Conseguenza logica del concetto di Eterno Presente - Né caos, né caso - Illusione del trascorrere (Esempio fotogrammi) - Esistenza oggettiva del Cosmo - Situazioni parallele, - Ogni fase è un "sentire" - Le mutazioni per il libero arbitrio - La vita dell'individualità - La storia individuale - Visione soggettiva del Cosmo - Assenza di scelta nella vita macrocosmica PARTE TERZA L'INSEGNAMENTO FILOSOFICO Premessa Più
che Dio ad aver fatto l'uomo a Sua immagine e somiglianza, è vero il contrario. L'esistenza
della Divinità è sempre stata un argomento che ha interessato l'uomo di ogni
epoca. Tutti si sono domandati se Dio esiste: dal raffinato filosofo al
selvaggio. Qualunque sia stata o sia la risposta certo è che nessuna idea in
proposito è così soggettiva come quella della Divinità. Partendo dalla naturale
intuizione di ognuno che qualcosa esiste oltre ciò che appare, si sono
accumulate nei tempi quell'insieme di opinioni, ad uso e consumo dei popoli,
chiamate religioni. Ciò che la filosofia può dirci sulla Divinità, pur
contenuto sul filo della stretta logica, o è troppo estraneo al cosiddetto
"creato" da risultare pura astrazione, o ne fa tanta parte da
acquisirne la natura finita e mutevole. L'idea
che qualcosa esista oltre ciò che appare è il concetto della Divinità ridotto
ai minimi termini; così, sfrondato da tutti gli apporti soggettivi, non può che
trovare unanimità di adesioni anche presso i cosiddetti atei e la scienza
positiva. Per
scoprire la vera natura di ciò che non fa parte della realtà della quale siamo
a conoscenza, dobbiamo partire dal concetto base della Divinità, liberarci di
tutte quelle sovrastrutture create per spiegare un mondo sconosciuto con la
sola metrica di quello che ci è consueto. Infatti,
tanti secoli di pensiero religioso, filosofico e scientifico hanno dimostrato
che le ipotesi sull'esistenza e sulla natura di Dio, formulate secondo la
metrica umana, non sono capaci di conciliare la realtà di un mondo in continuo
divenire con un'idea della Divinità che sia accettabile, che non abbia nulla,
cioè, da doversi spiegare ricorrendo all'allegoria per renderla logica e quindi
credibile. Non
interessandosi, perciò, di tutto quanto gli uomini nei tempi hanno sognato
della Divinità, viene qui proposto il concetto di un Dio Assoluto, seguendo il
quale si perviene alla scoperta che la Realtà che esiste oltre ciò che appare è
del tutto diversa da quella che l'uomo suppone. Forse
perché la Verità non è supponibile, fino ad ora si è potuto credere in Dio solo
per un atto di fede, mentre il concetto della Divinità è essenzialmente logico,
anche se di una logica che va al di là della consuetudine umana. Le
comunicazioni che seguono hanno lo scopo di condurvi sulla linea di un nuovo
orizzonte, per farvene conoscere la bellezza e la Verità, dal quale è
finalmente comprensibile ciò che per l'uomo è sempre stato impenetrabile
mistero. Ogni
concezione della vita non prettamente materialistica distingue l'uomo dal suo
corpo fisico. Infatti se si ammette che alla morte del corpo
l'"essere" sopravvive, una tale distinzione ne è logica conseguenza. A
ciò noi aggiungiamo che non si deve nemmeno identificare l'"essere"
con la sua psiche, cioè col nucleo delle sue sensazioni e dei suoi pensieri,
perché come il corpo fisico viene abbandonato alla fine di ogni incarnazione -
e ciò porta a distinguere l'"essere" dal suo corpo - altrettanto è
del nucleo delle sensazioni, o corpo astrale, e del nucleo dei pensieri, o
corpo mentale. L'"essere"
è il pensatore, il percepiente. Per noi l'"essere" è la coscienza,
intendendo con ciò molto più dell'autoconsapevolezza, più del sub-cosciente,
più della coscienza morale. E' il nucleo del "sentire" acquisito
nelle varie incarnazioni che non viene mai perduto ma vieppiù ampliato. Per noi
l'"essere" non ha la coscienza, l'"essere" è coscienza, è
"sentire". Ora,
siccome la coscienza acquisita non viene mai perduta, l'"essere",
oltreché poterlo identificare con essa, lo si può visualizzare in una teoria,
una serie di "sentire" che va dall'atomo del sentire al sentire
massimo. Taluno
chiama l'"essere" spirito, ego, sé, ecc., ciò ha un'importanza
relativa. Importante è capire che l'"essere" non subisce un processo
di accrescimento perché è già completo in sé. Sicché l'evoluzione non deve
intendersi come divenire, perché il progressivo rivelarsi di un sentire più ampio,
di una coscienza più vasta, è in realtà l'affermazione dell'esistenza dei vari
sentire, i quali sussistono nel non-tempo al di là dell'apparente sbocciare e
trascorrere, così come una parola scritta è letta lettera dopo lettera, ma in
sé è un insieme che ha un suo significato legato alla sequenza delle lettere
che la compongono. Il
Cosmo, intendendo con questa parola l'ordine dei mondi fisico, psichico e della
coscienza, cioè degli esseri, si può convenzionalmente considerare in due zone
che non sono diverse ubicazioni di spazi, ma diversi stati d'essere. La
prima zona comprende il mondo della percezione a sua volta costituito dal piano
fisico, dal piano astrale e dal piano mentale, ossia da quelle aree non
spaziali in cui hanno vita i corpi fisici, i corpi astrali ed i corpi mentali
degli esseri. La
seconda zona comprende il mondo del "sentire", della coscienza, degli
esseri intesi nel modo prima precisato. La prima zona esiste in funzione della
seconda, in altre parole le esperienze del piano fisico suscitatrici di
sensazioni, emozioni, pensieri, e viceversa i desideri, le proprie convinzioni
ideologiche o di pensiero in senso lato che indirizzano l'esperienza, hanno
come ragione d'esistere quella di rivelare, suscitare i sentire, la coscienza,
che costituiscono l'"essere". Inoltre,
questa zona che costituisce il mondo fenomenico e della percezione che appare
in continuo movimento, trasformarsi e divenire, è in effetti in condizione
d'immobilità. Questo
stato delle cose è logica conseguenza della natura assoluta di Dio in cui non
può esservi accrescimento, sequenzialità, estraneità, ma tutto non può che
essere contenuto in condizione di Eterno Presente. L'intera Manifestazione
cosmica che comprende l'emanazione ed il riassorbimento del Cosmo, è nell'Assoluto
un atto che non ha sequenza. E'
nostro sentito proposito illustrare tutto ciò in modo e con parole più semplici
possibile per rendere accessibile un punto di vista estraneo alla dimensione
umana, ma che disvela com' è strutturato il Cosmo, sì da far intravedere la
Realtà che è oltre l'illusione.
Conseguenze logiche del
concetto di Eterno Presente Odo i vostri pensieri,
odo quello che voi cercate d'indovinare: "Che cosa Kempis risponderà? Sarà
dell'opinione di non parlare di determinati argomenti quando ancora non sia ben
delineata in noi stessi una giusta
maturazione, oppure - fidando nella nostra facoltà e possibilità di seguirlo -
si avventurerà per quei sentieri della Scienza divina nei quali ben poco sostegno
è la logica, tenue guida la fede, ma solo la maturazione spirituale è sicura
conduttrice?". Che cosa è questa
"maturazione spirituale", dal momento che lo Spirito, per Sua stessa
Natura, è già maturo? Dal momento che lo Spirito, partecipe di Dio, non può né
accrescersi né in qualche modo mutare? Che cosa è l'evoluzione per lo Spirito
che non può evolvere? Che cosa è il futuro nell'Eterno Presente? Come è
possibile parlare di cose così diverse?
Parliamo di Assoluto e di
relativo. L'uno contiene l'altro, l'altro è emanazione dell'uno. Ciò che è
nell'Assoluto e che non sia Assoluto - giacché l'Assoluto è Lui solo, ed E'
Colui che E'- è relativo; ma ciò che non è Assoluto non può essere che diverso
da Lui, in altre parole non possono esservi due Assoluti. Una logica valida per
il relativo, non può essere altrettanto valida per l'Assoluto. Se noi per
comprendere il relativo, giungiamo alla conclusione che il relativo ha un suo
ciclo di vita che nasce e muore, non possiamo con lo stesso metro misurare
l'Assoluto. Così non possiamo parlare
di "evoluzione", di teoria di "scorrere", quali noi siamo
abituati a concepirli nel relativo, e con lo stesso metro a ricercarli e a
ritrovarli nell'Assoluto.
Eppure il mondo del
relativo è nell'Assoluto, eppure il relativo non è avulso dall'Assoluto, eppure
il relativo non è un ente a sé stante dall'Assoluto. Non per nulla non abbiamo
mai adoperato il termine "creazione", ma sempre
"emanazione". Tutto è nell'Assoluto. Un
quadro, prima ancora che sulla tela, esiste molto spesso nella mente
dell'artista, del pittore. Eppure il pittore lo
immagina in funzione di ciò che può realizzarsi, ed immagina un quadro con ciò che ha a disposizione. Se voi pensaste ad una
materia ed il vostro pensiero fosse così intenso da renderla concreta, cioè da
materializzarla, e pensaste anche a certe leggi le quali producessero la
cristallizzazione di quella materia, ebbene la materia si cristallizzerebbe,
voi avreste
Nell'Eterno Presente
tutto è presente in un medesimo istante eterno. Ciò che questo Eterno Presente
origina per sua stessa natura, ha invece un ciclo di nascita e di morte; ma
questa nascita e questa morte, e tutto ciò che è compreso da questa nascita a
questa morte, è egualmente presente nello stesso istante nell'Eterno Presente e
quivi è perciò immutabile. Pur tuttavia non può non esistere questo ciclo di
nascita e di morte, perché se non esistesse non vi sarebbe L'Eterno Presente.
Questo ciclo di nascita e di morte non è che la conseguenza logica, e non
temporale, dell'Eterno Presente. Chi ha orecchi intenda.
* * * Nell'idea esiste la forma
ed esiste la facoltà che questa idea, si traduca in forma. Senza l'idea non può
esistere la forma e senza la forma l'idea poggerebbe sul nulla e tale non
sarebbe. L'idea è quella che è,
perché esiste la possibilità che questa divenga forma. Se non vi fosse il
tradursi in forma dell'idea, l'idea non avrebbe luogo a compiersi e non
esisterebbe né forma, né idea. F. M. Nè caos, né caso Adesso affrontate un
argomento che richiede ancora uno sforzo maggiore, ma pure non è al di fuori
della vostra portata purché lo si affronti con semplicità. Se noi pensassimo
all'Eterno Presente come alla pagina di un libro nel quale è raccontata una
storia misteriosa, bellissima, non saremmo forse molto lontani. Per capire il
senso il lettore deve però scorrere tutta la pagina, è vero! Ma la pagina del
libro comprende - nell'insieme delle parole, delle lettere, della punteggiatura
e via dicendo - questa storia meravigliosa. L'Eterno Presente è oltre questo,
perché comprende la storia nel suo svolgersi e comprende le leggi per le quali
la storia si svolge come è descritta. L'Eterno Presente, come
la pagina del libro, è senza tempo; ogni parola è presente nello stesso attimo
eterno, così possiamo La storia c'è, è vero? Ma
il lettore deve, ad un certo momento, iniziare dalla prima parola per giungere
all'ultima. Se L'Eterno Presente non
ha tempo, l'Assoluto che comprende il Tutto e di cui L'Eterno Presente è
condizione di "esistere" e di "sentire" - L'Uno-Assoluto -
non ha quindi successione né logica né cronologica né di tempo, è vero? Come
esiste il tempo? Da che punto comincia a nascere? Può esservi
"qualcosa" che pur essendo esistente nell'Eterno Presente, prenda poi
cognizione di esso? Meditate, figli. Tante sono le domande, ma tutte hanno una
risposta.
DALI
Perché noi abbiamo bisogno di parlare dell'Eterno Presente? Forse - lo dico senza offesa di alcuno - per la vostra mentalità e la necessità di esservi utili in questo nostro insegnamento non v'era nessun bisogno di parlare dell'Eterno Presente. Parlando di Dio potevamo fermarci al concetto dell'Assoluto senza approfondire, senza portare in campo il concetto dell'Eterno Presente; avremmo reso più piana la comprensione, avremmo evitato molte complicazioni, molte amarezze, forse, a taluno. Voi sareste stati appagati dal concetto della manifestazione e del
riassorbimento che - badate bene - non è per nulla superato dall'Eterno
Presente; che lo completa, che, se non si sente la necessità di conoscere
altro, è di per sé esauriente. Ciò avrebbe comportato minore spreco di fatica
da parte nostra e vostra. Ma il quadro generale, la Realtà che andiamo
annunciandovi, avrebbe - anch'essa - avuto il suo tallone di Achille. Avrebbe avuto il suo lato
debole e sarebbe stata allo stesso livello degli altri sistemi filosofici,
delle altre teologie che possono spiegare molte cose, ma che in fondo hanno un
lato ed un punto, un quesito che non viene risolto. Anzi, che molte volte è in
contraddizione con le premesse fondamentali. Per questo motivo,
trascinandovi forse vostro malgrado in campi del pensiero e più oltre, forse
dell'intuito, che non vi sono consueti - o che non sono consueti alla maggior
parte di voi - abbiamo voluto mostrarvi ciò che fa di questo insegnamento un
insieme di Verità che sopravanzano, ripeto ancora, le filosofie più complesse e
più complete, le teologie più filosofiche e più ragionate.
Fino a qualche anno fa la
scienza non spiegava neppure con
Ogni uomo di scienza - visto che voi credete solo alla scienza - ve ne farà
verace testimonianza. In questo ordine delle materie, l'uomo solo appare il "gran disordinato", perché nel suo modo di agire, nella sua storia, non osserviamo quell'ordine che, invece, tanto abbondantemente è dimostrato nel creato. E' dunque possibile che in un quadro così ordinato di materie, l'uomo - figlio della materia, prodotto di un corpo nel quale l'ordine è ingenerato e in cui il disordine è anomalia - possa degenerare e regnare nel disordine? O piuttosto non è vero che questo apparente disordine non sia che l'attuazione pratica di un ordine che va al di là di ciò che appare?
Certo che in questo quadro ove è ordine, la vita dell'uomo, per
quanto disordinata possa apparire, trova un suo giusto posto solo se questo
disordine s'interpreta in funzione di un ordine più grande che dall'uomo stesso
non può essere colto; che va al di là di ciò che l'uomo, con gli occhi ed i
sensi del suo corpo fisico, può cogliere; che trascende ciò che l'uomo può
umanamente congetturate. E di questo ordine noi, da molti dei vostri anni,
andiamo parlando: di un ordine che solo un Dio può avere stabilito. Dico
"avere stabilito" perché in questo momento ragiono come un uomo che
non conosca niente dell'Assoluto, che non sia convinto dell'esistenza di Dio,
ma che nello stesso tempo sia disposto a credervi, o ad accettare un'ipotesi
che si sostenga sulla logica e che dia una spiegazione, per quanto difficile ma
plausibile. Se dunque questo ordine è
stabilito da un Ente supremo, occorre che questo Ente sia Eterno, cioè non
perituro. Occorre che questo Ente sia "completo". Che cosa vuol dire?
Che non
Dio, nel cui seno si
manifestassero e riassorbissero i Cosmi nei quali avessero vita individui come
voi, sarebbe un Dio che spiegherebbe molte domande, che appagherebbe molti
interrogativi, ma che avrebbe il Suo tallone d'Achille; che non sarebbe né
completo né assoluto, se a Lui non si unisse il concetto dell'Eterno Presente,
dell'immutabilità. Perché se un Dio deve esistere, deve esistere un
Dio-Assoluto, e se un Dio deve esistere Assoluto, non può che essere Completo
ed Immutabile. Ma per essere Completo ed Immutabile, niente può accrescersi a
Lui stesso, niente può essere elemento che a Lui si aggiunga, che in Lui sia
prodotto di una trasformazione. Tutto deve esservi in Lui. Ecco dunque perché
Egli Esiste, E', in un Eterno Presente. Il Suo
"sentire" - che è un "sentire assoluto" - è un
"sentire" che esiste nell'Eterno Presente. "Meditate!". Ciò significa per voi applicarvi, rafforzare il richiamo di questi concetti ad essere compresi; significa assimilare queste Verità. Ma per questa assimilazione dovete rendervi consapevoli delle due dimensioni che non trovano accostamento: la dimensione del tempo con ciò che è senza tempo, che hanno un unico canale di collegamento attraverso al quale ciò che è nel tempo ha un senso e non diviene inutile farneticare di un Ente supremo ammalato di fantasie, ma essenziale "sentire" di un Tutto-Uno-Assoluto. Illusione del trascorrere Quante riunioni fa vi
abbiamo parlato dell'esempio della bobina cinematografica?. Parve allora
che tutto quello che si poteva dire fosse espresso con quell'esempio; eppure
oggi, servendoci dello stesso esempio, aggiungiamo un'altra visione, più vasta
e più precisa. Non è dunque questa "contraddizione", ma
approfondimento; non "nuova invenzione", ma ulteriore esplicazione.
Così quando - come voi questa sera avete
In questa Manifestazione
cosmica voi sapete che esistono i microcosmi, manifestazioni di vita
microcosmica che sono legate ad individualità ed a queste fanno capo. Sono
piccoli Cosmi. Ma mentre i piccoli Cosmi
fanno capo alle individualità, il grande Cosmo non fa capo ad una vita
individuale. Strano, tutto è analogo. Sarebbe stato più semplice vedere anche
una sorta di vita individuale del Cosmo inteso nel suo insieme. Ma questa non
c'è. Perché?
Un Cosmo ha un suo tempo.
Qualcuno di noi disse che se
Ecco dunque che il
trascorrere del tempo è cosa del tutto individuale. E voi direte: "Ma esiste una realtà al di fuori dell'individuo:
infatti misuriamo il trascorrere del tempo non solo dall'alternarsi della luce
e dell'oscurità, ma dal modificarsi di ciò che sta attorno a noi; dalle piante
che, da semi, germogliano, diventano vite adulte, fioriscono, danno frutti e
muoiono. Questo Certo, nessuno può negare ciò. Ma se questo ciclo, questo trascorrere fosse cinematografato e rivisto poi in senso inverso, come se così fosse il ciclo naturale, cioè le piante avessero questo ciclo di vita inverso, chi in questo ambiente vivesse sarebbe convinto che quello è il ciclo di vita della pianta. Eppure la pianta ha un suo ciclo di vita perché è una manifestazione di vita che è legata ad una vita microcosmica, ad un'individualità. Che cosa vuol dire tutto questo farneticare? Vuol dire che
tutto quanto sta attorno a noi, gli alberi che crescono, gli animali che
nascono invecchiano muoiono, i nostri veicoli fisici con il loro ciclo di vita,
è visto Supponiamo che un Cosmo sia una bobina cinematografica in cui vi sia rappresentata una scena: in una stanza vuota entra una persona e sceglie un oggetto che vi si trova. Questo fatto, nella bobina cinematografica, è rappresentato da un insieme di fotogrammi, ciascuno dei quali contiene una "situazione".
Voi sapete che nella proiezione di un film il senso del
trascorrere dell'azione scaturisce dalla permanenza delle immagini sulla retina
del vostro occhio. Scorre il film, ma l'obiettivo e lo schermo sono fermi; il
succedersi delle immagini sullo schermo crea nello spettatore l'illusione del
movimento. La macchina da proiezione è quale la conoscete perché in quel modo
si ha la possibilità pratica di realizzare meccanicamente il principio. Ma se
vi fosse un altro mezzo, secondo il quale voi riuscite a vedere, spostando
l'occhio, una dopo l'altra le immagini fotografiche, egualmente avreste la
sensazione del movimento, pur restando immobile la pellicola. Tornando al
nostro esempio, voi indifferentemente potreste vedere l'azione svolgersi in un
senso o nell'altro. La stanza, da vuota, conterrebbe poi una persona che
sceglierebbe un oggetto, o viceversa: secondo il senso seguito dai vostri occhi
nel guardare i fotogrammi. Esiste un modulo convenzionale, cioè un
Così, supponiamo che
questa bobina sia il Cosmo il quale vi appare, in questi termini, immobile,
tuttavia ha un inizio ed una fine; è limitato e relativo. Nell'ambito di questo
ambiente cosmico, costruito con una particolare impronta, l'individuo ha il
senso del trascorrere, assiste ad una parte del ciclo di vita cosmica perché di
volta in volta, di fase in fase, egli è legato ad una situazione diversa; così
come, nell'esempio che abbiamo fatto, guardasse un fotogramma dopo l'altro. In
questo modo vedete il mutare dell'ambiente che vi circonda. La sensazione di
muoversi, reale ed effettiva, scaturisce dalla consapevolezza dell'individuo
che passa da una situazione ad una diversa successiva nell'ambiente cosmico.
Potremmo dunque dire che non sono le piante che crescono, ma che abbiamo la
sensazione che le piante crescano perché nella fase successiva la pianta,
rispetto alla fase precedente, ha una statura diversa. Così, né più né meno, come
se si trattasse di fotogrammi di un film. Direte voi: "Ed il
libero arbitrio?" Complicazione che s'inserisce in questo quadro. Supponiamo che la nostra
scena cinematografica, non sia più una sola striscia, una pellicola, ma tante:
una per ciascuna delle azioni che il personaggio può fare entrando nella
stanza. Ecco che di fronte allo scorrere dell'occhio dell'osservatore vi sono
tante possibilità di vedere scene diverse, quante sono quelle fotografate:
tante possibilità di scelta quante sono le "mutazioni" cosmiche che
l'individuo ha di fronte a sé.
In questi termini,
quindi, il Manifestato ha un inizio ed una fine, ma vive nell'Eterno Presente
contemporaneamente. L'ambiente cosmico non muta oggettivamente, ma è l'individuo che muovendosi secondo un modulo
convenzionale, particolare, dà senso in se stesso all'inizio ed alla fine del
Cosmo. Ed ecco perché vi abbiamo detto che ogni Cosmo potrebbe essere rivissuto
come voi lo state vivendo in questo momento. Dunque, l'ambiente
cosmico è relativo perché ha un inizio ed una fine, perché è limitato e
contenuto. Il Manifestato è isolato dal non Manifestato che lo contiene. Ma la
durata, il tempo, il movimento di questo ambiente relativo, scaturiscono dal
"sentire", dal percepire, dalla sensibilità dell'individuo. Meditate su queste
affermazioni: esse allargano ulteriormente la vostra visuale, ma abbisognano
che voi compiate uno sforzo per afferrarne il significato. E' necessario che
voi comprendiate il legamento che esiste fra questa parte nuova di quello che
vi diciamo e quello che fino ad oggi avete saputo. Non sono Verità che si
contraddicono, ma si compenetrano e s'integrano a vicenda. Come potrebbe una
Manifestazione iniziare e terminare per poi consumarsi, sia pure avendo come
retaggio l'evoluzione delle individualità? Che senso avrebbe qualcosa che si
consuma nel relativo, ma che rimane nell'Eterno Presente? Vi abbiamo prospettate
queste Verità, fiduciosi che possiate capirle e comprenderle. Avrete un amico
fidato che vi aiuterà nella comprensione: il tempo, anche se il tempo non
esiste.
* * * Taluno di voi può pensare
che un siffatto esempio di una pellicola cinematografica riduca il mondo del
Manifestato ad un mondo incorporeo di ombre. Ma questi tenga presente che il
Manifestato sta alla Realtà assoluta come una visione cinematografica sta alla
realtà materiale del mondo fisico.
F. M.
Esistenza oggettiva del
Cosmo I più grandi nemici dell'umanità sono i rivoluzionari perché conle loro azioni, ed anche meno, con i loro discorsi, con le loro idee, turbano la tranquillità degli ambienti, dei benpensanti, di coloro insomma che cominciano ad adagiarsi su posizioni acquisite e che danno una certa tranquillità. Ebbene, lo stesso Cristo, Suo malgrado, fu un rivoluzionario e seguendo questo paradosso potremmo dire che Egli fu il peggior malfattore dell'umanità, perché cominciò con l'istillare nuove idee in quelle che i suoi contemporanei avevano già acquisito, adattato ai propri modi di vivere, ai propri egoismi, ai propri tornaconti. Istillando nuove idee turbò la tranquillità di tante creature; non solo, ma addirittura molti, che non lo compresero, diventarono "gli illusi" e più il tempo passava, più gli illusi crescevano, più le Sue idee erano male interpretate; fino a che non si eressero dei roghi per bruciare chi si pensava andasse contro quello che ciascuno credeva essere la Verità portata dal Cristo, o chi, più platealmente, era contro gli interessi di una qualche parte. Quindi se il
Cristo non fosse stato il Figlio di Dio, indubbiamente da questo punto di
vista, sarebbe stato il più grande malfattore dell'umanità! Impallidiscono le
stragi delle guerre in confronto alle notti di San Bartolomeo ed a tutti i
roghi dell'Inquisizione che nel nome di Cristo si sono eretti! Eppure -
ermeticità del Vero - il Cristo è il Maestro per eccellenza, il Signore della
Terra. Chi ci capisce qualcosa, indubbiamente, è bravo.
Ancora un paradosso, ancora
un controsenso! Ma proprio questo parlare di Kempis turba e mette in movimento
ciò che, finalmente, con tanta pazienza e tanta buona volontà, eravate riusciti
a capire! Figli e fratelli, il progresso è fatto di questo. Le nuove idee - anche se
non capovolgono quello che fino ad allora si era creduto, ma anzi lo esplicano
ulteriormente - sono destinate a produrre questi fermenti. Gli uomini, da un
eccesso all'altro, girano intorno alla linea diritta dei nuovi concetti e
vibrano, quasi fossero particelle attratte o respinte. In questo alternarsi da
una posizione all'altra, finalmente si giunge a percorrere il nuovo concetto
nel senso, nella direzione esatta. Ma ecco che, non appena questa direzione è
raggiunta, non appena questo alternarsi accenna a diventare, da una linea a zig
e zag, una linea retta, ecco che proprio allora un "guastafeste"
presenta un nuovo modo di vedere e, da capo, il fermento ha nuovamente inizio.
Tutto è vibrazione, tutto
è passaggio, tutto è movimento "Ma il Cosmo -
direte voi - invece si muove". Certo che si muove. Ed ecco la vostra
discussione di questa sera. Volete sapere se questo Cosmo, come gli altri, si
consuma, finisce, cessa di esistere nel piano relativo. Come potete voi vedere
nell'Assoluto, laddove tutto è eternamente presente - nel senso che non vi è
scorrere di tempo, né misurarsi di spazio - la Manifestazione del Cosmo? Come è
possibile vedere nell'Assoluto, cioè nella Realtà, l'esistenza di un Cosmo? Voi
sapete che un Cosmo non è la Realtà assoluta, di Assoluto non v'è che Lui.
Tutto ciò che non è Assoluto è relativo; il Cosmo, quindi, è relativo, pur tuttavia
è contenuto, nell'Assoluto. Un Cosmo, come relativo, non è in una condizione di
esistere di Eterno Presente, cioè senza tempo e senza spazio, perché solo
l'Assoluto è in questa condizione di esistere. Il relativo ha quindi un tempo La risposta è: "Perché il relativo
nell'Eterno Presente non esiste quale voi e noi in questo momento lo vediamo,
lo sentiamo, lo misuriamo. La sensazione di tempo e di spazio quale la
conosciamo è del Cosmo; solo qui ha senso, valore e rilievo". Pur tuttavia
il Cosmo, la Manifestazione, è contenuta nell'Assoluto ed è contenuta nel modo
in cui esiste oggettivamente. Esiste dunque oggettivamente? Un Cosmo esiste
oggettivamente, perché tutto è contenuto nell'Assoluto, e tutto quanto è Pur tuttavia - altro paradosso - lì vi esiste, perché niente di ciò che esiste può essere al di fuori dell'Assoluto. Sottolineo: la sensazione del tempo e dello spazio è una sensazione, la quale tale si rivela ed acquista aspetto di realtà misurabile, controllabile, discopribile in laboratorio, sperimentabile, solo nell'ambito e nei limiti del Cosmo. Situazioni parallele Da quello che ultimamente
avete saputo, sorge una domanda: se la Manifestazione di un Cosmo già esiste
nell'Eterno Presente
Ecco la chiave del Cosmo.
Il trascorrere del tempo, la misura dello spazio è dunque una finzione che si
realizza nell'intimo dell'individuo. Allora che senso avrebbe tutto quanto è
racchiuso negli innumerevoli fotogrammi del film, se noi astraessimo l'individuo
dalla scena alla quale si lega? In effetti, parlando,
possiamo ipotizzare anche l'assurdo ed è lecito il farlo, purché questo riesca
a chiarirci le idee. Può dunque sciogliersi l'individuo dall'ambiente che gli
dà la vita? Può dunque astrarsi l'individuo
da ciò che gli dà l'umore stesso della sua esistenza? Non è possibile. Ma la
domanda è egualmente lecita e, se la memoria non vi tradisse, voi l'avreste
ricollegata ad una nostra affermazione. Ricordate: "ad ogni vita
microcosmica è legata un'individualità: non altrettanto può dirsi, però, della
vita macrocosmica". Perché questo? E' chiaro. L'individuo che ha al
vertice la Scintilla divina, è immerso in una Manifestazione e l'assapora, la
misura, la vive, la sperimenta in tutta la sua oggettività, in tutta la sua
realtà, perché così è e ci appare. Ma in questo sperimentare, in questo vivere,
assaporare, è l'individuo che esiste, è l'individuo che evolve. E' l'individuo
che si lega successivamente agli attimi del Cosmo.
Il Cosmo, in astratto,
considerato al di fuori dell'individuo, è immobile; è come se aveste di fronte
a voi un tavolo su cui vi fossero un'infinità di fotografie. Ecco il Cosmo ed
ecco l'individualità. Allorché scendiamo alle radici di questa individualità,
troviamo l'individuo che è rappresentato, raffigurato, impresso, fotografato in
tutte queste fotografie. Ecco, dunque, la Manifestazione. Ma ciò che scorre è
l'individuo ed è il legarsi dell'individualità prima in una situazione
rappresentata in una fotografia e successivamente in altra situazione,
rappresentata in altra fotografia, che dà la sensazione dello scorrere del
tempo e la misura dello spazio. Ordunque, è possibile
scegliere, ma una scelta implica - per il modulo fondamentale del Cosmo - anche
un passaggio obbligato. Così non può dirsi che la Manifestazione esisterebbe
anche senza l'individuo; e nello stesso tempo può dirsi che un Cosmo ha un suo
modulo, quindi una sua vita, un suo esistere anche al di fuori dell'individuo,
ammesso che questa scissione fosse possibile.
Se dunque si può
scegliere una situazione, una fotografia
In altre parole, si
scelgono serie di fotogrammi. Ed ancora questo attimo successivo, che contiene
un'infinità di variazioni - le quali però sono escluse dalla scelta precedente
e ridotte ad un numero esiguo - può tuttavia ancora consentire un'ulteriore
scelta; la quale a sua volta implicherà passaggi obbligati, fino a posizioni
oltre la successiva, più in là ancora. E così di scelta in scelta, gli
individui s'incontrano, si conoscono, si amano o si odiano: sperimentano, si
abbandonano, tutto in funzione del loro scegliere. In funzione, però,
soprattutto del modulo fondamentale del Cosmo nel quale si realizza la loro
esistenza soggettiva. Ciò che lo scienziato
vede della vita cosmica, del Cosmo che sta a lui d'attorno, è la proiezione di
ciò che sta realmente alla base dell'esistenza cosmica. Ogni attimo di cui è
costituito un Cosmo è immutabile. L'illusorio scorrere da attimo ad attimo,
secondo un disegno convenzionale, crea lo scorrere del tempo, l'ampiezza dello
spazio.
In questo scorrere del
tempo, in questa estensione dello spazio, lo scienziato scopre certe leggi che
egli chiama "del Cosmo", ma non sono che deduzioni conseguenti alla
visione che egli ha del Cosmo che lo circonda. Le leggi che realmente tengono
in piedi un Cosmo nell'eternità, sono leggi assolute e sono le stesse leggi
assolute che creano ogni fotogramma. Ecco dunque come il relativo s'inserisce
nell'Assoluto. Se Uno fosse Uno nel più
ampio senso della parola, se non vi fosse altro che Uno quale monolito, nessuna
condizione d'esistenza potrebbe esservi, nessun "sentire" potrebbe
sussistere.
L'Uno e nulla più. Ma
l'Uno non è un monolito, è un "sentire", un amare, un vivere in
termini assoluti. Perciò ecco i "molti nell'Uno"; ecco che questo
monolito è costituito di infinite cellule in cui Egli è presente nella Sua
interezza di sentire di essere di vivere. Ogni cellula è eternamente presente
in modo immutabile; niente v'è in Lui che muta e ogni mutazione è in Lui, tutte
sono contenute nell'estensione del Suo Essere e tutte nell'eternità della Sua
esistenza. Ogni fase è un
"sentire" Vorrei spingere la vostra
attenzione al "sentire" dell'Uno-Assoluto perché, meditando
sull'Eterno Presente, è facile cadere nell'errore di questo "tutto
esistere in un attimo", "in cui tutto v'è", e dimenticare il
"sentire", dimenticare che ciascuna mutazione è un
"sentire", dimenticare che il virtuale frazionamento è un
"sentire", che ogni fase della vita dell'individualità è un
"sentire". E perfino che le varie fasi del Cosmo sono fasi che vanno
dalla sensibilità alla coscienza, al "sentire" vero e proprio.
Quindi, figli, non
dimenticate che in questo Eterno Presente, in questo Suo stato di esistere, c'è
il "sentire" dell'Uno-Assoluto. Non costringete questa visione
dell'Eterno Presente in uno schema in fondo panteistico o meccanicistico, o
freddo; quasi come una fotografia di tutto quanto è, ma pensate che se tutto quanto è esiste nello
stesso attimo eterno, ciò non vuol dire che sia un esistere privo di sentimento;
anzi è soprattutto ed essenzialmente un "sentire". Meditate su quello che vi viene detto. Cercate di comprendere questa Verità che vi è svelata molto facilmente e semplicemente. Forse sembra a voi quasi impossibile che voi soli
siate messi a conoscenza di queste Verità. Ma non è così. Un tempo esisteva
l'iniziazione, esistevano scuole occulte; la Verità è Non è facile svincolarsi
dai consueti modi di pensare e di vedere le cose, eppure se volete intendere
oltre quello che scienza, fede e religione possono dire, occorre che ci
seguiate in questo sforzo.
Se, invece, questo può
sembrarvi inutile, allora nessuno sforzo c'è da fare. Tante sono le spiegazioni
che giungono da altre fonti, e tutte sono valide purché rispondano alle domande
in modo esauriente. Noi, invece, parliamo per
quelli che ricercano qualcosa di più,
che fanno domande alle quali, né la scienza, né la religione rispondono
logicamente e soddisfacentemente. DALI Incommensurabile, immenso
Dio, quante domande l'uomo Ti rivolge! Egli nell'illusione nella quale è
immerso - e che è santa e benedetta perché è per essa che diviene "centro
di coscienza e di espressione" - vede nascere e tramontare il sole ed ecco
che la sua mente si domanda: "Perché?". Egli osserva i moti della
natura e i suoi maestri terreni gl'insegnano che un giorno il Cosmo è nato, che
un giorno Iddio ha creato l'Universo ed egli si domanda: "Perché un giorno
Iddio ha creato l'Universo?". Ecco allora che per comprendere Iddio l'uomo
non deve osservare il nascere ed il tramontare del sole, non deve credere che
un giorno Iddio abbia creato l'uomo, non deve essere soggetto alle illusioni
dei suoi sensi, alle abitudini del suo ragionare in ordine ai fenomeni umani. E
come, in tanta consuetudine, in tanto errore,
può l'uomo voler comprendere la Verità?
Come, essendo legato al
nascere e al morire, al sorgere e al tramontare, all'inizio ed alla fine,
indagare ciò che è senza fine, se prima non distoglie la sua mente da queste
abitudini! Se prima non riesce a comprendere disgiuntamente la causa dall'effetto?
Se prima non si affranca dall'illusione dello scorrere del tempo? Sì, questo
noi vi insegniamo. Pericoli? Certo, pericoli possono esservi. Possono esservene
per voi perché potete un giorno credere che il sole - una volta che voi avete
scoperta la Verità - non nascerà più e non tramonterà più. Il sole, invece,
nasce e tramonta ogni giorno. Allora? Ogni Verità è vera da
dove la osservi, ma nella Verità ultima è solo chi - trascendendo l'illusione
del relativo - s'identifica nell'Assoluto, nell'Eterno Presente. Pace,
X
Le mutazioni per il
libero arbitrio Avete avuto il tempo
necessario per meditare: meditare su E' una visione del mondo
che voi avete, che non può apparire divisa, frazionata in tanti elementi
costituenti; eppure così è, figli. Anche il Cosmo è composto di tante unità
elementari; il Cosmo inteso come vita, come movimento, quale a voi appare, di
tante unità costituenti che noi abbiamo chiamate "fotogrammi". Questo nuovo modo di
vedere deve porvi di fronte a nuovi pensieri, nuove deduzioni. Immaginate che ciascun
attimo della vostra esistenza - e della nostra esistenza - che passa con tanta
velocità, tanta lentezza a volte, esiste eternamente; e non già come una cosa
passata che ha perduto ogni significato ed ogni "vita"; ma così come
voi lo vivete, come voi lo "sentite", come voi lo percepite: in quel
modo, con la stessa carica emotiva, con la stessa carica di vita, di "sentire" o di esprimere: in quel
modo esiste nell'eternità.
Pensate che ogni attimo dunque, per quanto celermente possa trascorrere, è il risultato di una scelta che voi fate, nell'ambito della vostra libertà. E quando anche è giocoforza andare in quel senso, vivere quell'attimo - che a voi sembra il risultato di tutto fuorché di una vostra scelta - ricordate che quel fotogramma si è parato di fronte a voi chiamato da una vostra antecedente scelta. Così, figli, può darvi smarrimento e confusione pensare a questa miriade di fotogrammi; ma non temete, non v'è pericolo che vi perdiate. V'è l'unità fondamentale del vostro essere che percorre, scegliendo dove può, i vari fotogrammi o "situazioni cosmiche" e che non perde la strada giacché, alla radice di se stessa, v'è ciò che sicuramente la conduce alla meta di ognuno.
L'esempio dei fotogrammi, se non è considerato nella sua estensione, può ricondurvi ad una visione della vostra esistenza in cui non esiste libertà alcuna. Ma pensate che il Cosmo esiste in tutte le mutazioni possibili, con esclusione di quelle assurde, e voi - con la libertà che avete, che è direttamente proporzionale alla coscienza acquisita - potete scegliere varie di queste mutazioni. Nell'Assoluto, vi dicemmo, esiste il Tutto, quindi il tutto nel senso lato; nel Cosmo, vi diciamo, esistono innumerevoli mutazioni possibili. Perché diciamo "possibili"? Perché il Cosmo, essendo costituito secondo un modulo,
limita - per forza di questo modulo - il numero delle mutazioni. Supponiamo
figli, che voi scegliate un fotogramma in cui vi sia una creatura la quale pone
in movimento un fenomeno fisico che conduce Perché in virtù del modulo
convenzionale del Cosmo, i fotogrammi, le mutazioni possibili, sono solo quelle
in cui si ha l'esplosione della bomba. Da qui la scoperta della
Così la creatura potrà essere colta da una crisi
di coscienza ed allora scegliere un altro fotogramma in cui essa avverte i
propri simili affinché non abbiano a restar vittime di questa esplosione, ma
anche in questo fotogramma scelto l'esplosione vi sarà. Potrà addirittura
scegliere - sempre per una crisi di coscienza - un fotogramma in cui si getterà
sopra la bomba per soffocarne l'esplosione e fare in modo che nessuno - pur non
essendo avvertito - possa rimanere danneggiato: ma l'esplosione vi sarà. Potrà
ancora scegliere un altro fotogramma in cui penserà a fuggire, recando danno
così a quanti sono lì presenti; ma l'esplosione vi sarà. Ecco come e perché le
mutazioni che possono scegliersi sono quelle che possono avvenire nell'ambito
del modulo fondamentale del Cosmo.
DALI
Ecco che cosa significa
"circoscriversi", "limitarsi" dell'Assoluto: significa
creare un modulo per creare un Cosmo; ed un Cosmo è - in questo senso - la
limitazione, la circoscrizione dell'Assoluto.
F. M.
La vita
dell'individualità Vari sono stati i
passaggi che voi avete seguito per giungere fino agli ultimi insegnamenti.
Cominciammo parlandovi delle Manifestazioni cosmiche, e non vi dicemmo una
bugia. Allora osservavamo i Cosmi dall'inizio alla fine, nel loro respiro,
secondo il moto che si osserva essendo legati a questo Cosmo, perché l'inizio e
la fine del Cosmo rappresentano i limiti, rappresentano la circoscrizione -
dovuta al modulo - sul quale e sulla quale il Cosmo si fonda. E vi dicemmo che
ciascun Cosmo non può comunicare con altri; rimaneva così isolato, ogni Cosmo,
dal Manifestato. Il Manifestato avvolto dal non Manifestato. Tutte cose verissime e
voi, ascoltandoci, a poco a poco, avete
E'
la volta ora di far
cadere ancora qualche velo. L'insegnamento è tale, a questo punto, che se
ciascuno di voi non fa cadere, da se stesso, questi veli, tutto può diventare
incomprensibile o, peggio ancora, vedersi come il frutto di un parto assurdo.
Dunque, più che dire, cercherò di farmi intendere e voi, più che ascoltare,
dovete comprendere.
L'individualità è una
pianta che affonda le sue radici in un Cosmo e le affonda eternamente. Il
Cosmo, che non esiste oggettivamente quale voi lo vedete o lo percepite, esiste
eternamente; l'individualità - che è il fusto di una pianta che ha il suo
strame ancora più in alto - affonda le radici eternamente in esso. Dunque: che cosa
significa "evolvere"? Chiamare il microcosmo "centro di
coscienza e di espressione" o "centro di sensibilità e di
espressione" significa, solo, spostare l'attenzione da un punto ad un
altro della vita individuale. Già vi dicemmo che tutta l'individualità esiste
svolta nell'Eterno Presente e così è. L'individuo, che pare attraversare il
Cosmo, in effetti ivi dimora eternamente. Se il Cosmo, che è composto di
innumerevoli "situazioni" (fotogrammi), esiste per l'eternità per ciò
che è senza tempo, e se dunque l'individuo è in questo
Dunque: le radici
dell'individualità affondano nel terreno del Cosmo e vi affondano sempre. Il
trascorrere è illusorio. Per sempre l'individuo vive nel Cosmo. Cos'è allora
questo scorrere? Cos'è allora questo
nascere e morire di un Cosmo che mai muore e mai è nato? E' la vita
dell'individualità. E' l'insieme di una sinfonia che per esistere deve
apparentemente sciorinarsi in innumerevoli note che si susseguono l'una
appresso all'altra. E' l'apparente cadenza di un tempo che non esiste. Questo è
il nascere
Noi che amiamo
considerare di aver raggiunto una meta, di
non essere più quelli che eravamo ieri, dobbiamo familiarizzare con
questo nuovo concetto; quello che eravamo ieri esiste ancora ed esisterà
sempre. E' una radice della nostra individualità, un suo filamento che affonda
nel terreno di questo Cosmo e rimane per sempre. E così quello che siamo oggi
per sempre rimarrà così, perché è un altro filamento della nostra
individualità. E solo per la vita di essa che queste note si susseguono l'una
all'altra; ma in realtà esistono e vibrano tutte nel medesimo attimo eterno. Il fiore è nel fango.
Beato Tu sei, o Signore, giacché dal susseguirsi di singole esperienze - che dà l'idea del tempo - nasce, impera, esiste la coscienza del "non tempo". Su questo illusorio trascorrere, osservare prima l'uno e poi l'altro, regna il "sentire" tutto nello stesso istante. Così da una parte la percezione della serie numerica, svolta l'un numero dopo l'altro; dall'altra parte è la percezione della serie numerica "sentita", vissuta tutta nel medesimo istante del senza tempo. E perché ci sia questa percezione del senza tempo, v'è
la percezione del tempo. La perla è nel Loto.
K. H.
La storia individuale Immaginiamo di avere un
libro del tutto particolare, narrato al presente e così bene che il lettore,
scorrendolo, si immedesimi con il protagonista della storia narrata e la viva
nei minimi particolari provando sensazioni, pensieri, emozioni così vive da
dargli l'idea e il "sentire" di una vita reale; le stesse ansie,
i dubbi, i problemi. Il lettore apre la
prima pagina del libro e s'immerge nella storia narrata, storia che all'inizio
è lineare. E' detto, nelle prime pagine: "il bimbo nasce". Il bimbo è
il protagonista ed il lettore, man mano che questa creatura comincia a percepire
il mondo che la circonda, allo stesso modo, attraverso a quegli occhi che si
dischiudono, vede e "sente" in modo frammentario ciò che lo scrittore
narra. Ma, come ho detto prima, lo vede e lo sente in modo reale, tanto che
s'immedesima nella storia stessa che vi è narrata, pagina su pagina, al
presente.
Il protagonista cresce ed
ecco che la narrazione presenta un lato singolare: lo scrittore, al punto in
cui il protagonista manifesta le prime possibilità di scelta, non prosegue una
sola narrazione,
Però scrive anche
un'altra storia in cui il protagonista non sente il richiamo dello studio e
desidera dedicarsi ad una vita di lavoro manuale, meno intellettuale ma
tuttavia sufficiente per garantirgli da vivere. Certo che la storia in cui si
narra che il protagonista segue questa vita umile è diversa dall'altra storia
in cui invece il protagonista segue una vita intellettuale e presenta certi
aspetti che l'altra storia non ha o viceversa; di guisa che se il protagonista
lo si segue in una delle due storie, sarà gioco-forza per lui avere certe
esperienze che non sono invece nell'altra storia. Ma ecco che il lettore,
immedesimandosi di volta in volta nella narrazione che si sussegue nelle pagine
del libro, giunge al punto in cui le storie diventano due. E deve operare una
scelta.
Supponiamo che scelga la
storia in cui il protagonista non è attratto dalla vita di studio, ma segue un
lavoro materiale che comporta fatica, fatica fisica. Ed io vi ho detto che la
storia è narrata così bene che chi la legge s'immedesima con il protagonista e
quindi vive questa vita di fatica. "Ma - direte voi - dell'altra storia,
che ne è?". L'altra storia è lì, al pari di quella scelta dal lettore ed
ha le stesse magiche possibilità, tanto che se il lettore, anziché avere scelto
quella che ha scelto avesse scelta l'altra, sarebbe stata dal lettore vissuta
allo stesso modo e gli avrebbe dato la medesima sensazione di
"realtà". Ecco come si attua, quindi,
un karma: operando una scelta non si sceglie un unico fotogramma, ma scegliendo
quel fotogramma s'imbocca una strada che conduce l'individuo a percorrere tutte
quelle situazioni cosmiche legate fra loro; una strada tracciata che si fonda
sulle leggi, così come la storia narrata nel libro si fonda sulla narrazione
dell'autore.
Direte voi: "Beh,
certo che il protagonista dell'una o Ebbene, ha un senso
chiedere che età ha il protagonista? Ha un senso chiedere se questi è morto,
una volta che si è giunti alle ultime pagine del libro? Ha un senso chiedere se
no esiste più, dal momento che la storia è narrata al presente?
Evidentemente no. Perché
il lettore, se riaprirà a caso una pagina di una variante del racconto, tornerà
a vivere la situazione ivi rappresentata, e in modo tanto vivo e reale da avere
la viva sensazione di totale esistenza. La storia è narrata al presente, dunque
ogni pagina è un "essere". Possiamo dire "la storia è
trascorsa"? Possiamo dire che chi la legge ha finito di leggerla; ma se in
fondo in fondo meditiamo, vediamo che ogni pagina è sempre; e che rileggendo la
prima pagina, nuovamente la storia ha inizio, ma solo per chi scorra la prima
pagina. Così come la storia ha fine per chi l'ultima pagina ha terminato di
leggere. E può darsi che due
creature leggano una stessa storia in cui due sono i protagonisti, l'una
immaginandosi ed immedesimandosi in uno di questi e l'altra nell'altro
protagonista? Ebbene, tutto è chiaro finché i lettori seguono la vicenda
leggendo sulla stessa pagina; ma nessuno e niente può impedire ai due lettori
protagonisti di seguire la storia con diverse pagine di distanza, così l'uno
sarà alla prima pagina e l'altro verso l'ultima. L'uno potrà scegliere una
variante della storia, l'altro l'altra variante e provare sempre - da come
l'opera è scritta bene - la sensazione di viverla veramente. Viverla accanto
all'altro protagonista quando il lettore che a questo protagonista
s'immedesima, è distante molte e molte pagine anche della variante della storia
che egli sta leggendo.
Meditate su questa strana conversazione. Pensate che la storia può essere il Cosmo con tutte le situazioni cosmiche ed ogni situazione un fotogramma: che il lettore è l'individualità; che il protagonista o i protagonisti, sono l'individuo a gli individui; che lo sviluppo obbligato della storia è il karma e il modo in cui si attua. E forse, in questa comparazione, un po' di luce sarà in voi.
* * * La situazione cosmica
rimane sempre presente con il "sentire" degli individui che in essa
vi sono rappresentati, cristallizzato. Tutto presente sentito e vissuto
dall`Assoluto. Solo l'individuo,
F. M.
Visione soggettiva del
Cosmo Il nostro modo di
spiegare, a volte, si serve di controsensi, apparenti contraddizioni. Adesso
siamo al punto che un Cosmo una volta è soggettivo ed una volta è oggettivo,
una volta ha un suo ciclo di vita ed una volta non lo ha affatto. Ciò dipende
da quale punto di vista ed in funzione di quale termine di paragone lo si vuole
osservare. Questa sera, addirittura,
lo vogliamo vedere congelato. Perché no? Lo fermiamo nel tempo e nello spazio.
Potenza dell'umana fantasia! Ma non basta, oltre che immobilizzarlo, dobbiamo
tagliarlo minutamente, scomporlo, addirittura, nelle situazioni che lo
costituiscono. Quante sono queste situazioni voi lo sapete: una per ogni
mutazione.
La materia nella sua
struttura sub-atomica è composta da elettroni, particelle, corpuscoli che
girano attorno a nuclei: pensate che per l'attimo in cui, ad esempio, un
elettrone gira attorno al nucleo centrale, esistono tanti fotogrammi quante
sono le variazioni della sua posizione rispetto al nucleo. Sicché quando noi
parliamo di "situazioni cosmiche" non intendiamo solo di quelle
normali, di quelle psichiche, di quelle che l'individuo può percepire, ma di
quelle che rispecchiano anche le mutazioni della materia del piano fisico.
Insomma un fotogramma per ogni differente dislocazione degli elementi contenuti
in esso.
Com'è - vi domanderete
voi - che questi innumerevoli fotogrammi - oserei dire infiniti se il Cosmo
fosse infinito, ma non lo è: è "immenso" e quindi
"innumerevoli" possono rappresentare una base comune che pur originando
sensazioni soggettive è percepita in modo analogo da più osservatori? Mi
spiego. Due osservatori,
assistendo ad un tramonto, possono nella descrizione rifarsi ad impressioni
soggettive, ma entrambi parleranno del tramonto. Il tramonto sarà il comun
denominatore della situazione osservata. Questo vale per tutti i piani di
esistenza. Se parliamo del Cosmo
fisico, ad esempio, l'elemento comune a tutti i fotogrammi è il piano fisico,
quale voi con i vostri sensi lo percepite. Fra l'uno e l'altro di voi potrà
esservi una diversa interpretazione degli oggetti che sono nei fotogrammi che
scorrono di fronte alla vostra attenzione, ma questi oggetti sono comuni perché
il Cosmo è unitario. Che cosa significa?
Significa che un Cosmo contiene innumerevoli fotogrammi, ma che in ultima
analisi questi fotogrammi costituiscono un tutto; cioè che gli individui i
quali a questi fotogrammi si legano, non hanno una visione del tutto
soggettiva, indipendente e onirica, ma che questa visione si fonda su una base
comune che dà il senso di un Cosmo, di un Universo astronomico che esista
oggettivamente, di un Cosmo in qualche modo palpabile che, per quanto diverso
possa essere dalla sensazione che altri percepisce, pur tuttavia ha qualcosa di
fondamentalmente eguale e comune. Il Cosmo, quindi, non è
un sogno dell'individuo e non esiste solo perché gli individui lo sognano, ma
in forza di comuni denominatori è costituita l'unitarietà del Cosmo.
Pensate a quante
situazioni sono contenute in un Cosmo, dal suo manifestarsi al suo
riassorbirsi, che - ripeto - sono anch'esse movimenti, fenomeni, manifestazioni
che appaiono trascorrere dentro al Cosmo, ma che non sono più quali le si
vedono nel Cosmo, al di fuori di esso! Pensate quante situazioni cosmiche e
come esse, in un certo senso, siano legate le une alle altre!
Se noi osserviamo il
crescere di una pianta, osserviamo il trascorrere di un numero elevatissimo di
situazioni cosmiche. Già in un istante
fluiscono innumerevoli fotogrammi che riguardano il moto della materia
sub-atomica. Poi pensate alla pianta che cresce e via e via; tante sono, eppure
si riferiscono solo a situazioni riguardanti la materia del piano fisico. E gli
altri piani?
Prendiamo in esame una serie di fotogrammi che comprendono un uomo il quale tocca la fiamma di una candela ed un'altra serie nella quale un uomo ponga la sua mano nell'acqua. Ebbene, fino ad ora vi abbiamo detto che sono uniti fra loro i fotogrammi del piano fisico secondo una successione che è poi data dal modulo fondamentale del Cosmo; adesso vi diciamo più chiaramente che sono uniti fra loro anche fotogrammi di altri piani. Ad esempio: se l'individuo si unisce alla serie dei fotogrammi in cui vi è rappresentato l'uomo che tocca la fiamma, a questi fotogrammi fisici è legata una serie di fotogrammi astrali nei quali il corpo astrale vibra originando la sensazione della bruciatura. Allo stesso modo alla
serie dei fotogrammi del piano fisico in cui vi è rappresentato un uomo che
tocca l'acqua, è legata la serie dei fotogrammi astrali che dà la sensazione
del bagnato. Ecco dunque che cosa significa "ciascun fotogramma ha un suo
sentire". Significa che calarsi in quella situazione, all'individuo non
solo la percezione visiva, ma anche un "sentire", una sensazione. In
questo senso ciascun fotogramma ha
Il Cosmo è costituito da
un'innumerevole quantità di situazioni individuali. I comuni denominatori di
tali situazioni costituiscono i piani di esistenza (fisico, astrale,
mentale...) e le materie che di questi piani sono proprie. Come l'uomo ha un
suo ciclo di sviluppo, così le materie di ciascun piano sono rappresentate
secondo un loro ciclo vitale che deriva dal modulo fondamentale secondo il
quale il Cosmo è ideato. Le leggi che la scienza umana scopre sono in effetti
l'aspetto illusorio e mutevole di altre leggi immutabili che costituiscono il
fondamento del Cosmo.
Che cosa v'è, dunque, di
soggettivo nel Cosmo? Tutto per coloro la cui consapevolezza è concentrata nel
Cosmo. Di oggettivo nel Cosmo
che cosa v'è? Lo stesso Cosmo è oggettivo perché esiste in Assoluto, anche se
non quale voi lo vedete. Quale voi lo vedete è un Cosmo soggettivo: ma esiste
"qualcosa", oggettivamente parlando, nell'Eterno Presente,
nell'Assoluto, legandosi al quale si ha la visione soggettiva del Cosmo;
visione soggettiva di qualcosa che esiste oggettivamente anche se in modo
diverso da come voi lo percepite.
* * * Questo insegnamento può
fare apparire diverso il vivere di ogni giorno. Solo l'amore che le Guide
pongono nel parlarvi, solo questo deve farvi intendere come bisogna rivolgersi
ai propri fratelli. Solo questo amore e la fede che Essi cercano di trasfondere
in voi basterebbero a riempire e a dare pieno significato alla vostra
esistenza. Queste parole che vi
vengono dette hanno molteplici significati, oltre quello che l'orecchio può
intendere. Voi potete non comprendere alcunché di quello che esse vogliono
significare, eppure attingere in fede e in amore che sono presenti nelle
espressioni delle vostre Guide. Voi potete, invece, avere
un temperamento che non sia consono ad una via mistica ed allora udire ed
intendere l'insegnamento filosofico e concentrarvi in esso fino ad impegnare la
mente in regioni così elevate da far vibrare il vostro veicolo akasico - come
voi lo chiamate - la vostra coscienza. Perché il processo di evoluzione
dell'individuo si concretizza in queste parole: spostare la propria
consapevolezza dai piani più densi ai piani più sottili. E dico e diciamo
"consapevolezza" cioè anche "coscienza". Voi vedete che nel piano
fisico la vostra consapevolezza è
Y. Assenza di scelta nella
vita macrocosmica Abbiamo distinto due
forme di vita nel Cosmo: la vita macrocosmica e la vita microcosmica. La vita
della materia e la vita degli individui. Ebbene, accostando questa Verità a
quella che vi abbiamo ultimamente enunciata del "comun denominatore",
possiamo definire la vita macrocosmica il comun denominatore delle vite
individuali. Mi spiego: tutti i fotogrammi che un'umanità, una razza o tutte le
razze, possono vivere per quanto differenti fra loro, hanno in comune la vita
macrocosmica. Ecco perché quindi, qualunque scelta l'individuo compia, non
inciderà mai sulla vita macrocosmica. Tornando all'esempio della scorsa volta,
se un osservatore, ammirando un tramonto, deciderà di accendere una sigaretta,
la serie dei fotogrammi scelta conterrà il calar del sole al pari di quella
scartata. E' chiaro questo? Dunque,
noi vediamo che un Cosmo ha una storia fissa, ha un ciclo di vita ben definito,
stabilito dal modulo fondamentale e che risulta, appunto, dagli elementi in
comune, dalle storie individuali, dai comuni denominatori dei vari fotogrammi
che gli individui vivono soggettivamente. Cosicché la storia del Cosmo va
scissa in "storia della vita macrocosmica" e storia della vita
microcosmica, cioè storia di tante storie individuali. Qualunque siano le
scelte e le storie individuali, la storia della vita macrocosmica non muta.
Infatti, la vita macrocosmica non è legata ai microcosmi. Questo da tempo ve lo
abbiamo detto. Un'altra delle vecchie Verità - per così chiamarle - che
acquista un nuovo significato da quest'ultimo insegnamento.
Ed allora - direte voi -
gli altri fotogrammi, quelli che comprendono le scelte scartate dall'individuo?
Sono tutti esistenti nello stesso modo. Non è che si "vivifichino"
allorché un individuo si leghi ad essi e che solo quelli a cui l'individuo si
leghi abbiano vita e gli altri rimangano morti. No. Tutti esistono nello stesso
modo immutabile. Dico immutabile perché ciascuna situazione elementare cosmica
è immutabile: contiene un elemento di mutazione rispetto alla precedente ed
alla seguente, ma in sé è immobile come quella vecchia teoria secondo la quale
il moto dei corpi altro non sarebbe che un insieme di punti fermi. Ripeto: i
fotogrammi vissuti soggettivamente, individualmente, che contengono elementi in
comune - che sono gli elementi della vita macrocosmica - sono tutti egualmente
esistenti, sia che siano scelti dagli individui o che non lo siano.
Allorché l'individuo
sceglie una serie, vive l'individuo, non i fotogrammi i quali non subiscono
mutazione alcuna, né in sé, né rispetto a quelli scartati. Cerchiamo di spiegare
ancora meglio: quando voi pensate a varie cose che potreste fare ponete in
attività il vostro veicolo mentale (corpo mentale) il quale opera delle scelte
fra tutte le serie dei fotogrammi mentali che rappresentano tutte le cose che
potreste pensare. Ebbene, limitando la nostra osservazione al piano mentale,
non esiste, nel piano mentale, nessuna differenza fra le cose che avete pensate
e quelle che metterete in atto, così come non esiste alcuna differenza
intrinseca fra le serie dei fotogrammi che avete scelti e che rappresentano le
cose che avete pensato e le serie che rappresentano le cose che non avete
pensato. Innumerevoli
indubbiamente sono i fotogrammi; ciascuna serie rappresenta varie situazioni
che possono essere vissute soggettivamente dall'individuo, in modo più o meno
consapevole. Le situazioni cosmiche, ripeto, esistono per il piano fisico,
Il legare la vostra
consapevolezza a questo tipo di fotogrammi implica, come stretta conseguenza,
lo scegliere o il legarsi ad altri fotogrammi del piano astrale; cosicché
quelli di voi che si saranno bagnati sotto la pioggia - o meglio che si saranno
legati a quei fotogrammi nei quali il loro veicolo fisico era rappresentato
sotto la pioggia - come conseguenza automatica si saranno legati nel piano
astrale a fotogrammi in cui il loro veicolo astrale rappresenta la sensazione
del bagnato; in cui il loro veicolo mentale, ad esempio, rappresenta l'idea del
raffreddore, e così via.
In sostanza, quindi, il
Cosmo è lì, immobile, statico, da Il Cosmo ha già scritto
la sua storia; il ciclo della vita macrocosmica non può mutare secondo le
scelte degli individui. Nè le scelte degli
individui possono mutare la vita del Cosmo, perché non è che attraverso a
queste scelte gli individui colorino, vivifichino, improntino in modo diverso i
fotogrammi scelti. Mai. I fotogrammi possibili, esistenti, che siano vissuti o meno, esistono tutti nello stesso modo. |