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Vero significato del karma - Il karma come privazione - La meccanica della legge di causa e di effetto - Il principio e il fine del karma -

La legge della misericordia e dell'amore - Analogia tra la legge di causa e di effetto, applicata all'uomo e quella che vige nei regni vegetale o animale -

Il karma non ha memoria - Karma e il bilancio per la caduta di una limitazione - Che cosa sono le limitazioni? - Un caso di karma collettivo -

Come reagire alla minaccia costante di nuove guerre? - I tanti fili del karma - Un esempio dl karma collettivo: gli ebrei - 

Valore del proprio libero arbitrio riguardo agli altri - Tutto è ordine ed equilibrio - Evoluzione del karma - Karma fisicamente doloroso -

La funzione del dolore - Può sembrare che il dolore, anzichè far evolvere, talora faccia regredire l'individuo - Se una lunga agonia aiuta l'evoluzione -

Leggi cosmiche e l'identificazione con l'Assoluto - Perchè delle esperienze di limitazioni fisiche - Certe creature nascono ebeti, dementi, inespressive -

Significato karmico della morte dei bambini - Creature che nascono mostruose - Il karma possa cessare, durante la vita stessa, quando lo si è compreso - 

Agire senza muovere cause - Se il sapere perchè si sta vivendo una data esperienza può essere d'aiuto - 

Se un uomo all'ultima incarnazione muove delle cause: come e dove ne subirà gli effetti? - 

Sulla possibilità di essere completamente ignari, in una prossima incarnazione, di questo insegnamento - 

Se l'individuo muove delle cause anche dopo il trapasso - Libero arbitrio o necessità: questo è l'antico dilemma dell'uomo. Dov'è la libertà? -

Che cosa si intende per "variante": solo il salto di qualità?

La legge del karma

 

Sul vero significato del karma. se è vero che cessa una volta che se ne sia compresa la motivazione.

 

Innanzitutto, ricordate che karma non significa punizione. In tal caso, si dovrebbe pensare al concetto di colpa, per l'uomo.

Mentre i maestri parlano, al massimo di errori. Ormai voi sapete che la coscienza non è mai errata, semmai è insufficiente.

 

Anche per le persone che sembrano le può crudeli, non si tratta di una coscienza errata bensì di una coscienza insufficiente: per cui sono trascinate dalle loro motivazioni, dalle loro emozioni, da quello che i maestri chiamano il sentire in senso lato, che non fa parte della coscienza vera, del nucleo vero dell'essere.

 

Questa coscienza che non è mai errata, semmai è insufficiente,e poco a poco si costituisce fino a prendere il predominio su tutte quelle stimolazioni ambientali che possono appunto venire dall'ambiente, dall'educazione, dai trascinamenti di vario genere, dalle forme di fanatismo, di induzione che possono venire dalle associazioni, dalle ideologie, dalle politiche, dalle religioni e via e via.

 

L'uomo che ha una coscienza costituita è forte in se stesso e non cede a queste - chiamiamole - tentazioni, a questi - diciamo meglio - richiami.  

 

Allora, non si tratta mai di errori o colpe, ma di insufficienze; e quindi il concetto di karma non può essere un concetto di punizione, ma sempre di correzione; di qualcosa che va all'uomo per farlo comprendere.      

In genere quando voi parlate di karma, parlate sempre del karma negativo, doloroso, perchè è quello che vi preoccupa; ma sia detto per inciso che ci sono anche i karma positivi, diciamo, quelli che non portano dolore ma agevolazione, i quali vengono anch'essi con un fine buono. 

Come il karma negativo non viene per punire, ma per ampliare la coscienza dell'individuo, qualunque sia il dolore in cui prende forma, così il  karma positivo che si trasforma in gioia, in facilitazione, in aiuto che viene dalla vita o dagli altri, avviene sempre per aiutare, per agevolare, per portare alla comprensione.    

 

Il karma è una cosa strettamente personale, che ciascuno deve vivere. Non avrebbe senso, voi capire, non può assolutamente essere che una persona prenda su di sè il karma di un'altra, come dicono certuni, che può esserci un maestro così forte da assumere su di sè il karma del discepolo. E' un non senso completo. 

 

Se è vero che il karma viene per far comprendere, se il maestro facesse una cosa del genere danneggerebbe il discepolo perchè gli toglierebbe la possibilità di comprendere; e ciò è assurdo. Chi dice questo, ancora non ha capito che cosa sia karma. 

 

Purtroppo vi sono degli orientali - l'oriente è dove il concetto di karma viene dalla notte dei tempi - i quali lo concepiscono invece nel senso della colpa, dell'espiazione, e perciò possono dire che il maestro prende su di sè i karma dei discepoli. E una enorme sciocchezza che dimostra quanto poco illuminati siano certi maestri. Non è possibile, lo ripeto ancora, che qualcuno prenda su di sè il karma di un altro. Se così facesse, gli toglierebbe la maniera di comprendere, toglierebbe a chi deve subire il karma la possibilità di comprendere. 

 

Mentre il karma ha proprio e solo la funzione di far comprendere qualcosa che non si è compreso.

 

 

Il karma come privazione

 

Quand'è che si ha un karma che si esplica attraverso un'azione, un avvenimento fisico? Quando in precedenza si è mossa una causa sullo stesso piano fisico. Così, se nel non capire l'amore agli altri,  se nell'essere trascinati dall'odio (che è sentire in senso lato) si è ucciso qualcuno, necessariamente si deve subire, per comprendere a non uccidere, qualcosa di contrario: per esempio, e detto sempre in senso generale, si è in qualche maniera uccisi.    

 

Ho detto che si può dire solo in senso generale perchè non sempre e necessariamente le cose accadono con questa meccanica. Vi sono delle cose che conservano lo stesso insegnamento ma che avvengono in sfumature diverse: tutto dipende da come chi ha mossa la causa l'ha mossa, con quale intenzione, e come questa intenzione è stata attuata.  Quando si parla di karma, in effetti, si parla sempre di principi, in senso generale, non si può mai scendere al particolare perchè i particolari sono tutti diversi, uno per ogni azione compiuta, uno per ogni causa mossa.      

 

Allora, quando l'effetto ricade, e qualcuno è sotto karma, subisce il karma, soffre di questo stato di privazione, perchè il  karma essendo doloroso  è sempre privazione di qualcosa, se non altro della libertà; da quel karma non si può sfuggire, lo si deve subire per forza. 

 

Ma sempre, lo ripeto, a fine di bene, sempre per far comprendere.      

 

Quando si è in quello stato di privazione, allora non si capisce niente della vita, e il può delle volte si consuma il karma senza comprendere, anche perchè non si sa che cosa sta a monte delle nostre azioni, ciò per cui siamo arrivati a vivere esperienze così dolorose. La comprensione avviene dopo il trapasso, quando si riesce a collegare gli avvenimenti dolorosi dell'ultima incarnazione con le cause che li hanno provocati e che appartengono ad incarnazioni precedenti. Allora si è in grado di fare un bilancio, di trarre un consuntivo e completare la comprensione; la quale - badate bene - non è un fatto mentale, intellettuale, ma deriva dalla macerazione che si è avuta sottostando all'effetto, vivendo quel karma; macerazione che andrà ad influire direttamente sulla coscienza dell'essere.

 

Quel bilancio, che si fa dopo il trapasso, è un fatto che può avere qualcosa di mentale, nel senso di riflessione e meditazione, ma questo solo come complemento dell'esperienza fatta. La vera comprensione, ripeto, sta dentro l'individuo, dentro la sua coscienza. 

 

Quello è il tocco finale che dà la spiegazione logica, che placa la mente e tutte le sue istanze, talvolta così angosciose.

 

 

 

La meccanica della legge di causa e di effetto.

 

Se una creatura ha dato un dolore, proverà, un dolore. Emette una vibrazione che produce dolore e la vibrazione tornerà dal suo stato d'animo riprocurando dolore. In modo analogo gli effetti tornano su chi ha mosso le cause.  

 

Possiamo dire che tutto è materia o che tutto è spirito. Certo sia che niente va perduto nel cosmo. Dirò di può: tutto ciò che è frutto di questo cosmo, che avviene nell'ambito di questo cosmo, in funzione degli elementi che sono strettamente di questo cosmo, non ne valica i confini e quindi rimane. Cos°, vi rimane la cattiva azione che potete fare ad un vostro fratello: non supera i confini del cosmo, vi rimane, e torna su chi ne è stato l'attore al momento opportuno, attraverso una legge precisa e scrupolosa più di quelle che regolano il piano fisico.    

 

Tanto più questa legge interessa la materia sottile, o lo spirito meno condensato, e tanto più scrupolosamente si adempie.   

 

Supponete, per intenderci, che le azioni producano  una sorta di vibrazione. Tutto è vibrazione. La vibrazione può cambiare frequenza ogni volta che si scontri con analoga vibrazione. Questo spiega, semplicemente, come vengono registrati certi fatti, finanche i vostri pensieri.  

 

Supponete che una creatura produca col suo pensiero, con la sua azione, una vibrazione x, o modifichi le vibrazioni che riempiono tutto il cosmo mediante le vibrazioni di un suo particolare stato d'animo, fino ad avete una nuova vibrazione x che emette, supponiamo,  una specie di suono. Questo suono viene registrato.

 

Perchè tutto ciò che accade è conservato come in una memoria. Ebbene, quando una creatura è nella condizione favorevole, il suo stato d'animo è tale che vibra in risonanza con la vibrazione x, ed ecco che l'effetto torna.     

Con ciò è semplicemente spiegato l'effetto di uno stato d'animo. 

 

In modo analogo può avvenire l'effetto di un avvenimento del piano fisico. Se una creatura ha dato un dolore, proverà un dolore.

 

 

 

Il principio e il fine del karma.

 

Nel suo vivere terreno l'uomo non è sottoposto ad alcuna prova. Le sue guide sanno benissimo in anticipo quale capacità, quale possibilità ha o avrebbe di risolvere una prova. Prova di che cosa? Una sorta di collaudo, atto ad accertare se l'uomo è ben riuscito? Se la creazione di Dio ha fatto di lui un'opera compiuta, oppure se ne è uscito un aborto? Ma Dio non è onniveggente? E se è onniveggente, sa già se l'uomo supererà o no la prova che appositamente gli manda.            

La vita dell'uomo è la sua nascita spirituale. 

Le vicissitudini alle quali va incontro sono necessarie per la sua maturazione spirituale. La macerazione che egli sopporta nella vita di ogni giorno è nettare alla sua nascita spirituale.            

Questo è il vero senso e la vera interpretazione della vita dell'uomo. La "prova" è una superstizione che dovete abbandonare, o il karma non vi sarà mai chiaro. Il karma non è prova e non è castigo ma è un'esperienza, una macerazione che porta come frutto la nascita spirituale dell'uomo.      

Tutto è giustamente ed esattamente dosato. Nessuno può soffrire  ingiustamente. La sofferenza non è data per prova, è sempre giustificata dalla causa mossa antecedentemente.            

E non tutto è karma, non tutto è effetto: vi sono anche le cause!

 

 

 

La legge della misericordia e dell'amore.

 

Karma vuol dire, in ultima analisi, donare comprensione.           

Ogniqualvolta l'individuo agisce senza comprendere, muove un karma. E ad un tempo la  giustizia e la misericordia divina. Ma il vero senso è la misericordia perchè, a karma consumato, l'individuo ha capito.        

 

Il karma è congegnato in modo che se l'individuo fosse solo al  mondo - ammesso che potesse realizzarsi questo - ebbene l'effetto ricadrebbe su di lui, solo al mondo ed isolato, e gli donerebbe comprensione ugualmente. Anche nelle condizioni più sfavorevoli, esso conduce l'individuo a comprendere, qualunque temperamento egli abbia.

 

E' pur vero che esiste anche la legge dell'amore e dell'amore fraterno: se vedete una creatura che soffre, e avete compreso qual'è la ragione del suo soffrire, voi potete aiutarla a comprendere, ed ecco che il karma raggiunge il suo scopo.       

 

Pensando che le creature debbono bere fino all'ultimo calice il loro dolore, ecco che con buoni pensieri di serenità, di aiuto alla comprensione, voi facilitate la comprensione stessa, che è il fine del karma.

 

Sull'analogia tra la legge di causa e di effetto, o karma, applicata all'uomo e quella che vige nei regni vegetale o animale.

 

La legge di causa e di effetto è una legge cosmica, riguarda ogni manifestazione. L'enunciazione di questa legge, nella forma più astratta, più generale possibile, è che ogni cosa si faccia, si desideri e si pensi, è una causa mossa la quale porta il suo effetto.         

 

Le piante non pensano, non desiderano e in fondo non agiscono: in effetti, nel mondo vegetale il karma è leggermente diverso da quello che può essere nel mondo umano. La pianta, che non ha nessuna autonomia, come muove delle cause? Muove semplicemente degli stimoli ambientali. E quali stimoli ambientali ha una pianta? Li ha attraverso l'alternarsi delle stagioni: il caldo, il freddo, eccetera. 

 

Quindi non muove automaticamente delle cause, come può fare l'uomo, ma le muove in quanto stimolata dall'ambiente, non avendo essa autonomia, libero arbitrio.

 

Ad esempio, è stimolata a dirigersi verso la luce, se sposta in un ambiente oscuro. Può darsi che un fulmine faccia cadere un albero: cadendo, esso copre la luce a certe piante che sono vicino, crea una zona d'ombra. Ebbene, quelle piante, piano piano, cercano di dirigersi verso la luce. Questo è uno stimolo ambientale; e questi stimoli ambientali hanno l'effetto di sensazioni.

 

La pianta, mancando di luce, ha delle sensazioni negative; ritrovando poi la luce, ha delle sensazioni di gradimento. E' una causa che ha un effetto, che si ripercuote sul veicolo astrale dell'individuo-pianta.  Soltanto che non si può chiamare "individuo", e l'effetto è che il veicolo astrale, attraverso questi stimoli sensori,  si organizza.

Il karma della pianta non ricade, come per l'uomo, sul veicolo fisico o in eventi della vita della pianta, ma ricade unicamente nel corpo astrale.   

 

Analogamente avviene per gli animali. Ma tenete presente che quanto più l'essere è individualizzato e tanto più l'effetto non ricade direttamente sui veicoli, ma su circostanze che poi provocano reazioni nei veicoli, su circostanze esterne che creano la vita dell'individuo. Un esempio per farmi intendere: un cane, che in una vita precedente ha mosso una causa favorevole, rinascerà diciamo fortunato, sarà accolto in una famiglia dove sarà massimamente curato, benvoluto: non sarà un cane randagio. 

Quindi l'effetto non ricade direttamente sui veicoli ma sulle circostanze esterne. Il cane dell'esempio, posto in quella famiglia, avrà certi stimoli favorevoli che lo aiuteranno nella sua evoluzione.            

 

Per quanto riguarda il karma delle piante e degli animali, non dovete pensare a qualcosa che sia simile a quello dell'uomo: non c'è il discorso di "buono" o "cattivo". Non si può col metro del buono e del cattivo - come per l'uomo - giudicare l'azione compiuta dall'animale, che è semplicemente un'azione meccanica. Solo quando l'individuo è individualizzato deve raggiungere la soglia della coscienza, e la coscienza deve cominciare a nascere attraverso la riflessione.

Nel cane, nel cavallo, nella scimmia, c'è già una parvenza di intelligenza cosciente: essa comincia allora.          

 

Un cane, per esempio, che rimane fedele al suo padrone, che addirittura si lasci morire, non cibandosi può, quando il padrone è morto, è un cane estremamente individualizzato, già all'inizio della coscienza, umana, e nella vita successiva  sarà un uomo,un "primitivo" dal punto di vista spirituale ma un primitivo abbastanza evoluto.

La vita antecedente all'umana può avere già questo barlume di coscienza. Poi c'è l'unione col terzo aspetto dell'Assoluto, la terza persona della santissima Trinità: lo spirito santo.            

Tanto può si è lontani dalla vita umana e tanto più il karma è in forma diversa da quella che vale per l'uomo, ma è sempre un mezzo attraverso il quale l'essere si avvia verso la mèta che Dio ha creato per lui.

 

 

 

Il karma non ha memoria.

 

Per raggiungere la certezza che tutto è giustizia e amore nel cosmo, dovete comprendere il principio generale del karma. Nient' altro è importante. Non ha importanza il singolo karma: se ciò fosse importante, l'uomo per primo ricorderebbe le sue trascorse  esistenze, anche durante l'esistenza terrena ultima. 

Ma proprio il contrario deve essere: l'uomo non deve ricordare, nel momento che subisce l'effetto di una causa che ha mosso, quale è stato l'avvenimento per il quale, in tempi trascorsi, mosse quella causa.           

Se l'uomo ricordasse ciò che ha fatto, egli non commetterebbe certe azioni non perchè ha compreso ma perchè avrebbe paura delle conseguenze che quelle azioni recano con sè.

 

Non si tratta di capire, dall'effetto che una creatura sta scontando, quale è la ragione che la fa soffrire, quale è la causa mossa in altre esistenze e che oggi arreca dolore. Anche questo può avvenire, ma non è questa la ragione del karma, non questo il karma deve dare durante la vita terrena: ma deve dare comprensione verso chi soffre, dare sentimento a chi soffre, in modo che verso i fratelli non si provi avversione ma amore.       

 

E quando la comprensione totale, che il karma mira a dare, non è giunta nella vita terrena, giungerà senz'altro allorchè l'individuo potrà unire ciò che il suo essere interiore ha sentito, ha provato, ha percepito vivendo due vite diverse eppure così strettamente unite da quel filo che si chiama causa ed effetto, ovvero legge del karma.

 

Sul karma e il bilancio per la caduta di una limitazione

 

Siccome dal piano astrale voi avete avuto delle manifestazioni di entità che si sono dimostrate in stato di sofferenza, perchè meditavano, riflettevano sulla loro precedente incarnazione, vi domandate: "se queste creature riescono, nel piano astrale, a superare quella specie di fissazione che avevano nell'ultima incarnazione, per quale motivo poi in un'incarnazione successiva, debbono sopportare un karma che le faccia comprendere?".

 

Un po' di confusione può essere fatta, e chiariamo con un esempio. Una donna che abbia avuto, in una sua incarnazione, un eccesso di ricerca del sesso, nella vita successiva, per reazione, per comprendere questo discorso dell'eccesso sessuale rinasce come una donna che pensa al rapporto carnale come a un peccato gravissimo, il più grave di tutti - che è una cosa abbastanza comune nelle persone che seguono la vostra religione.

 

Allora può darsi che questa entità, dopo aver vissuto due vite l'una in antitesi all'altra, nel piano astrale possa riflettere sulla sua ultima incarnazione e superare, col ragionamento, questo errore di considerare il sesso come qualcosa di estremamente peccaminoso. Ecco che allora il bilancio viene fatto dopo che c'è stata tutta una serie di esperienze in antitesi.

 

Non è che il karma verrà dopo, per farle capire qualcosa che, in fondo, ha già esperimentato e ha maturato dentro di sè: l'esperienza opposta alla dissolutezza è già avvenuta nell'ultima incarnazione e quindi si tratta, a quel punto, di fare un bilancio. Bilancio che viene fatto, appunto, nel piano astrale, avendo tutti gli elementi necessari per poterlo fare. Dal punto di vista del sesso, quell'essere rinascerà equilibrato.

 

 

 

Che cosa sono le limitazioni?      

 

Quella cosa preziosa che è il sentire è come un gioiello incastonato in un supporto meno prezioso - ed è, in un certo senso, protetto e difeso da moltissimi fattori.   

All'inizio dell'evoluzione l'essere è molto condizionato dalle sue limitazioni, e questo perchè se conoscesse  la possibilità che ha in seguito, l'iter della sua evoluzione, molto probabilmente moverebbe tante di quelle cause che colpirebbero profondamente il suo essere tanto da soffocare quel frammento di sentire.   

E' quindi come un fanciullo protetto dalla madre per fargli imparare a camminare - hanno detto i maestri. Questo suo essere limitato fa sè che egli non veda le cose nel modo giusto.

 

Però, mentre è vero che le limitazioni impediscono all'uomo di commettere cose che lo danneggerebbero, è altresi vero che queste limitazioni non sono imposte dall'esterno, ma sono, semplicemente, cose innate e connaturali a lui, qualità che risiedono nel suo stesso essere. Ma quando noi parliamo di limitazioni, parliamo di cose poi soggette a cadere, una dopo l'altra.

Che cosa sono, allora, queste limitazioni?            

 

Per esempio, le strutture sociali nelle quali vigono particolari norme, codificate, inalienabili, sulle quali si fonda la società, che limitano gli individui appartenenti a quella società e li indirizzano verso questo o quel fine. In questi condizionamenti sociali sono tutte quelle strutture sulle quali si basa la famiglia, la vita di gruppo, che sono imposte dall'esterno ma che, in fondo, hanno una radice nell'intimo di ogni membro della società. 

 

Così si creano le cose che non si possono fare e quelle che debbono essere fatte: in questo gioco, nasce tutta una serie di esperienze, sperimentando le quali gli individui evolvono e fanno cadere, appunto, le loro limitazioni. E' come se ciò che è nell'intimo di ogni essere, attraverso le strutture sociali, venisse al di fuori e quell'essere, tramite tabù e condizionamenti sociali, potesse capire le sue stesse limitazioni.            

 

Vivendo, a voi sembra di scoprire i difetti degli altri e, di tutto quello che appare, in effetti date la colpa agli altri. 

Ma dopo il trapasso, quando ognuno riesce a vedere la sua ultima incarnazione e le precedenti, trae delle conclusioni e, se ha esperimentato in modo giusto, riesce a superare certe manchevolezze.         

Quando l'individuo evolve, supera le sue limitazioni e quelle imposizioni sociali vengono meno, non sono più importanti come all'inizio, e quello che sembra imposto dall'esterno - quale condotta da seguire, suggerita dalla società - viene invece ritrovato intimamente. E si comprende che quando vi sono i figli - e ora parlo di quello che sarà il futuro - è importante che attorno a loro resti un nucleo di affetto. 

 

Che i genitori siano uniti da un rito religioso o civile non ha alcuna importanza; interessa invece far vivere i figli in un ambiente di serenità, di equilibrio, dove l'amore non sia solo verso di loro ma si a anche fra tutti i membri del gruppo (dico gruppo per non chiamarlo famiglia). 

E questo comprenderà l'uomo dell'avvenire, il quale si accompagnerà con qualcuno nel senso di mantenere la fedeltà per tenere chiuso un nucleo, attorno ai figli, che non dovrà essere sciolto. Saprà che ciò comporterà per lui un certo sacrificio, non solo per allevare i figli ma anche per mantenere unito il gruppo che ha costituito. 

Ma se due creature si uniscono e hanno figli, devono farlo con estrema responsabilità; devono capire che l'unione crea un limite alla loro libertà; devono essere consapevoli che, insieme alla felicità, può venirne anche un limite alla libertà.

 

 

Un caso di karma collettivo.

 

Tutto è preciso e regolato nel cosmo da precise leggi. Per esempio, quando l'umanità diventerà troppo numerosa, si avrà un fenomeno di massa, si avranno casi di inversione sessuale, i quali non sono che un mezzo attraverso il quale la natura cerca di riportare l'equilibrio: infatti gli individui soggetti a questo certamente non procreeranno.    

 

Questo fenomeno è riscontrabilissimo in laboratorio, tra gli animali posti in uno spazio troppo ristretto. Il manifestarsi di questo fenomeno tende proprio a ridurre le nascite. E anche questo fa parte di una legge.

 

Questo fenomeno di massa ha poi un valore nei riguardi del singolo, perchè nell'ambito di tale  fenomeno di massa nessuno v'è che patisca ingiustamente; e chi avesse una sofferenza, la deve ad una causa antecedentemente  mossa, che ora ricade perchè ora egli è pronto a ricevere l'effetto, e perchè nel fenomeno di massa si sono create le condizioni favorevoli perchè questo effetto si produca con vantaggio di tutta la collettività e non soltanto del singolo.

 

Come reagire alla minaccia costante di nuove guerre?

 

Io vorrei prendere spunto da questo per fare alcune considerazioni e cioè domandare: veramente tutto quanto accade all'uomo è frutto delle sue scelte, oppure ci sono delle cose

inevitabili? Per rispondere a questo interrogativo dovremmo fare un'analisi molto approfondita; però, come tutte le cose complesse vanno affrontate con semplicità, così anche questa possiamo affrontarla semplicemente, e, girandoci attorno, osservare.

 

Noi vediamo che, anche nella vita personale, spesso dobbiamo subire le conseguenze delle cose che facciamo. Però ci sono 

degli avvenimenti che, oltre che imprevisti, vengono certamente non richiesti, assolutamente non promossi volontariamente. Questo ci fa meditare e dire: "ma perchè mi accade questa cosa? Io non l'ho voluta!".      

 

Insomma, dal complesso dell'esame dei fatti non possiamo che giungere alla conclusione che ci sono degli appuntamenti, nella vita di ogni uomo, ai quali l'uomo non può mancare. Questo però non significa che bisogna avere una visione completamente fatalistica della propria esistenza.

 

In modo analogo, anche la storia generale degli uomini vede degli appuntamenti che non possono essere assolutamente mancati dall'umanità Gli orientali direbbero che sono i karma collettivi: quegli avvenimenti, cioè, che accomunano nell'esperienza molte creature, se non addirittura, a volte, quasi tutta l'umanità. I karma collettivi sono quegli appuntamenti che non possono essere mancati proprio perchè riguardano un numero enorme di uomini.          

 

La guerra è uno di questi appuntamenti. Dire quindi "speriamo, preghiamo perchè la guerra non ci sia", che senso può avere se la guerra è in ogni caso una di quelle cose che, se deve avvenire, non può essere mancata, stornata?

Ebbene, seppure certe cose non possono essere allontanate - e questo riguarda anche la vita di ognuno - tuttavia il fatto che ognuno di noi cerchi, desideri, abbia l'intenzione che quella cosa dannosa non avvenga, ha un profondo significato, in quanto manifesta nell'intimo di ogni uomo uno slancio di altruismo, di amore e di premura per i suoi simili che, se mancasse, segnerebbe una grave carenza.

 

Il pregare, il manifestare, qualunque azione di questo genere, di promozione verso la pace, con la preghiera e con la manifestazione o con quello che volete, segna qualcosa di veramente profondo nell'intimo di chi sente e fa questo. Ed è una cosa preziosa anche se, lo ripeto, tale azione di promozione non ha, sul piano concreto, l'effetto sperato, essendo la guerra uno di quegli avvenimenti segnati che nessuno può stornare. Ma quello che conta non è tanto ciò che l'uomo riesce a costruire all'esterno di sè, quanto quello che invece riesce a costruire nell'intimo suo. E questo pregare, adoprarsi affinchè le cose volgano nel modo migliore e favorevole all'umanità, è una di quelle cose che dobbiamo trascrivere dentro di noi.

 

 

I tanti fili del karma.

 

 

Voi ignorate o trascurate la grande unione che c'è fra tutti gli esseri. 

Per esempio, voi fate parte di questa civiltà, condividete volenti o nolenti certi principi, ma per la maggior parte volenti, o perlomeno non avete la forza di combattere neppure come opinione personale certe cose che non vanno bene, vi limitate a constatare che certe cose sono ingiuste però continuate a fare la vostra vita dimenticando quello che non va. 

Ecco, logicamente voi siete coinvolti nel karma conseguente delle cose che non vanno, voi partecipate logicamente al karma di questa società.         

Un altro esempio sono le persone che muoiono nello stesso aereo, nello stesso treno o nave perchè c'è tra loro un profondo legame. E' tutto un intreccio impossibile a seguirsi individualmente.

 

E' bella l'immagine degli orientali secondo cui il karma è come una corda formata da tanti, tantissimi fili, tantissime cause. E questo a livello individuale, a livello familiare, a livello di popolo, di nazione e via dicendo.

 

 

Un esempio dl karma collettivo: gli ebrei.

 

 

Ciò che ha fatto appuntare l'attenzione degli uomini sulle disavventure del popolo ebraico è dovuto al fatto che questo popolo è molto unito, e questo essere molto uniti pone in primo piano ciò che loro accade.

E' vero che un karma collettivo esiste: la loro razza dà vita e possibilità al consumarsi di un karma collettivo. Poi, possono incarnarsi in questa razza - detto nel senso umano - più creature che hanno da scontare karma collettivi che risalgono ad altre razze, karma anteriori di molto, di molto, al dramma del Cristo: ma quello è un ambiente affinchè vi siano consumati particolari tipi di karma collettivi.      

 

Il karma degli ebrei è visto accentuato, per gli osservatori, grazie alla loro coesione. Non possiamo pensare che una determinata comunità, la quale abbia un particolare karma collettivo, duri per secoli e secoli a consumarlo. In realtà sono più razze che si danno il cambio in seno a questo popolo: più creature, più entità che si reincarnano, via via, e che trovano in questo popolo l'ambiente adatto per consumare un loro karma collettivo.      

Potremmo essere noi, ammesso che quell'ambiente continuasse ad essere come è oggi, a reincarnarci nel popolo ebraico  e scontare un nostro karma collettivo, che abbiamo mosso assieme, ad esempio, ascoltando o non ascoltando i nostri maestri

spirituali, o per altra causa.

 

 

Sul valore del proprio libero arbitrio riguardo agli altri.

 

 

Il libero arbitrio è una questione individuale. E' molto pericoloso dire questo, e lo dico sommessamente sperando che non sia inteso male: è chiaro che la tua libertà è per te e non tocca assolutamente la mia. Sarebbe ingiusto. A meno che io non debba, per una ragione karmica, essere toccato da te.  

 

Supponiamo che, per una ragione karmica, io debba essere da te ferito. Tu hai la possibilità di scegliere: ferirmi o non ferirmi; tu hai questa Æ variante Ø e scegli di non ferirmi; io, poichè per karma debbo essere ferito, lo sarò anche contro la tua intenzione, e da te stesso. Vivrò qualcosa che mi ferirà. La tua scelta sarà a tuo vantaggio, e non a vantaggio mio, che per karma debbo subire questa ferita.          

 

Riflettete su questi concetti molto profondi e anche pericolosi, ripeto, perchè se intesi male possono portare a disinteressarsi degli altri. E ricordatevi cosa hanno detto i maestri: ognuno deve agire bene per l'agire bene in sè; anche se fosse solo nell'universo deve agire bene, deve aiutare gli altri, deve avere in sè il fuoco, l'intenzione, la volontà di aiutare gli altri, e non preoccuparsi di nient'altro - anche se l'aiuto non è efficace perchè, gli altri non debbono averlo.    

Nessuno può gioire o soffrire di una cosa che non gli sia dovuta. Nessuno può ingerirsi nella vita di un altro.

 

 

 

Sull'incastro - se tutto è ordine ed equilibrio - tra la libertà e responsabilità di un tiranno e l'impossibilità, per milioni di persone, di non subire la sua presenza.

 

E' chiaro che la storia generale è quella: quando vi sono degli avvenimenti che coinvolgono un'intera nazione, se non addirittura più nazioni, è chiaro che la cosa è scritta, per così dire, ossia fa parte del piano generale e serve a consumare molti karma individuali, a dare certe esperienze necessarie a moltissime creature.

 

Quindi è una cosa che non può essere elusa. Ed i responsabili di questi avvenimenti generali non possono che agire nella maniera che porta a quelle conclusioni; conclusioni che, ripeto, si ripercuotono in quel determinato modo per moltissime persone. Non possono farne a meno.            

 

Tuttavia, a livello individuale, essi possono usufruire di un certo tipo di libertà, ma sempre per quanto riguarda la loro vita individuale e personale, mentre, per quello che è in generale, gli avvenimenti sono stabiliti.      

Ed è il nostro discorso delle varianti: la variante riguarda la libertà, relativa, di una persona; la quale, se ha un comportamento che coinvolge la vita di altri, deve necessariamente, per esercitate questa sua libertà, avere una variante sua personale.

Gli altri, invece, vivranno la  storia che per loro non costituisce variante, che costituisce un punto fisso e inderogabile.

 

 

L'evoluzione del karma.

 

Un tempo la responsabilità era quasi tutta delle creature che comandavano, in quanto avevano li potere assoluto, e quindi il  Karma si ripercuoteva quasi tutto su di esse.

Mano a mano che l'umanità acquista coscienza e, quindi,libertà, la responsabilità comincia ad essere condivisa da più creature, ed ecco che il karma si estende.   

 

Naturalmente il karma è tanto più violento e cruento quanta più responsabilità ha avuto l'individuo.      

Ma non sempre è necessario l'esecutore umano di un karma: ad esempio, supponiamo di essere alla fine del karma: quelle creature responsabili di un eccidio - siamo vicini al periodo in cui l'umanità avrà l'iniziazione generale - non avranno più bisogno di esecutori umani per scontare il loro karma. Potrebbe darsi che nel pieno fulgore della loro esistenza, per comprendere il senso e il valore della vita umana, esse vedessero perire delle creature care in un qualunque incidente. Ecco che il karma per loro sarebbe estinto e non se ne sarebbe creato un altro.

 

 

Sul karma fisicamente doloroso.

 

Il momento della prova, del dolore, è sempre una risultante fra la possibilità di sopportare la prova e il momento esatto in cui la psiche della creatura si trova nella condizione giusta per poterla abbracciare e valutare. 

Il problema non è solo di poterla sopportare fisicamente, ma è soprattutto di trovare il momento giusto in cui la psiche, la vita intima della  creatura è tale che la prova è sceverata, vissuta, sentita in tutta la sua ricchezza, in tutto il suo valore.

 

 

La funzione del dolore.

 

Enunciando la verità che la coscienza sorge nella libertà, ecco enunciato il principio per cui è necessario all'uomo conoscere il dolore per la formazione della sua coscienza.

 

Lo scopo dell'evoluzione essendo, per l'uomo, la sua nascita spirituale, non è necessario soffermarsi a lungo sull'argomento per comprendere che è nello svolgersi stesso del piano di evoluzione cosmica la necessità, per l'uomo, di conoscere le due forze che agiscono, di conoscere i due estremi, i due  opposti, onde in questo gioco di forze possa nascere, possa costituirsi, possa formarsi la sua coscienza.

A chi vi domanderà perchè l'uomo deve conoscere il dolore, voi risponderete che l'uomo tutto deve conoscere, e nel tutto v'è anche il dolore, e senza la conoscenza di questo tutto l'uomo non potrà mai giungere a quella mèta che per lui è predestinata.    

 

Non soffermatevi ad una visione limitata di quanto esiste: andate oltre. Il vostro pensiero vi spinga sempre avanti nella concezione della verità, nell'intuizione della realtà - sempre oltre!

 

 

Può sembrare che il dolore, anzichè far evolvere, talora faccia regredire l'individuo.

 

Bisogna sempre tener presente che la vera comprensione del significato della vita avviene in parte già durante la vita fisica, ma il comprendere veramente il succo dell'incarnazione si ha dopo il trapasso.        

Ora, chi è esasperato da un forte dolore non è che torni indietro, ma non fa che scaricare e in tal modo agevola la comprensione successiva. Chi maledice la vita per il dolore che ha patito o per l'avvenimento di cui è stato vittima e lo ha straziato, non deve sentirsi in colpa, non deve pensare di essere tornato indietro perchè prima aveva un maggior senso mistico, e amava di più Dio, mentre ora che soffre sente in Dio un nemico crudele, e così via. 

Questa è una reazione giusta e naturale,  rientra nella prassi di tutti coloro che hanno sofferto un grande dolore; direi anzi che è innaturale - mi sia consentito  - la reazione opposta. 

Nello stesso tempo, questa reazione non è la misura giusta dell'evoluzione di chi sta soffrendo, il quale è in uno stato d'animo esasperato.             

E' poi, dopo il trapasso, che ricordando le vite precedenti, nelle quali si sono mosse le cause che hanno condotto a quell'effetto tanto doloroso, si potrà capire il perchè dell'accaduto; è allora, veramente, che si avrà la comprensione finale di quell'esperienza della quale il dolore era solo un atto, uno stato, un particolare, ma non era tutta l'esperienza. 

Allora veramente l'esperienza è completa, e solo riesaminandola, riassorbendola, si comprende veramente la trasformazione che vi è stata e vi è nel proprio intimo: l'ampliamento della propria coscienza.

 

 

Se una lunga agonia aiuta l'evoluzione.

 

Una lunga agonia viene e deve venire per un fatto karmico, quindi aiuta sempre. Ma dobbiamo precisare: una agonia incosciente non riguarda più la creatura ma i familiari e coloro che a quella creatura sono legati.

 

 

Le leggi cosmiche e l'identificazione con l'Assoluto.

 

Le leggi che vigono nel cosmo sono emanazioni dell'Assoluto, non possono cadere. La legge di causa e di effetto, per esempio, vige nel piano fisico come in tutti i piani di esistenza. Sono leggi che servono alla più grande opera che v'è nel cosmo: alla nascita dell'uomo.

 

La  coscienza sorge nella libertà: ecco perchè l'uomo conosce il dolore, perchè nell'ambito della sua libertà relativa egli non può, scegliendo ciò che va all'opposto della sua mèta finale, che provare, percepire qualcosa che a questa mèta lo riconduce. Da questa alternativa nasce la coscienza.

 

Se il destino dell'uomo e, l'identificarsi con l'Assoluto, tutto ciò che lo conduca lontano da questa mèta non può che produrre nell'intimo suo qualcosa che a tale mèta lo riconduce. E se l'andare verso la mèta per la quale l'uomo esiste si chiama "bene", ciò che dalla mèta lo allontana non può che, chiamarsi "male", "dolore".

 

 

Sul perchè delle esperienze di limitazioni fisiche, di menomazioni gravi, come del senso della vista.

 

Con le esperienze dolorose per ognuno diverse, e non solo queste, non facciamo altro per la grandezza di Dio che ampliare la nostra coscienza. Tutti lo fanno. C'è però un momento particolare di evoluzione che richiede una vita con questa limitazione diciamo fisica, la quale ha però, come sempre accade per divina misericordia, una compensazione per altra via: vi è cioè un togliere da una parte e un dare dall'altra. 

E di questo dovete ringraziare la misericordia, tutti noi dobbiamo ringraziare la misericordia divina.    

 

E' un'esperienza per la quale tutti gli uomini passano, perchè fanno cose, molto spesso, che portano come effetto questa privazione. Però, ripeto, la grandezza e la misericordia divina stanno, in linea generale, nel far sì che il karma non sia una punizione ma un mezzo per comprendere, per ampliare la coscienza; e stanno anche nel fatto che la privazione non  è mai sola, ma è accompagnata sempre da qualcosa che gratifica, che arricchisce l'individuo nella sua umanità, nella sua disponibilità nei confronti degli altri, anche nei confronti di altri che forse dovrebbero essere in condizioni migliori, nel senso che non hanno privazione fisica alcuna.

 

 

Perchè certe creature nascono ebeti, dementi, inespressive.

 

Osservate una persona che sembra non esprimere niente, limitata - e in effetti lo è - nel gestire, nel parlare, limitata in tutte quelle che sono le manifestazioni di ogni essere umano. La prima cosa che, quasi automaticamente, viene alla vostra mente è il pensiero che quella creatura non è evoluta, forse, in quanto non ha la possibilità di esprimersi.

 

Ebbene, anche in questi casi vale la raccomandazione generale di non dare giudizi, nel senso di non condannare. Perchè?    

Molte volte vi sono dei karma restrittivi, secondo i quali la creatura non ha la possibilità di esprimersi in tutta la sua essenza, in tutta la sua evoluzione, anche. Si tratta di karma preordinati affinchè colui che li vive trovi, da questi limiti che deve superare e che lo condizionano enormemente, una spinta interiore propulsiva eccezionale.      

 

C'è un periodo dell'evoluzione in cui l'essere comincia ad intravedere quello che è il vero destino di ogni individuo; allora, in quel punto, è come una ruota che; con uno stantuffo, raggiunge il punto morto; in quel punto l'essere è a cavallo tra due mondi, fra il mondo umano e quello che sarà il suo mondo del futuro, mondo divino, chiamiamolo; è quella posizione ferma sul crinale.

 

In quel punto critico della sua evoluzione, l'essere è portato a fermarsi; cioè, non ha ancora il coraggio di abbandonare, definitivamente, il mondo umano con tutti i suoi richiami, con tutte le sue attrattive e tentazioni, e nello stesso tempo non ha ancora abbastanza forza per muoversi su quella che sente essere una nuova via da seguire, che lo chiama. In quel punto particolare, quell'essere non si muoverebbe più, ristagnerebbe fra i due fuochi; e in quel punto particolare in lui deve nascere la forza che gli faccia superare il punto morto.

 

Creature che sembrano ebeti, che sembra non capiscano niente in quanto non esprimono niente, e invece nel loro intimo sentono, sentono come sentimento: questa limitazione espressiva che si trovano davanti, fa sì che si carichino di volontà per superare se stessi. 

Nella successiva incarnazione, trovano depositato in se stessi tutto quello che non hanno potuto fare nella precedente, quando appunto erano limitati. 

Allora inizia il nuovo cammino, per loro, che li porterà in uno stato di coscienza diverso, che è il primo stato di coscienza che apre il mondo divino.    

 

Perciò, quando vedete queste creature, non pensate che siano creature non evolute o in qualche modo condannate da Dio, che scontino colpe particolari.      

La colpa non esiste mai, mai, nel concetto di karma. Nessuno è colpevole, nel senso che la vostra religione insegna. Si tratta solo di creature che non hanno compreso, o che devono fare quelle esperienze proprio per trascendere un loro particolare stato di coscienza.

 

 

Sul significato karmico della morte dei bambini.

 

A seconda dell'età in cui avviene il trapasso, il significato può essere solo per i genitori, per i parenti o per coloro che hanno vissuto quell'esperienza dolorosa. Non può essere affatto per l'individuo trapassato in età così acerba. Questo vale fino ai 3, 4 anni d'eta: non c'è neppure, si può dire, un contatto vero e proprio con una entità.      

Poi, man mano che si avanza con l'età, l'esperienza vale anche per coloro che trapassano: quindi è karma non solo per i genitori, per i parenti e per tutti coloro che sono colpiti da questa scomparsa, ma anche e proprio per colui che scompare.

E la cosa accade in conseguenza di un'azione mossa in una precedente incarnazione.

 

 

Sulle creature che nascono mostruose; perchè?

 

Non si può dire niente in generale: possono essere creature che nascono mostruose perchè hanno usato male la loro bellezza: per far del male, per tradire, per tante altre ragioni. Possono essere creature mostruose, ad esempio, perchè devono imparare la vita anche con un corpo  fisico che non invita certo ad amarla. Ma ogni caso è particolare. Possono essere persone che hanno torturato altre persone. Se andiamo a vedere tutte le  torture che sono state fatte durante l'inquisizione, si può immaginare che cosa possono avere quelle creature come effetto. Non si può immaginare la crudeltà a cui può arrivare un uomo. E' proprio mancanza di coscienza. Poi, a sua volta, chi tortura è strumento di karma.

Che cosa significa, riguardo a un karma doloroso, capire e quindi arrivare a superarlo. Capire che cosa?

 

Quel karma, magari, è nato perchè ad esempio la persona, di fronte a una infermità, si è tolta la vita. Oppure, ci sono persone che di fronte all'invecchiamento si sono tolte la vita piuttosto che vedere il loro corpo invecchiato. Allora, seguitando l'esempio, supponiamo che rinascendo debbano sopportare questa loro infermità proprio per capire che la vita è preziosa anche se il corpo fisico non è completamente efficiente o non è bello come era nel fiore della gioventù. 

 

Sono tutti esempi ipotetici, naturalmente. Un altro discorso può essere quello dell'orgoglio: una persona si trova in una infermità, deve dipendere dagli altri, e allora il suo orgoglio viene tagliato alla base. Quando è arrivata a capire questo, può darsi che il karma, l'infermità finisca.

 

Quando si tratta invece di un karma tale che riguarda il venire a mancare di una persona cara, anche se tu lo capisci quella persona naturalmente non ricompare. Tuttavia, tu lo puoi vivere in un altro modo, puoi arrivare a sentire viva e vicina la persona, proprio pensando come se fosse da un'altra parte - e così è in effetti - non dico del mondo ma della realtà che non vedi ma che ti è sempre vicina.

 

 

Il giusto e l'ingiusto.

 

L'occhio vostro non sia turbato dall'ingiustizia del mondo, perchè è in essa che si fonda la giustizia divina.

 

 

Se può succedere che il karma possa cessare, durante la vita stessa, quando lo si è compreso.

 

Può accadere anche questo. Dipende dal karma. Ma, allora, non è che il karma cessi. Solo in quanto l'individuo abbia trovato quell'ampliamento della coscienza dentro se stesso, nella vera parte del suo essere, allora il karma non ha più ragione di essere, e cessa. 

 

Voi vedete che vi sono creature, per esempio, afflitte da una infermità, e ad un dato momento quell'infermità cessa ed esse ritrovano la salute. Evidentemente esse hanno colmato la misura necessaria per avere quella comprensione, quell'ampliamento della coscienza che il karma doveva loro dare. Può succedere anche questo. Dipende da caso a caso. Ripeto ancora: quando parliamo di karma possiamo solo enunciare dei principi perchè, se andiamo a vedere il caso particolare, ci perdiamo in una infinità di sfumature, di eccezioni, che veramente è impossibile a seguirsi.      

 

Comunque, noi siamo qua per darvi la forza per andare avanti nella vostra vita, per percorrere la vostra strada: ricordate sempre che il mondo, chiamiamolo occulto, la dimensione diversa della vostra, o come altro volete chiamarlo, vi è amico, vi è amico.

 

Non date ascolto a chi sfrutta la vostra paura per dirvi, per esempio, che siete sotto una negatività, che vi è stata fatta una fattura, o qualunque altra cosa che serva a impaurirvi. Ricordate sempre che il mondo occulto vi è amico.

Certo, se vivete di paura, allora siete voi che fate la fattura a voi stessi; non gli altri. Mi raccomando, siate forti. Non abbiate paura: non esistono fatture se voi non le volete avere. La fattura sta nella vostra paura, nella vostra credulità, e non altrimenti, non altrove.

 

 

Se è possibile agire senza muovere cause.

 

Ognuno ha certe possibilità di agire, di pensare, però la misura di queste possibilità varia dall'uno all'altro ed è proporzionale all'evoluzione.  

Non esiste assolutamente nulla che possa essere fatto senza che dia origine a una causa o non sia l'effetto di una causa precedentemente mossa.

E' tutta una catena di cause e di effetti: cause che originano effetti immediati ed effetti più remoti. Quando più l'effetto va ad interessare la radice del vostro essere e tanto più, forse, è remoto, e tanto più sono interessate le materie sottili che compongono il cosmo. 

E' certo che nessuno può sottrarsi, volontariamente o inconsapevolmente, a questa catena di cause e  di effetti.

E sono proprio queste catene di cause è di effetti che determinano l'evoluzione di ogni essere, il suo aprirsi a realtà nuove, il suo trasformarsi interiormente e raggiungere nuova natura e nuovo sentire.

 

 

Se il sapere perchè si sta vivendo una data esperienza può essere d'aiuto.

 

Se potesse aiutare, la natura l'avrebbe dato direttamente. In altre parole, se il sapere il motivo per il quale tu stai vivendo questa particolare esperienza fosse benefico ai fini della comprensione, allora avverrebbe automaticamente la conoscenza del motivo.      

 

 

Il fatto che l'uomo non sappia, invece, ci dice che cos° è disposto per il suo bene. Egli cioè deve vivere questa esperienza nell'ignoranza delle ragioni per le quali la sta vivendo, e deve riuscire a comprendere quello che sta vivendo proprio partendo da una totale tabula rasa. Salvo poi i casi particolari in cui c'è una sorta di reminiscenza, ed allora si riesce a intuire qualcosa: ma sono casi particolari, eccezioni che confermano la regola.

 

 

Se un uomo all'ultima incarnazione muove delle cause: come e dove ne subirà gli effetti?

 

Bisogna sempre tenere presente che lo scopo principale per il quale le cause ricadono sugli individui è quello di allargare la loro comprensione.

 

Pensiamo per esempio al Cristo, cioè altro che ultima incarnazione! Certamente anche lui, vivendo, avrà mosso delle cause a cui risponderanno degli effetti - secondo il ragionamento che ha fatto porre questa domanda. 

Ma colui che vive in piena coscienza muove cause, certo, che si consumano però, su se stesse, per cui non avrà un effetto tale da portarlo a capire, poi, ciò che lui già sa. E' quindi un effetto del tutto contingente che dura finchè dura la vita del corpo. 

Così, un uomo all'ultima incarnazione, che ha già una notevole coscienza individuale, deve pur nutrirsi, è normale: ma lo fa in piena coscienza, questo nutrirsi ed attingere alla vita della natura, tale che non creerà mai un effetto che lo trattenga ancora nella ruota delle nascite e delle morti.

 

Vi sono dei momenti particolari, prima dell'ultima incarnazione, in cui l'individuo, molto spesso, si trova come ad un punto morto, per mancanza di interesse, perchè non è portato ad agire, ad avere esperienze di sua iniziativa. Ecco, in quel punto gli viene in soccorso la natura, che lo spinge, dà proprio quella spinta necessaria a superare il cosiddetto abbrivio del moto e a iniziare una serie di esperienze che sono una panacea per la sua evoluzione.            

 

 

Tornando alla domanda: l'uomo cosciente, non parlo di coscienza universale ma di coscienza individuale, ha un modo di vivere, un rispetto per gli altri, soprattutto per l'ambiente che Io circonda, tale che le cause che muove si consumano subito nel loro effetto ed in quella stessa incarnazione, e non è mai un effetto traumatico che possa tenerlo ancora legato alla ruota delle nascite e delle morti.            

Piuttosto, si vede che nell'ultima incarnazione vi sono spesso gli ultimi karma da consumare, gli ultimi effetti karmici, come a colmare una misura di comprensione che all'essere è necessaria per proseguire nell'evoluzione successiva, del tutto diversa.

 

 

Sulla possibilità di essere completamente ignari, in una prossima incarnazione, di questo insegnamento.

 

In quanto si tratta di un sentire, al limite potrebbe anche darsi. Però sono cose che, ad un certo punto, uno le sente e immediatamente le abbraccia, le riconosce. Se a quell'individuo - abbiamo visto - all'ultima incarnazione, qualcuno dicesse: "Io suppongo che l'uomo rinasca diverse volte", egli accetterebbe e ritroverebbe questa verità immediatamente dentro di sè.        

 

 

Qualcosa di simile potrà succedere a voi che adesso conoscete questo insegnamento. Siccome ad ogni incarnazione si nasce con un nuovo corpo mentale, se non venite a contatto di dottrine che parlino delle cose che attualmente conoscete, voi le ignorate; però le avete dentro di voi e può darsi benissimo che ragionando con voi stessi, sui casi della vita, chiedendovi la spiegazione di certi fatti, da voi stessi vi diate la risposta e quindi ritroviate queste verità, che ora conoscete, con estrema facilità.

 

 

Se l'individuo muove delle cause anche dopo il trapasso.

 

In ogni e qualunque momento e senso l'individuo si muova, crea un moto di reazione. Solo quando sta subendo il moto di reazione, non essendo nella fase attiva, non crea altro moto di reazione.  

 

 

Nell'aldilà, come voi dite, cioè dopo il trapasso, la grande maggioranza delle entità di questa razza è impegnata nel riflettere, nel meditare, nell'assimilare ciò che è avvenuto nell'incarnazione che hanno da poco lasciato; sono in una fase di passività e non di attività, stanno assaporando un tipo di effetto alle azioni che hanno mosso.

 

 

Voi sapete che tre tipi di effetto ricadono sull'individuo: quello immediato, dovuto alla materia posta in movimento; quello dopo il trapasso; quello che ricadrà nelle vite successive e che è l'ultimo, quello veramente fattivo, definitivo, che ricade sulla coscienza dell'individuo e va a colmare la lacuna che origino, l'azione, la causa.     

Il secondo tipo di effetto, quello dopo il trapasso, impegna l'individuo nella meditazione della sua ultima incarnazione e lo pone, quindi, in uno stato di passività, di subire un effetto e non di muovere cause.     

 

 

Per altre entità v'è un altro tipo di vita nel cosiddetto aldilà; e intendo quelle creature che da poco hanno iniziato la loro evoluzione umana. Questi individui sono in uno stato simile al sonno. Come voi dormite e sognate, simile è il loro stato: essi sono spettatori di giochi visuali e sensori provocati dai loro veicoli, così come avviene nel vostro sonno fisico.    

 

 

Perchè, direte, l'individuo non muove cause quando non vive?      

Tutto è analogo a un periodo di attività segue un periodo di riposo: azione e reazione. Alla manifestazione segue il riassorbimento, al giorno la notte, e così via. Altrettanto è per la vita evolutiva: ad una incarnazione nella quale sono state mosse delle cause segue il trapasso, nel quale vi è un riposo.

 

 

Libero arbitrio o necessità: questo è l'antico dilemma dell'uomo. Dov'è la libertà?

 

Il concetto di libero arbitrio, che è stato sostenuto dalla filosofia, dal cristianesimo medioevale, è stato poi abbandonato e lo si ritrova ancora solamente nella teologia cattolica. E' chiaro che il libero arbitrio assoluto, cioè la possibilità che avrebbe l'uomo di scegliere al di fuori di ogni influenza, e, badate bene, anche al di fuori dell'influenza del divino, è una concezione insostenibile. 

Per il fatto stesso di avere un corpo fisico, ad esempio, l'uomo è necessariamente sottoposto a delle influenze, a delle necessità, e non può essere libero in assoluto.        

 

 

Allora, il conto da farsi è quello di una libertà relativa; ossia l'uomo è certamente influenzato, certamente subisce delle influenze che provengono dal suo ambiente, dalla sua stessa personalità, dall'educazione che ha ricevuto, però ha la possibilità di sottrarsi a tali influenze: la libertà è possibile in questo ambito.          

Come?, vi chiederete. 

Prendiamo la visione più ristretta, quella deterministica che non lascerebbe nessuna libertà; ma vi sono catene deterministiche di ogni genere, cioè cause ed effetti che riguardano, per esempio, la vita biologica e la vita psicologica: ecco, vi sono dei "salti di qualità" tra queste catene deterministiche ed è possibile, mediante questi salti, sfuggire al determinismo stretto.         

 

 

Facciamo un esempio spicciolo: un uomo che ha lavorato tutto il giorno e torna a casa stanco. Egli ha la possibilità di rimanere a casa e riposarsi, oppure di andare fuori, supponiamo al cinema. Ecco la catena deterministica: siccome è stanco, lui starà in casa a riposarsi. Però in questa catena deterministica di tipo fisico si insinua un'altra catena deterministica, di tipo psicologico: la sua compagna desidera uscire ed allora lui, per accontentarla, frena la sua stanchezza, la reprime, ed esce. 

Qui c'è un salto di qualità, da un tipo di psicologia egoistica, che l'avrebbe fatto restare a casa a riposarsi, ad uno slancio diciamo pure altruistico, quello di accontentare la sua compagna.        

In questi salti di qualità fra catene deterministiche consiste e si attua la libertà relativa dell'uomo.

 

 

Che cosa si intende per "variante": solo il salto di qualità?

 

E' questa la variante, solo questa. Se il salto di qualità (cioè la libertà relativa) esiste sempre per colui che ne è il protagonista e ha la possibilità di fare questo salto di qualità, chiaramente gli altri, non avendo loro libertà, ti vedono a senso unico. Quella che per te è variante, non lo è per gli altri e quindi non è vissuta dagli altri; mentre tu hai la possibilità, attraverso un salto di qualità, di prendere una variante alla tua storia, appunto, e quindi viverla per te, per le tue necessità evolutive.

 

E' sempre così, la variante è sempre per chi ha la libertà di scegliere, mentre gli altri che non l'hanno vedono la storia a senso unico.      

Naturalmente, tutte queste enunciazioni della Verità hanno lo scopo di illustrare il quadro  generale del reale, quadro nel quale l'uomo può trovare risposta a moltissimi interrogativi e fatti altrimenti inspiegabili.

 

 

Comprendo che seguire questo tipo di insegnamento e di ragionamento può non essere congeniale a tutti; tuttavia esiste un punto, nella vita evolutiva di ogni uomo, in cui questo aspetto deve essere affrontato. 

Chi non sente la necessità, attualmente, di impiegare il suo intelletto in questo - se vogliamo - esercizio, se non sente questa necessità non deve preoccuparsi: non l'affronti; non è indispensabile: in quel momento non gli è necessario. Però è certo che nel cammino evolutivo di ogni individuo questo punto dovrà essere incontrato ed affrontato; è un punto che apre troppe nuove prospettive, che pone l'individuo in situazioni e stati d'animo troppo diversi da quella che può essere la realtà apparente; per cui l'individuo deve trovare questo nuovo modo di collocarsi nel suo mondo.     

 

 

Se voi ben pensate, tutta la vita di un uomo è un vivere attraverso le sue stesse opinioni. Molte volte non ha delle opinioni, ma le esperienze della vita necessariamente, inderogabilmente, lo conducono ad avere delle opinioni; perchè le esperienze hanno un significato e, per quanto gli uomini possano viverle superficialmente alla fine dovranno sempre, ripensando, trarre delle conclusioni. Possono essere delle conclusioni errate, non lo metto in dubbio, però è certo che sono delle conclusioni e quindi delle opinioni, opinioni che influenzano il suo sperimentare successivo, il suo muoversi di poi.

 

 

Continua