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Contemporaneità delle epoche e delle razze - Non contemporaneità di percezione nei fotogrammi - Intersecazione delle razze e delle epoche  - 

Tempo e spazio per chi si immedesima nei fotogrammi - Le gamme del sentire vibrano all'unisono - 

Il piano akasico - Tempo del piano akasico o della coscienza - Tempo del piano fisico o della consapevolezza - 

L'Uno e i molti - La vera vita è oltre il piano fisico - Le scelte individuali in rapporto alla  Realtà - Varianti o mutazioni collaterali

 

 

Contemporaneità delle epoche e delle razze

Voi state sperimentando quanto sia facile tradire il senso dei concetti dovendo esprimerci con le parole, parlare secondo questi simboli e questi termini convenzionali, di cose che esulano dalla convenzione e dal simbolo: parlare, con il linguaggio dell'illusione, della Realtà. Compito da folli; ardire che un tempo avrebbe recato con sé un indubbio effetto che comprendeva dall'incredulità all'accusa di pazzia.

Dopo quello che vi abbiamo detto ultimamente, è forse più giusto parlare al presente anziché al passato? Certo farebbe ridere un benpensante dire che Atlantide vive ancora nella vostra epoca. E potrebbe far ridere anche noi se non pensassimo che indubbiamente Atlantide è già trascorsa. E chi può negarlo!

Forse queste voci ci sembrano venute apposta per togliervi la tranquillità, per guastarvi i buoni rapporti di vicinato, le amicizie convenzionali e sentite? Chi può negare che nella vostra epoca Atlantide non sia già sprofondata? Nessuno, perché nel vostro tempo la realtà è tale che Atlantide è rappresentata sprofondata.

Ma lo è in realtà, in quella realtà con l'erre minuscola, lo è in effetti?

Nei fotogrammi nei quali voi state vivendo non v'è dubbio che l'anno "zero" è rappresentato come passato e l'anno 4000 come avvenire. Ma è questo vero? E' trascorso veramente ciò che per voi viene indicato come passato? E' ancora veramente da venire ciò che voi chiamate futuro? Per questo vostro tempo sì, ma sollevandosi un tantino, uscendo da questo vostro tempo, ecco che il problema è spostato in tutti i suoi termini.

Non occorre più ripetere ancora che il Cosmo, nella sua incommensurabile estensione, esiste tutto ed è tutto dispiegato.

Ed allora immaginiamocelo questo Cosmo tutto dispiegato; sforziamo la nostra immaginazione cercando di uscire da quegli schemi imposti dalla consuetudine del pensare terreno, umano, secondo il tempo. E' tutto lì. Immaginiamocelo questo Cosmo, in una dimensione di spazio per poterlo meglio abbracciare con la nostra immaginazione di umani: è lì, tutto congelato, dicemmo, per coglierlo nella sua estensione, nella sua - se vogliamo - immutabilità; e vedendolo così dispiegato, ecco, notiamo che non esiste tempo. Dov'è il trascorrere?

Ecco l'epoca Atlantidea, è lì! La collochiamo in una porzione dello spazio cosmico. Oh! Ecco: l'epoca moderna è in un altro spazio cosmico, visto che per immaginare meglio abbiamo conservato la dimensione spazio. Ecco le meraviglie del 2000, del 3000, del 4000, lì, in un altro spazio cosmico! Ed il tempo, dov'è dunque? Allora non possiamo più parlare, da questo nuovo punto di vista, di tempo che trascorre; il tempo dunque non è che uno spazio del Cosmo, una sua dimensione che noi abbiamo annullata innalzandoci di un tantino.  Sì, perché da questo nuovo punto di vista possiamo vedere Atlantide, possiamo vedere l'epoca moderna, possiamo vedere l'epoca che sarà - per indicarla a voi - ma che è già. E tutte esistono nello stesso modo: dunque il tempo è in funzione dello spazio e da questo del tutto dipendente.

Ma come è possibile seguire questo groviglio del Cosmo incommensurabile per poter comprendere esattamente come questi movimenti sussistono? Dobbiamo accontentarci, per ora, di esprimere dei principi. Così come quando parliamo di "karma" diciamo una Verità, ma non possiamo, per la nostra limitatezza e per la vostra incapacità di recepire, soffermarci in tutta la particolarità di questo principio, di come questa Verità si attua praticamente. Allo stesso modo, ora, dobbiamo esprimere dei principi, senza ancora scendere al particolare.

Dunque il tempo - passato, presente, futuro - non è che una diversa ubicazione di epoche e razze nello spazio cosmico.

Per razza s'intende uno scaglione di anime, un insieme di individualità le quali sono legate fra loro da o per certi motivi, e che in un arco di tempo che è oltre cinquantamila dei vostri anni, conduce la propria evoluzione dallo stadio di uomo alle soglie del superuomo, attraverso a tutto il pianeta Terra, dove troverà l'ambiente favorevole alla sua evoluzione. Ma in questo ambiente potrà darsi benissimo che egli rivesta veicoli fisici appartenenti alla razza ariana o ad altra razza, poiché queste distinzioni di razza non hanno niente a che vedere con razza intesa come insieme di individualità.

Ciò che per voi è passato - salendo a quel punto di vista tantino più su - non è più passato, non è più tempo trascorso; è qualcosa senza tempo, è un diverso spazio; e dico "spazio" perché, per necessità di comprensione, abbiamo posto che lo spazio ancora sussista.

Da che cosa nasce dunque il tempo? Nasce dall'esaminare - nell'ambito di un'epoca, da parte di una razza - un fotogramma dopo l'altro, seguendo una determinata direzione che fa parte del modulo fondamentale del Cosmo che stiamo osservando. Ecco come nasce il trascorrere, come si attende ciò che deve venire, ma che in realtà è già, lì, tutto dispiegato. E' il singolo, è l'individuo che percependo una situazione cosmica alla volta, una dopo l'altra, fa scaturire in sé il trascorrere del tempo. E vivendo fotogrammi ove sono rappresentate le Piramidi d'Egitto consunte dalla polvere, ne deduce che l'antico Egitto non è più ed è trascorso ed appartiene al passato. Ma, strano, salendo a questo orizzonte un poco più elevato io vedo ancora l'antico Egitto che è lì, vivente, esistente, come la vostra epoca moderna, come il futuro che per voi deve ancora venire.

Allora? Allora le epoche non sono che spazi cosmici, tutti esistenti nello stesso modo, al di fuori del tempo. Il tempo- ancora lo ripeto - nasce dal percepire, da parte dell'individuo, un fotogramma alla volta, una situazione cosmica dopo l'altra.

Ma le epoche sono tutte - per usare un termine che possa farvi intendere - contemporanee. Tutte esistono allo stesso modo: sono - per intenderci questa convenzione dobbiamo ancora mantenerla in vita - in uno spazio diverso del Cosmo.

Ho detto che dobbiamo enunciare dei principi. Ebbene, questi principi sono: se tutte le epoche sono per così dire contemporanee, questa contemporaneità non esiste - nell'ambito di un'epoca e di una razza - da parte del  "sentire individuale".

E occorre ancora precisare che per ciascuna razza, intesa come scaglione di anime, non esiste contemporaneità di  "sentire individuale", ma tuttavia esiste un legame che fa appartenere un gruppo di individui ad una razza.

Sì, voi che guardate questi vostri fotogrammi e vi scorgete delle vite naturali a voi inferiori, già sapete che quelle forme di vita appartengono ad una razza diversa, ad un differente scaglione di anime da quello al quale voi appartenete. Ma in ultima analisi non sapete che quelle forme di vita non appartengono, ma appartenevano ad altre razze, ad un altro scaglione di anime.

Ed in linea teorica - pensatelo, meditatelo - quelle piante che voi state ammirando, quegli animali che voi state accarezzando, possono essere state forme di vita  naturale attraverso le quali si è espressa - in altra dimensione - la vostra individualità.

Ovverossia individui d'altra evoluzione, ma appartenenti a coloro che ora formano questa umanità.

Una precisazione mi preme fare ed è questa: l'immedesimarsi dell'individuo con i fotogrammi e quindi con le forme di vita, segue sempre un senso, una direzione, che è la stessa direzione che crea l'ordine del tempo: da una forma di vita meno organizzata ad una forma di vita più organizzata. Da una forma di vita che esprime un grado piccolo di mente, ad una forma di vita che esprime un grado più grande di mente; da una forma di vita che esprime i primi barlumi della spiritualità, ad una forma di vita che esprime la massima spiritualità esprimibile nel piano fisico.

Un Cosmo ha dei confini. Noi li abbiamo chiamati: inizio dell'emanazione e riassorbimento. Ebbene, durante questo intervallo, che è un intervallo di spazio e di tempo anche se illusorio, gli individui - vi abbiamo detto -  "sentono". Ma il "sentire" degli individui è un sentire relativo che per sua natura, quindi, necessita dell'individuo che "sente" perché è posto in contatto con  certi elementi. Questi elementi sono le situazioni cosmiche, i fotogrammi. Dunque la vita dell'individuo è una vita soggettiva? O, venendo a contatto con questi elementi cosmici, è una vita che interessa anche altri individui? E' l'una e l'altra cosa, giacché nell'ambito della razza e dell'epoca - ripeto, anche se questo può sembrarvi per il momento oscuro, ma che ha una prima spiegazione giusto nella legge di causa e di effetto - non esiste la contemporaneità del "sentire" individuale: non è - come forse fino ad oggi era sottinteso per voi e

ed implicito - condizione prima ed essenziale del movimento illusorio del trascorrere scorrere del tempo e dello spazio. In questi stessi fotogrammi in cui più individui, più veicoli fisici, sono rappresentati, può, non esistere - e non esiste - una contemporaneità di percezione individuale. In un fotogramma, laddove sono rappresentati un certo numero di veicoli fisici e quindi, in ultima analisi, di individui, il "sentire" di questi individui non è necessariamente contemporaneo; ciascuno di questi individui può percepirlo non nello stesso istante, non contemporaneamente agli altri.

Così le cristallizzazioni che sono al confine del Cosmo, prima del riassorbimento, possono essere "sentire", in senso lato, dalle individualità che a quelle - attraverso agli individui - sono legate, simultaneamente a quelle che sono al confine opposto del Cosmo, all'inizio, all'emanazione. Così individui del passato, della vostra epoca e della vostra razza, possono prendere in esame fotogrammi che per voi sono legati al passato o al futuro, contemporaneamente a voi che vivete il vostro presente.

Questo può sconvolgere, momentaneamente, ciò che fino ad oggi avete creduto di un Cosmo. Ma se la vostra meditazione sarà profonda, se l'affronterete con semplicità, noi saremo lieti di assistervi in questa Verità, nello scoprire questa Realtà. Perché, figli, solo scoprendo questa Realtà, tutto ciò che vi abbiamo detto acquista un senso compiuto, è aderente alla Realtà ultima.

Molte precisazioni ancora possono aver luogo da ciò che sto dicendovi. Ma la Verità deve essere da voi sentita fino da questo momento, prima ancora di averla - non dico compresa - capita.

Può sembrarvi strano questo spostarvi nel tempo e nello spazio in modo diverso da quello che fino ad oggi avete conosciuto.

Ma questa è la Realtà: il tempo e lo spazio sono illusori: la vita dell'individuo è una vita interiore, soggettiva. Ciascun individuo, in ultima analisi, ha il suo tempo ed il suo spazio; ciò non di meno apparentemente vive in dipendenza degli altri, del tempo e dello spazio altrui.

 

Non contemporaneità di percezione dei fotogrammi

Certo che un osservatore che avesse la ventura di accostarsi a queste riunioni - già vedendo il "fenomeno" in sé - sarebbe propenso a credervi sicuri candidati ad una prossima pazzia. Ma questa opinione sarebbe vieppiù consolidata se avesse la ventura di udire ciò che noi diciamo e voi raccogliete. Perché in effetti, senza una giusta preparazione, questa può sembrare l'anticamera di un manicomio. Invero che cosa è che distingue i pazzi?

Ragionare secondo una logica che non è quella degli uomini normali o cosiddetti tali; e voi e noi, quando ragioniamo di cose che vanno al di là del tempo e dello spazio, ragioniamo forse secondo la logica umana? No, certo! E quindi se la pazzia tale si definisce in ordine a quel postulato, noi e voi siamo tutti dei pazzi.

Ma non deve questo sgomentarci perché quando Voltaire, con i suoi sarcasmi, come ebbi a dirvi, sulla religione e sulle sacre scritture, riusciva a scuotere il Vaticano con tutti i suoi secoli di sicurezza, faceva sorridere coloro che conoscevano il senso riposto dei sacri testi. Il sarcasmo, la facile risata di chi non comprende, minimamente turba chi veramente ha compreso.

Del resto, chi ha compreso, di buon animo ride del lato comico che possono presentare certe Verità viste in funzione di altre.

Così dobbiamo avere il coraggio di sembrare l'un l'altro dei pazzi. E non c'è da intimorirsi perché se guardiamo alla storia, vediamo che molto spesso sono stati considerati pazzi degli esseri che, oggi, sono stati ampiamente riabilitati dalle conquiste del sapere.

Ma attenti, figli e fratelli! L'insegnamento - è giunto il momento di dirlo - benché non abbia più quel carattere esoterico di un tempo, non può essere dato a tutti. Intendo riferirmi a queste nuove Verità che voi conoscete. Questo insegnamento - veramente è il caso di dirlo - può fare di voi degli individui che rettamente agiscono e comprendono, sostenuti da una visione assai ampia e vasta, come può rompere il vostro intimo equilibrio, se tanta è la fiducia che ci accordate.

Enunciando dei principi senza approfondirli, vi ho detto della non contemporaneità del "sentire" fra individui che vivono una stessa serie di fotogrammi. Guardiamo dove questo sfasamento di "sentire" è più appariscente: se in una serie di fotogrammi sono rappresentati individui in forma umana ed individui in forma animale o vegetale o minerale, non esiste contemporaneità di "sentire" fra i primi e gli altri. Cosicché quando un individuo vive una serie di fotogrammi come uomo, può dire con certezza che le forme di vita inferiori da lui osservate, prendono corpo, vita, azione, in virtù della legge stessa che compone i fotogrammi, ma queste forme di vita, mentre lui individuo-uomo le osserva, non "sentono" simultaneamente a lui quei fotogrammi che sono a loro contemporanei nel piano fisico.

"Allora - direte voi - dove sta la contemporaneità delle razze?". Perché abbiamo detto che le razze sono tutte contemporanee, è vero? Che cosa significa questo? "Razza-scaglione di anime", scaglione di individui, in qualche modo e per qualche motivo, uniti fra loro. 

Significa che la razza che conduce la sua evoluzione nello spazio cosmico - sempre detto in modo convenzionale - che comprende dall'anno X all'anno Y, è contemporanea alla razza che conduce la sua evoluzione dall'anno Y all'anno Z. Cosicché la vostra razza che compie la sua evoluzione nello spazio-tempo che va dall'epoca di Atlantide fino al futuro, oltre l'anno 2000, molto oltre, è contemporanea nell'evoluzione del "sentire" a tutte le razze in qualunque spazio-tempo cosmico siano esse ubicate. Cosicché, ad esempio, Atlantide che per voi è sprofondata nel mare ed ha subito la fine a voi ben nota, se usciamo dal vostro tempo e ci collochiamo nello spazio cosmico relativo ad Atlantide, la troviamo ancora vivente perché la razza che la popolò è contemporanea, nel "sentire", alla vostra. Che cosa vuol dire "la troviamo ancora vivente"? Troviamo ancora la serie dei fotogrammi riguardanti Atlantide, che sono vissuti da una razza diversa dalla vostra, in cui vi sono individui che vivono quei fotogrammi come voi, in questo momento, state vivendo i vostri; come altri, del futuro, stanno  vivendo i loro.

I fotogrammi che segnano i confini di questo spazio-tempo cosmico sono in comune alle razze, ma solo quelli che segnano i confini delle varie epoche. Così i fotogrammi che segnano il confine fra lo spazio-tempo Atlantide e la vostra epoca attuale, sono in comune con la vostra razza e la razza di Atlantide.

Altrettanto dicasi per quelli futuri e la razza futura.

Nell'ambito della razza, quindi, non esiste contemporaneità di percezione individuale - questo lo avete già saputo e spero che sia stato da tutti capito - ma le razze fra loro sono tutte contemporanee. Cosicché la razza che vive nel futuro non deve - per condurre la sua evoluzione - attendere che voi l'abbiate condotta. Ma già, mentre voi state conducendo la vostra evoluzione, quella razza conduce la sua: così come voi non avete dovuto attendere che fosse condotta l'evoluzione di Atlantide prima d'iniziare la vostra.

Nell'ambito però di ogni razza non vi è contemporaneità di "sentire". Questo vuol dire che se in una serie di fotogrammi appartenenti ad un'epoca vi sono più forme di vita rappresentate, e certo che il "sentire" delle piante non è contemporaneo al "sentire" degli animali, né a quello degli uomini, pur essendo tutti contenuti nella stessa serie di fotogrammi. Dirò di più: l'individuo che vive come uomo una serie di fotogrammi appartenenti ad un'epoca, ha già vissuto quella serie di fotogrammi, appartenenti alla stessa epoca, nelle forme di vita inferiori a quella umana. La stessa epoca, gli stessi fotogrammi, la stessa.

 

Intersecazione delle razze e delle epoche

Vi dicemmo che l'epoca evolutiva dell'individuo che va dalla prima incarnazione umana fino alle soglie del superuomo, comprende un arco di tempo umano che misura circa cinquantamila anni. Questi cinquantamila anni sono divisi in sette grandi età di circa 7,350 anni: ciascuna di queste grandi età di 7.350 anni è divisa in tre periodi che misurano, grosso modo, 2.450 anni.

Dico grosso modo perché vi sono delle intersecazioni, dei periodi che si accavallano. Ancora ciascuno di questi periodi si divide in sette età o piccoli cicli i quali, perché il conto torni, devono durare circa 350 anni. Dico perché il conto torni, perché in effetti ciascun ciclo dura 700 anni, ma poiché laddove finisce un ciclo ne inizia un altro ed a cavallo fra questi due ve n'è uno intermedio, ne risulta che i piccoli cicli segnano un passare del calendario di 350 anni anziché di 700: questo lo sapete dallo schema che a suo tempo vi abbiamo dato.

Dice un principio degli occultisti: "Il piccolo è eguale al grande". I cinquantamila anni che si riferiscono all'evoluzione di una razza da uomo a superuomo sono, né più né meno, quelli di cui ci siamo interessati quando, in questi ultimi tempi, abbiamo parlato di razze. Quando abbiamo detto che la vostra razza comprende anche Atlantide fino a oltre, molto oltre, l'anno 2000 (dico duemila perché il più prossimo a voi) volevamo dire: il vostro ciclo evolutivo da selvaggio, a superuomo è compreso in questo arco di tempo. In base ad un'altra affermazione voi sapete che il tempo che voi state vivendo corrisponde al 5ø grande ciclo o grande età, al 2ø periodo, al 6ø e 7ø piccolo ciclo o età. Il che corrisponderebbe, a conti fatti, a circa 35.000 anni di ciclo evolutivo, tenendo conto dei debiti accavallamenti: cioè, quando avete iniziato la vostra evoluzione quali selvaggi erano circa trentacinquemila anni fa.

Vi abbiamo anche detto che la fine di Atlantide (civiltà di Atlantide appartenente appunto ad un'altra razza) è avvenuta attorno ai diecimila anni fa. Ed allora, ecco il grande che assomiglia al piccolo: è qua, in questo passaggio delle razze. Cioè, pressappoco alla metà dell'evoluzione di una razza, comincia l'evoluzione della razza successiva e finisce l'evoluzione della razza precedente.

Così, se questa razza ha iniziato a manifestarsi con le prime incarnazioni quali selvaggi circa trentacinquemila anni fa, in quel tempo la civiltà di Atlantide era a metà strada. Il che vuol dire che aveva un'anzianità evolutiva di circa venticinquemila anni: la fine di Atlantide è avvenuta dopo altri 25.000 anni e cioè diecimila anni fa, pressappoco. Se è vero che l'attuale razza ha avuto le prime incarnazioni umane 35.000 anni, non è altrettanto vero che i primi uomini, i primi selvaggi di questa razza si siano incarnati proprio in seno alla civiltà Atlantide. Quindi, stessi fotogrammi di tempo, ma non di spazio.

Ed ecco che i fotogrammi in comune si hanno circa alla fine della civiltà di Atlantide, quando gli individui della razza attuale non erano più selvaggi, ma ad un grado evolutivo un poco più alto, perché non vi sarebbe stata possibilità di comunicazioni fra individui di tale diversa evoluzione.

Tutto questo però sempre guardando la rappresentazione dei fotogrammi, perché ora voi sapete che, guardando da un altro punto di vista, in effetti le razze sono tutte contemporanee. Se potessimo prendere - per dire - un prototipo della razza Atlantidea e paragonarlo in qualche modo ad un tempo, corrisponderebbe come evoluzione al prototipo della razza della Lemuria, al prototipo della razza vostra attuale e delle future. Naturalmente la media può essere solamente indicativa, poiché nell'ambito di una razza l'evoluzione individuale ha delle sfasature ed i fotogrammi singoli sono sentiti in tempi diversi. Possiamo affermare il principio - ancora torniamo ad affermare dei principi che le razze sono, in qualche modo, contemporanee: la Lemuria, che secondo la vostra epoca è collocata nel passato, vive ancora in uno stato di esistenza quale voi oggi vedete la vostra civiltà. I fotogrammi sono sempre tutti esistenti, anche nelle mutazioni collaterali.

Ma quando voi avrete meditato e compreso bene che l'evoluzione degli individui in senso lato, appartenenti a tutte le razze, avviene in ultima analisi,  simultaneamente, tanto che prima sono vissuti tutti i fotogrammi quali cristallizzazioni, poi tutti i fotogrammi quali piante, poi quali animali e poi quali uomini; quando avrete ben compreso questo, finalmente, dovrete fare un passo avanti e riflettere bene che questo "prima" e questo "poi" non esiste. Questo sentire "prima e dopo" è una Verità che appare solo nel relativo, solo laddove si conta il tempo, ma nella Realtà l'individualità sente tutto nello stesso attimo senza tempo; tutte le fasi del "sentire individuale" esistono al di fuori del tempo.

Questa sfasatura dei tempi, questo cercare di farvi intendere che il tempo non esiste, deve servire solo a farvi conciliare la Realtà con l'erre maiuscola con la realtà di tutti i giorni. Solo a questo: non a farvi diminuire la valutazione della realtà con l'erre minuscola. Non a farvi pensare che quello che avviene, avviene fin tanto soggettivamente da autorizzarvi a non tenere in nessun conto tutto quanto sta a voi attorno, pensando ed essendo convinti che dietro a queste facciate forse può non celarsi nessun "sentire".

Superato questo primo momento di assestamento e di smarrimento - che del resto è del tutto comprensibile - voi vedrete che gli insegnamenti più alti delle filosofie impallidiscono di fronte alla Realtà che voi cominciate ad intravedere. Voi vedrete che, di fronte a questa Verità, la realtà di tutti i giorni non diminuisce di significato, ma per le creature l'acquista vieppiù.

Ed allora anche voi vi presterete ad aiutare il vostro prossimo a comprendere quella realtà, anche se per voi, in ultima analisi, potrà essere trascesa.

 

Qui ci sono dei grafici

 

 

Tempo e spazio per chi si immedesima nel fotogrammi

Una volta, parlando dell'Iniziato, dicemmo che la prima impressione percepita intensamente - ed anche spiacevolmente  - era quella di essere solo nel mondo. Ed in effetti allorché l'Iniziato ha conosciuto le Verità delle quali così facilmente vi abbiamo parlato, può giungere alla deduzione che poiché non esiste la contemporaneità del "sentire", è solo a sperimentare la serie di fotogrammi del suo tempo e da qui provare quel senso di solitudine, di angoscia, di vuoto. Allora, la nostra affermazione la prendeste come una notizia di cronaca, quasi incomprensibile. Come poteva, chi era posto a parte delle Verità più segrete e celate, sentirsi solo? E noi del resto vi demmo una spiegazione certo del tutto valida, che non trova smentita ogni, ma ad essa si aggiunge quest'altra che rispecchia il vostro stato d'animo d'oggi.

L'ultima volta vi dicemmo che non esiste contemporaneità di "sentire" fra le diverse forme di vita del piano fisico. La vita del regno minerale non è contemporanea a quella del regno vegetale, né a quella del regno animale, né tanto meno a quella umana, anche se nel piano fisico appare, in seno ad uno stesso tempo di calendario, esattamente l'opposto di ciò che vi diciamo.

Oggi aggiungiamo di più. La non contemporaneità del "sentire" esiste non solo fra le specie, ma anche in seno ad una stessa specie. Gli uomini che hanno in comune serie di situazioni cosmiche, non le percepiscono contemporaneamente, salvo che essi non abbiano eguale evoluzione.

Questa serie di fotogrammi che rappresenta la riunione di questa sera è comune a molti individui (tralasciando le vite inferiori). Ebbene non è assolutamente certo che ciascuno di voi percepisca questa serata contemporaneamente agli altri, anzi è certo il contrario. Ogni qualvolta uno di voi sarà giunto nel suo tempo individuale a vivere la serie dei fotogrammi che costituisce questa serata, egli la vivrà come se fosse l'unica e sola da volta che essa serata esiste, mentre in effetti la serata esiste da sempre e per sempre ed acquista tempo e spazio tutte le volte che una vita individuale si unisce alla serie dei fotogrammi che la rappresenta.

Ma questo tempo e questo spazio l'acquista solo per colui che s'immedesima nella serie, ed una volta sola. Una volta per ogni partecipante. Se, dunque, quest'unica volta di ogni partecipante non è contemporanea alle altre, la contemporaneità fisica non significa contemporaneità del "sentire".

Questo insieme di fotogrammi che state vivendo e che costituisce una precisa data del tempo fisico, fino ad oggi vi ha fatto ritenere contemporanei gli uomini che assieme a voi  vivono quest'epoca. Ebbene, oggi sapete che, per la diversa scala della gradualità del "sentire", la contemporaneità fisica corrisponde alla contemporaneità del "sentire" la medesima epoca solo fra individui di eguale evoluzione. Allora, quando questa non v'è, dietro alle persone che voi vedete non c'è un altro "sentire" contemporaneo al vostro. Da qui la considerazione: "Io sono solo ora a "sentire" questa serie di fotogrammi anche se questi rappresentano un ambiente affollato".

In effetti come si può essere certi che altri siano nel loro intimo "sentire" contemporanei a noi stessi? Solo ciascuno, singolarmente e individualmente sentendo di vivere quest'epoca, è certo che la sua consapevolezza è legata ora (il suo ora) a questa serie di fotogrammi. E non serve chiedere agli altri: "Senti tu di esistere?". Perché la risposta, anche se contemporanea nel tempo fisico, può essere stata data nel mondo del "sentire" prima ancora che la domanda fosse da voi "sentita" come formulata.

Ma da queste Verità inusitate e pazzesche, ci salva un'altra considerazione: la diversa scala della gradualità del "sentire" fa parte del relativo, perché nella Realtà non vi è tempo, tutto è nel medesimo istante eternamente presente. L'individuo nella Realtà è sempre eternamente presente ed unito al tutto.

Eccoci, dalla solitudine, di nuovo alla compagnia.

Altra domanda che vi fate è: "Una volta che tutti i "sentire" degli individui si sono succeduti, che cosa accade? E' forse cessato lo scopo dell'emanazione cosmica? Ha senso che la congerie di fotogrammi esista nell'eternità?" Ed allora io vi dico che anche questo senso di un "sentire" alla volta e di un "sentire" limitato nel tempo, di ogni singolo "sentire" che si sussegue all'altro e che cessa col raggiungere il successivo, è un'illusione del Cosmo.

Il trascorrere del "sentire" è un'illusione; per sua natura il "sentire" individuale è limitato ed esiste in quanto circoscritto, in quanto fa capo ad un "sentire" convenzionalmente detto precedente e sfocia in un "sentire" successivamente definito seguente; ma vi diciamo che ponendosi al di fuori di questa teoria di "sentire" - che sta unita in virtù della sua specifica natura di limitatezza e di legame di un "sentire" definito precedente, con un "sentire" definito seguente - astraendosi da questa teoria, ecco che i "sentire" esistono tutti nell'eternità.

L'individualità  nello stesso attimo eterno "sente" tutto. E' solo il "sentire individuale", per sua natura, che è circoscritto e che dà la sensazione di partire da un "sentire" precedente e sfociare in un "sentire" seguente. In questo modo, esiste singolarmente. Meditate anche su questo concetto. Desidero però ricordarvi che il tempo, il sentire un fotogramma alla volta, esiste nel piano fisico, nel Cosmo: che laddove è la Realtà non esiste tempo e tutto è sentito nello stesso attimo eterno. Ecco perché pregando L'Altissimo, voi, dal tempo, pregate ciò che è senza tempo e che quindi è sempre presente.

Se voi giungeste alla conclusione che in certi fotogrammi in cui è rappresentato un alto Maestro, quei fotogrammi sono da voi vissuti e sentiti, ma non lo sono ancora, nel tempo, vissuti dall'alto Maestro, ciò può essere vero: ma non dimenticate che l'alto Maestro non è nei fotogrammi, è oltre il tempo ed Egli quindi, da oltre il tempo, vi sente come sente il Tutto.

 

Le gamme del sentire vibrano all'unisono

La percezione del tempo da parte dell'individuo è in funzione del tipo di evoluzione che sta seguendo e del piano di esistenza in cui egli vive consapevolmente.

Per comprendere meglio che cosa significa questa affermazione dobbiamo ricordarci innanzi tutto com'è costituito l'individuo. Prendiamo l'uomo incarnato che è il prototipo di individuo più completo nella sua struttura; egli ha: a) un corpo fisico che gli permette di vivere nel piano fisico e di avere quelle esperienze così essenziali alla sua evoluzione; b) un corpo astrale che dà all'individuo la possibilità di avere sensazioni ed emozioni; c) un corpo mentale che dà all'individuo la vita istintiva ed intellettiva conscia ed inconscia; d) un corpo akasico che rappresenta la coscienza individuale e l'evoluzione raggiunta; e) infine la Scintilla divina che è Dio nell'individuo.

Questo per sommi capi ed in modo schematico. A tutti questi corpi corrispondono tante "materie" e tanti piani d'esistenza, né più né meno come al corpo fisico corrisponde la materia fisica ed il piano d'esistenza fisico (per voi il mondo).

Quando l'uomo muore, non vive più consapevolmente nel piano fisico, ma sposta la sua consapevolezza al piano immediatamente più sottile nel quale abbia un corpo costituito, cioè l'astrale. E così via.

La percezione di tempo-spazio che l'uomo aveva nel piano fisico è molto diversa da quella che ha nel piano astrale, perché diversi sono i piani d'esistenza. Altrettanto dicasi per il piano mentale; ma più ancora per il piano akasico.

Con quanto ho detto è forse ora più chiara la prima parte dell'iniziale affermazione e cioè che la percezione del tempo da parte dell'individuo è in funzione del piano di esistenza in cui egli vive consapevolmente. Ma l'altra parte dell'affermazione, che tale percezione è in funzione del tipo di evoluzione che sta seguendo, che cosa significa?

Per quanto concerne l'evoluzione, noi abbiamo distinto l'intero ciclo in tre momenti: evoluzione della materia, evoluzione della forma, evoluzione dell'autocoscienza. A questi tre momenti l'individuo è interessato in modo sempre più diretto, secondo una scala che va da un minimo all'evoluzione della materia, ad un massimo nell'evoluzione dell'autocoscienza. Giocano, dunque, due fattori nell'evoluzione: uno esterno, costituito dalle spinite che vengono dall'ambiente, l'altro interno, costituito dall'anima dell`individuo che, in qualche modo, influisce sui corpi che lo costituiscono e sull'ambiente inteso come insieme di altri individui che lo circondano e coi quali ha rapporti.

Ad esempio nell'evoluzione di una razza animale (evoluzione della forma) giocano il fattore ambiente (è l'ambiente che determina le caratteristiche di un corpo fisico, la necessità che abbia certi organi e non altri) ed il fattore individuo (è l'individuo che usando certi organi ne causa lo sviluppo).

Come ho detto, il fattore individuo gioca un ruolo preminente nell'evoluzione dell`autocoscienza; non influisce affatto, in quanto è semplice soggetto passivo, nell'evoluzione della materia. Quest'ultimo è uno dei motivi per i quali diciamo che il ciclo della vita macrocosmica non è modificato dalle scelte individuali; l`evoluzione della materia, che fa parte del ciclo di vita macrocosmica, vede l'individuo soggetto passivo di questo ciclo.

Vi ricordo che la vita macrocosmica è la vita delle materie dei piani di esistenza; vita intrinseca, indipendente dalle forme viventi o no che queste materie compongono.

Anche con questo concetto che ora vi ho ricordato si ribadisce, in ultima analisi, che il ciclo della vita macrocosmica non è influenzato dalle scelte individuali; verità questa che troveremo più chiara quando parleremo delle varianti.

Il ciclo di vita macrocosmica va dall'emanazione del Cosmo al suo riassorbimento, secondo una progressione che, ad esempio, nel piano fisico per la materia fisica, è eguale a quella scandita dal calendario astronomico ed occupa tutta la durata e tutto il suo spazio per completarsi.

Il ciclo di vita dei microcosmi segue una progressione di "sentire" che va da un "sentire" limitato ad un "sentire assoluto". Il ciclo di vita dei microcosmi nel loro insieme, occupa egualmente tutta la durata e tutto lo spazio di un Cosmo, però ciascun microcosmo per compiere l'intera progressione del "sentire" occupa tutta la durata del Cosmo, ma non tutto lo spazio. 

Ebbene, il fatto che lo stesso spazio non è condiviso da tutti gli individui esistenti comporta come conseguenza logica la non contemporaneità del "sentire" gli stessi fotogrammi da parte di più individui che questi fotogrammi abbiano in comune, a meno che non si tratti di individui di eguale evoluzione.

Questo significa che il calendario astronomico, pure di una stessa epoca e di uno stesso luogo, non segna lo stesso stadio di sviluppo di tutti gli individui che in quell'epoca e in quel luogo si trovino.

Da qui la necessità di distinguere due tempi fondamentali nel Cosmo (che pure non esistono oggettivamente): il tempo del mondo delle materie ed il tempo del mondo degli individui.

Nel Cosmo le parti eguali vibrano all'unisono, così le varie gamme dei "sentire" individuali sono percepite contemporaneamente dai singoli individui, ma questa contemporaneità è del tempo del mondo degli individui (contemporaneità delle razze) e corrisponde, invece, come abbiamo detto, ad una non contemporaneità nel mondo delle materie.

Questo è quanto appare confrontando la realtà del mondo degli individui con quella del mondo delle materie, ma non è la Realtà Assoluta nella quale non esiste né spazio, né tempo.

E non è, neppure, quanto appare al singolo individuo il quale illusoriamente crede di condividere il luogo e l'epoca dei suoi vicini.

La sua visione, non solo non è la visione della Realtà oggettiva, ma neppure la visione della Realtà del relativo: è una visione prettamente soggettiva, quasi onirica.

Come ho detto all'inizio, la percezione dello spazio-tempo da parte dell'individuo è in funzione dell'ambiente nel quale vive consapevolmente e del tipo di evoluzione che sta seguendo.

Se egli è un animale incarnato la sua percezione sarà del tutto differente da quella di un uomo disincarnato; tuttavia nell'uno e nell'altro caso sarà essenzialmente una visione soggettiva di un essere relativo.

Ma al di là delle visioni oniriche degli individui esiste una realtà, sia pure non assoluta, ed è quella della quale ci stiamo interessando. In questo vostro oggi si può dire che tutta la materia della terra è a un certo punto dell'evoluzione, m non si può dire che tutti gli individui che sono  incarnati sono ad uno stadio eguale di evoluzione, perché il trascorrere della scala del "sentire" degli individui è diverso dal trascorrere del calendario astronomico. Ciascuno di voi in questo momento può dire "Tutti quelli che esistono, in questo momento sperimentano il mio stesso "sentire", sono alla mia stessa evoluzione". Ma in quale spazio cosmico essi sono ubicati? Nella stessa vostra epoca? Oppure nel passato o nel futuro astronomico? In ognuno di questi spazio-tempo del Cosmo, perché il Cosmo, inteso come insieme di materie, è il contenente e l'individuo il contenuto.

Dunque, un tempo per il contenente ed un tempo per il contenuto. Il tempo delle materie non è che la rappresentazione delle materie che costituiscono il Cosmo, secondo una progressione che va da una "non aggregazione" ad una "aggregazione" (emanazione) e di nuovo ad una "non aggregazione" (riassorbimento). Di esso l'individuo prende cognizione sperimentando le situazioni cosmiche nelle quali è rappresentato, secondo la progressione del suo "sentire". Il tempo delle materie non è un tempo oggettivo; diventa tale per l'individuo che lo sperimenta, ma al di fuori dell'individuo che lo anima è solo una rappresentazione di differenti apparenze seguita secondo un determinato modulo.

Ed il tempo del mondo degli individui da che cosa nasce?

Nasce dalla natura del "sentire individuale" che è limitato.

Solo una figurazione per il momento può farvi intendere la spiegazione.

Se, in un oceano di madreperla, voi voleste costruire una collana di perle, che cosa fareste? Innanzi tutto immaginereste la collana nella sua interezza e poi passereste all'atto pratico di circoscrivere una quantità di madreperla per formare una piccola sfera, e dopo questa un'altra sfera, e dopo questa un'altra ancora, fino a completare la collana che avete immaginata.

Ebbene ogni perla esiste se e in quanto v'è qualcosa che la limita, che la racchiude, che la circoscrive. E la collana esiste se e in quanto le perle sono poste l'una accanto all'altra ed unite con un filo.

Orbene, se paragono il "sentire assoluto" all'oceano di madreperla ed il "sentire relativo" degli individui alle perle e l'individualità alla collana, e se riunisco in un solo istante ciò che io ho invece detto nel tempo, posso forse intuire che il "sentire degli individui" si concretizza in un qualcosa di chiuso, di circoscritto, di relativo, di un "ora" che prelude ad un "dopo" e che proviene da un "prima". Tutto ciò, però è un'illusione che mai ha avuto inizio dal momento che tutto è racchiuso in un attimo senza tempo; io lo sento come chiuso e come un trascorrere, solo perché se non lo sentissi limitato, definito, concluso, non lo potrei sentire, altrimenti, relativo. Se non lo sentissi come qualcosa che è "ora" e che non è stato "prima" e che non sarà "dopo", non sarebbe un "sentire" relativo: un  "sentire " alla volta. Ma in effetti questo percepire "ora" come momento di una teoria che volge al termine, non ha mai avuto inizio né nell'Eterno Presente, né nelle dimensioni di altri mondi. Sempre è stato, sempre è, sempre sarà.

 

Il piano akasico

Ho detto che il piano akasico è il piano che recepisce gli individui: infatti, è questo piano che noi abbiamo sempre indicato sede della coscienza individuale, la quale si costituisce man mano che l'individuo, incarnandosi, ha delle esperienze. Giova ricordare per inciso che ad ogni incarnazione l'individuo ha un nuovo corpo fisico, un nuovo corpo astrale ed un nuovo corpo mentale; corpi che saranno abbandonati al termine di una vita.

La coscienza, invece, abbiamo sempre detto, fa parte di un tutto che accompagna l'essere individuale dall'inizio della sua evoluzione fino a quando egli sale a livelli di esistenza ultracosmica.

Dunque, possiamo identificare la coscienza per eccellenza con l'individuo, dal momento che oltre lo stato di esistere a livello cosmico non si può più parlare di coscienza individuale, ma si deve parlare di coscienza Assoluta.

Allora "evoluzione", riferito a coscienza e quindi ad individuo, significa sviluppo e più precisamente costituirsi; in altre parole acquisire un più vasto "sentire". Ecco perché il tempo del "mondo degli individui" segue una progressione che va da un "sentire" limitato ad un "sentire" sconfinato.

Nella coscienza si riassume la vita di tutto l'individuo, così come nel cervello si riassume la vita di tutto il corpo fisico.

I corpi mentale astrale e fisico non sono che strumenti, veicoli, mezzi atti a far evolvere la coscienza individuale, cioè il "sentire" dell'individuo; alla fine di ogni incarnazione, come strumenti logori, vengono abbandonati. Che cosa ha, l`individuo, da essi? Per mezzo di loro viene messo a contatto con certi ambienti, certe esperienze che realizzano in lui un grado maggiore di "sentire".

Voi sapete che quando l'individuo è a livello di esistenza delle vite inferiori (minerale, vegetale, animale) lo abbiamo definito "centro di sensibilità e di espressione" perché non ha consapevolezza di sé; invece quando l'individuo è a livello di vita umana lo abbiamo chiamato "centro di coscienza e di espressione" perché egli allora ha consapevolezza di essere. La coscienza è una cosa diversa dalla consapevolezza. 

La coscienza corrisponde all'evoluzione raggiunta. Ad esempio la consapevolezza di un uomo incarnato non abbraccia tutta la sua coscienza, cioè tutta l'evoluzione raggiunta. Ecco perché gli atti eroici a volte sono compiuti da persone che non mostravano particolare vocazione all'altruismo. La consapevolezza mette a contatto l'individuo con il piano di esistenza in cui ha il veicolo più grossolano. Se egli è incarnato la sua consapevolezza sarà volta nel piano fisico e l'individuo identificherà se stesso con il suo corpo fisico, così come l'uomo sente di avere una mano senza rendersi conto che quella, sensazione si riassume nel cervello (secondo la scienza umana; per noi addirittura nel corpo mentale).

Dunque egli crede di essere nel piano fisico, ma non sa che il suo centro di coscienza è nel piano akasico dov'è riassunta tutta la vita individuale.

Nel piano fisico, che noi sappiamo essere un insieme di fotogrammi, cioè di situazioni, egli osserverà il sorgere ed il tramontare del sole, l'orologio segnare le ore e non sapendo che ciò avviene solo in quei fotogrammi che sta sperimentando, farà del tempo fisico un tempo oggettivo. Crederà che la sua epoca sia vissuta solo da coloro che egli crede viventi ora, senza rendersi conto che il calendario segna quella data ogni qualvolta si sperimentano i fotogrammi di quell'epoca e che sono viventi in questo momento, nel senso che  "sentono", non coloro che io vedo nei miei stessi fotogrammi, ma solo coloro che hanno il mio stesso "sentire" in qualunque   zona, in qualunque epoca si trovino.

Le ore 23,30 del giorno 19 dicembre di quest'anno sono per me che sto vivendo questi fotogrammi, ma per chi ha la mia stessa evoluzione, il mio stesso grado di  "sentire", il calendario può segnare ora l'anno 20000 avanti Cristo, o l'anno 2500 della vostra epoca, indifferentemente, perché il passato o il futuro esistono ed hanno senso solo per chi, sperimentando un determinato spazio-tempo, diventa termine di paragone e di raffronto per definire passato e presente, senza del quale tutto esiste contemporaneamente.

 

Tempo del piano akasico o della coscienza

Questa sera vogliamo insieme esaminare che cosa accade del Cosmo se lo si osserva dalla parte del "mondo degli individui", cioè seguendolo con il tempo del mondo degli individui.

Naturalmente il comune esame non può che essere limitato non dico al piano fisico, ma neppure ad una piccolissima parte del piano fisico, cioè neppure alla Terra, ma solo ad una parte della sua storia che corrisponde ad un'epoca dello spazio-tempo fisico. Che cosa vediamo? Voi sapete che è trascorsa una certa storia; non sapete quale altra storia dovrà trascorrere, insomma siete nella posizione di colui che, ritto in piedi alle spalle di uno scrittore, segua la scrittura, la composizione di un libro; legga, cioè, rigo dopo rigo, quello che lo scrittore scrive. E' vero? E questa è la posizione con la quale fino ad oggi abbiamo guardato lo svolgersi della storia nel piano fisico che, ripeto, è un atto di questo piccolo pianeta, il quale a sua volta è una piccola parte dei piano fisico - o, se volete, del Cosmo fisico - il quale è una piccolissima parte di tutto il Cosmo. Che cosa sia poi il Cosmo nei confronti dell'Assoluto, lo lascio immaginare.

Allora, voi state in piedi alle spalle dello scrittore e lo seguite mentre egli verga la storia, parola dopo parola. Ogni lettera dell'alfabeto corrisponde ad una forma di vita: le "A" le forme più semplici, le "Z" le più evolute nel senso spirituale. Ma se guardiamo che cosa accade nel "mondo degli individui" in cui vi è un tempo diverso, seguendo quel tempo che cosa vediamo? Vediamo comparire prima, tutte le lettere A in qualunque pagina del libro siano disposte a formare parole differenti, poi tutte le lettere B, poi tutte le lettere C, e così fino a completare l'alfabeto. Comprendete che cosa vuol dire questo?

Prima di avventurarci in questa spiegazione dobbiamo dire, per completare l'esempio, che una volta che tutte le lettere dell'alfabeto sono comparse e quindi l'intera storia è stata scritta, v'è l'ultima fase di leggere, di apprendere, di cogliere il significato di tutto il racconto. Il nostro esempio sta a significare che ciascun "sentire" fa capo nel piano fisico a corpi fisici in qualunque spazio-tempo si trovino; ciascun corpo fisico, o meglio essere vivente, esprimerà la sua evoluzione, cioè il suo grado di "sentire" per cui potrà chiamarsi pianta animale o uomo; ma la successione secondo la quale ciascuno percepisce la propria esistenza non discende da una priorità derivante dal tempo astronomico, cioè dal fatto che è nato ora, come si dice, ma dal tipo di "sentire" che ciascuno rappresenta.

Così prima saranno percepiti i prodromi del "sentire", quelli legati ai processi di cristallizzazione corrispondenti all'evoluzione della materia. Dov'è ubicato, nel Cosmo fisico, lo svolgimento di questa evoluzione? Ovunque, in ogni luogo ed in ogni tempo, nell'anno 0 e nell'anno X, all'inizio dei tempi o al termine.

Ed ecco le lettere A che vengono impresse tutte contemporaneamente ovunque si trovino o debbano trovarsi per dare senso compiuto al racconto.

Sarà, poi, percepita la fase successiva del "sentire" che per comodità poniamo corrisponda alla forma di vita che voi chiamate pianta. Dove è ubicata questa forma di vita chiamata pianta? In tutto lo spazio cosmico, in ogni pineta ove sia stato, vi sia o vi sarà l'ambiente favorevole. Dovunque, nello spazio e nel tempo, vi siano le condizioni perché a forma di vita sussista. Infatti la forma di vita della pianta è ubicata in tutto lo spazio cosmico ed in tutto il tempo cosmico. Così noi troveremo "sentire-pianta", non solo all'inizio dei tempi, ma anche verso la fine dei tempi, verso i limiti del Cosmo fisico.

Ecco quindi che se questo "sentire" noi lo facciamo corrispondere a tutte le lettere C o D che compongono il racconto scritto, esse compariranno tutte insieme in qualunque rigo siano o debbano trovare posto per dare poi, al termine, un senso compiuto alle parole ed alla storia.

Se così non fosse come si potrebbe spiegare che alla fine dei tempi, prima che il Cosmo fisico sia riassorbito, vi sono ancora forme di vita inferiori all'umana? Dove continuerebbero la loro evoluzione quegli individui che ancora apparentemente non hanno raggiunto il livello umano? Mentre noi vi diciamo che quelle forme di vita inferiore che allora saranno viste in effetti sono già state vissute dai rispettivi individui perché costituiscono fasi antecedenti nella scala dei "sentire" degli individui.

Quando noi osserviamo la fase dell'evoluzione individuale detta dell'autocoscienza, ossia quella fase di evoluzione che conduce l'individuo dalla condizione di uomo a quella di superuomo, notiamo che quel tipo di evoluzione comprende varie incarnazioni da uomo in corpi fisici ubicati nello spazio-tempo che corrisponde a circa 50.000 anni, incarnazioni che avvengono nel medesimo pianeta.

Intendo dire che, mentre per l'evoluzione inferiore all'umana (minerale vegetale animale) lo spazio-tempo è Vastissimo e può occupare diversi pianeti ed un gran numero di anni, l'evoluzione da uomo a superuomo si svolge per ogni razza in uno stesso pianeta e si svolge nell'arco di 50.000 anni.

Altra particolarità che c'è da aggiungere è che la progressione del "sentire" individuale segue nel suo progredire per l'uomo la progressione del tempo. Mi spiego: se noi esaminiamo un arco di tempo che va dall'anno 10000 a.C. all'anno d.C., troviamo sulla Terra vite inferiori e vite umane. Se prendiamo in esame una di queste vite individuali possiamo trovare che l'incarnazione da animale è ubicata nell'anno 2000 d.C. mentre la prima incarnazione da uomo è ubicata nell'anno 10000 a.C. Però tutte le altre incarnazioni umane saranno sempre ubicate in un tempo successivo fino a ricoprire un tempo di 50.000 anni, dal 10000 a.C. in poi.

Così, se la scienza ha scoperto che un milione, o due o dieci milioni di anni fa apparvero sulla Terra i primi "ominidi", non vuol dire che quei "sentire-ominidi" appartengono alla prima razza. No! Le forme ominidi non fanno parte dell'evoluzione dell'autocoscienza, ma fanno parte dell'evoluzione inferiore all'umana, che si chiama evoluzione della forma. 

Cosicché può darsi benissimo che una razza futura, cioè che ancora per voi deve venire, abbia avuta la sua evoluzione sub-umana negli ominidi di un milione di anni fa, allo stesso modo come dicemmo per le piante o per gli animali. E' solo l'evoluzione dell'uomo, dell'autocoscienza che è legata a questi confini di tempo e di spazio. Di tempo, perché abbiamo detto deve essere compresa in un arco di 50.000 anni, e di spazio perché deve avvenire su un pianeta ed in quel pianeta.

Oltre, poi, l'evoluzione dell'uomo, viene abbandonata la ruota delle nascite e delle morti: l'evoluzione del superuomo non si svolge più sulla Terra. Con il piano fisico viene abbandonato il piano astrale ed il piano mentale, e il "sentire individuale" prosegue nel piano akasico la sua scala evolutiva.

 

Tempo del piano fisico o della consapevolezza

Quanto è facile cadere, pur non volendolo, in un modo di pensare ormai divenuto abitudine e così, nel momento in cui da un vecchio modo di vedere delle cose si sta passando ad un nuovo concepire, si può dire di essere in una fase delle più difficili e nelle quali più facile è errare, più faticoso è avere la chiarezza. Tuttavia certe affermazioni che possiamo fare oggi, se fossero state fatte una volta vi avrebbero lasciati esterrefatti.

Prendere ad esempio quello che vi abbiamo detto della Terra, e cioè che al termine di un periodo durante il quale è ricettacolo dell'incarnazione di diverse razze, sarà sommersa dalle acque.

Così è scritto nella storia del piano fisico, del Cosmo fisico.

Ebbene se, guardando nel tempo del "mondo degli individui", vi dicessi che mentre voi "sentite" questi fotogrammi che rappresentano la Terra quale voi la vedete, vi sono altri individui che sentono e vivono fotogrammi nei quali la Terra è rappresentata sommersa dalle acque, ed essi la stanno circumnavigando con un veicolo siderale, certo che voi comprendereste come ciò può avvenire. Ma questa stessa notizia detta a chi non sa che il Cosmo fisico è già tutto emanato, può destare enorme stupore.

Tuttavia anche voi quando, inconsapevolmente, ricadete nel vecchio modo di pensare e di vedere il mondo fisico, siete disorientati. Vi sembra che tutto quello che avete saputo fino ad oggi non sia più valido. Noi vi diciamo: "Guardate diritto davanti a voi al concetto che c'è da capire, senza soffermarvi e voltarvi indietro a cercare di ricollegare questa nuova cosa che dovete capire con quello che già sapete; perché così facendo accade che, inconsapevolmente, siete portati a ragionare secondo il vecchio sistema ed è facile per voi, allora, cadere in confusione. 

Se v'è da capire un problema, mirate a quello. Non cercate di ampliarlo sconfinando per collegare e trovare l'armonia con quanto già sapete, che vi abbiamo detto. Lasciate questa fase a quando avrete ben compreso il problema che sta di fronte a voi. Allora vedrete che tutto è più che mai vero. Occorre sempre allargare la conoscenza. E se per fare questo è necessario dimenticare quello che fino ad oggi abbiamo saputo, momentaneamente dimentichiamolo: concentriamo le nostre energie in quello che c'è, ora, presentemente, da capire".

Vogliamo ancora precisare bene il concetto di Scintilla divina, individualità, individuo. Vi abbiamo detto che il "piano degli individui" è il piano akasico, il piano della coscienza, il piano del "sentire", è vero? Vi abbiamo anche detto che questo "sentire", inteso come consapevolezza, scende nei piani più densi nei quali l'individuo ha ubicato un veicolo; così se noi prendiamo in esame un individuo incarnato, la sua consapevolezza è nel piano fisico, piano più denso nel quale egli ha un veicolo. 

Alla morte di questo veicolo fisico, non essendovi più un veicolo nel piano fisico, la consapevolezza dell'individuo passa nel piano astrale e così via; abbandonato il veicolo astrale, passa nel piano mentale. Che cosa vuol dire "alla morte del veicolo fisico"? 

Vuol dire che quando l'individuo avrà spostato la sua consapevolezza a quei fotogrammi del piano fisico nel quale il suo corpo fisico è rappresentato moribondo ed infine morto - cioè chiuso a percepire il piano fisico - la sua consapevolezza passerà ai fotogrammi del piano astrale nei quali il suo veicolo astrale è rappresentato come ridestantesi al mondo che lo circonda. E poiché così è rappresentato, percepirà cosa è attorno a lui, al corpo astrale, nel piano astrale.

Che cos'è l'individuo? Nominalmente l'individuo è quello che noi abbiamo definito "corpo akasico", è vero? Ma dico "nominalmente, perché questo corpo akasico può essere collegato ad un corpo mentale, un corpo astrale ed un corpo fisico, è vero? Comunque il "clou" è il corpo akasico; e questo torna con quanto vi abbiamo fino ad oggi detto e cioè che l'individuo è un essere, un abitatore del Cosmo. In altre parole, l'individuo non prevarica il Cosmo.

L'individualità dov'è ubicata? Vi abbiamo detto che l'individualità - ancora lo ripetiamo - è Giano bifronte. E', per così dire, al confine, al limite del Cosmo. Ne è al di fuori in quanto non segue una successione; né la si voglia considerare successione di "sentire", né tanto meno successione di tempo, per così dire, che poi abbiamo visto non esistere. Se una successione, c'è, l'unica è quella del "sentire individuale" ed è attraverso a questa successione del "sentire individuale" che si percepisce illusoriamente la successione del tempo nel piano fisico. Non è, quindi, l'individualità appartenente al Cosmo, perché in lei non vi è una successione di "sentire"; pur tuttavia, vi è una rappresentazione di varie fasi tutte vissute e sentite in un unico "sentire". Abbiamo detto "contemporaneamente", ma possiamo dire "in una sola volta". In una sola volta, "simultaneamente", come preferite. In questo "unico sentire in una volta", vi sono però tante fasi di "sentire" che vanno da un sentire "potenza" ad un sentire "atto".

L'individualità ha una fase della sua vita, del suo "sentire", che fa parte dell'Assoluto ed è la Scintilla divina; la Scintilla divina che è oltre il Cosmo ed oltre i limiti del Cosmo. Fra Scintilla divina - che è virtuale frazionamento dell'Assoluto - e Assoluto esiste tuttavia un'enorme differenza di esistere. Non vi sono parole per trovare distinzione fra l'Assoluto per antonomasia e l'Assoluto definito come Scintilla divina; comunque pensate che, in qualche modo, la Scintilla divina, dell'Assoluto, ne è un virtuale frazionamento. Cerchiamo, per distinguerla, di definirla - se è possibile - in            questo modo. Ed infine vi è l'Assoluto per antonomasia  che tutto comprende: il Tutto, è vero, figli e fratelli? Il Tutto, che è più della somma del Tutto.

E questo lo sapete, abbiamo tante volte parlato di questo argomento difficilissimo.

Qualcuno di voi si domanda quale rapporto v'è fra l'individuo e l'individualità. Abbiamo cominciato a farvi intendere che l'individuo non è che la proiezione dell'individualità nel Cosmo. Che cosa vuol dire? Vuol dire che quel compendio di "sentire", proiettato in un ambiente "relativo", si sciorina, esiste, scorre una fase dopo l'altra. Questo vuol dire.

Cosicché l'individualità che comprende tante fasi di "sentire", che vanno dal "sentire potenza" al "sentire in atto", proiettata in un ambiente limitato quale è il Cosmo, si presenta - come possiamo dire? - esiste in questo susseguirsi da una fase di "sentire" più semplice ad una fase di "sentire" più complessa e cioè ad una fase di "sentire" coscienza cosmica. 

Dunque l'individualità non si proietta tutta nel Cosmo, perché l'individualità ha la fase di coscienza assoluta, la Scintilla divina, è vero? Ma il Cosmo, che è limitato, non può contenere ciò che è infinito: e la fase di "sentire assoluto" della Scintilla divina, come un galleggiante, si ostina a rimanere al di fuori del Cosmo.

Se noi considerassimo il limite del Cosmo come un pelo d'acqua ponendo al di sotto di questo pelo il Cosmo vero e proprio ed al di sopra l'Assoluto, noi vedremmo l'individualità, la cui testa si perde nell'ambiente che sta al di sopra del pelo d'acqua, adagiata sul pelo dell'acqua. Mi seguite? Questi sono esempi pedestri, ma non so come farmi intendere diversamente.

Questa è l'individualità che ha la fase di "sentire" definita "atto", nell'ambiente al di sopra del pelo dell'acqua, ed invece tutte le altre fasi, fino alla più piccola "potenza", dispiegate sul filo dell'acqua. Se noi volessimo, allo stesso modo, rappresentare l'individuo (dico "individuo" ma più preciso è una serie di  individui facenti capo ad un'individualità) secondo questo esempio non dovrei fare altro che - tenendo ferma la testa indefinita nell'ambiente al di sopra del pelo dell'acqua - ruotare di 90 gradi questa individualità ed immergerla al di sotto del pelo dell'acqua, nell'ambiente cosmico. Così l'individualità, proiettandosi nell'ambiente cosmico, diventa individuo; e l'individuo non è che la proiezione dell'individualità nel Cosmo, nel tempo e nello spazio.

Perché dico nel Cosmo? Certo: in primo luogo nel piano akasico ed ecco che nel piano akasico vive, esiste secondo una successione di "sentire" che vanno dalla potenza all'atto, che sono tutti contemporanei fra i vari individui, quelli di eguale intensità.

Però l'individuo può essere legato ad altri corpi ed ha una consapevolezza che lo pone in contatto con il mondo nel quale ha il suo corpo più denso. Se la scala del "sentire" crea una gradualità che abbiamo definita "tempo del mondo degli individui", la consapevolezza a cui è legato ciascun "sentire individuale", crea l'illusione di un altro tempo, del tempo nel piano nel quale la consapevolezza dà cognizione. Ed ecco lo scorrere dei fotogrammi. E poiché la rappresentazione di questi fotogrammi è fatta in un certo modo e secondo un certo susseguirsi, ecco che l'individuo, quando è legato a questi fotogrammi, oltre che seguire il tempo della sua evoluzione del "mondo degli individui", segue la successione del tempo del piano fisico, o del piano astrale, o del piano nel quale ha ubicato il suo veicolo più denso che in quel momento possiede.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro.

                                                                                                                                                                                                        KEMPIS

Figli e fratelli, ciascuna "goccia" o "Scintilla divina" è - se potessimo definirla - identica, nella natura, nell'essenza e nella sostanza, all'Assoluto; ed è quindi identica ad altra goccia o Scintilla divina. Non v'è  diversità. Eppure, poiché a ciascuna goccia o Scintilla divina fa capo il resto di quello che voi siete abituati a chiamare "individualità", ecco che ciascuna goccia o Scintilla divina può ancora virtualmente essere considerata, in questo insieme, un mondo a sé stante. E' un microcosmo, considerata con i suoi "sentire" individuali facenti capo ad essa. E' come un sole, questo sole è l'Assoluto comprendente il virtuale frazionamento in tante, infinite cellule: le gocce, le Scintille divine. E' come se da questo sole si partissero in infiniti raggi le individualità, che hanno appunto l'espressione massima del "sentire" in comune, le gocce e le Scintille divine; e poi i raggi, invece, distinti gli uni dagli altri, che sono le teorie dei vari "sentire" individuali. Un sole con tanti raggi. In questo sole tante gocce o Scintille divine; a ciascuna goccia o Scintilla divina fa capo un raggio, e ciascun raggio è una teoria di "sentire" individuale che va da un "sentire" detto in potenza sino ad un "sentire" definito in atto.

                                                                                                                                                                                                               K.H.

L'Uno e i molti

L'Uno "esiste" perché esistono "i molti", ed "i molti" esistono perché esiste l'Uno. Chi sono "i molti"? Sono le individualità. E perché io ho legato le individualità  alle Manifestazioni cosmiche? Allora le individualità non sono sempre esistite?

Figli, per comodità noi parliamo di Assoluto e di relativo separatamente; ma non v'è bisogno di sottolineare che il Tutto -  come dicemmo da tempo - è un Tutto-Uno. Se noi guardiamo l'individuo quale oggi voi lo conoscete nella sua composizione schematica, anche se convenzionale, noi lo vediamo radicato nell'Assoluto. Lo vediamo alla maniera degli antichi cabalisti, di colui che ha il suo fulcro, il suo centro, la parte vera, reale, là dove è la Realtà, la Realtà assoluta: la Scintilla divina, l'alito divino, la quale ha i caratteri dell'Assoluto. Che è eterna, onnipossente, onnipresente, onnisciente insomma: "assoluta". Per comodità noi usiamo dire "Scintilla divina", ma è una finzione che noi adoperiamo per far intendere che ciascun individuo ha alla radice del suo essere la Natura stessa e 

L'Essenza stessa dell'Assoluto. Il Suo "virtuale frazionamento" origina o meglio è all'origine dell'individualità. Ecco i "molti nell'Uno"  e "l'Uno nei molti". Queste fondamenta dell'individuo sono eterne.

Originare i "molti" è ciò che dà all'Assoluto il "sentire assoluto"; ma è vero anche il contrario, cioè che i "molti" esistono per il "sentire" dell'Uno-Assoluto.

                    *  *  *              

L'Uno esiste se e in quanto esistono i "molti". I "molti" esistono se e in quanto esiste l'Uno, ma i "molti" e  l'Uno esistono ancora perché esistono le individualità; e le individualità non esisterebbero se non esistessero l'Uno ed i "molti".

Le individualità esistono se e in quanto esistono gli individui; ma gli individui non esisterebbero se non esistessero le individualità. Così come una collana non esisterebbe se non esistessero le perle poste l'una dopo l'altra ed unite da un filo. Ma le perle di pari non esisterebbero se non esistessero le collane.

                                                                                                                                                                                                             K.H.

 

La vera vita è oltre il piano fisico

Vedete come tutto viene elaborato dalla mente. Uno parla ed esprime un concetto ed ecco che chi ascolta, captando il messaggio, elabora il suo significato confrontandolo con quanto crede o sa o è capace di supporre. E se il nuovo concetto in qualche modo può essere collaudato dal patrimonio delle proprie cognizioni, allora si dice: "ho capito". Oppure: "hai ragione".

Insomma l'individuo ha a sua disposizione una serie di strumenti, di veicoli, di mezzi. E dal giuoco di questi suoi attrezzi, di queste sonde, di queste macchine che sono i suoi sensi, nasce il suo "sentire".

Dicevano gli antichi: "Cogito, ergo sum"; penso, quindi sono esisto. Invece noi dobbiamo dire: "Sento, quindi esisto", dando al termine "sento" il significato più lato. Sento, cioè, per coscienza, sento per attività mentale, intellettiva; sento per mondo delle sensazioni, sento per contatto diretto con il piano fisico.

Questa sera quando voi siete arrivati, avrete fatto una di quelle elaborazioni delle quali prima vi dicevo. Vi siete trovati di fronte alla padrona di casa che vi ha aperto, ed ecco una situazione; che cosa dice la vostra mente? Dice che in quella situazione bisogna dire "buona sera", bisogna salutare ed ecco che avete espresso i soliti convenevoli. Se avete chiesto "come sta?" o "come stai?" è perché la vostra mente vi suggeriva che il saluto doveva essere allargato a questa informazione e nello stesso tempo la curiosità - qui c'entra anche il mondo delle emozioni e delle sensazioni - vi spingeva a chiedere qualcosa che non sapevate e che desideravate conoscere. 

Quando durante tutta la sera avete parlato di vari argomenti, che cosa avete fatto? Sempre i vostri veicoli vi hanno fornito delle informazioni, vi hanno dato dei dati che voi avete elaborato, e questa elaborazione vi ha spinto poi ad intervenire nella discussione; oppure il timore di sbagliare vi ha fatto tacere. In sostanza, se di fronte a ciascuno di voi, anziché essere tante persone in carne ed ossa, vi fossero stati tanti simulatori di situazioni così si dice oggi, è vero? - la vostra reazione sarebbe stata identica.

Voi sapete - giusto parlando di spostare l'attenzione ai piani più sottili - che esistono certi esercizi insegnati dal sistema Yoga, secondo i quali si cerca appunto di raffinare le capacità sensorie degli individui. Il primo e il più elementare di questi esercizi consiste nel dire: "Io ho un corpo fisico, non sono il mio corpo fisico. Io non sono il mio corpo astrale, ma io ho un corpo astrale.  Io non sono il mio corpo mentale, ma io ho un corpo mentale", e così via. Quindi per spostare la propria attenzione ai piani più sottili bisogna, come norma elementare, cercare di svincolarsi, liberarsi dall'illusione che il piano fisico sia il centro del Tutto, che la vita nel piano fisico sia un'esclusiva del piano fisico. Occorre che l'individuo cessi d'identificarsi con il suo corpo fisico.

Noi cerchiamo di spingervi a questo parlandovi del mondo dei fotogrammi e dicendovi: "Vedi quella pianta che tu credi viva perché la vedi crescere? Non è così: quella pianta vive solo perché, dietro la sua forma, è nascosto un "sentire". Non è viva perché cresce: cresce in quanto è rappresentata così, è rappresentata nei fotogrammi come un qualcosa che voi chiamate "seme" il quale comincia a germogliare e che, poi, nella fase successiva mette le foglie e poi ancora cresce, fiorisce, fruttifica e muore, perché è rappresentata secondo questo ciclo. Ma in effetti vive perché dietro a questa forma si nasconde un piccolo "sentire", un sentire di sensazione, di sensibilità". Quella è la vita della pianta, non il suo crescere.

Altrettanto possiamo dire del nostro corpo fisico quando siamo incarnati. Una creatura vive non perché la vediamo muovere, mangiare, crescere, dormire, destarsi, parlare: quella no è la vera vita della creatura. Ma vive perché dietro a questi atti c'è un "sentire", un "sentire di coscienza". Quella è la vera vita. E' importante questo perché il fatto che un corpo fisico cresca, metta la barba e i baffi, o perda i capelli, non vuol dire che quel corpo fisico viva, è vero? Non vuol dire che l'individuo viva. No. Il corpo fisico è rappresentato nei fotogrammi del piano fisico secondo quella successione; cioè secondo la successione di mettere la barba i baffi e perdere i capelli, e così si comporta; ma il succo, l'essenza, la verità della vita sta oltre il piano fisico, oltre il corpo fisico: sta nel "mondo degli individui".

Allora pensiamo che questa serata sia precostituita, che esista un film che contiene i vostri corpi fisici, le vostre sensazioni, le reazioni, tutto quanto voi avete vissuto in questa serata e che ha interessato le materie dei piani astrale, mentale e fisico.

Prima di tutto, se così fosse, ciascuno di voi potrebbe vivere questa serata singolarmente, perché il "sentire" di ciascuno potrebbe essere non contemporaneo agli altri "sentire" e ciò non cambierebbe nulla. Poi voi avreste la sensazione di essere liberi e padroni di fare delle domande o di tacere come avete fatto, senza peraltro che in effetti esista un'alternativa reale a quello che è stato il vostro comportamento.

Siamo al punto in cui suonate alla porta di questa casa. La vostra sensibilità, il vostro "sentire" vive quel momento, il momento in cui nel fotogramma nel quale vi immedesimate, il vostro corpo fisico è rappresentato al cospetto della padrona di casa con un cordialissimo  "Buona sera!". Che cosa accade?

Accade che avete una risposta, questa risposta è uno stimolo alla vostra sensibilità, ed ecco che nella situazione successiva voi ancora interloquite, voi ancora parlate e vi comportate secondo lo stimolo che avete avuto. E così vivete per la prima volta la serata quale l'avete trascorsa questa sera. "Strano - direte voi - ma a me sembrava di essere il protagonista della serata,  perché avevo certe reazioni ed a queste reazioni rispondevano secondo la mia libertà, od ero libero di stare zitto". Sì, certo voi avete risposto a certi precisi stimoli perché la vostra evoluzione così vi ha fatto rispondere; perché valutando tutti i vari impulsi che i vostri veicoli vi hanno trasmesso e che provengono dall'ambiente del piano fisico nel quale è rappresentata una certa situazione, solo così potevate agire.

Dunque un nuovo tipo di libertà si aggiunge a quelli che conoscete: la supposta libertà. Torneremo su questo argomento che non deve meravigliarci; dal momento che tutto è illusione, anche la libertà può essere illusione.

                   * * *

Quello che mi preme puntualizzare è questo: rivivendo la riunione di questa sera, la rivivreste nello stesso modo non perché così e precostituita, ma perché tornando indietro di un passo nella vostra evoluzione, gli stimoli dell'ambiente esterno - stimoli identici a quelli che avete provato per la prima volta, badate bene, stimoli identici - susciterebbero le identiche reazioni.

Questo è un esempio che può servirci per tornare sull'argomento del libero arbitrio.

 

Le scelte individuali in rapporto alla Realtà

Certo che parlarvi significa farvi correre un bel rischio. Una volta vi dicemmo che queste riunioni potevano fare di voi dei santi o dei pazzi. A taluno sembrò esagerata questa affermazione; eppure, invece, è giusta; perché dirvi che il "sentire" degli uomini non è contemporaneo, può significare avviarvi sulla strada della pazzia. Arrivare a dire che qualche variante alle scelte che voi fate, in cui sia rappresentato un vostro interlocutore è vissuta solo da voi - non faccio un'affermazione, parlo solo per amore del parlare - significa frazionare, sminuzzare il vostro potere di sintesi. Dire che in questa serata in cui vi sono x creature, il "sentire" di ognuna può non essere contemporaneo e che mentre io sto parlando con voi, non ho di fronte a me delle creature reali in quanto il loro "sentire" non è contemporaneo al mio, vuol dire proprio abituarsi a vedersi al centro del Cosmo, in un mondo fatto, costruito, apposta per noi.

Anche se questi sono passaggi-Verità non crediate che siano storie; sono Verità per abituarvi a capire la Realtà, la Realtà che trascende i limiti dei tempo. Voi siete abituati a pensare in termini di tempo; ebbene dovete cessare di pensare in termini, non dico di tempo, ma di successione. La Realtà trascende infatti anche la successione.

Ed allora, se trascende ogni successione, che significato può avere, nella Realtà, la scelta delle creature? Non c'è niente da aspettare, non c'è da stare a vedere - nella Realtà - che cosa sceglieranno le creature. Non c'è successione, è vero? Eppure parliamo del libero arbitrio, parliamo del mondo dei fotogrammi, delle scelte che gli individui fanno; del rapporto che esiste fra il mondo dei fotogrammi, dove pare che imperi un tempo, e il "mondo degli individui" dove questo tempo si chiama solo "successione di sentire".

Quando parlammo di libero arbitrio, dicemmo che l'uomo gode di una libertà in modo proporzionale alla sua evoluzione.

In ogni caso la sua libertà è relativa. Gode di una libertà assoluta chi si identifica con l'Assoluto.

Parlando dell'uomo siamo nei limiti della libertà relativa, la quale può essere pura o spuria; cioè se l'uomo opera una scelta senza essere influenzato da fattori interni o esterni, egli in quel momento e per quella scelta ha goduto di una libertà pura. Se, invece, è stato influenzato da un qualunque fattore, la sua libertà era del tipo spurio. Quando poi non c'è possibilità di scegliere, non possiamo parlare di libertà.

Questo è quello che sapevate sul libero arbitrio dell'uomo.

Ora, dopo l'esempio della scorsa volta, con la Verità dei fotogrammi - per chiamarla in un modo - vi diciamo: "Il libero arbitrio relativo esiste, rimangono ferme quelle precisazioni, puntualizzazioni, che a suo tempo facemmo sul libero arbitrio; ma se anche non esistessero varianti nella serie dei fotogrammi e tutto fosse scritto in un unico e solo modo, l'individuo - in ultima analisi - godrebbe egualmente di libero arbitrio relativo, perché le sue reazioni nascerebbero in un presupposto di libertà.

Tuttavia, nonostante questa affermazione, le variazioni, le mutazioni, le strade equivalenti nel cammino degli individui, esistono. Più avanti - se avrete la pazienza e la bontà di seguirci ancora - vedremo perché queste mutazioni sono essenziali alla storia del "sentire" individuale.

Certo che se queste vi istradano verso la pazzia, ce n'è un'ultima che addirittura inferisce il colpo di grazia: e cioè che tutti noi siamo in definitiva individualizzazioni dell'Assoluto ed ogni "Scintilla-individualità-individuo" è Suo frazionamento, un Suo circoscriversi, limitarsi, esistere in forma relativa L'Assoluto è il Tutto relativo, un insieme di relativo. Che cosa significa questo discorso? Come può esistere un Assoluto circoscritto?

Noi vi facemmo l'esempio della collana di perle. La collana di perle esiste in quanto tante perle, da un oceano di madreperla, sono in qualche modo delimitate, poste l'una accanto all'altra, è vero? Allora l'oceano di madreperla è l'Assoluto che trascende l'insieme della madreperla. Nell'Assoluto esiste questo frazionamento in quanto vi è una limitazione dell'Assoluto, un Suo circoscriversi, diventare, in sostanza, relativo. Ed ecco la collana delle perle. Ma come possono esistere queste perle, poste l'una accanto all'altra, se in qualche modo non vengono prese in considerazione, definite, create, poste assieme una per volta?

Come è possibile in un oceano dove non esiste né prima né dopo, dove non esiste, quindi, il tempo, creare il tempo? Quanto vi chiedo, figli e fratelli, col dirvi: "Seguitemi!" perché possiamo solo servirci di queste figurazioni.

Nell'Eterno Presente non esiste il tempo, ma non esiste neppure un trascorrere, una successione: tutto è lì da sempre e per sempre, "congelato", dicemmo. Adesso abbiamo saputo che nel mondo dei fotogrammi, quindi piano fisico, astrale e mentale, tutto è lì da sempre e per sempre, pur essendo mondo relativo; il Cosmo, si dice, ha un inizio ed una fine nel suo insieme di fotogrammi, ma questi fotogrammi sono sempre lì, da sempre e per sempre. L'unica successione che rimane per ora in vita è la successione del "sentire", la collana di perle.

"Ebbene - voi dite - quando questa successione ha inizio?".

Ma mai, figli e fratelli! E' sempre. Un altro sforzo richiedo alla vostra intelligenza.

Può avere avuto un inizio reale il Cosmo? Noi stessi lo abbiamo escluso. Il mondo dei fotogrammi, intanto, parte di questo Cosmo vi abbiamo detto, non ha mai avuto inizio, sempre è stato, e mai ha fine. Tuttavia essendo limitato ha un inizio ed una fine che sono i limiti di questo "qualcosa" limitato. Ma ciò  non significa iniziare ad esistere e cessare di esistere in senso assoluto.

Può allora aver avuto un inizio ed un termine il "sentire" degli individui? Non vi spaventate. Ma niente, né nell'Eterno Presente, né nel Cosmo, né nel "mondo degli individui" può avere avuto un inizio ed avere una fine. Perché, se qualcosa, sia pure nel mondo relativo, avesse un inizio ed una fine, questo qualcosa travolgerebbe l'intero Assoluto,  dal momento che il relativo non è che un'emanazione dell'Assoluto.

"Ed allora come si spiega - dite voi - questa successione di "sentire"?"". Ancora con l'esempio della collana di perle, perché ciascuna perla, ciascun "sentire", per esistere, deve essere chiuso, limitato. Ciascun "sentire" dell'individuo è un ente, un'entità a sé, chiusa, limitata. Proviene da un "sentire" precedente e sfocia in un "sentire" seguente perché se non vi fosse questo legamento non vi sarebbe unità; ed allora non essendovi unità, non vi sarebbe un'individualizzazione, ma vi sarebbe un caos di "sentire", sospesi nell'Assoluto. Ecco perché noi parliamo di Assoluto individualizzato: tutte le individualizzazioni debbono avere una loro unità, ed ecco perché il "sentire" dell'individualità è un "sentire" tutto in un unico momento i tanti "sentire"  appartenenti al suo ceppo, a quella individualità. Se poi noi consideriamo, al fine di comprendere, questa individualità proiettata nel mondo dell'individuo, ecco i "sentire" individuali percepiti l'uno dopo l'altro.

Così è per il ricondursi del Tutto all'Unità che esiste l'individualizzazione ed è per l'individualizzazione che ciascun "sentire", pur essendo un ente a sé, chiuso, limitato, ha però questa eredità: proviene da un "Sentire" precedente, appartenente a quell'individuo e sfocia in un "sentire". seguente.

Ma in effetti questo passaggio esiste? No: per esistere  un "sentire" chiuso come un ente a sé, nell'oceano di madreperla, il "sentire" deve essere limitato e deve per forza essere "sentito" una volta; ma questa volta - pur essendo chiusa, limitata, pur essendo una volta che scorre - in effetti non scorre mai e non prelude ad un chiudersi del ciclo.

Vedo l'atterrimento di qualcuno di voi che subito tra errate conclusioni e pensa che la sua teoria di incarnazioni - tanto per parlare con il vecchio linguaggio - non cessi mai. Non è questo il significato di quello che io questa sera vi ho detto, figli e fratelli. La collana di perle composta di una perla accanto all'altra e considerata l'una dopo l'altra, non cessa mai di esistere, neppure quando io ho finito di  considerarla l'una perla dopo l'altra; perché questo finire di considerarla non significa cessare di esistere. 

E' per sua natura che la collana di perle è formata da una perla dopo l'altra e quindi, per sua natura, così esiste. Ma in effetti non trascorre mai, non cessa mai. E' il "sentire individuale" - ancora lo ripeto - che considerato nelle sue fasi che lo compongono sembra provenire, fase per fase, da un "sentire" precedente e sfociare in un "sentire" seguente, ma in effetti non esiste movimento, passaggio. Tutti i "sentire individuali" sono percepiti una sola volta nell'eternità. Ma poiché eternità non significa tempo che non finisce, ma "senza tempo", quest'unica volta non è ubicabile o dislocabile. E' una sola volta e sembra sempre "ora" che conduce a "dopo " e che "viene da".

                       * * *

Avete mai osservato le forme di vita inferiori all'umana? Ebbene, avete visto che poche sono le possibilità di espressione di queste forme. Gli animali, che sono fra le forme di vita inferiori all'umana che hanno maggiore espressione, articolano le loro azioni su una gamma di dieci, quindici tipi di atti.

Ad esempio un gatto mangia, si pulisce, gioca, asseconda i richiami del suo veicolo fisico inerenti alla riproduzione, fa le fusa, come si usa dire. Ebbene, man mano che queste azioni s'ispirano ad un maggior "sentire", noi diciamo che la bestia è più o meno intelligente. Ma anche l'uomo, in fondo, quale noi lo conosciamo, articola le sue azioni ed il suo modo d'agire su pochi tipi di atti. Non sto qua ad elencarli.

Quello che può distinguere l'uomo sta nella comprensione di Verità quale quella che questa sera vi è stata accennata. Tutto è attorno a voi. Il vostro mondo di conoscenze è attorno a voi come è attorno agli animali; ma gli animali non riescono a capirlo. Così attorno a voi vi e un mondo di conoscenze che voi ignorate, come l'animale ignora le vostre conoscenze. Eppure queste conoscenze sono realtà viva che vi avvolge, che è a contatto con voi ogni attimo della vostra vita, del vostro "sentire". Sta a voi aprirvi a questo mondo tanto diverso da quello che conoscete; come diverso è il vostro mondo nei confronti del mondo degli animali.

Un solo piccolo sforzo per capire, prima di giungere alla comprensione. E per capire un mondo diverso da quello che conoscete, occorre distruggere il vostro abituale modo di affrontare i problemi; il vostro abituale modo che usate per capire.

Non c'è da capire cose consuete, ma cose del tutto diverse da quello che siete abituati ad avere come oggetto dei vostri sensi.

Ed occorre quindi uno sforzo della vostra intelligenza. E' come smettere di fumare; disabituarvi ad un'abitudine, lasciare un'abitudine, lasciare un consueto modo di vedere, andare oltre.

Mi auguro che questo sia per voi dolce e possibile, con l'aiuto dei vostri Maestri.

Pace a voi.

                                                                                                                                                                                                           K. H.

 

Varianti o mutazioni collaterali

Osserviamo il vostro stupore di fronte ai concetti che vi stiamo illustrando. Stupore e sbigottimento. A chi ha capito può sembrare che il nostro tornare sui principi enunciati sia superflua ripetizione, ma perché il concetto sia afferrato occorre esaminarlo da diversi punti di vista. Per chi ha capito ciò costituisce un collaudo, per chi ha le idee confuse ulteriore esplicazione. 

Pensare, per portarvi a questo punto di conoscenza ci sono voluti venti anni ed era una conoscenza accessibile che non esulava dalla logica umana. Qui, invece, si tratta di vedere la Realtà da un punto di vista del tutto inusitato. Perciò, per il momento, dobbiamo parlare per principi. Quando vi enunciammo il principio della non contemporaneità del "sentire", questa Verità vi parve strana; e via via, attraverso a spiegazioni, a discussioni, qualcuno di voi - per non dire tutti, o quasi - si è impossessato di questa Verità, prima conosciuta come semplice  enunciazione di principi. Per "impossessato" intendo avere capito, non assimilato o compreso. Siamo nell'ambito del capire ed accontentiamoci di questo. Del resto è un punto di passaggio obbligato: se l'uomo prima non capisce, mai arriverà a comprendere. Attenzione, consapevolezza, comprensione. E' vero? Verità ancora valida.

Ora siamo giunti all'enunciazione di un altro principio: quello delle "varianti". Principio che per taluno di voi può sembrare superfluo o addirittura costituire motivo di confusione. Ebbene, se questo può sembrarvi una zeppa, qualcosa che turba il quadro che ora dell'insegnamento vi siete fatti, vuol dire che non avete capito giustamente. Vuol dire che voi date al libero arbitrio un'interpretazione del tutto soggettiva, cioè pensate che l'individuo sia libero solo perché crede di esserlo, ma che in effetti non abbia alcuna libertà. Ciò non è tutta la Verità; infatti l'individuo non è libero - sempre di quella porzione di libertà relativa - solo perché crede di essere libero; ma perché crede di essere libero e perché ha un'effettiva possibilità di scelta.

Certo quando l'individuo subisce un karma non possiamo parlare di scelte, ma veniamo ad un esempio pratico. Le scelte che può fare l'individuo uomo e che veramente corrispondano ad una sua effettiva libertà, non possono essere tali da sconvolgere totalmente la sua esistenza. Nella vita di un uomo quella che apparentemente può sembrare una scelta le cui conseguenze hanno radicalmente mutato la sua esistenza, in effetti non costituiva  una sua libertà. L'uomo non ha la libertà così grande da mutare totalmente la sua esistenza. Se la sua esistenza cambia completamente vuol dire che quello era il suo destino, cioè quello doveva fare e non quello poteva fare.

In linguaggio matematico la libertà di scelta dell'uomo potrebbe essere paragonata alle soluzioni di un'espressione condizionata di questo tipo A+B=7 in cui A debba essere sempre minore di B. Le soluzioni possibili (libertà di scelta) sono alquanto limitate e lo sono vuoi dal risultato che è già determinato (7) e vuoi dalla condizione posta.

Dunque, quando l'uomo ha di fronte a sé la possibilità di scegliere, può darsi che ciò corrisponda al vero, ad una

sua effettiva libertà di scelta, soprattutto se le scelte non sono di una portata tale da mutare radicalmente la sua esistenza. Così, egli può godere di due tipi di libertà: una libertà effettiva anche se relativa, ed una libertà supposta; la prima quando le sue scelte corrispondono ad una reale possibilità di scelta, la seconda quando questa possibilità è in effetti solo supposta.

Ebbene questa sera dobbiamo enunciare il principio che il primo tipo di libertà si concretizza nell'esistenza dell'uomo, vista secondo l'esempio della bobina cinematografica, con tanti spezzoni (varianti) di film quante sono le effettive possibilità di scelta. Tutti gli spezzoni confluiscono, poi, nuovamente nella pellicola che ritorna ad essere una, ma tutti esistono allo stesso modo anche se uno solo sarà quello che rappresenta la scelta seguita dall'uomo.

Per ora qui ci fermiamo e riprendiamo, invece, un altro argomento di discussione: la non contemporaneità del "sentire" i fotogrammi che abbiamo in comune.

Voi avete obiettato che se prendiamo la mano di un nostro simile e gliela stringiamo forte, egli ha una reazione di dolore e questo prova, secondo voi, che il "sentire" i medesimi fotogrammi è contemporaneo fra noi e quel nostro simile. Infatti, dire, che l'azione che fate di stringere la mano può rientrare nel vostro libero arbitrio, e come si potrebbe spiegare la reazione di dolore se il "sentire" non fosse contemporaneo?

Non c'e dubbio che la reazione è contemporanea, o meglio immediatamente succedanea a quell'azione. Ma lasciamo, per semplificare le cose, per ora la questione del libero arbitrio.

Supponiamo che l'unica libertà goduta sia quella supposta. Allora apparirebbe più chiaro, essendo tutto "scritto" nei minimi particolari, che fossero previste anche le reazioni. Se tutto fosse fatalisticamente scritto nei minimi particolari, sarebbe anche predeterminato il fatto che io chieda alla figlia Nella, ad esempio: "Nella, tu sei presente in questo istante?". E sarebbe scritta anche la risposta, è vero?

Ho detto "chiedo alla figlia Nella", ma forse più preciso sarebbe dire "a quello che io vedo della figlia Nella", perché in realtà Nella sta oltre quello che io vedo; in ultima analisi Nella è l`individuo che sta oltre il corpo fisico, che occhi di un corpo fisico vedono. E' vero? Allora il fatto che io chieda ad un corpo fisico che identifico nella figlia Nella: "Tu sei qua in questo momento?", ed il fatto che questo corpo fisico mi risponda: "Sì, io sono qua in questo momento", non prova - a me Kempis che vivo questi fotogrammi - che dietro a quello che io vedo e chiamo "figlia Nella" vi sia l'individuo Nella. Direte: "Allora, chi ha risposta?"; ha risposto il destino, perché abbiamo posto che tutto sia scritto nei minimi particolari. Era dunque scritto che io domandassi: «Nella, sei presente?", ed era scritto che mi si rispondesse: "Sono presente in questo momento". Dunque, per un osservatore soggettivo, quale io in questo momento sono, il fatto che io riceva una risposta non mi prova che dietro il corpo fisico che io vedo vi sia ora (non "ora" di tempo astronomico) un "sentire". Questo vale per me Kempis e altrettanto vale per la figlia Nella.

Ed allora, siete, da questo esempio, confusi?

Domanda. - Non sappiamo più se veramente ci siamo. Lo domandiamo a te. Ci siamo?

Risposta - Ecco la pazzia. Chi ode una domanda, la intende,  la capisce, e risponde che non è sicuro di esserci, è uno incamminato verso un manicomio. La risposta giusta è: "Io sono sicuro di vivere questi fotogrammi, perché li "sento", ma non saprò mai se gli altri che io vedo li "sentono" contemporaneamente a me".

Se tutto fosse come una bobina cinematografica, preordinato e predeterminato e già esistente in ogni particolare, ciascun individuo potrebbe immedesimarsi nella storia dei vari protagonisti dei film che esistono solo nella celluloide, anziché contemporaneamente, in tante volte separatamente. Ciascuno di essi animerebbe il film singolarmente e quando giungesse all'episodio in cui tira la coda ad un gatto si beccherebbe una bella graffiata e ne proverebbe dolore anche se l'individuo che fa capo al gatto vivesse la scena non contemporaneamente a lui, anche, cioè, se quella volta, dietro al gatto non si nascondesse alcun "sentire".

Verità che sconvolge, ma per questo non meno vera.

Proseguendo nel filo del ragionamento, allora, il corpo fisico, il corpo astrale, il corpo mentale, che sono veicoli della stessa natura, vivono a sé in quanto osservando, scorrendo i fotogrammi, questi corpi sono rappresentati in attività ma non per altro.

Dietro questi veicoli, mentre io "sento» questi fotogrammi, può non esserci un "sentire". C'è forse già stato ed io sto osservando ora una scena già vissuta da altri, o forse ci sarà, oppure mai c'è stato e mai ci sarà?

Avrete queste risposte se riuscirete a non definire queste Verità come pazzesche.

Di un uomo che con noi è rappresentato negli stessi fotogrammi è certo che esistono: il suo corpo fisico, il suo corpo astrale, il suo corpo mentale. Il fisico come aspetto, l'astrale come sensazioni, il mentale come pensieri. Scorrendo, io, la comune serie di fotogrammi vedo il fisico che si muove, indovino dietro a quel fisico delle sensazioni e dei pensieri. Ma perché tutto questo? Perché scorrendo da un fotogramma all'altro questi veicoli sono rappresentati in attività; ma oltre questi veicoli c'è il "sentire"? Questo è importante. Quand'è che i fotogrammi sono "sentiti"? Quando l'individuo unirà la propria consapevolezza alla serie di fotogrammi che io sto vivendo ora.

Quel Tizio che io ora vedo rappresentato e che mi sembra vivo, tanto che se lo tocco ne sento il calore del corpo, lo vedo reagire ai miei stimoli, rispondere alle mie domande, perché così è scritto, quand'è che "sentirà"? 

La risposta è semplice: quando percepirà quei fotogrammi rappresentanti il suo corpo mentale, il suo corpo astrale ed il suo corpo fisico in attività.

E chi vedrà? Vedrà il mio corpo fisico (ammesso che l'abbia un corpo fisico), il mio corpo astrale, il mio corpo mentale, che contribuiranno a dargli l'illusione di essere di fronte ad un essere vivente che dialoga con lui, ma dietro a questi non vi sarà il "sentire" di Kempis.

Dunque è scritto anche il dialogo nei minimi particolari, dialogo che diventa monologo, in realtà; monologo a due, perché prima è vissuto da Kempis il quale ha l'esatta sensazione ed illusione che il suo interlocutore lo segua, lo capisca, vibri assieme a lui; e poi sarà  vissuto dall'altro, se l'evoluzione fra me e l'altro è diversa. Quando egli vivrà lo stesso dialogo udrà le parole che io ho pronunciato, pronuncerà allora le domande che io ora ho da lui sentite ed alle quali ora rispondo.

 

Continua