Indice A chi cerca, a chi legge, a chi ascolta
(Alan) - A coloro che sono addolorati per la morte Finalità della vita naturale
(Kempis) - Il problema della malattia
(Dali, François, L'uomo non nasce psichicamente tabula rasa
Più che fare ed avere, è importante essere
Un insegnamento morale fedele alla logica
cerchio firenze 77 LA VOCE DELL'IGNOTO
ALAN FRANCOIS VENEZIANO
M. ORIENTALE CLAUDIO TERESA KEMPIS DALI
Indice A chi cerca, a chi legge, a chi ascolta
(Alan) 1. A coloro che sono addolorati per la morte 2. Finalità della vita naturale
(Kempis) 3. Il problema della malattia
(Dali, François, 4. L'uomo non nasce psichicamente tabula rasa 5. Più che fare ed avere, è importante essere 6. Il sentire è divino slancio d'amore
(Teresa) 7. Un insegnamento morale fedele alla logica 8. Appendice: Della sopravvivenza
(Dali) A chi cerca, a chi legge, a chi ascolta Miei cari amici, è Alan che si rivolge a voi,
ossia una delle voci che parlano nelle comunicazioni ricevute dal Cerchio
Firenze 77, voci che concorrono tutte a formarne una sola: la voce dell'ignoto. Il Cerchio Firenze 77 è un consesso di amici che
si riuniscono con un soggetto dotato di poteri paranormali e che sono testimoni
di comunicazioni di ordine etico-filosofico e di fenomeni che hanno il solo
scopo di mostrare l'origine paranormale delle comunicazioni stesse.
Ma che cosa sia il Cerchio Firenze 77, e che
cosa si proponga, lo ha detto molto bene il Maestro Dali ultimamente. Egli
afferma che è molto più chiaro dire che cosa non è il Cerchio, perché
umanamente, fisicamente, non esiste. Infatti, non è un'organizzazione né un
organismo, non è un'associazione né un gruppo, non è una setta né una
consorteria; esiste solo idealmente, costituito da tutti Non esistono sottoscrizioni e soprattutto
ufficiali rappresentanti, perché
nessuno può considerarsi depositario della concezione che i Maestri illustrano,
in quanto ciascuno recepisce soggettivamente e quindi limitatamente.
Esistono i testi delle comunicazioni, che
costituiscono la fonte diretta delle cognizioni, e ciascuno deve comprendere
quelli, non l'interpretazione che altri hanno di essi. Ciascuno deve accettare solo ciò che torna alla
sua logica, e la Verità che condivide diviene sua Verità. Non esiste plagio: la
Verità non è un'idea: essa è di tutti. Che cosa si propone il Cerchio? Essendo il Cerchio solo una figura ideale, non
ha nessun proposito né azione a livello collettivo. Quello che ciascuno si sente
di fare lo fa a titolo personale, e se ne assume tutta la responsabilità.
Non esiste volontà di fare proseliti o di
imporre le proprie opinioni e convinzioni. I Maestri stessi si rivolgono solo a
chi cerca perché non è soddisfatto di ciò che sa dalla scienza, dalla
filosofia, dalla religione. Essi sono portatori di una concezione e visione
della Realtà che risponde a tutte le domande che, non trovando altrove
risposta, creano angoscia e smarrimento; ma non hanno alcun proposito di
diffondere né tanto meno imporre tale concezione. La diffusione che è avvenuta e può avvenire è
spontanea, non provocata; avviene grazie al consenso liberamente manifestato di
chi è venuto a conoscenza dell'insegnamento attraverso alla lettura dei libri
pubblicati. Il presente volume che segue ad altri quattro, e
precisamente Dai mondi invisibili, Oltre l'illusione, Per un mondo migliore e
Le grandi Verità ricercate dall'uomo, è nato dall'esigenza di accontentare
quanti desiderano ascoltare la registrazione vocale delle comunicazioni.
Perciò, più che essere una trattazione vocale delle comunicazioni. Perciò, più
che essere una trattazione sistematica dell'insegnamento, come nei volumi
precedenti, è una antologia illustrativa delle
In apertura abbiamo posto un messaggio del
Maestro Dali rivolto a coloro che sono addolorati per la morte di una persona
cara. Le sue non sono solo parole di conforto, ma stimolano a riflettere per
trovare lo scopo del dolore sofferto; non uno stimolo alla sopportazione bensì
un incentivo alla comprensione. Ascoltiamolo.
ALAN Nota: Nel testo, tutti gli interventi di Alan, che introducono e commentano i diversi brani, sono riportati in corsivo.
A coloro che sono addolorati per la perdita
(Dali)
La pace sia con voi e con tutti gli uomini,
figli cari. Rivolgo queste mie parole a coloro che si
avvicinano a noi addolorati dalla cosiddetta perdita di una persona a Quello che io spero di riuscire a darvi non è
tanto il sollievo alla vostra sofferenza quanto farvi comprendere
Uno degli interessi che spingono l'uomo ad
accostarsi e ricercare il fenomeno medianico è quello di trovare una
In più occasioni ci siamo espressi sulla
validità del fenomeno medianico, che si può chiamare spiritico solo di La ragione della frode involontaria sovente
risiede nel Tuttavia, anche la prova che il raro fenomeno
realmente
D'altra parte, siccome le azioni degli uomini
non traggono origine solo e sempre dalle certezze oggettive, tutto questo non
deve impedire all'uomo di avere una sua opinione in merito e, conseguentemente,
un suo comportamento.
Il fatto che noi rappresentiamo costituisce una
proposta di opinione e, conseguentemente, una proposta di vita nella quale
l'uomo è consapevole di far parte di una collettività in cui i più dotati che
detengono un qualsiasi potere non sopraffanno i deboli, ma colmano le loro
deficienze; in cui si invocano maggiori diritti solo quando si adempiono nel
miglior modo tutti i propri doveri; in cui gli errori degli altri non diventano
giustificazione dei propri ed invito ad errare, ma incentivo a perseguire un
mondo migliore cominciando a migliorare se stessi.
Non è, questa, una comoda concezione della vita;
tutt'altro; però è una concezione che ha il pregio di rispecchiare l'ordine
naturale delle cose; che non chiude la realtà in schemi fissi sacrificando
l'individuo ma, via via, l'adatta alle sue reali esigenze evolutive. Chi si rivolge a noi, più che la prova della
sopravvivenza trova una simile concezione della vita, che è molto di più della
certezza che l'essere non cessa di esistere. Chi invece, cercasse solo tale
conferma, o la comunicazione con qualche caro trapassato, perderebbe il suo
tempo. Anzi, vi dirò di più: esorto a diffidare dei
medium che si dichiarano capaci di evocare a piacimento i disincarnati.
Acciocché il contatto avvenga non basta che vi sia il tramite: la comunicazione
deve essere prevista dall'ordine generale secondo cui si svolgono le cose.
Chi conosce la storia dello spiritismo sa che vi
sono
Noi siamo una delusione per chi avesse tali
aspettative. Tuttavia, non possiamo ignorare la dolorosa aspirazione di chi
soffre per il trapasso di una persona amata. Con tutto ciò, più che permettere
il contatto con essa, invitiamo chi soffre di questo a riflettere sul suo
dolore. Naturalmente, parlo nel presupposto che chi mi ascolta sia una persona
ragionevole perché, altrimenti, a nulla servirebbe il mio dire.
Comincerò il mio discorso invitando a riflettere
sul fatto che la vita dell'uomo deve avere uno scopo, che non La vita sociale e di relazione in cui l'uomo
viene a trovarsi, gli avvenimenti stessi che gli accadono, il suo stesso modo
di reagire agli stimoli, lo inducono a dedicare uno spazio più o meno grande
agli altri. E gli altri sono - almeno in principio dell'evoluzione della
coscienza - coloro la cui vita in qualche modo si riflette sulla propria, in
qualche maniera la condiziona. E' un dedicarsi egoistico, quindi, allorché il
legame non sia stabilito dall'affetto; ma anche quando l'interesse all'altro è
originato dall'amore, non sempre è spoglio di egoismo; anzi, spesso si tratta
di amore possessivo. Il vero amore desidera il bene di colui che si
ama anche se ciò si concretizza in una situazione in cui l'amato non si può più
avere vicino come prima. Credo che nessuna persona ragionevole possa
contraddire tale affermazione.
La vita presenta degli avvenimenti che non sono
conseguenza della volontà di alcuno ed altri che, pur essendo conseguenza del
comportamento di qualcuno, coinvolgono certi che non vi parteciperebbero se non
fosse il caso che li ha messi a tiro. Di fronte a tali eventi si ripropone il
quesito che indubbiamente ogni uomo si è posto nel corso Quelli che non accettano il significato
trascendente della vita si giustificano dicendo che non è dimostrato questo
significato trascendente della vita; tuttavia, quando la loro esistenza li
mette di fronte a dover accettare o no qualcosa di indimostrabile, suppliscono
alla mancanza di certezza con la plausibilità offerta da un ragionamento
logico. E non si può certo affermare che logico sia
pensare che
Se, invece, si volesse supplire a tale mancanza
di logica pensando che tutto quanto esiste, esiste da sempre - cioè Perciò, il negatore del senso trascendente della
vita in nessun caso fonda la sua opinione sulla logica, come fa invece
tranquillamente quando nella vita deve prendere partito di una cosa inaccertabile
oggettivamente.
La logica conforta, invece, l'opinione di chi
crede che
In altre parole: o Dio non esiste, ma è
illogico; oppure, se esiste, non può essere dispettoso e crudele. Cosicché
quello che si reputa un castigo, una cattiveria della vita, al di là del suo
sapore immediato deve nascondere un fine degno della Divinità, cioè un fine di
amore e di vero bene per chi lo subisce. Tutto ciò è quanto suggerisce la
logica e il buon senso.
Allora, voi che siete schiantati dal dolore per
la perdita di una persona amata, se siete creature ragionevoli, se veramente
amate chi è trapassato, dovete arginare il vostro dolore nel pensiero che la sofferenza
che state vivendo ha un senso per la vostra vita, e che la morte di chi amate è
un evento necessario al suo vero bene. Se veramente amate chi è trapassato non potete
essere Ripeto: tutto questo è quanto una persona di
buon senso può, accettare senza scomodare la fede, semplicemente
Se poi, per bontà vostra, credete che la voce
che vi Non pensateli quindi con dolore, perché li
rattristereste; ricordateli nei momenti in cui erano sereni, nella certezza che
li ritroverete, perché il legame creato dall'amore è un legame che non si
spezza mai e che, nelle future esistenze, conduce chi si ama a ritrovarsi in
amore. Come l'esistenza di chi è trapassato continua,
così la vostra deve proseguire a beneficio di coloro che
vi sono Ora mi fo portavoce di un ideale messaggio che
tutti "
Amore mio, non
potermi vedere più fisicamente ti ha lasciato in Sappi
che questa è l'unica cosa che può farmi soffrire, e
perciò promettimi che troverai la forza necessaria Sappi
che sono egualmente vicino a te; anzi, più di riabbracciarmi, riavermi. Le
nostre strade sono solo momentaneamente ed apparentemente divise, ma al di là del velo che ti
separa da
me, e che dà corpo al romanzo della vita, noi
siamo una cosa sola. Ora tu
non puoi più dedicarti a me fisicamente, e
dedicherai di più agli altri a cui sei vicino, ed offrimi Un
giorno, quando tutto questo anche per te sarà compiuto e trascorso, volgendoti indietro
nel ricordo Ti amo. Per
sempre tuo". Che la
pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. DALI Toccanti, vero? Il Maestro Dali sinteticamente pone alla nostra
riflessione il problema se tutto quanto esiste sia dovuto al caso oppure se
abbia una origine trascendentale. Il Maestro Kempis a questo proposito afferma che
l'uomo con quanto può osservare, sia pure dalla sua condizione limitata, e senza fare atti di fede, può trovare
risposta a tale quesito e può logicamente dedurre a che cosa stia spingendolo
la forza naturale della vita. Quello del "caso o finalità" è un
dilemma che ha impegnato molti pensatori. Anche recentemente il francese Monod
ha creduto di dimostrare che l'opera mirabile di costruzione della vita
naturale è dovuta solo al caso ed alla necessità. Osservate nella comunicazione che segue come il Maestro Kempis confusa tale affermazione sul filo della logica.
Finalità della vita naturale (Kempis) In effetti, le Verità dello spirito non sono
illogiche e
Se ciò è vero, come è vero, allora, allo stato
attuale La risposta è un sì deciso. Però mi preme
precisare che Inoltre, mi sembra doveroso precisare che l'ateo
non va
Ora, poniamoci mentalmente in una posizione
imparziale, quella che dovrebbero avere i giudici, proprio come se Il materiale dal quale dobbiamo trarre la nostra
convinzione è parte in causa, esiste, perciò ha una ragione; ma è proprio il
motivo della sua esistenza che ci sfugge e che invece potrebbe confermare tante
ipotesi e dare ragione a tanti che abbiamo creduto dei poveri sognatori, anche
se i loro sogni hanno trascinato l'umanità più di quanto riescano a farlo i
temperamenti pratici e concreti. Guai se l'uomo fosse solo pratico e concreto!
Perderebbe tanta parte di quella poca gioia che riesce a gustare e appassirebbe
per l'incapacità di vibrare interiormente al canto della fantasia. Il materiale dal quale dobbiamo trarre la nostra
convinzione non è adulterato e non è falsificabile, perciò abbiamo garanzia di
Verità. L'ostacolo sta solo nell'interpretazione. Questo materiale è la vita
della natura, il meraviglioso mondo nel quale viviamo e di cui facciamo parte.
E' uno spettacolo prodigioso, al quale abbiamo fatto l'abitudine e che perciò
non apprezziamo più. Però osservandolo, studiandolo, si riscopre e ci rivela le
sue meraviglie. Non c'è nuova scoperta che ci deluda o mostri
aspetti irrazionali: anche quegli accadimenti che alcuni chiamano errori della
natura, non lo sono affatto.
Per esempio, le specie della vita naturale che
si sono Certo, non si può negare che la natura proceda
per tentativi, ma questo non può essere interpretato come una incoscienza
assoluta e, conseguentemente, un automatismo non finalistico della sua vita.
Niente è senza scopo nelle funzioni naturali delle specie naturali. E il fatto
che la natura proceda per tentativi, che cosa significa? Se osservate un non
vedente col suo procedere per tentativi, pensate forse che egli sia incosciente
e proceda a caso, senza un suo indirizzo e un suo fine? No, certo: egli è solo
mancante
Ora, pur non essendo dei naturalisti,
domandiamoci quale può essere il fine che la natura ha tentato di raggiungere e
tuttora persegue. Capirlo non è impossibile e non rende necessario azzardare
ipotesi incontrollabili. Basta osservare i risultati del suo faticoso e lungo
lavoro: dalla prima cellula vivente all'uomo. Ma non si deve credere che il
corpo umano, siccome in ordine di successione è l'ultima specie creata dalla
natura, sia il fine unico a cui essa tendeva. Se fosse stato così, tante specie
intermedie, una volta costruito l'uomo, si sarebbero dovute estinguere e
perlomeno non avrebbero dovuto continuare ad evolversi.
Una delle difficoltà per comprendere il
finalismo della La domanda da porsi è questa: esiste la vita
della natura; tale vita tende a qualcosa oppure è fine a se stessa? Questa
domanda ha un senso più profondo: infatti, se c'è un finalismo nella vita della
natura, allora è vera la concezione spiritualistica del mondo; diversamente, è
vera quella materialistica.
Certo, per vedere il vero fine della natura
bisognerebbe Per esempio, l'istinto di conservazione, che è
evidente Così, gli animali che si suicidano in massa
perché la
Ora, se la vita dell'individuo comprende lo
scopo di Quindi la vita naturale ha quanto meno lo scopo,
il fine, dell'autoconservazione .
Ripeto: senza fare atti di fede si può affermare
che uno degli scopi naturali sia quello di conservare e tramandare la vita di
ogni singolo individuo, ma, al di là di ogni singolo individuo, conservare e
tramandare la vita delle specie; ed ancora: al di là di questo, di conservare e
tramandare la vita in generale, cioè di tutte le specie. Sì, perché se non ci
fosse la varietà e molteplicità delle specie, nelle quali quella umana è una
non più importante delle moltissime altre, la vita non potrebbe conservarsi. Il meraviglioso, reciproco apporto di tutte le
specie viventi, la struttura ecologica che mantiene equilibrate le condizioni
vitali, la catena alimentare attraverso alla quale l'una specie si lega in modo
dipendente all'altra, non sono forse la prova che Tutto è Uno?
Ma che senso avrebbe conservare la vita di tutte
le
Forse qualcuno potrebbe chiedersi: se il fine
della natura è quello di conservare e tramandare la vita, come
Rispondo Riconoscere il fine di autoconservazione della
natura Infatti, se voi concedete che la conservazione
delle specie sia al di sopra dell'autoconservazione dell'individuo, voi
ammettete che c'è qualcosa che va oltre l'immediato meccanismo della vita
individuale, e che essa vita individuale è dipendente, subordinata a quel
qualcosa, quindi tende a quel qualcosa. E non è questo un fine? Non solo, ma se voi credete anche solamente che
la E se c'è un fine, anche uno solo, allora la vita
non può Caso e finalità non possono coesistere, o la
logica non è
Ultimamente un bell'ingegno ha creduto di
spiegare l'opera mirabile di autocostruzione della natura affermando che tutto
è frutto della necessità e del caso. Evidentemente l'autore capisce che riconoscere
un fine,
Che cos'è la necessità? Stato di bisogno di qualcosa
La necessità delle vite naturali si chiama, in
qualunque caso, azione per la continuazione della vita, e cioè Il caso poi, secondo l'autore, porterebbe alla
soluzione Credo che non valga sprecare altre parole per
una Ora, nella meravigliosa simbiosi delle specie
attraverso Evidentemente, nessuno; anzi, semmai è
controproducente,
La
Ragionevolmente si può escludere che le facoltà
psichiche, il cui possesso diversifica la razza umana dalle altre D'altra parte, siccome tutto ha uno scopo in
natura, uno scopo devono averlo anche le qualità psichiche dell'uomo. E
siccome, in natura, chiaramente la vita dell'individuo è subordinata, in modo
inconscio per i singoli, alla sopravvivenza del gruppo; e quella del gruppo
alla sopravvivenza della vita di tutte le specie; dato che l'uomo è un essere
autocosciente, si può ragionevolmente supporre che il fine per il quale la
natura lo ha dotato delle facoltà psichiche sia quello di fargli perseguire
coscientemente quel senso collettivo del vivere che qualcuno chiama altruismo e
che, nelle altre specie, è perseguito inconsciamente e condizionatamente.
Una tale concezione poggia, su elementi concreti
e può Una tale concezione costituisce la quintessenza
della morale, e il conseguente comportamento non può essere eluso con la scusa
che è illogico e incredibile il fatto da cui discende. Tutto è chiaro: basta voler vedere. Pace a voi. KEMPIS
Tutti noi ci dimentichiamo che la natura ci è
amica, Nel messaggio che segue, Dali, François, Il
Veneziano Problema della malattia (Dali,
François, Maestro Veneziano, Maestro
Orientale) Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini,
figli cari. La malattia, o la presunta tale, è uno dei
problemi che L'argomento meriterebbe una trattazione
vastissima, però possiamo svolgere delle semplici considerazioni che possono
chiarirci le idee e renderci attenti a questo problema fino a vederlo nelle sue
giuste dimensioni; senza, peraltro, approfondirne ed esaminarne i moltissimi
aspetti. A questo scopo, François, il Maestro Veneziano
ed il DALI Riscuotere la fiducia di un proprio simile fa in
ogni L'immagine più bella della fiducia che un essere
può
Cari medici, ogni volta che un malato si rivolge
a voi D'altra parte, come potreste non accettarla
quando avete scelto di esercitare l'arte medica, e perciò non avete
Certo che talvolta, obbiettivamente, il medico
non può Chi prende la necessità degli altri in generale,
e in
Dicevo della validità della medicina. Invero, se
la medicina in generale è la scienza per conservare o restituire la salute
all'uomo, è molto più ampia di quella che ufficialmente si arroga un tal nome.
Ed in effetti molte sono le arti e le scienze alternative, per il mondo occidentale,
che promettono la sanità: l'agopuntura, le cure semplici, Un quadro
divenuto talmente caotico che non converrebbe neppure prendere in considerazione,
se non presentasse reali guarigioni. Allora, come comportarsi di fronte a tante
discipline
Io sinceramente la fiducia la riporrei in primo
luogo Perché dare la fiducia in prima istanza alla
medicina
La malattia ha sempre una componente psicologica
rilevantissima, per cui ogni medico dovrebbe essere un bravo psicologo. Sulla
componente psicologica presente a monte di ogni malattia si aggiunge un'altra
componente della stessa natura: quella di chi sa di essere un malato,
costituita dallo stato di sofferenza fisica, dalla paura di non guarire
dall'impedimento limitativo dato dall'infermità, dalla diversa situazione che
si crea, e via via.
E' vero che la cura ideale non deve limitarsi a
tamponare Le cause dell'ulcera gastrica sono risaputamente di natura psicologica: stati ansiosi, temperamento introverso e sospettoso, eccetera eccetera; però quando l'ulcera ha raggiunto uno stato di gravità che può farla degenerare, è inutile cercare di rimuovere le cause: occorre subito tamponare l'effetto con una cura chirurgica. Sarà, di poi, da eliminare la causa acciocché la malattia non si riproduca. Questo naturalmente è un esempio
radicalizzato, tuttavia, anche nei casi più sfumati, il principio rimane
valido.
FRANCOIS
Amici, il discorso che vi rivolgiamo vuol essere
più generale e non riguardare solo coloro che oggettivamente Il primo sintomo che volge a far concludere di essere
ammalati è un senso di malessere generale. Tale sintomo è immediatamente
interpretato come un segno, un avviso che c'è qualcosa che non funziona nel
proprio corpo. L'interpretazione di chi prova un tale malessere
non lascia alternative, mentre in effetti l'alternativa c'è, e come!, ed è
costituita dal fatto che il malessere, che è originato dal vivere una
situazione non gradita, molti lo attribuiscono ad una malattia del corpo mentre
ha origine psichica. Cosicché la malattia immaginaria, formalizzata
con il rito delle visite dal medico, ed anche la malattia reale, diventa
Allora, quando vi sentite un malessere, non date
per
Moltissimi sono coloro che non si sentono attivi
se non hanno qualche motivo di preoccupazione. La preoccupazione, per loro,
diventa stimolo per avere interesse alla realtà. Moltissimi sono anche coloro che colmano il
vuoto interiore del loro essere creandosi una malattia. L'incapacità di
pensare, la mancanza di interessi, di vita interiore e di attività nel loro
mondo che li soddisfi, li lascia - per loro difetto - in uno stato di vuoto che
essi cercano di colmare, inconsapevolmente, inventando una malattia, cioè
qualcosa a cui pensare, che dà da fare, che suscita l'attenzione degli altri su
di sé, che non li fa languire nell'inattività.
Allora, amici, quando vi sentite un malessere e
non v'è impegni: per esempio, sottoponendovi a un
esercizio di MAESTRO VENEZIANO A te, fratello caro, che invece sei veramente
ammalato nel corpo, raccomandiamo egualmente di reagire, di non Non limitarti più di quanto la tua stessa
malattia oggettivamente ti limita, non temerla dandoti per vinto Se cadi nella disperazione, ti chiudi alla
possibilità di Non pensare di vivere un'esperienza negativa;
trai da essa quel motivo di cambiamento
per il quale si è determinata e resa necessaria. Il tuo vero bene non è la semplice guarigione ma
la tua giusta reazione, la trasformazione che essa deve operare in te. Perciò
ricorda che il vero aiuto non è tanto quello di guarirti, quanto quello di
aiutarti a comprendere. Non sentirti abbandonato e solo; ripeti
mentalmente con me questo mantra, in forza del quale puoi meglio impiegare le
doti che la natura ti ha assegnato per la sana attività dei tuoi corpi: "Io sono una cellula di un immenso
organismo nel quale mi sento
illusoriamente distinto e separato, ma In questo immenso organismo io vivo in simbiosi
con ogni essere e sono investito da
una corrente vitale che ha come fine
il perpetuarsi della vita sempre pronta In una tale esplosione di vita, la malattia è
contro il fine della natura ed è
quindi un fatto che la natura Io non devo perciò sentirmi rifiutato ed
abbandonarmi alla malattia, ma reagire con tutta la mia volontà. In tutto ciò non sono solo, la natura stessa mi
aiuta con la sua inestinguibile
corrente vitale che tende Sta dunque a me aprirmi a queste energie e
goderne La forza che io devo evocare non deve giungere
da un punto remoto del cosmo ma da dentro me stesso, quindi è a mia portata. Se
in me essa è assopita, io voglio che si liberi ed agisca costantemente. Impartisco questo ordine alla mia mente, che se
è capace di farmi ammalare lo è altrettanto di farmi guarire, sfruttando la
forza vitale della natura. Io domino la mia mente e l'asservo a me stesso.
Conosco i suoi tranelli, le paure che mi infonde per prevalere sulla mia
volontà ed agire a suo capriccio. Io sono il suo sovrano e l'asservo al mio
volere. Essa mi ubbidisce e fedele lavora per me con tutte le sue possibilità
consce ed inconsce. Anche quando la mia attività cosciente è volta ad altro, la
mia mente inconscia continua ad alimentare la mia guarigione, attimo dopo attimo. La mia mente è uno strumento prezioso: io voglio
che sia la mia forza e la mia chiarezza. Perciò le impedisco di creare ombre
che mi torturano e angosce che mi annientano. E tu, malattia, non mi incuti alcun timore. Che
cosa puoi fare più che far morire il mio corpo? Niente può farmi cessare di esistere. Morire è rinascere. La morte non esiste". Om mani padme aum MAESTRO ORIENTALE Avete ascoltato il Maestro Veneziano accennare
all'origine psichica della malattia o della presunta tale. La vita psichica dell'uomo ha un'enorme
importanza perché, unitamente agli stimoli che gli provengono dall'ambiente nel
quale vive, è il motore dell'evoluzione spirituale dell'uomo. La psicologia solo recentemente ha assunto o
vuole assumere il carattere di scienza, e non di filosofia, e le discipline ad
essa connesse - come la psicoanalisi e la psicoterapia - si dibattono nella
incertezza di principi in cui esse versano, dovuta alla mancanza di esperienza
e quindi di prova. Il Maestro Veneziano nel messaggio che segue
dice la sua a proposito delle affermazioni contraddittorie delle varie scuole
secondo le quali l'uomo, all'atto della nascita, è concepito dal punto di vista
psichico come una tabula rasa oppure no. Tale intervento non ha valore accademico ma
fornisce delle chiare indicazioni che
possono mutare l'aspetto dei L'uomo non nasce psichicamente tabula rasa (Maestro Veneziano) Figli, vi benedico! L'uomo, nei riguardi di se stesso, è come quelle
madri che amano talmente i loro figli da accettarli come sono, Dicevo che l'uomo si giustifica sempre perché si
ama
Anche dal come si pone nella realtà traspare la
grande stima di se stesso: il nemico è sempre esterno, la colpa non è mai sua,
ma pure, quando lo fosse, si tratterebbe sempre di debolezza, cioè di essersi
lasciato trascinare, E', nata da ciò la comodissima invenzione del
diavolo Ma al di là di ciò, l'essere interiore, il
nucleo, l'anima, la realtà dell'uomo, sfrondato da quella miriade di influenze,
suggestioni, imposizioni esterne, quale è?
L'uomo, quando nasce, è forse psichicamente,
caratterialmente, una tabula rasa, un terreno vergine su cui l'educazione, le
esperienze infantili ed altri condizionamenti ambientali e culturali imprimono
segni indelebili, dandogli la personalità e l'intimo fermento che
l'accompagnerà tutta la vita? Oppure ciascuno nasce già con certe
inclinazioni, propensioni, debolezze, che poi la vita quotidiana tirerà fuori?
Se quest'ultima è l'ipotesi giusta, da che cosa
è determinato il diverso intimo essere di ogni uomo?, e fino a che punto
l'educazione, l'ambiente, i condizionamenti, possono modificare o annullare la
dotazione caratteriale con cui ciascuno inizia ad affrontare la vita!
Tali sono gli interrogativi a cui si cerca di
dare risposta comprendendo il funzionamento psicologico dell'essere più
complesso e sfuggente del creato: l'uomo. Il fatto è che fra un essere umano e l'altro può
esservi più differenza che fra un verme ed un uccello, perciò il funzionamento
del processo psicologico dell'uomo sfugge ad una codificazione generale, e da
ciò il permanere del mistero.
Sostenere che l'uomo nasca, psichicamente e
caratterialmente, una tabula rasa e che solo le esperienze infantili determino
il suo carattere è come sostenere che l'uomo è assolutamente libero nelle sue
scelte, cioè sostenere un'ipotesi manifestamente impossibile. Pure se si considera l'uomo identificato e
limitato al corpo materiale, nel momento in cui apre gli occhi nel piano fisico
ha già una dotazione di neuroni che lo diversificano, anche se
impercettibilmente, da ogni altro suo simile: perciò non è una tabula rasa. Tuttavia, il fatto di non essere una tabula rasa
non
L'ambiente nel quale e immerso l'uomo
corrisponde come un perfetto incastro alle sue necessità evolutive, e le
Secondo la scienza, l'uomo psichico è formato da
un
Secondo tale schematizzazione manicheistica,
anche il Il nucleo dell'essere è quella coscienza che
riassume e
Il sacrificio di sé non è quindi, un io che
capitola a Quanto più si è costituita la coscienza
individuale, attraverso alle esperienze fatte nelle molteplici incarnazione
tanto meno si è trascinati dall'es; sicché in linea generale si può dire che
quanto più l'uomo è evoluto in senso spirituale e tanto meno è condizionato
dall'educazione dall'ambiente, dalle
tendenze genetiche ereditarie.
L'intimo essere di ognuno è dato in primo luogo
dalla propria coscienza acquisita nel corso dell'evoluzione, ed
Ripeto: i fattori posticci possono
attecchire nell'essere proprio nello spazio che la mancanza di coscienza
individuale lascia vuoto; ed è proprio vivendo quelle debolezze, quelle
limitazioni, che la coscienza si espande e l'individuo si libera. Il senso etico degli uomini può derivare dalla
loro coscienza individuale raggiunta,
oppure, quando così non è dalle credenze religiose indotte. La differente
origine si rivela solo nell'atto pratico, perché quand'è costruzione posticcia
la professata moralità è ben presto tacitata a favore del proprio interesse
contrario; mentre quando è coscienza raggiunta non potrà mai essere tacitata
per un motivo egoistico. Cosicché i valori che gli uomini hanno perduto
rispetto al passato erano valori posticci, che saranno trovati invece quali
valori reali, facenti parte della propria coscienza individuale.
Questo trovare la coscienza, cioè fare o anche
semplicemente pensare, desiderare qualcosa per proprio sentire e non per
imposizione o suggestione, è conseguenza di un processo in cui gli elementi
componenti sono una serie di stimoli esterni ambientali agenti sull'uomo, e
l'azione e reazione dell'uomo stesso, frutto della sua partecipazione quale
soggetto attivo e passivo del processo. Nell'uomo cosciente il modo di comportarsi, di
rispondere agli impulsi, non segue le leggi della psicologia, tanto che può non
reagire ad un impulso provocatore ed agire al di fuori di ogni stimolo esterno.
Mentre l'uomo che è all'inizio del processo di acquisizione della coscienza è
assai più prevedibile nei suoi comportamenti; inoltre
Veramente, in certi casi, non occorrono le
(varianti) per far vivere a due protagonisti di uno stesso avvenimento due
storie diverse: così, quelle che nell'intenzione Ma come può nascere il malinteso?
Il "conoscere" è sempre
"riconoscere", fu detto. La
Non crediate che tutto ciò possa avvenire solo
nel nascosto mondo delle intenzioni, dove è facile attribuire agli altri
intenti che nessuno può sapere se sono veramente quelli, tranne chi dovrebbe
averli. Voglio dire che si possono attribuire agli altri non solo pensieri e
desideri non corrispondenti ai veri, bensì anche azioni: un gesto e anche
C'è da chiedersi perché mai, quale è il motivo
per cui la propria convinzione arriva a falsificare la realtà. La risposta a
questa domanda implica una interpretazione delle vicende umane in chiave
completamente diversa da quella che comunemente è seguita. Infatti,
normalmente, come dicevo all'inizio, la responsabilità, la colpa, sono sempre
altrui, e quando non è possibile ascrivere ad altri i fatti dannosi allora è il
destino avverso che li ha fatalmente imposti; mentre è assai più vero che la
responsabilità delle vicende umane, il seme da cui traggono origine, è quasi sempre
del soggetto. Se poi si pensa alla legge di causa ed effetto,
allora
Una simile chiave di interpretazione delle vicende umane porta, per esempio, ad affermare che quando due litigano non importa sapere chi ha cominciato: entrambi lo vogliono. Questa è la più semplice delle conclusioni a
cui si può pervenire. Infatti, proseguendo sullo stesso binario si può
concludere che non solo gli stati d'animo, l'umore malinconico o le nevrosi
sono volute da chi ne soffre, ma anche malattie organiche e situazioni della
propria vita lo sono; cioè c'è un bisogno psicologico a monte di tutto quello
che si subisce con dolore. Se quindi si è vittime di un compagno che fa
angherie e approfitta del più debole, è perché quella situazione che si subisce
corrisponde ad una necessità psicologica che si ha, e ciò rimarrebbe vero
quand'anche fosse una situazione estremamente dolorosa.
Certamente, a qualcuno tutto ciò sembrerà
eccessivo, e facilmente l'incredulo porterà a favore della sua incredulità il
fatto che il suo dolore non è conseguenza di ubbie, Intanto, c'è da dire che una vicenda dolorosa
può essere vissuta più o meno dolorosamente, e chi avesse la Poi, c'è il discorso dei due litiganti, e cioè che non di rado, in certe situazioni, in qualche modo ci si è posti, e lo dimostra il fatto che in esse si vuol rimanere, perché nulla si fa per uscirne. E c'è ancora di più: si sa che in determinate condizioni di tensione interiore si possono porre in atto i poteri paranormali che ognuno ha e che non tutti possono manifestare a piacimento, così come sembrano poterlo fare alcuni, solo perché non tutti sanno creare a piacere, appunto, quella particolare necessaria tensione interiore.
Ora, chi ha un atteggiamento di pessimismo, chi pensa di
essere sfortunato rispetto agli altri, perseguitato dalla sorte, può benissimo
avviare effetti psicocinetici avversi a se stesso che possono concretarsi in
fatti oggettivamente contrari. A quel punto, si sente perseguitato dalla sorte
o addirittura da Dio; mentre, per una qualche necessità
psicologica, egli è il persecutore di se stesso. Convincersi che vivere drammaticamente le proprie
vicende dipenda dalla necessità psicologica di autopunizione può far pensare
che tale necessità sia conseguenza di una Cioè il karma non è conseguenza della
comprensione, bensì la comprensione è conseguenza del karma. Così, certe A chi sta vivendo simili esperienze mi rivolgo
così: Amico, tu resti incredulo alle mie parole. Non
credi verosimile che tu possa essere il persecutore di te stesso. Credimi, è
più inverosimile e assurdo che lo sia Dio. A te non sembra possibile che la causa di quanto
ti accade, della tua sofferenza, sia da attribuire a te stesso. Credimi, è più inverosimile e
crudele che tu soffra a motivo dei capricci di un altro. Ti sembra inaccettabile che gli avvenimenti che
ti sconvolgono siano permessi perché tu ti desti alla coscienza. Credimi, è più
inaccettabile e ripugnante che non abbiano significato. Non pensare a Dio come a qualcuno che non abbia
altro da fare che renderti difficile la vita, ma considera sempre te stesso
l'autore dei guai che ti affliggono. Certo, il ruolo di vittima di persecuzioni è più
accettabile, perché più nobilitante, di quello di autore. Però ricorda: di una sola persona si può essere
vittime nel vero senso: di se stessi. Liberati dall'idea che il tuo compito sia essere
martire degli altri e dell'avverso destino. Stai giocando la tua partita, puoi
essere penalizzato dalle regole che ogni gioco ha: solo da ciò dipende la tua
sofferenza, e solo in ciò sta la ragione dell'avverso destino. Però, da parte di Chi è origine, sostentamento e
fine della nostra esistenza, non c'è persecuzione né freddo distacco,
tutt'altro: c'è totale partecipazione e anelito alla nostra migliore riuscita;
c'è amore nei confronti nostri, perciò c'è comprensione dei nostri limiti e
quindi della nostra fragilità: poiché noi soli, Nessuno ci giudica, nessuno ci condanna, nessuno
ci Figli, vi benedico. MAESTRO VENEZIANO
Del mondo intimo dell'essere parla, sia pure da
un altro punto di vista, anche il Maestro Claudio. Rifacendosi all'antico Conosci te stesso, ci
invita a renderci costantemente consapevoli delle vere motivazioni del nostro
agire, dei nostri desideri e pensieri, a trovare cioè la verità di noi stessi
al di là di come vogliamo apparire, sembrare, anche ai nostri stessi occhi. Una tale autoanalisi comprende in sé tutti i
benefici Più che fare ed avere, è importante essere. Ascoltiamo il Maestro Claudio che ci esorta ad
occuparci di più del mondo interiore.
Più che fare ed avere, è importante essere
(Claudio)
L'uomo di oggi prende coscienza dello sfruttamento
a
La reazione della presa di coscienza di fronte a
tutto
Ogni uomo, per quanti beni possegga, per quanta
abilità e capacità abbia, non è che un uomo, cioè un operaio degno del suo
salario, e nulla di più. La società futura, se vorrà sopravvivere, non
potrà fondarsi sul profitto e sull'egoismo, in ultima
analisi. E' perciò necessario inserire l'individualismo nel collettivismo, nel
senso di strettamente assolvere i propri compiti ma lavorare per la
collettività e non per profitto personale. Solo da una fusione dell'individualismo con il
collettivismo potrà nascere una società nuova, fondata e costituita da
individui nuovi. E' chiaro che ognuno si attende che questo cambiamento avvenga imposto dall'alto, da chi governa, dai pubblici poteri, essendo ognuno convinto di non avere ruolo alcuno nella cosa pubblica. Noi affermiamo che ciascuno Ciò che noi diciamo è esattamente l'opposto di
quello che si crede comunemente. Nessuno è responsabile della vostra
inettitudine. Se la società è ingiusta è perché voi non siete sensibilizzati al
problema della giustizia, e a vostra volta siete ingiusti.
Come potete pensare di responsabilizzare gli
altri di ciò che voi dovete fare e non fate! Quando osservate il triste spettacolo della corruzione e del
facile arricchimento, voi rimpiangete di non essere nel giro, di non avere
l'occasione di arricchire facilmente a vostra volta. Così, allo stesso modo,
condannate il privilegio perché voi non siete privilegiati. Se non viene superata individualmente una
concezione egoistica della vita, nessun problema che affligge l'umanità potrà
essere durevolmente risolto.
Che cosa dovete fare, dunque? Per prima cosa, convincervi che la felicità non
sta nell'accumulare ricchezze o amicizie, liberarvi dal desiderio di sfruttare
gli altri, ed essere convinti che la sola ricchezza è quella che giace nelle
profondità del proprio essere. Ogni individuo è ricco solo di se stesso. E' sfruttare gli altri anche volerli convincere
alle proprie idee per avere dei seguaci. Capisco la vostra facile obiezione: ma noi non
vi parliamo per avere dei seguaci. Noi pensiamo che possiate E' chiaro che alla base dell'esistenza di ognuno
c'è l'egoismo, e che l'egoismo non può essere sradicato ipso
Ma voi dovete superare l'io egoistico e
personale che Ciò è possibile solo se si è convinti della necessità di un simile cambiamento. Il discorso che noi facciamo
ha valore per chi sa che la causa della confusione, di tutto ciò che non
procede rettamente, non sta al di fuori di sé ma sta nell'intimo di ognuno. Le
nostre parole invece non servono a chi rinuncia alla società perché si pone
nella posizione della volpe della favola di Esopo, che rinuncia all'uva solo
perché non vi può arrivare.
Ma come è possibile superare l'io egoistico ed
umano? Per secoli gli uomini, quando hanno pensato a
questo problema, sollecitati dalle grandi spiritualità, hanno
E' perfettamente inutile che l'ambizioso si
cosparga il L'unico modo per superare i propri limiti è quello
di
Vedete, lo scopo della vita dell'uomo potete
chiamarlo come volete ma, in sostanza, significa una cosa sola: Allora, per raggiungere questo scopo è necessario rendersi consapevoli dei limiti che stanno alla base di una concezione egoistica della propria esistenza; eseguire una sorta di auto-psicoanalisi. Ciò può sembrare molto complesso perché, scoprendovi egoisti,
voi pensate di cambiare vostra natura cambiando un atteggiamento esteriore,
tutto dando, distruggendo la vostra esistenza che fino ad allora avete costruito
fondandola su quella visione della vita. Ma non è cosi. Niente di tutto questo. Ed ecco
dove la Voi dovete esaminare i vostri stati d'animo e quindi i vostri comportamenti. Dovete ricercare la ragione dei vostri timori, della vostra incomprensione, dei vostri pensieri. Voi dovete fare, per le vostre azioni e per i vostri desideri, quello che fate nei confronti degli altri. Io vedo con quanta solerzia voi cercate di
indovinare le intenzioni altrui nei vostri confronti, specialmente.
"Perché mi avrà fatto questa domanda?, per quale motivo avrà evitato di
incontrarsi con me!". Dunque, quello che c'è da fare voi lo sapete fare;
si tratta solo di spostare la vostra attenzione dagli altri a voi stessi,
mantenendo nell'analisi un contegno distaccato e sincero.
Alcuni sogliono giocare delle partite a scacchi
da soli, Ma la fase più delicata dell'analisi, oltre il
rendersi consapevoli, è di non cadere nella tentazione di comportarsi in modo
opposto a come si scopre di essere.
Vediamo di fare un esempio. Supponiamo che,
analizzando voi stessi, scopriate di essere degli arrivisti che non esitano a
mettere in cattiva luce i propri colleghi pur di valorizzare se stessi. Da un
certo punto di vista l'arrivismo non è un difetto, è un pregio, perché rende
attivo Ma ciò che io affermo è che l'arrivismo è un portato dell'egoismo, e limita l'individuo, lo fa schiavo e lo rende crudele. Se voi siete convinti e soddisfatti della vostra esistenza, se credete che la causa di ogni confusione risieda fuori di voi, allora l'arrivismo non è un difetto, è un pregio. Ma se fate parte del
novero degli uomini che, pur potendo soddisfare ogni loro desiderio, si sentono
inappagati, allora l'arrivismo è un difetto che deve essere troncato alla
radice. E si giunge alla radice non comportandosi come dei non arrivisti, ma
ponendosi fuori di quella concezione che vi conduce ad essere degli arrivisti;
convincendovi, come prima ho detto, che la felicità non sta nell'accumulare
cose che si crede possano arricchire il proprio io.
Forse queste parole ricordano una concezione
religiosa L'insegnamento morale che l'uomo ha conosciuto,
o Si è mirato ad avere un modo di agire. Se l'uomo
pensa ai cosiddetti Maestri, pensa che questi siano altruisti, che si
comportino in un certo modo, ed allora crede che l'evoluzione dei Maestri sia
raggiungibile comportandosi in quella maniera; e non comprende invece che la
cosiddetta evoluzione è un fatto di sentire interiore, che non ha alcuna
importanza nei confronti di questo sentire interiore ed individuale il mutare
di un atteggiamento esteriore.
Non è così. Ve lo ripeto, figli: voi dovete
rendervi Che cos'è in sostanza una cura psicoanalitica?
Riportare
Quello che io vi propongo è un analogo processo.
Voi Pace a voi, figli. Pace, pace.
CLAUDIO
Le voci che parlano nelle comunicazioni del
Cerchio 77 La diversità di espressione non confonde
l'esposizione I temperamenti mistici possono trovare nelle
parole, ad Ecco come Teresa si rivolge a voi. Il sentire è divino slancio d'amore (Teresa)
Sorelle, fratelli, la mia gioia di questo momento mi viene da voi, dal fatto che voi state ad ascoltarmi, mi accogliete. Come desidero, perciò, contraccambiare la gioia che mi date! Oh se riuscissi ad esservi utile! Certo non lo potrei tentando di spiegare la perfezione di Dio: io sono così poca cosa che non posso certo aspirare a capire tanta immensità. Ma tutto quello che sento in me, Dio me ne fa dono immeritato. E' come se per il suo potere, a cui nulla è impossibile, quell'oceano infinito ch'Egli è, entrasse e si facesse contenere in una piccola coppa. Sì, anche a chi è ben poca cosa Egli si rivela
in tutta la Sua grandezza. Ma Egli si rivela solo quando abbiamo imparato ad
amarlo nelle sue creature. E quanto poco impegno; invece, mettiamo in ciò!
Anzi, cerchiamo, facciamo di tutto per mettere fra noi e loro delle barriere.
Anche quando una simpatia, un'amicizia,
sbocciano grazie ad un moto istintivo e inconsapevole, col volere
mettere i punti sulle i, voler dare sapore
Forse se ponessimo più attenzione a noi stessi,
alle nostre imperfezioni, ci sarebbe più facile capire i difetti dei nostri
simili, perché simili si chiamano non solo per l'aspetto fisico ma anche, e
soprattutto, per l'essere interiore. Sicuramente nessuno è perfetto. E' fin troppo
facile trovare dei difetti nei propri fratelli. Ma se amiamo così tanto la
perfezione da volere che essa sia attorno a noi, allora almeno una di quelle
virtù che lamentiamo mancare negli altri, facciamo che sia nostra! Siamo sinceri con noi stessi, ammettiamo che
poi, con la critica che facciamo a chi
in qualche modo richiama l'uomo ad una vita retta, noi cerchiamo di creare una
ragione per la quale non seguirne il
richiamo; cerchiamo di crearci un alibi, distruggere l'uomo per zittire,
annullare ciò che egli dice. E' più facile negare Cristo che seguire il Suo
Vangelo. E anche quando non lo si nega, è più facile dire
che fare. Generalmente all'uomo piace sentenziare,
disporre, comandare. Ma chi è preposto al comando dovrebbe sempre porsi, nell'intimo suo, nei panni di chi
deve eseguire, e non chiedere di più di quanto egli stesso possa sopportare. Chi è preposto al comando sia consapevole della
responsabilità che ha, essendo responsabile di coloro che dirige. Il suo
ufficio non si esaurisce con l'ostentare il suo grado, col gloriarsene:
piuttosto, sia preoccupato per quello che l'ufficio comporta. E chi è in
sottordine, subordinato, non si senta perciò privo d'importanza. Lo stesso
Cristo, dicendo "Padre, sia fatta la Tua volontà e non la mia", ci ha
insegnato la via dell'ubbidienza, e ci ha svelato che essa è comandata da Dio. Dire con convinzione "Sia fatta la Tua
volontà" è avere trovato la sicurezza che il dolore che incontriamo è sempre il frutto dei nostri errori, è sempre
il frutto della nostra incomprensione, e che Dio lo permette per il nostro vero
bene, per un fine non di vendetta, ma di amore. Ripetiamo con convinzione le parole del
Salmista: "Signore, Tu sei il mio pastore. Non
mancherò di nulla. Mi fai riposare su
verdi pascoli, mi conduci presso
acque tranquille, ristori l'anima mia. Anche se camminassi nella valle delle tenebre,
non Oh, Padre, fa' ch'io Ti veda attraverso alle
creature, ch'io non mi fermi al lato
tristemente umano, agli inevitabili limiti, ai difetti più o meno scostanti.
Fa' ch'io non Fa' che al di là di ogni apparenza veda Te,
Essere per Ciò che Tu vuoi che l'uomo faccia, e come l'uomo
sia, non è un mistero, solo che l'uomo lo voglia, se lo domandi.
E non si può neppure dire che fare la Tua
volontà sia faticoso, costi sforzo. Lo è quando l'uomo non vuole; ma quando ci
si abbandona a Te, quando si dimentica se stessi, il proprio guadagno, il voler
apparire, allora la Tua via porta innanzi con sicurezza, con la gioia nel cuore
e una forza che tutto fa superare. Se si fissano in Te i nostri propositi. Tu non
ci abbandoni, ricolmi di consolazione la nostra vita. Capisco, o Signore, che è a Te che dobbiamo
consapevolmente e volontariamente venire. Dicci dove dobbiamo guardare per
vederTi e non vedere altro. Se, come dice sant'Agostino, quelli che si
rifugiano in
Ma forse per trovarTi, o Signore, dobbiamo
lasciare il
Tutto sta nell'intenzione. Essa santifica le
cose più inutili, le azioni più comuni. Chi nell'intenzione si dona a bene
altrui, vive unito a Te, o Padre, e tutto ciò che fa diventa soprannaturale. Dio è presente in tutte le sue creature. Infatti
niente e nessuno può esistere se non
per Iddio, in forza del suo Dunque, o Signore, non avrò bisogno di viaggiare
in lungo e in largo il mondo per trovarTi, ma anzi quanto più il mondo mi sarà
estraneo e indifferente, pur rimanendo in esso, e più facilmente Ti troverò.
Ora lo so, o Signore: io stessa sono il luogo
dove Tu dimori e Ti nascondi. Posso dunque non essere felice, sapendo che Tu
sei con me! Tu sei il mio vero essere: che Eppure anche il mondo sensibile a noi esterno,
se sapessimo osservarlo con attenzione ci chiamerebbe a Dio, alla Sua
incommensurabile grandezza. Ma l'uomo si serve
del mondo solo per appagare i suoi desideri egoistici, per cercare la
sua gloria, e così trascura di osservare con attenzione quanto lo circonda e che,
in ogni particolare, rende testimonianza alla grandezza di Dio. Tutto, dalle meraviglie della natura alle
invenzioni con Tu elargisci agli uomini il bene in una forma
così umile e silenziosa che essi credono sia prodotto della loro fatica e della
loro abilità, credono sia loro proprietà. Sorelle, fratelli, Dio non vuole che la vita dell'uomo sia
sofferenza,
Ma la ricerca del piacere non deve essere lo
scopo della vita dell'uomo; e non solo del piacere del mondo sensibile; non
solo della soddisfazione intellettuale; ma Perciò non amate solo voi stessi; e quando avete compreso ciò, e amate gli altri, allora considerare che non dovete amare solo alcuni. Se non siete capaci di altro amore più impersonale, fate dell'amore ai vostri familiari lo scopo della vostra vita; e quando sarete riusciti a dedicare tutti voi stessi a loro, ricordate che la vostra vita non può avere quel solo scopo. Sorelle, fratelli, dimenticate quella domanda che insistentemente
vi fate tutte le volte che la vita vi si propone: "Che cosa ho da Siate leali con voi stessi e con gli altri. Non
vi difetti adunque la sincerità. Dice sant'Agostino: "Liberami, Signore,
dalla lingua Signore, Tu sei il Dio dell'unione. Fa' che lo spirito ci
unisca consapevolmente gli uni agli
altri in un solo corpo, con la comunione dell'amore, della comprensione di una
sola Verità. Signore, Dio del Tutto, Amen. Amen. Amen.
TERESA
L'insegnamento morale dei Maestri non è un
elenco di cose che l'uomo deve o non deve fare, enunciato senza alcuna
giustificazione; e l'uomo che segue questo insegnamento non deve seguirlo
perché il Maestro ha detto così. Ciò che i Maestri dicono è il risultato ed il
portato di una ferrea logica, quindi chi lo segue si convince della sua
giustezza in virtù di questa logica, che non lascia un momento scoperto di
tutto l'insegnamento. E' quindi un parlare al cuore dell'uomo passando
dalla sua mente; è quindi uno spronare l'azione dell'uomo attraverso alla
convinzione di ciò che è giusto fare. Ciò che il Maestro Kempis dirà è una chiara
illustrazione di questi principi seguiti nella didattica dell'insegnamento. Un insegnamento morale fedele alla logica (Kempis) Pace a voi. In altre occasioni abbiamo detto che se l'uomo
non avesse avuto in sé la spinta dell'egoismo, probabilmente il progresso non
sarebbe quale è. Infatti la volontà di possedere, di essere valutati, di porsi
in una condizione di privilegio, è un propulsore che non ha l'eguale
nell'attività dell'uomo. E' vero che , poi, l'egoismo finisce col
divorare se stesso, e che la spinta propulsiva si trova nell'altruismo;
tuttavia all'inizio dell'evoluzione è l'espansione dell'io, la volontà di
potenza, che fa agire nella vita.
Come è che l'egoismo agisce, riesce a tutto, se
per definizione è smisurato amore di sé, del proprio guadagno e piacere? Semplicemente ponendo l'uomo in stato di
necessità, rendendolo schiavo del suo desiderio di soddisfare i suoi bisogni, e
quindi di adoprarsi, di agire in quel senso. Infatti, che cos'è che muove ogni
essere vivente se non la necessità? Se gli esseri non avessero bisogno di
nulla, non vivrebbero. E' la necessità che li spinge ad ottenere ciò di cui
necessitano.
Nell'uomo, essere in cui alla vita fisiologica
si aggiunge quanto meno una vita psichica, la necessità è anche di natura
astratta, a tal punto che la situazione appagante può non avere alcun
significato in termini di materia ed essere invece pregna di significati
psicologici. Come si spiegherebbe, diversamente, la fatica
del pellegrino e la sua commozione alla vista di un luogo che ritiene sacro, ma
che in sé non ha niente in più di tutti gli altri della Terra, se in lui non vi
fosse una necessità psicologica che lo muove, e se la commozione non derivasse Necessità, solo e sempre necessità! Infatti, che nome mettere al motore che fa
muovere l'uomo, ora assoggettandolo ad una vita noiosa e di fatica, ora
spingendolo all'imprevedibile avventura, se non necessità? Necessità rimane,
sia quando è impossibilità di sottrarsi all'azione, sia quando è volontà di
fare. Necessità è anche quand'è desiderio, necessità
del corpo o necessità dell'intimo essere. Tuttavia, la necessità dell'uomo, che
è motore del mondo umano, è per la quasi totalità di natura psichica; sicché
chi dice che il pensiero non ha potere sulla materia afferma il falso. E che
cos'è che ha fatto innalzare piramidi, muraglie, colossi, meraviglie dell'umana
possibilità? Non è stata forse un'idea, una convinzione, un'incorporea
ambizione? Che cos'è che edifica civiltà, cambia il volto naturale del pianeta,
se non l'opera dell'uomo, mosso in ultima analisi dal pensiero?
La necessità, per essere soddisfatta, implica
sempre un lavoro e molto spesso un'abilità, cosicché sarebbe dispersivo che
ciascuno costruisse da sé tutto quello che desidera; ed inoltre non si
raggiungerebbe quella qualità di esecuzione che si raggiunge specializzandosi.
Così, ciascuno si specializza in qualcosa, che rappresenta una fase, una atto
di quella catena per l'appagamento delle necessità che muove il mondo umano.
Ciascuno è un piccolo ingranaggio che soddisfa in parte necessità di altri per
poter soddisfare le proprie.
Una tale organizzazione, indubbiamente razionale
come tutte le cose che si sono risolte da sole, in forza della necessità
premente di risolvere, si serve di un mezzo, di un termine di paragone
attraverso al quale si può barattare il frutto del proprio lavoro con quello di
altri che ci è necessario; un tramite, quindi, attraverso al quale
potenzialmente si può ottenere e possedere tutto quello che l'uomo può dare e
fare; una sorta di jolly per soddisfare le proprie necessità: il denaro. Oh, signore dell'uomo, che rendi ricercato,
ossequiato, rispettato, chi, per il proprio valore, sarebbe rifuggito e disprezzato;
che fai sopportare ciò che sarebbe insopportabile ed accettare la più umiliante
delle situazioni; che legittimi, chiamandolo dovuto e giusto guadagno, lo
sfruttamento più crudele, il furto più sfacciato e la più insaziabile avidità,
che fai dare torto a chi ha ragione, e viceversa, premiare chi non è il
migliore e ottenere il proibito.
Tutto questo, e molto più, sei capace di dare e
di fare. Tale è il tuo potere. Ma da chi ti viene tanta forza? Dal tuo
intrinseco valore? Non direi proprio: sei carta, inchiostro e poco d'altro. E
se anche tu fossi oro, forse che l'oro, per il fatto d'essere raro e ricercato,
è un miracolo più grande, dal punto di vista della cosa in sé, di quello che è
la materia più comune? Convenzioni e simboli nel mondo umano stabiliscono ciò che è prezioso ed il relativo valore; sicché quella forza che è capace di dominare l'uomo disposto a farsi dominare in ultima analisi è una manciata di fumo, un vuoto simulacro. Il padrone dell'uomo è ancora una volta un fantasma
della mente. E' proprio per questo, perché in sé il denaro
non ha valore, che può dominare solo chi è disposto a farsi dominare. Certo
sono tanti, quasi tutti, quelli che restano avvinti dalla forza del denaro: ma
questo non smentisce la verità che solo chi vuole può farsi comprare.
Si obbietterà che il denaro è il mezzo
attraverso al quale si possono soddisfare certe proprie necessità; e se
necessità significa esigenza, bisogno, e se si dice cosa necessaria quella ci
cui non si può fare a meno, come può darsi che qualcuno possa astrarsi dalle
proprie necessità? Forse è qualcuno che non ha necessità, che non è
schiavo, perché la necessità è sempre schiavitù; o qualcuno che è libero,
perché in qualche modo può sottrarsi alla lusinga delle cose che desidera. In
altre parole, questo tipo di libertà dalla necessità, dal desiderio, libertà
che in ultima
Certo che, per quanto uno cerchi di non avere
necessità, o di reprimerle, non riuscirà mai ad annullarle completamente.
Ebbene, quelle che mostra di non avere non ci sono proprio, oppure sono da lui
avvertite e poi superare, o represse? direi che alcune non ci sono proprio, per esempio
la necessità psicologica che porta al desiderio di possedere, per
esibizionismo, un'automobile lussuosa. Altre, per esempio quelle connesse alle
necessità della vita fisiologica, sono ridotte all'essenziale, non già con la
riflessione ma spontaneamente, per effetto del superamento raggiunto con
l'autoanalisi e la comprensione di se stessi.
Questo non significa che l'evoluto non possa
apprezzare e consumare, per esempio, un cibo cucinato bene, oppure non provi
richiami sessuali. Certamente le sue necessità non diventano lo scopo della sua
vita, però ciò non significa che l'uomo evoluto sia un essere che nulla abbia
di umano. Chi così sembra, così vuole apparire per essere ritenuto più di
quello che è. Il vero essere evoluto rifugge da tutto quanto lo pone in una
posizione di evidenza e di superiorità psicologica, comprendendo che è
importante essere e non già essere creduti, essere ritenuti.
Queste cose vi dico affinché vi liberiate dal
fascino che esercitano su voi coloro che dicono d'essere incarnazioni della
divinità. Osservate i particolari del loro comportamento e probabilmente, me lo
auguro, vi accorgerete che quella divinità, incarnandosi, si è molto limitata,
tanto da diventare financo un uomo meschino. Ciascuno è quello che è e non quello che vorrebbe
essere; e quello che è, scappa fuori, infine, da quello che fa e da come si
comporta. E, quand'anche incontraste il più evoluto degli uomini, lui è lui e
voi siete voi. Nella Nessuno potrà percorrere per voi la strada che
voi dovete percorrere. Nessuno, neppure Dio, potrà darvi un aiuto di una tale
portata. Queste cose vi dico perché, invece, l'uomo crede
e vuol far credere che sia possibile commerciare le cose dello spirito così
come è possibile, col denaro, acquistare quasi tutto.
Sento qualcuno esclamare: "Beh, Kempis,
piantala! In fondo, col denaro si può anche aiutare". Certo. Io non ce l'ho col denaro che, come è stato detto giustamente, può essere un ottimo servitore o un cattivo padrone. Faccio, e vi invito a fare, delle semplici considerazioni sulla psicologia dell'uomo il quale molto spesso dimentica, nella sua avidità, che le cose sono fatte per l'uomo, e non viceversa, riprendendo invece la memoria per porsi al di sopra di tutto quando si tratta di se stesso. Il denaro è un mezzo, come ho
detto, e beato chi ne fa buon uso, magari aiutando; ma più beato ancora chi è
capace di aiutare al di là delle possibilità offerte dal denaro. E questo non
significa parlare di filosofia a chi ti chiede del cibo.
Allora, che cosa significa aiutare? Credo che la
definizione, più precisa e più generale sia: alleviare altri da preoccupazioni,
sollevarli da stati di necessità da cui non riescono ad uscire. L'aiuto è appoggio, assistenza, collaborazione,
sovvenzione, confronto, difesa, protezione, carità. Tutti vorrebbero essere
aiutati, e tutti dovremmo aiutare, se non vi fosse quell'unica condizione che
il concetto di aiutare gli altri contiene: la condizione che chi chiede aiuto
sia in uno stato di necessità da cui, da solo, non riesca ad uscire, e che non
rifiuti l'aiuto. Quante altre condizioni, invece, si pongono per
aiutare! Son tutti pretesti per non fare ciò che non si
vuole. Aiutare e fare del bene sono confusi e identificati, ma per chiarezza è
necessaria una distinzione. Infatti, se aiutare significa sollevare gli altri
da stati di necessità da cui non riescono
D'altra parte, che cosa può essere
"bene"? Felicità e piacere?, conoscenza del vero? utilità individuale o sociale? Credo che non
serva spendere molte parole per dimostrare che il bene dell'individuo non può
essere che il raggiungimento del fine per cui esiste, cioè il raggiungimento della
coscienza individuale. Quindi, sì, soddisfare le necessità vitali di chi, da
solo, non è ne capace, ma soprattutto
renderlo in grado di provvedere da sé; tamponare l'effetto, sì, ma rimuovere la
causa. Questo è il vero bene e, perciò, il vero aiuto. Ed ecco il solito polemico che mi accusa
l'essermela cavata con un gioco di
parole, tirando in ballo la coscienza individuale, come se tutti sapessero che
cosa significa.
Eh sì, hai ragione, amico! Che cosa sia l'uomo
cosciente non è facile a sapere, anche perché non ci sono molti esempi a cui
rifarsi. Uomo cosciente è colui che, quanto meno, fa il
suo dovere, e che cosa sia il proprio dovere non è difficile da individuare.
Comunque, se tu non lo sapessi, ti darò io una carta dei doveri dell'uomo,
ricordandoti che il dovere riguarda la condotta ed è, quindi, un rapporto fra
te e gli altri, una regola del mondo della separatività che l'amore muterà da
obbligo talvolta faticoso a felice, desiderata, spontanea dedizione; ma
soprattutto ricordandoti che attenerti a questa regola è il minimo che devi
fare.
Il tuo primo dovere è mantenere gli impegni che
ti sei assunto di genitore, di coniuge, di figlio, di amico. E' fare nel miglior modo possibile il tuo
lavoro. E ciò basterebbe; tuttavia, se questo ti
sembrasse poco, aggiungo: non agire come se il tuo dovere fosse quello di
seguire i peggiori. Tu non approvi la loro condotta, sai che Il tuo dovere non è neppure quello di scoprire e
propagare i difetti dei tuoi simili per apparire e sentirti migliore di loro;
bensì quello di riconoscere i tuoi e sentirti superiore agli altri solo quando
tu raccogliessi in te tutte le qualità e le abilità che la natura raziona fra
l'intero genere umano. Il tuo dovere è quello d'essere sempre
efficiente, anche quando non sei controllato. Le rivoluzioni degli umili
schiavizzati falliscono poi nella loro inattività. Tu non sei solo e indipendente. Se anche tu
fossi l'unico uomo al mondo, e in grado di soddisfare tutte le tue necessità
vitali, dipenderesti sempre da ciò che ti fa sopravvivere. Tanto più tu, che
fai parte della società umana, sei legato per molti aspetti ai tuoi simili;
dalle relazioni che hai con loro trai sempre qualcosa, anche quando ti sembra
di dare solamente. Il tuo dovere è, quindi, non trattare i tuoi simili come
oggetti, o peggio, ma trattarli come persone. Il tuo dovere è quello di capire che le tue
necessità non sono più importanti e più prementi di quelle simili che hanno gli
altri, e di essere rispettoso dei problemi altrui quanto lo sei dei tuoi. E' tuo dovere chiedere agli altri solo quanto tu
stesso sei in grado di sopportare, e di non essere loro di peso, o perlomeno di
esserlo solo quanto gli altri lo sono per te. E' doveroso per te partecipare alla vita
sociale, ma non per quello che puoi ottenere a vantaggio dalla tua persona,
bensì perché tu sei un elemento componente della società nella quale vivi ed è
tuo dovere rendere efficienti, migliorare le sue istituzioni fatte per rendere
migliore la vita di tutti. Sii come l'organo di un corpo che con la sua vita
contribuisce a mantenere vivente l'intero organismo, perciò la tua esistenza
deve abbellire la società di cui fai parte. Se le tue condizioni obiettivamente ti
impediscono di
Se quanto ti dico ti sembra ovvio e scontato, lo
sai. E se lo sai, perché non lo fai? Pace a voi. KEMPIS
E' giunto il momento di accomiatarci da voi. Le parole dei Maestri hanno toccato le corde del
sentimento, della logica, del senso mistico, con lo scopo di invogliare chi per
la prima volta li ha uditi a saperne di più, e chi già li conosce di
avvicinarsi di più a loro attraverso all'ascolto della loro unica voce, la Voce
dell'Ignoto, che desidera che comprendiamo, perché ci ama. Permettetemi di abbracciarvi con tutto l'affetto
di cui sono capace.
ALAN Appendice:
Della sopravvivenza (Dali) Un brano del messaggio che il Maestro Dali
risolve al Convegno di Camerino dell'agosto 1980, che aveva per tema "La
sopravvivenza": problema indiscutibilmente aperto alla ricerca scientifica. Più che entrare nel vivo, nel merito del
problema, che costituisce l'argomento centrale del Convegno, desideriamo
rivolgerci a tutti quelli che sono interessati al problema della sopravvivenza
ed, al riguardo, hanno una opinione. Voi, che credete che la sopravvivenza sia un
fatto dimostrato e dimostrabile, state attenti a non costruire su questa vostra
certezza un'altra religione nel senso deteriore della parola. Sia il credere in modo certo alla sopravvivenza
un motivo
Anche il credere nella sopravvivenza può avere
degli aspetti negativi: può, per esempio, far perdere all'uomo il senso dell'importanza
della vita terrena; oppure condizionarlo con la paura del castigo divino tanto
da farne un tiepido o, peggio ancora, da metterlo in mano a coloro che
dell'invisibile si dicono intermediari, per plagiarlo e sfruttarlo. Il giusto modo di credere nella sopravvivenza è
quello che dà serenità, voglia di vivere, di operare; è quello che fa
realizzare se stessi ora, nel presente, nella vita che voi state vivendo.
Voi, invece, che pensate che la sopravvivenza
sia un fatto incerto, indimostrato, o che non vi credete affatto, sappiate che
nell'economia delle cose siete tanto utili quanto i più accessi sostenitori
dell'immortalità dell'essere. Ma non sentitevi autorizzati ad improntare la
vostra vita al più cieco materialismo, alla sensualità più spinta, dando
importanza ai soli beni materiali ed alle sole sensazioni fisiche.
Il non credere alla sopravvivenza può essere un
fatto positivo quando serva a concentrare tutti gli sforzi sull'indagine priva
di condizionanti tabù, ma con il solo intento d migliorare le condizioni di
vita del mondo terreno. Il credere che nulla esista dopo la morte del corpo può
essere estremamente utile se spinge gli uomini ad unire le loro forze, ad
essere solidali nella sventura che, secondo l'interpretazione materialistica, il caso cieco e crudele
rovescia su di loro; quando li spinge a colmare quel "nulla" che vi
sarebbe al posto dello spirito con qualcosa che dia un significato alla vita,
la renda meritevole di essere vissuta, la riscatti dall'essere solo una
polluzione della materia.
Credere che l'uomo muoia con la morte del corpo
può essere positivo quando, pur senza la speranza che la vita abbia un
significato trascendentale, pur nella convinzione di finire di esistere,
egualmente si riesce a lavorare per un La concezione materialistica, quella che nulla
dà all'uomo per colmare la sua solitudine, diventa la concezione più spirituale
che vi sia quando fa dell'uomo un essere che vive, che sente in termini di
rettitudine pur non avendo la speranza d'essere ricompensato in vite future. E
in verità vi dico che gli esempi più fulgidi di questo vero spiritualismo si
trovano fra i materialisti.
A tutti voi, che credete e non credete, diciamo:
non siete convinti d'essere i depositari della verità assoluta, e perciò non
siate intolleranti. Siate sempre disposti ad ascoltare chi non è della vostra
stessa opinione. Guai a chi crede che non vi sia nient'altro che possa fargli
rivedere le sue convinzioni; o, peggio ancora, a chi crede che non vi sia nulla
di più importante di ciò che sa.
Non fate delle vostre convinzioni un pretesto
per distinguervi, dividervi da chi non la pensa come voi. Non coalizzatevi con
l'intento di avversare chi non è con voi, ma siate consapevoli che ciascuno
rappresenta una parte di un Tutto poliedrico, e che ciascuno è unico e
irripetibile nel cosmo.
Come in un organismo pluricellulare ciascun
organismo ha una sua funzione che lo distingue dagli altri, e tutti insieme non
si combattono ma cooperano ed interagiscono per l'equilibrio vitale
dell'organismo stesso, così voi non fate dell'altrui diversità in senso lato,
cioè non solo della diversità di opinione, motivo di antagonismo, di condanna;
ma sappiate vedere in chi è diverso da voi un complemento di voi stessi, perché
in realtà ciascuno fa parte di un sol Tutto inscindibile.
Cercate di rappresentare nel miglior modo la
parte che siete chiamati a rappresentare, sì da non creare ostacoli a chi
voglia riconoscersi in ciò che credete. Ad ognuno il suo compito, ed è
importante che ciascuno lo svolga con l'unico scopo di arricchire la conoscenza
dell'uomo e renderla il più aderente possibile alla Realtà oggettiva. A tutti voi, credenti e non credenti, auguriamo
di essere soprattutto in buona fede; di non essere portatori di interessi
faziosi od egoistici; di risvegliare le qualità migliori di chi avvicinate, di
avere una chiarezza di idee tale da costituire un punto di riferimento per il
pensiero dell'uomo; di giungere là dove siete attesi e necessari; di essere
docili strumenti del divino volere che tutti guida all'ampliamento della
coscienza individuale; di capire che in realtà non vi sono né debbono esservi
vinti o vincitori, ma solo persone che, con la loro fatica, il loro impegno, in
buona fede, lavorano per riscattare l'uomo dall'ignoranza, dalla paura, dalla
dipendenza e dallo sfruttamento, e ne fanno un nuovo essere con un nuovo,
meraviglioso sentire.
Qualunque sia lo scopo che vi ha condotto a
questo Convegno, vi ringrazio di cuore e vi benedico, perché realizzandolo,
rendendolo vivo ed operante, voi contribuite a mantenere desta l'attenzione
dell'uomo sul problema della sopravvivenza. Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini.
DALI
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