di età non trovò nessuno al quale raccontare fedelmente ciò che le veniva concesso di vedere. Spesso aveva pregato il suo confessore e altri sacerdoti di ascoltarla, però nessuno si era mai preso la pena di trascrivere dettagliatamente ciò che lei diceva e di analizzare più da vicino il valore e l'attendibilità delle sue visioni".

Wegener, che fu buon amico della Emmerick, ne riporta anche le esatte parole:

"Le tante meravigliose informazioni che ho avuto per la bontà di Dio non mi sono state date soltanto per mio ammaestramento, in quanto molte cose io non le potevo capire, ma perché le trasmettessi ad altri, spesso anzi mi è stato ordinato di farlo".

Come si è detto, Anna Katharina riconobbe immediatamente in Brentano l'uomo destinato a trascrivere le sue visioni. Questo compito ebbe l'approvazione dei contemporanei: i molti amici, anche altolocati, di Anna Katharina permisero che Brentano le stesse accanto per anni. Tra questi il vescovo di Münster, la città da cui dipende Dülmen, e il padre spirituale pastore Overberg, che assicurarono sempre al poeta che il suo compito era gradito e in armonia con la Chiesa. Dopo la morte della monaca, avvenuta nel 1824, Clemens Brentano si dedicò all'immane compito di dare ordine alle migliaia e migliaia di pagine scritte nei sei anni di permanenza a Dülmen; e prima di morire lui stesso riuscì a dare alle stampe alcuni libri, i quali hanno avuto un impatto straordinariamente positivo nel pubblico (di lingua tedesca e francese, in italiano non è stato pubblicato quasi nulla), in particolare quello dedicato alla passione e morte di Gesù. Un altro testo fondamentale descrive la vita della Vergine; c'è poi un libro sui primi anni di vita di Gesù e un altro sull'antico testamento. Una parte di queste opere è stata portata a compimento, sulla base degli appunti di Brentano, dal fratello e da alcuni studiosi. Come si è detto non tutto quanto è stato scritto da Brentano è stato pubblicato: migliaia di pagine manoscritte attendono ancora di essere trascritte e rese note e potrebbero riservare ancora molte sorprese. Gli originali sono conservati a Francoforte, agibili agli studiosi ma estremamente difficili da decifrare. Uno degli aspetti più straordinari di questi testi è l'enorme quantità di informazioni storiche e ambientali che contengono: gli abiti, le suppellettili, le abitazioni, i luoghi, le consuetudini di vita, i personaggi sono descritti con una precisione e una aderenza al reale che lasciano sbalorditi, soprattutto se si pensa che Anna Katharina Emmerick non si era mai mossa dal luogo in cui era nata e non aveva una cultura specifica. Neppure Brentano era mai stato in Terra Santa e nella sua biblioteca non c'erano libri che ne parlassero. Le descrizioni di Anna Katharina Emmerick hanno trovato notevoli conferme, la più interessante delle quali è questa: grazie alle parole della veggente è stato possibile individuare la casa della Vergine a Efeso. In base alla tradizione, dopo la morte di Gesù la Madonna si stabilì a Efeso, nell'attuale Turchia, insieme all'apostolo Giovanni. Qui visse gli ultimi anni della sua vita e qui morì. La sua casa si trovava sulle colline non lontano dalla città, in una località appartata. Di questo edificio si erano però da molto tempo perdute le tracce e nessuno sapeva più dove sorgesse. Oggi l'ultima dimora della Madonna è stata ritrovata, restaurata e in parte ricostruita e chi va ad Efeso può visitarla. Davanti alla casa un grande cartello informa che ciò che ne restava, cioè le mura perimetrali col focolare centrale, era stato ritrovato grazie alle visioni della monaca stigmatizzata tedesca Anna Katharina Emmerick. Gli appunti di Brentano sono corredati anche da un disegno, per cui per trovare la casa fu sufficiente aver fiducia nelle indicazioni della monaca e seguirle. Il ritrovamento è stato ufficialmente riconosciuto dagli archeologi e dalle autorità civili e religiose. Il caso di Anna Katharina Emmerick e del poeta che trascrisse le sue visioni è tuttora aperto e la conclusione del processo di canonizzazione, attesa ormai a breve, potrebbe indurre ad affrontare di nuovo con serenità e senza timori il complesso discorso della paternità delle opere. A giudizio di non pochi esperti, il confronto tra i testi originali approvati dalla Emmerick e quelli pubblicati dopo la sua morte consente di constatare una completa corrispondenza, così che viene spontaneo pensare che il poeta si sia limitato a dare forma adeguata a ciò che la veggente gli raccontava. E non si possono dimenticare le parole di uno dei più originali studiosi di questo caso, il professor Arnold Guillet, che nel suo commento al libro della Emmerick sulla Passione e Morte di Gesù scrive:

"Al posto di Dio, a chi avreste affidato l'incarico di trascrivere le visioni della Emmerick?"

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Mi concedo una breve dissertazione sull'operato di questo insigne Poeta e Letterato: Dall'umiltà e in quella che esternamente a noi appare come "indigenza o povertà", ivi è celata e ben custodita la grandezza e la nobiltà dell' Essere umano, ed essa, emergerà sempre, anche tardi ma sempre emergerà trionfante al momento opportuno. Ricordo altresì che nomerose Cappelle dei Misteri del Santo Rosario che conducono al Santuario della Madonna del Soccorso alla vicina Ossuccio (Como) sono state costruite sotto il completo patrocinio delle Famiglie Brentano - Cetti -.

Sandro Ciapessoni.

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Riflessioni, Comete..." di Nicole Tosato di Padova:

La mia presenza è nuova in questo Periodico trimestrale ed a voi cari Lettori, offro questo mio scritto in forma prosastica come mio primo esordio letterario e spero, confido sia a voi gradito e bene accetto. Ho cercato di tradurre gli impulsi del mio cuore in parole sensibili, intelligibili, spero d'esserci riuscita e così a Voi, io mi presento. Grazie.

"COMETE…" è il titolo del mio scritto; luminose e magiche… capaci con un veloce passaggio, di creare tanta meraviglia e stupore. E, nella loro apparizione sorge talvolta in noi quell'aspettativa per cui la promessa del sogno di chi le scorge, si tramuti in realtà.

"Un tuffo negli abissi dell'anima…E' così trascorso un solo giorno da quando hai chiuso (abbassato) il sipario sulla tua leggera commedia. In me, smarrimento, pensieri confusi, domande, dubbi e… malinconia.

Sì…un tuffo negli abissi dell'anima; un vuoto mi avvolge per gli affettuosi gesti che mi sono stati tolti. Un oscuro cielo privo di stelle, un doloroso e interminabile silenzio…

Si annebbia la mia vista simile a pioggia di polvere dorata d'illusioni: un tempo, luminose Comete… Sogni che solo il Cielo ci dona, ma che pure noi conquistiamo ogni giorno vivendo la vita ogni qualvolta c'è da goderne per la sua totalità, continuando così ad alimentare l'interesse per ciò che noi riscalda, e per non essere trascinati nella fredda immensità di quanto ci circonda.

Un respiro per accettare… un respiro per sciogliere al volo, le farfalle in me prigioniere… per non giudicare, per perdonare.

Per la condivisione di quell'avventura chiamata vita che indelebile trova posto nel mio cuore per la grandezza della semplicità dell'emozione che ti mantiene vivo nel mio spirito nonostante le distanze, nonostante la consapevolezza dell'intimo accordo che ci ha uniti, e della melodia che ti rinfrescherà la mente come la fragranza del gelsomino in una nuova primavera, perché ciò che hai vissuto nel cuore non conosce tempo, limiti o ragioni.

Sopra cielo e terra sarai in me la ragione della mia sofferenza… l' amore".

Nicole Tosato.

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Breve commento: Una nuova giovane Scrittrice di cui ho avuto modo d'apprezzarne il suo talento, entra con questo primo numero del corrente anno 2008, a far parte, ad unirsi alle già affermate Poetesse che in questo Periodico hanno fin'ora e con successo collaborato. La forma compositiva di questo "epistolario" è intimamente suggestiva e toccante e non esagero se affermo, "con risvolti e tonalità drammatiche". Rilevante è in primo luogo la presentazione del proprio stato d'animo e il desiderio di liberazione del suo pensiero, mentre nel finale, l'emozionante conclusione basata sul principale scopo della vita, risveglia in noi, nel lettore, quel dolce sentimento basato sull'Amore. Scrittrice d'animo sensibile e me ne compiaccio. Leggeremo ancora di lei, ne sono certo.

Sandro Ciapessoni.

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Opere Poetiche:

LASCARE LA VELA…
della Poetessa Ylenia R. "Calafuria" di Livorno.

Lascare la vela
farsi cullare dall'onde,
accarezzare dal vento
e perdersi nell'infinito del cielo.

La terra è lontana
con le sue illusioni,
i suoi tradimenti, le sue bugie.

Sognare di trasformarsi in un'onda,
sognare di far parte del vento…
riconoscersi in una nuvola.

Aspettare che un gabbiano
prenda la tua anima
e la faccia volare
nell'azzurro del cielo sopra il mare.

Lascare la vela
e non tornare…

Lascare la vela, lascare la vela…

Calafuria. Ylenia. R

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Breve commento: Ho riservato di proposito per l'inizio dell'anno 2008, uno spazio per inserire una Poesia della Poetessa Ylenia R. "Calafuria" di Livorno. Il ricordo che questa giovanissima Scrittrice ha lasciato, mi è ancora vivo, difficilmente cancellabile sia per me, sia per coloro che nei decorsi anni, ebbero l'opportunità di intessere con lei, relazioni letterarie. Per la stima di quell'incancellabile ricordo che ancora nutro, e sapendo la "pochezza" del mio giudizio, offro come "commento" qualcosa a lei più adatto; un Autore che ha amato tanto anche il suo mare, lo stesso mare amato da "Calafuria".

Sandro Ciapessoni.

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da: "Laudi del cielo e del mare della terra e degli eroi"
alle Pleiadi e ai Fati

di Gabriele d'Annunzio (1863 - 1938)

Gloria al Latin che disse: "Navigare
è necessario; non è necessario
vivere". A lui sia gloria in tutto il Mare!

O Mare, accenderò sul solitario
monte che addenta e artiglia te (leone
sculto da qual Ciclope statuario?)

un salso rogo estrutto col timone
e la polèna della nave rotta,
che ha la tortile forma del Tritone.

Il ricurvo timon per cui condotta
fu la nave nell'ultima procella
con la barra tra l'una e l'altra scotta,

la divina figura onde fu bella
contra il flutto la prua sotto il baleno
della nube che vinto avea la Stella,

ardere voglio avverso il Mar Tirreno,
l'ornamento superbo e il rude ordegno,
le Pleiadi invocando al ciel sereno.

Crepiterà nel fuoco il salso legno,
su la cervice del leon proteso;
e taluno vedrà di lungi il segno

insolito e dirà: "Qual mano acceso
ha il rogo audace? Quale iddio su l'erte
rupi nel cuore della fiamma è atteso?".

Non un iddio ma il figlio di Laerte
qual dallo scoglio il peregrin d'Inferno
con le pupille di martìri esperte

vide tristo crollarsi per l'interno
della fiamma cornuta che si feo
voce d'eroe santissima in eterno.

"Né dolcezza di figlio..." O Galileo,
men vali tu che nel dantesco fuoco
il piloto re d'Itaca Odisseo.

Troppo il tuo verbo al paragone è fioco
e debile il tuo gesto. Eccita i forti
quei che forò la gola al molle proco.

L'àncora che s'affonda ne' tuoi porti
non giova a noi. Disdegna la salute
chi mette sé nel turbo delle sorti.

Ei naviga alle terre sconosciute,
spirito insonne. Morde, àncora sola,
i gorghi del suo cor la sua virtute.

Di latin sangue sorse la parola
degna del Re pelasgo; e il sacro Dante
le diede più grand'ala, onde più vola.

Re del Mediterraneo, parlante
nel maggior corno della fiamma antica,
parlami in questo rogo fiammeggiante!

Questo vigile fuoco ti nutrica
il mio vóto, e il timone e la polèna
del vascel cui Fortuna fa nimica,

o tu che col tuo cor la tua carena
contra i perigli spignere fosti uso
dietro l'anima tua fatta Sirena,

infin che il Mar fu sopra te richiuso!

Gabriele d'Annunzio.

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IL MIO MONDO DI FANTASIA...
della Poetessa e Pittrice Antonia Migliaresi di Roma.

Vivo in un mondo inventato
caldo di luce solare
profumato d'essenze divine:
mi crogiolo tra dolci illusioni
e accumulo desiderate soddisfazioni.

Contenta dell'oggi
tendo ai sorrisi futuri.

Se mi calo nei giorni reali
rifuggo da intrighi frequenti,
delusioni che invecchiano pensieri
e distruggono sogni nascenti.

Sento scottare la fronte
sommersa da dominante egoismo.

Vorrei diffondere amore,
avvertire bagliori di intese...
ma stringo tra mani pietose
l'indifferenza degli aridi sterpi.

Antonia Migliaresi.

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Breve commento: Il dipanarsi della vita quotidiana è qui illustrato come breve succinto diario che va oltre la materialità dell'azione stessa. Talvolta si ricorre al "mondo inventato" (è di tutti!) per crearsi un momento di serenità, lo accettiamo e ci sentiamo felici ma dopo quella felicità apparente riemerge la verità vera, l'illusione: "l'indifferenza degli aridi sterpi". Tutto il testo lineare si presta ad una gradevole lettura. Complimenti Poetessa Migliaresi.

Sandro Ciapessoni.

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IL TUO SORRISO GAIO...
della Poetessa e Pittrice Daniella Pasqua di Brescia.
"ad memoriam"
(Ricordo particolare: alla mia cara amica Clelia)

Il tuo sorriso fresco e genuino
di giubilante e briosa bimba
che ogni cuore incantava;
quegli occhi velatamente tristi
nascondevano
un calvario penoso
che io non conoscevo.

Ti ho sentita amareggiata e perduta
ed ho cercato di rincuorarti,
ma non potevo sapere
amica mia carissima
che giorno per giorno,
piano piano, ti spegnevi.

Nulla ho percepito…
nulla hai lasciato trapelare..

Nel mio cuore resta un grande dolore!
Il non esserti stata accanto
nel tempo dell'angoscia
e del patimento.

Ti ho vista in quella bara…
No!... Non eri tu!

Tu sei lassù…
fra verdeggianti prati
e lussureggianti monti,
nella confortevole tua casetta
incorniciata da leggiadre
e profumate rose.

China ti vedo a raccogliere i frutti
del tuo curato e amato orticello.

Nella mia mente sempre sarà
il tuo gioioso e radioso sorriso.

Animo gentile, generoso e puro
che mai io scorderò…

Daniella Pasqua.

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Breve commento: Anche lo stile letterario di questa Poetessa si presta ad una immediata interpretazione dell'assunto poetico. Nella prima strofa (sette versi) è descritto il personaggio oggetto della sua riflessione. Le rime centrali dell'opera, descrivono lo stato d'animo, le emotività che la Poetessa ha in sé provato a causa della perdita della sincera amica.. Negli ultimi dodici versi, troviamo al contrario un dolce sentimento dipinto in un rievocante rivivere i momenti sereni ed una "nostalgia..." che si condurrà a perenne ricordo. Noto dei perfetti versi settenari alternati con endecasillabi tali,da formare - durante la lettura - quella fonetica ritmica tanto gradevole al nostro udire. Complimenti sinceri Poetessa Daniella.

Sandro Ciapessoni.

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IL QUADRO...
della Poetessa Signora Gianna Comelli di Sale Marasino (BS).

Sdraiata languidamente,
lo sguardo perso
fisso al quadro appeso a me di fronte.

Lo spirito mio lieve come piuma
volteggia in quel viottolo ombreggiato
da frondosi alberi ad alto fusto.

Cespugli purpurei
di rododendri in fiore
fanno degna cornice
al verde bel sentiero.

Ciottoli caldi
sembrano emanare ricordi di passi,
d'altri tempi.

Il fugace pensiero
mi porta ad evocarne la voce
al calore di una mano,
un bisbiglio... appena percettibile
al cuore.

Un sentimento perso nei meandri
di un sole ormai spento...

Gianna Comelli.

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Breve commento: Sì, Poetessa Signora Comelli, la immagino esattamente come nel "Quadro..." si è descritta, ma non come in un un interno ad ammirare un dipinto appeso... ma nella realtà effettiva su in quel di Sale Marasino. Laghista anche Lei, le belle montagne e quelle valli sempre piacevoli a vedere in qualsiasi stagione. Paesaggi che destano emozioni e che fanno scrivere quanto Lei ha scritto. Nobili sentimenti e delicate emozioni. Ottima Lirica, ottima stesura!

Sandro Ciapessoni.

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DANIA...
del poeta e scrittore Sandro Ciapressoni
di Tremezzo (Como) ma abitante a Padova .

Rammento in sul crespo
spumeggiar dell'onde,
il rischiarato bianco
del navigar di vela;
quando nel colorito
crepuscolare della sera,
vermiglio raggio
dolcemente rifletteva
al lumeggiar di luna,
la bianca mia carena.

Oh Dania!
Così ho sognato
nel tacito notturno
di un navigar remoto
d'antica mezza estate!…

Infinito era il mistico silenzio
sotto l'Orione e Cassiopèa madre;
indicibile era quel sapor dei baci
mentre leggera brezza di mistrale
il volto noi spruzzava
col profumato dono
di quel turchino e salso mare.

Dania!
Inusitata e amabile dolcezza
era l'ascolto del pulsar di cuore
dove l'amor gioiva,
dove vita scorreva pregna e sazia mai,
sotto quel pallido biancore
del virginale, e candido tuo seno.

Tu sorridevi o amata mia fanciulla…
tu sorridevi al mesto tuo cantore…

Negli occhi tuoi, brillavano
simile a folgori
le luci della celeste volta…

Astri non erano, no!
che avvolgevano noi,
l'immensità del mare…
la vastità del cielo;
ma dalle tue luci si diffondeva
l'avvolto di tutto il gran mistero.

Poscia novella Aurora
sorgiva da levante,
e al nostro legno
e ai naviganti amanti,
guida a giusta rotta
ci addussero i gabbiani
fin sulla scarsa rena
recinta dagli scogli
dove, non sazi ancor d'amare,
ivi… approdammo.

Era la solitaria spiaggia
del bianco "Miramare".

Fra i miei ricordi cari
io tengo ancora una conchiglia
raccolta su quella poca rena;
ma in essa oltre al parlar dell'onde
odo una voce
che ancora mi sussurra:

"Raggio di sole,
raggio di sole!…
mio dolce…dolce unico Amore…".

Dania! E' il tuo "ricordo"
che ancora soavemente
asilo di conforto,
il cuore mi consola.

Sandro Ciapessoni.

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LE MIE GENTI…
della prof.ssa Poetessa Signora Ilde Andreaggi Petek di Padova.

 

Le mie genti
hanno attinto dal mare
molteplici esperienze
di coste frantumate
dal galoppo dell'onda
dal vento dipinto nello spazio
violentato da rocce immobili.

In giorni screpolati da rimpianto
trasparenze di ricordi
calici di memorie
si inseguono si scheggiano
nella vita nascono nel vortice
di furori di guerra,
nel respiro di tragici episodi
verso nuove solitudini.

A riva alberi solenni antichi solitari
ardono in rami spettinati vibranti.
Nel rifugio della loro ombra
limpide sorgenti a cui s'abbevera
esplosione di tenere viole,
di solitarie ginestre inni al colore
fuso in paesaggi mai dimenticati
raccolgono spasimi
di ricorrenti maree.

Nel cuore respira col mare
fiume di parole non scritte.

Ilde Andreaggi Petek.

Breve commento: Nostalgico ricordo dell'Adrio mare; incancellabili riflessioni che la Poetessa gelosamente conserva nell'intima stanza del suo cuore. Nell'estasi di questo poetico canto, è la colorita, viva descrizione di coste frantumate nel perpetuo bacio dall'onde. Il ben conservato ricordo di quel vento dipinto nello spazio... figura tangibile, visibile agli occhi dell'umana sensibilità di Artista. I miei complimenti Poetessa per le sensazioni musicali che la lettura di questa Sua opera, sa produrre.

Sandro Ciapessoni.

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"Salotto degli Autori e del Lettori"
(riguarda l'ediziione di novembre e dicembre 2007)
Ricordo che tutti, anche i Lettori, possono partecipare inviando a:
sandrocps@tiscali.it
le loro opinioni.


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Ricevuto by e-mail il 30 ottobre 2007
dalla Poetessa Gianna Comelli di Sale Marasino (Brescia)

Carissimo Sandro,
vengo a te con questo regalino, diciamo con questo involucro

http://it.youtube.com/watch?v=rZK7LryGhYw
(è un po' lungo, ma vale la pena di aspettare. Grazie)

che contiene la tua meravigliosa poesia "Occhi soltanto fatti... " che ho letto in "Ars Poeticae" del novembre e dicembre u.s. Troppo bella anzi direi magica, ha un che di angelico e paradisiaco. Complimentoni per questo e per tutto ciò che hai scritto, sei davvero uno scrittore e un poeta insuperabile. Ti ringrazio e colgo l'occasione di complimentarmi anche con tutte le Poetesse presenti nel Foglio Periodico. Non voglio ripetermi, ma sono tutti di una ammirevole bravura... [...] il maestro.

Gianna Comelli.

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From: "Antonia Migliaresi
To: <sandrocps@tiscali.it
Subject: commento
Date: Sun, 4 Nov 2007 09:37:26

Caro Sandro, ho apprezzato molto il numero di "novembre - dicembre 2007" della tua rivista "Ars Poeticae", soprattutto mi ha colpita il profondo impegno con cui ti sei dedicato per mettere in luce un Personaggio che ha le sue radici nella Tremezzina e che, pur essendo uno degli ideatori o anzi, addirittura il padre del romanticismo tedesco, è stato piuttosto trascurato dalla storia della letteratura. Il tuo è un lavoro encomiabile in quanto, oltre a rivelarci la melodiosa poesia di Clemens Wenceslaus Maria von Brentano, hai cercato di scavare nel profondo, e pur non essendo tu della stessa nazionalità del Brentano e quindi lontano per ideologie e abitudini di vita, sei riuscito a far trasparire, attraverso la tua attenta analisi e l' accurata e sentita traduzione, ciò che davvero pulsava nell'animo di questo Letterato.
Ci hai trasmesso quel tuo sentirti molto vicino a questo grande Poeta romantico che di certo è stato un tuo antenato e che per il suo modo di poetare si avvicina tantissimo al tuo.
Per quanto riguarda il d'Annunzio, il tuo racconto è avvincente per il Lettore perché stai esaminando i vari passaggi della sua vita attraverso il sentimento più bello che un essere umano possa provare, cioè: l'Amore. Quella che ci stai presentando non è una fredda biografia, bensì l'attenta analisi dell'evoluzione di pensiero e di sentimento del nostro grande "Vate".
Come sempre, fanno da prezioso contorno ai tuoi notevoli articoli, una fitta schiera di Poetesse che apprezzo tutte indistintamente per la loro propensione all'Arte che è tra le più sublimi cui ci si possa cimentare: scrivere versi non è un'improvvisazione ma è l'esternazione di qualcosa di interiore che pulsa nel profondo dell'animo umano, e il metterli su carta è una necessaria liberazione che si trasforma in un dono per il fortunato Lettore.
Ti ringrazio profondamente per avermi, anche in questo numero, annoverato tra le Poetesse prescelte con la mia modesta poesia: "Natale sul Lario... " dedicata al Natale sull'agognato Lario.
Ti abbraccio forte e ringrazio le Commentatrici del tuo salotto per le belle espressioni che hanno avuto nei miei confronti.
Cari saluti a tutti i lettori

Antonia

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Dalla prof.ssa Poetessa Signora Ilde Andreaggi Petek
di Padova.

Padova, 10 - 11 - 007

Caro Sig. Ciapessoni
ricevo la sua missiva che mi introduce nello specialissimo libretto dove mi
"ritempro lo spirito e la mente". Definisco la sua poesia "Occhi soltanto fatti..."
con una sola parola: "luminosissima" luce che illumina la vita e colora la terra
natia. Congratulazioni e complimenti per la sua capacità di redattore - editore
e per la scelta di versi coinvolgenti di altre scrittrici. Ringrazio per la Sua attenzione
per i miei poveri versi e per altri versi ben più meritevoli dei miei.
Con stima e gratitudine

Ilde Andreaggi Petek.

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dalla Poetessa e Pittrice Signora Daniella Pasqua di Brescia,
17 novembre 2007.

Maestro Ciapessoni è sempre un grande piacere leggere i Suoi approfondimenti su Artisti che hanno lasciato un segno tangibile nella letteratura. La vita del grande "Vate", che sinceramente non conoscevo molto, mi ha aperto la mente per apprezzare ancor di più le sue opere.
Non ero informata della vita e delle opere del poeta Clemens Wenceslaus Maria von Brentano, ma i Suoi articoli, Poeta Ciapessoni, hanno aggiunto al mio sapere un altro tassello che sarebbe mancato.
Grazie per queste preziose notizie, che hanno catturato la mia sete di apprendere. " Occhi soltanto fatti...", un opera degna di un grande Poeta, com'è Lei. Ho già avuto l'occasione di poterla gustare e acclamare, e non mi stanco di rinnovarLe la mia ammirazione.
" Applausi al clown… ", della Poetessa Matilde di Martino di Agrigento: strofe di grande effetto emozionale, il clown diverte le persone, però anche lui conosce la sofferenza, ma la deve ascondere sotto i capelli arruffati e un strucco sorridente. E' la vita di chi deve far divertire, ma i drammi e il dolore sono parte del vivere.
" Natale sul Lario", della Poetessa Antonia Migliaresi di Roma. Un fresco ritratto di un paesaggio natalizio, dove la neve arreca la magia di attimi di gioia e amore. Approfitto qui, per rispondere al commento della Poetessa Migliaresi riguardo la poesia:"E' tortura..."; mi spiace che non abbia compreso il significato di ciò che volevo trasmettere. La sincerità non ha niente a che vedere con il contesto del mio scritto, io sono la prima ad asserire: " La verità sempre e ad ogni costo" oppure " Essere se stessi sempre e ovunque". Spero che nel rileggerla possa capire cosa volevo esprimere.
"Smarrimento…", della Poetessa Gianna Comelli di Sale Marasino (Brescia): in questa poesia si intuisce ancora il grande vuoto d'amore che la Poetessa sente nel suo "Essere", anni passati nel dolore, lottando per cercare quella felicità che ogni essere umano anela. La mia ammirazione per quello che sa infondere.
"Provengo da terre…", prima di tutto il mio benvenuto a lei Poetessa Ilde Andreaggi Petek di Padova. Leggendo la Sua bella poesia è naturale correre con il pensiero agli amati paesaggi,
indimenticabili ricordi che hanno costruito il presente regalando amore. I miei più vivi complimenti.
A Tutti il mio caro pensiero ed il mio cordialissimo saluto.

Daniella Pasqua.

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