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Messaggi di Claudio - Messaggi di Teresa - Messaggi del Fratello Orientale - L'Uomo e la morale -
L'altruismo deve essere spontaneo - L'ideale morale - La morale ideale
La
vera pienezza della vita Per
indicare una grande rapidità si usa l'espressione: veloce come il pensiero.
Invero, specie quando l'uomo è in un particolare stato di tensione interiore,
le sue facoltà mentali danno responsi così rapidi che i relativi processi di
analisi e di sintesi sfuggono alla stessa consapevolezza. Per esempio, quando l'uomo fa una nuova conoscenza, si dice che egli prova istintivamente simpatia o antipatia; ebbene, dietro a questo atteggiamento irrazionale, sta un processo essenzialmente logico. Nei comportamenti istintivi - cioè non determinati dalla volontà - l'uomo segue la sua vera natura e siccome questa è egoistica, egli giudicherà il nuovo conosciuto simpatico solo se dall'esame che rapidamente farà, risulterà per lui apportatore di un qualche interesse particolare. L'esame è un'analisi binaria in cui il sì e il no sono riferiti ai molteplici interessi dell'io personale ed egoistico.
Tanto per fare
un esempio, l'analisi è di questo tipo: la persona conosciuta è del sesso che mi
interessa? La risposta è sì o no. Se non ha attrattive sessuali, cambia il tipo
di quesito: può essermi utile nei miei affari? La risposta è ancora sì o no,
anche se il quesito è posto in prospettiva. E così via, l'analisi continua - è
proprio il caso di dirlo - veloce come il pensiero, per concludersi con una
sintesi dei dati emersi, che si concretizza in un'attrazione o in un
disinteresse e financo in una repulsione verso il nuovo conosciuto. Se
l'analisi è così rapida da sfuggire alla consapevolezza, ciò non vuol dire che
di essa non sia possibile rendersi conto.
Proprio
questo significa conoscere se stessi: impiegare al massimo la propria capacità
di rendersi consapevoli della propria vita interiore. Essere tanto attenti ai
movimenti del proprio intimo, quanto lo si è ai fatti del mondo esteriore. Osservate
come la consapevolezza di ciò che fate venga meno in due tipi di azione: al
primo tipo appartengono quelle azioni che in realtà sono reazioni ad
avvenimenti che colpiscono interessi da voi particolarmente sentiti, ai quali
partecipate con tutto l'essere vostro. Tali reazioni sono così rapide che la
consapevolezza ne coglie solo l'esito finale; generalmente ciò è più evidente
per Osserviamo
ora un uomo che per la prima volta compia un
Molto
si è parlato di sistemi di produzione che nella vostra società impongono la
creazione di pletoriche specializzazioni; a questo proposito si è detto che la
specializzazione fossilizza l'uomo, lo priva di quella versatilità che era
patrimonio di individui appartenenti a società del passato. La natura ci mostra
che le società migliori sono quelle organizzate in gruppi di individui aventi
particolari specializzazioni. Come ho detto, questo sistema si dimostra
altamente positivo per l'efficienza sociale.
Ma,
come si sa, nelle società non umane le facoltà mentali sono pressoché
istintive, il retaggio della vita è tratto dal seguire gli istinti; mentre
l'ottimo della vita umana sta nella riflessione e nel superamento degli istinti
animali. La diversità degli scopi fra la società umana e quelle subumane deve
farvi comprendere che l'organizzazione delle rispettive società deve seguire
criteri diversi. Pur rispettando una strutturazione sociale impostata sulla
specializzazione onde raggiungere il meglio di ogni istituzione, è necessario
che l'uomo coltivi costantemente tutte le proprie qualità, eserciti in
continuazione il proprio pensiero consapevole.
Noi vi proponiamo continuamente questo. Se il lavoro che voi svolgete vi consente tutto ciò, allora vi sentirete soddisfatti raggiungerete una grande perizia nella specializzazione vostra, nel campo dove siete specializzati. Se invece per voi il lavoro è la ripetizione automatica di azioni, o comunque non impegna la vostra creatività e non impiega il vostro pensiero consapevole, esso non vi darà soddisfazioni. In quel caso state attenti a non occupare la vostra consapevolezza per ingigantire i torti che vi sono stati fatti, o che credete vi siano stati fatti; trovatevi un'attività o un interesse qualunque essi siano, che possano occupare il vostro pensiero consapevole. Guai a chi lascia
illanguidire il proprio interesse, a chi si cristallizza. Noi vi proponiamo di
riportare alla vostra consapevolezza anche quei processi istintivi di cui vi
parlavo inizialmente e che sono causati dalla radice egoistica di ognuno. Ogni
nostra comunicazione tende a promuovere l'esercizio della vostra
consapevolezza, vi invita a prendere
coscienza di voi stessi e del vostro mondo. Avete mai fatto caso che la maggior
parte di voi non è assillata dal problema di come sfamarsi, eppure voi non
siete per
accaparrare svaghi e beni, il passo è enorme.
Avete notato quanta importanza acquistino per voi problemi che dovrebbero occupare una minima frazione della vita di un uomo? Quanti bisogni non essenziali diventino in voi essenziali, e quanti altri - essenziali - siano ampliati, ingigantiti, complicati. E' un modo per colmare il proprio vuoto interiore, per imporre se stessi. L'uomo che continuamente non muti d'abito, che spesso non
cambi l'auto, che non compia viaggi importanti, è ritenuto dai suoi simili un
fallito. Chi non può consentire ai propri figli di svolgere quelle attività
ricreative che sono di moda, è considerato un miserabile. Non solo, ma molto
spesso la propria consapevolezza è usata per osservare quanto, sul lavoro La
verità dell'intimo Avete
mai meditato sulle vostre aspirazioni segrete inconsce? Questa
meditazione vi porterà a determinare che agite conformemente ad esse. Nelle
vostre azioni è sempre presente l'io che contamina la bellezza delle
manifestazioni affettive rendendovi egoisti, accende l'arrivismo e l'ambizione
della vostra attività rendendovi
crudeli. Colui
che dice di amare esige d'essere riamato, ma l'amore è donazione e non
esigenza. L'operaio mira a divenire capo officina e divenuto tale, direttore,
adoperando ogni mezzo. Tutto ciò è frutto dell'io, il quale tende ad espandersi
per avere soddisfazione. Dovete
superare questo sottile e complesso problema. Senza tale superamento lo
spiritualismo non ha valore. Potete essere sacerdoti, ma se non avete trasceso
l'espansione dell'io umano, lo farete unicamente per divenire vescovo o per
guadagnarvi un premio eterno. E' stato detto "l'io può scegliere uno scopo
nobile ed utilizzarlo come mezzo della propria espansione". Potete
imporvi la missione di migliorare gli uomini, ma se provaste pena quando la
vostra missione non fosse coronata da successo, agireste unicamente per
divenire celebri, cioè per assecondare la complessa e sottile attività dell'io.
Voi
l'avete accettata, avete ridotto lo scopo della vita a questa egoistica
attività, credete di dovere emergere, primeggiare in questo e in quel campo. Se
non riuscirete a conquistarvi una condizione sociale invidiabile, vi chiamerete
fallito della vita, vi conforterete in un ideale spirituale. L'uomo,
per proteggere e valorizzare l'attività del proprio io, ha creato le divisioni
sociali e religiose che tutti conoscete. Ma tali divisioni, essendo causa di
gelosia e lotta, hanno sempre creato confusione e miseria nel mondo.
L'impiegato ha sempre sperato d'essere un giorno direttore, il soldato ha
sempre ambito a divenire generale, il prete vescovo; colui che non sa ha sempre
imitato colui che sa e se un giorno tutti questi sogni si sono avverati, i
nuovi vittoriosi hanno sempre disprezzato coloro che stavano in basso ed hanno
sempre mostrato orgoglio di sé. Non
può essere saggio colui che pensa al proprio simile assegnandogli una posizione
nella suddivisione artificiosa della società umana. Dovete distruggere tutti
questi limiti che avete creato. Dovete essere completamente soli e semplici e
liberi, perché la coscienza sorge nella libertà, perché la Realtà si manifesta
quando non siete più impegnati nell'attività dell'io.
Potete
con la violenza distruggere ogni suddivisione sociale ma, se non sarà più
palese, tuttavia sussisterà sempre. La
divisione sociale non è che un effetto esteriore dell'espansione dell'io. Se
veramente volete abolire ogni divisione, dovete operare alla radice del
problema, cioè nell'intimo di ogni uomo. Dovete
cioè operare una trasformazione dell'esser vostro, che non sia il risultato di
violenza, ma di comprensione dell'io. Solo mediante questa comprensione cesseranno la gelosia e la lotta nel mondo, causa di dolore e miseria. Superare
la ricerca di conforto L'uomo
ha bisogno di aggrapparsi a qualcosa: una fede, la speranza. Qualcosa che lo
conforti nel dolore presente, ma che Eppure
il dolore scomparirà dalla terra. Ciò nondimeno è necessario. L'uomo liberato
non conosce dolore; guai se non lo conoscessero gli altri uomini! Quella fede,
quella speranza sviano l'esatta considerazione del dolore, esse dicono:
"Questo dolore ti viene dato perché Dio ti ama", anziché dire:
"Questo dolore è il frutto di qualcosa che hai fatto senza avere
compreso". Sono un'illusione, un tranello, una lusinga dell'io! Non
cercate quindi il conforto di quella fede, di quella speranza, per non restare
delusi; non cullatevi nel pensiero che soffrite per volontà di Dio, bensì siate
consapevoli che soffrite perché avete agito senza comprensione. E' molto più
facile ritenere il dolore una prova, piuttosto che considerarlo il frutto della
nostra mancanza di duttilità, in quanto ciò accarezza l'ambizione dell'io.
Ma
vede la Realtà chi ha dimenticato l'io; chi non conosce le sue lusinghe, i suoi
tranelli. Vedere la Realtà significa sbarazzarsi di tutto ciò che si interpone
fra voi e la Realtà medesima; per stabilire questo immediato contatto occorre
comprendere e non illudersi. Illudersi significa credere che la conoscenza
porti la liberazione, che seguire certe regole che stabiliscono cosa fare o non
fare faccia di voi degli uomini liberi. Un'azione può essere compiuta con mille
intenzioni, con mille scopi; è assurdo quindi dire: "fate o non
fate". Più esatto è consigliare: "rendetevi consapevoli del perché
agite". Se
un uomo "liberato" tutte le mattine si lavasse nell'acqua di un
ruscello, voi credereste di giungere alla liberazione imitandolo? Ecco
l'errore. Prendete la sua come una norma igienica, ma non illudetevi che il
seguirlo possa fare di voi degli uomini liberi, perché la
"liberazione" è un fatto interiore che avviene quando tutto il vostro
essere vi partecipa. Questo rivoluziona le vostre idee filosofico-religiose.
Voi infatti date somma importanza all'imitazione, al discepolato, credendo che
in ciò sia lo scopo della vita, mentre la vita trova compimento quando il
vivente ne scopre la meravigliosa Realtà, che non è realtà fisica, ma Realtà
Assoluta, essendo Unica la Vita.
Ecco
perché non comprendete più il nostro insegnamento, o meglio, non l'avete mai
compreso. Voi siete in una posizione errata di fronte alla vita. Vi sorge
istintiva una domanda: "Quale è la posizione giusta?". Sarebbe come
dire: "Cosa debbo fare?". Ossia
domandare una specifica linea di pensiero e di azione ed imporsela con sforzo. Chi
vuol conoscere quella Realtà che trascende ogni limite, "l'io" ed il
"non io" in cui tutto vive in un Eterno Presente
Ecco
perché è importante conoscere se stessi. Se quella creatura che ha abbandonato
tutto avesse analizzato l'intimo suo, si fosse resa consapevole che stava
seguendo l'ambizione dell'io (divenire grande in cielo), quella creatura
avrebbe risparmiato delusioni e dolori a sé e agli altri. Abbandonare tutto per
una simile ragione non significa cessare di illudersi, bensì illudersi
ulteriormente. Chi può porre termine a questa continua auto-illusione? Voi
stessi conoscendovi. Nessun
Santo, nessun Dio possono comunicarvi la Verità. Ciò che sta oltre l'orizzonte
può esservi descritto da altri, immaginato da voi, ma mai sperimentato come
quando veramente voi vi sarete liberati. Ecco quindi perché nel seguire un
Maestro, sia pure giunto alla Realtà, non sta la vostra liberazione. Questa
liberazione, lo ripeto e non mi stancherò mai di ripeterlo, è un fatto
interiore; voi, voi soli dovete liberare l'essere vostro, nessun altro può
liberarlo per voi.
Il
vero sentire Molti di voi pensano che il progresso conduca gli uomini alla realizzazione di se stessi; che il regno di Dio sia una perfetta organizzazione sociale in cui tutti i bisogni degli uomini trovino pronto appagamento. Sappiate invece che ciò che è conosciuto come realizzazione dell'uomo, vita del superuomo, non appartiene al mondo dei fenomeni e della percezione.
Che cosa significa questo?
La percezione si fonda sul giuoco dei contrari: la luce l'ombra, il caldo-il
freddo, il bene-il male. Secondo la personalità che rivestite, siete attratti
or dalla vita spirituale, or da quella materiale. Ma appena avete raggiunto un
estremo, subito il suo Superamento
della separatività Ultimamente
abbiamo affermato che l'amore altruistico è quel sentimento che più si avvicina
al "sentire" del quale amiamo parlarvi; in tale sentimento infatti
v'è il travalicamento dei confini della separatività, del tuo e del mio. Si può
dire che lo scopo di tutte le umane esperienze, in ultima analisi, sia quello
di superare il senso della separatività e tutto quanto questo senso crea: solitudine,
invidia e gelosia, avidità, brama di possesso; quanto più ci si aggrappa alle
distinzioni create dall'"io" e più si creano cause di sofferenza. La
nostra futura esistenza non è la continuazione infinita di noi stessi, che è
un'illusione, ma l'eternità in cui non v'è separazione, tu e "io". E'
un "sentire" che non conosce distinzione, particolarità. Udendo
queste parole voi ne siete tormentati perché temete che l'unione col Tutto
equivalga all'annullamento degli esseri, perché voi cercate la moltiplicazione
nel tempo dell'"io sono", e non comprendete che l'unione col Tutto è
invece la realizzazione del tempo e dello spazio, del tu e dell'"io". Liberazione
come affrancamento dall'io Sareste voi capaci di descrivere, a chi non fosse dotato di senso olfattivo, che cosa è un profumo o che differenza c'è fra un profumo e l'altro? E più ancora, descrivendoli, suscitare negli altri le gradevoli sensazioni indotte dai buoni odori? Credo che nessuno potrebbe fare questo. Così noi non possiamo farvi provare la vita del "sentire" semplicemente parlandovene; ma se ve ne parliamo è per polarizzare la vostra attenzione sulla possibilità di un'esistenza diversamente dalla condotta vostra, al di là delle convenzioni che vi condizionano, al di là degli schemi e delle limitazioni disegnate dall'"io". Ma voi non dovete credere che una tale esistenza sia raggiungibile in un'altra dimensione e in un altro tempo, che la liberazione avvenga in altri piani di esistenza o in un'epoca futura. La liberazione della quale vi parliamo non è affrancamento dalla contingenza, ma dal vostro "io", dal limitato e convenzionale modo di concepire la vostra esistenza. Essa significa abbandonare i rigidi schemi che vi condizionano per dischiudervi all'eterno ed all'infinito.
Tale liberazione si realizza nella costante consapevolezza delle azioni, dei desideri, dei pensieri, essendone consci nel presente, vivendo l'attuale, non considerandosi paghi del passato, non rinviando al futuro. Una coscienza costretta nello schema "io-non io" non potrà divenire una con ciò che è senza principio, né fine né divisione. Ponendo la vostra attenzione al di là dei confini creati dall'"io", è raggiungere una nuova dimensione della Realtà nel modo più vero - perché l'unico - che è quello di ampliare la propria coscienza, raggiungere un nuovo "sentire".
Teresa Conservare
il senso mistico Creature
che siete in attesa della nostra presenza, ecco, noi rispondiamo al vostro
appello, al vostro richiamo ed io sono fra voi per darvi speranza, per dirvi:
voi che non seguite con la mente gli alti insegnamenti dei Maestri, siate
sereni e fiduciosi, io sono con voi. La Verità che è in ognuno, in ogni essere,
è suscitata non solo dalla mente ma anche dall'amore di Dio! Dio! La
povera e misera Teresa con lo sconfinato amore per il Creatore del Tutto, l'ha
trovato in Sè, in forza del suo amore. E così dico a quelli che non sanno
seguire difficili ragionamenti. La
Verità è in voi e può essere suscitata anche con l'amore per il nostro
Creatore. Non disperate, l'intuizione soccorre l'umile, il povero di spirito e
gli fa conoscere la Verità che nasconde ai saggi. Fratelli,
non perdere mai il senso mistico della vita. Pensate a noi come a creature
simili a voi che sono protese per cercare di aiutarvi, di farvi comprendere
chiaramente il senso di ciò che vi attende. Cari, io sono con tutti voi e vi prego, non abbandonatemi! Religiosità
come fatto interiore "Non
chi dice "Signore, Signore!" entra nel Regno dei cieli, ma chi fa la
volontà del Padre". Sorelle, fratelli, vedete come il nostro Maestro ci
ponesse in guardia acciocché non riducessimo il nostro senso religioso ad un
fatto di apparenza, e come abbiamo tenuto in nessun conto le Sue parole! Sì, è
vero, tutta la nostra religiosità può ridursi ad un fatto esteriore, ma siamo
noi che non abbiamo compreso, non chi ci ha insegnato. E' vero, tutto potrebbe
essere nuovamente considerato, ma per far ciò che dobbiamo fare e che sappiamo
di fare, non occorre attendere le riforme. Liberiamoci pure dagli orpelli se
questi occupano il posto del nostro misticismo, ma che tolti quelli non sia il
vuoto. Beati
quei fratelli, beate quelle sorelle che vedono chiaramente gli errori dei loro
simili e li additano agli altri, perché certamente non ne commetteranno di
eguali. Meschino chi indica l'errore non per distruggere l'errare, ma per
distruggere chi ha errato. Meschino colui che vuol distruggere i suoi simili
coi loro errori e per i loro errori, per poi prenderne il posto e in tutto
ripeterli. Meschino chi vuol mostrare la sua onestà dimostrando la disonestà
degli altri e carpire la vostra fiducia per poi derubarvi. Non
lasciate ad altri la vostra salvezza, ma ognuno sia degno Tempio e sacerdote di
Dio. Pace, fratelli. Pace. Tutti vi benedico. Tutti vi abbraccio. La
pienezza della semplicità Dolci
creature semplici che vivete paghe della vostra semplicità, perché non vi
affannate per porvi all'ombra dei potenti, né per godere di una grande fama o
di una particolare permissione degli uomini, non scoraggiatevi se la vostra
natura non vi consente di cimentarvi in complicate speculazioni filosofiche. Ciascuno
percorre il cammino che Dio gli ha assegnato e deve trovare gioia nell'essere
se stesso. Ringraziate Dio, perché non dandovi un eccessivo attaccamento alle
cose sensibili, di esse non vi ha rese schiave; perché non facendovi trovare
ciò che non è lecito possedere, vi ha dato la gioia del cuore. Perché non
facendovi affannare in inutili rimpianti, né affaticare per procurarvi cose
superflue, vi dà la gioia di vivere. Se foste desiderose d'essere in questo o
in quel luogo, di ricevere questa o quella lode, mai sareste libere da affanni.
Invece nella soddisfazione che la tranquillità interiore e la semplicità del PREGHIERA Altissimo
Signore, eterno Iddio, di cui tutti siamo l'espressione, fa' che comprendiamo
qual è il posto che Tu ci hai assegnato, dacci la comprensione della Tua
volontà e la capacità di adempierla. Fa'
che comprendiamo cosa la sofferenza vuole insegnarci, fa' che siamo consapevoli
dei nostri limiti e delle nostre capacità e, in questa consapevolezza, come sia
nostro dovere operare con il progresso. Fa'
che comprendiamo di non sfruttare gli altri, dacci la forza di bastare a noi
stessi e la generosità di aiutare gli altri. Poiché l'uomo viene in questo mondo e da esso se ne va nudo, sicché è perfettamente inutile che egli accumuli i beni per se stesso. Riempici tanto di più da colmare la nostra pochezza che di tutto ci rende mancanti. Amen. La
vita interiore Sorelle,
fratelli, considerate come l'uomo giudichi importante solo il suo tempo e privo
di valore il passato, specie tutto ciò che non è giunto fino ai suoi giorni. Eppure
sono esistite civiltà meravigliose che conservano il loro valore anche se si
sono estinte. Sorelle, fratelli, considerate come l'uomo giudichi importanti
solo le realizzazioni nel mondo esteriore. E' vero che esse sono tanto più
importanti quanto più a lungo durano nel tempo, ma per quanto a lungo durino,
non dureranno mai come le opere che hanno albergo nell'intimo dell'uomo. Il
vero valore di una civiltà sta nella coscienza che ha saputo dare ai suoi
figli; quella era la sua vera funzione, che è la funzione di tutto il mondo
esteriore, la funzione della vita di ognuno. Perciò
nessuna umiliazione sarà mai tanto avvilente se dona la vita interiore. Nessuna
povertà sarà mai tanto gravosa se rende ricchi interiormente. Nessuna infermità
sarà mai tanto penosa se desta l'"essere" interiore. Nessun dolore
sarà mai tanto ingiusto se dona la comprensione. Tutte le opere del mondo
esteriore in quello rimangono e debbono essere lasciate. Solo il nostro essere
interiore ci appartiene e la sua ricchezza o povertà Vi benedico! Pace! Pace! L'amore Fratelli,
considerate come i rapporti fra gli uomini siano basati solamente sui diritti e
sui doveri, e quanto poco posto sia lasciato al trasporto d'amore! Eppure,
l'amore è la ricchezza più grande che un'anima può avere. Se possedeste tutti i
beni della Terra, non sareste ricchi come chi ama. E se foste gli uomini più
conosciuti e più stimati, sareste soli senza l'amore. E
se poteste avere tutta la forza che gli uomini possono avere, sareste gli
esseri più deboli senza l'amore. Senza l'amore la verità più grande è
incompleta, e l'arte più eccelsa non riuscirà mai ad imitare la perfezione
delle opere ispirate dall'amore. Senza l'amore la verità più grande è
incompleta, e l'arte più eccelsa non riuscirà mai ad imitare la perfezione
delle opere ispirate dall'amore. Senza l'amore l'intelligenza può rendervi solo
crudeli e tutta la scienza a nulla serve senza l'amore. Chi ama veramente ha la
vera ricchezza, la vera pienezza e la forza che non conosce ostacoli. E' dolce
o severo, tollerante o esigente, così come il bene dell'amato richiede. Paziente,
generoso, è completo di ogni virtù, perché dimentica se stesso nel trasporto
d'amore. Sorelle,
fratelli, possiate amare di quell'amore che in Io vi amo, o cari! Pace, pace a tutti voi! Fratello
Orientale Dio
è ovunque Molti uomini pensano che per condurre una vita retta ed equilibrata sia necessario credere a Dio, avere una fede. Ma ciò non è esatto. Anzi quel Dio che essi hanno costruito secondo le loro limitazioni, non può esistere. Quel Dio che appartiene alle loro bandiere, alla loro Nazione, alla loro religione, che è il loro protettore e il distruttore degli altri, non può esistere. Tu guardi con
diffidenza chi si dichiara ateo, ma fra questi e chi crede in un Dio di comodo,
non c'è differenza: entrambi sono nell'errore. Non pensare che Dio sia in
qualche luogo remoto dell'esistente; Egli è ovunque, in ogni cosa animata e
inanimata esiste. Il
compimento della tua esistenza è il raggiungimento della divinità, perciò Egli
è anche in te, fratello caro. Se potrai identificarti con tutto quanto ti
circonda, col dolore e la sofferenza, la felicità e l'estasi che sono nel cuore
di ognuno; se cesserai di ostinarti a sentirti separato da tutto quanto ti circonda;
se potrai convincerti che ovunque c'e vita, quella vita è Una, nonostante che
molteplici siano le sue espressioni, avrai trovato La
vera ricchezza Tu
desideri possedere numerosi oggetti, non tanto per rendere più comoda la tua
esistenza, quanto per abbellire e valorizzare la tua persona. Così perdi la
serenità e vessi i tuoi fratelli per giungere a possedere quelle cose che credi
alzino il tenore della tua vita e non ti accorgi che quegli oggetti diventano i
tuoi padroni prima ancora che tu li possegga, distruggono la tua pace e ti
impediscono di godere la vera gioia della vita che sta nella spontanea
semplicità della natura. Il
denaro è il mezzo attraverso al quale si giunge a possedere, ma molto spesso da
servo diventa padrone e quando è così è sempre un cattivo padrone. Ricorda: la
vera ricchezza è la saggezza; un mendicante saggio è più regale di un Re
stolto. Mira
solo all'essenziale, non chiedere alla vita il superfluo, non chiedere la
ricchezza, ma la pura serenità del tuo cuore e allora la luce del giorno o
l'oscurità della notte, il sole o la pioggia, il sibilo del vento o il sorriso
di un fanciullo, ti daranno quella gioia che nessun cuore arido può provare,
neppure pagandola con tutti i tesori del mondo.
Non
chiedere di essere onorato, stimato, rispettato, ma cerca ciò che dura più
della stima, del rispetto e dell'onore. Non chiedere d'essere conosciuto, ma
cerca di conoscere soprattutto te stesso. Non chiedere ciò che non hai la forza
di amministrare e che potrebbe sfuggirti di mano e portare la rovina a te e ad
altri, ma fai bene quello che è nelle tue possibilità. Ricorda:
è molto più utile un bravo operaio che un cattivo ingegnere. Contrariamente a
quanto si crede, non è la carica che nobilita l'uomo, ma se mai è il contrario.
Non chiedere di essere il primo nel folle mondo degli uomini, ma sii l'ultimo
fra i saggi del cielo. Giustamente
ti è stato detto che nessuna esperienza va Superare
ogni divisione ed ogni discriminazione Fratello,
tu vivi in un mondo in cui è facile venire in contatto
Ciò
che gli altri pensano o fanno, è da te tollerato in misura diversa, secondo che
gli altri siano conoscenti, parenti, amici o familiari. Quanto più gli altri
sono tuoi intimi, tanto meno sei disposto a tollerare che essi non condividano
i tuoi principi. Tu
giustifichi il tuo strano comportamento affermando che fra chi conosci, verso
chi ti è più vicino, senti maggior senso di responsabilità. Così la tua
tolleranza verso gli altri si chiama piuttosto indifferenza. Che senso ha
assumersi delle responsabilità solo verso chi si conosce, sentirsi in dovere
solo verso chi si ama? Se un tuo fratello ha bisogno di aiuto, lo ha che tu lo
frequenti o meno, e che cosa cambia della sua situazione per il fatto che tu lo
conosci, se pur conoscendolo non l'aiuti?
Quando
una calamità si è abbattuta su un gruppo di persone, e vieni a sapere che chi
conosci è rimasto incolume, tiri un sospiro di sollievo come se niente fosse
accaduto; ma chi ha posto questi strani limiti al tuo interessamento? Sono essi
reali, o convenzionali e crudeli? Tu
credi di dimostrare la tua grande tolleranza predicando l'eguaglianza fra tutti
gli uomini, a qualunque Nazione, religione, ceto sociale essi appartengano e
non comprendi che la stessa idea di Nazione, ceto sociale, religione e in se
stessa crudele. Essere tolleranti non significa essere indifferenti, cessare di
vivere.
Tu
difendi così bene la tua indifferenza - che credi di sublimare chiamando
tolleranza - che quando odi una verità scomoda, la distruggi
intellettualizzandola; così il tuo intelletto e le tue opinioni divengono i
tuoi distruttori. Se poi ciò che odi va contro la verità che la tua religione
professa, tu non ascolti giustificandoti col dire che chi parla è certamente
ispirato dalle forze del male e non comprendi che così facendo tu sei preda del
maligno, ossia dell'errore. Ascolta
ciò che gli altri dicono, non essere indifferente. Sii freddo o caldo. Tu non
sei né questo né quello perché temi di perdere or l'una or l'altra occasione;
così permani nella stagnazione Esistere
realmente Fratello,
questa sera spetta a me parlarti. Vorrei che le mie parole ti fossero utili, ti
recassero quel discernimento che fa vedere il giusto valore delle cose e delle
situazioni; ed a farti sfuggire alle molte influenze e suggestioni che gli
uomini politici, gli economisti, i religiosi operano su te, facendo leva dove
sei più feribile. Vorrei
che tu comprendessi come, con parole acconce, dall'uomo tu sia ingannato e tu
conservassi la tua serenità. Vorrei
che ti rendessi conto come una legge del mondo umano sia applicata quando
corrisponde a ciò che si vuol fare, e venga messa in disparte quando, con i
suoi divieti, impedirebbe di fare ciò che si vuole. Questo sarebbe ancora
tollerabile se ciò che si vuol fare fosse nell'interesse generale, perché
l'uomo non è fatto per la legge, ma la legge è fatta per l'uomo.
Ma
purtroppo non è così. Ebbene vorrei che rendendoti conto di tutto ciò, le tue
reazioni fossero identiche sia che i tuoi intessi vengano lesi, o che non lo
siano affatto, o che lo siano quelli degli altri. Non credere che io ti insegni
a frenare le tue reazioni. Se ciò che t'impedisce di opporti all'altrui
dispotismo è la paura, se è l'ignoranza che t'impedisce di renderti conto di
quanto sei strumentalizzato, se è la pigrizia che t'induce all'accettazione in
nome del quieto vivere, sappi che il tuo dovere è quello di combattere per
difendere i tuoi diritti. Ma ciò che io invoco per te è quella comprensione
che, facendoti superare un'idea egoistica della vita, ti fa porgere l'altra
guancia; che ti fa intendere come tutto sia creazione della soggettività,
castello dell'illusione, e pur ti fa vivere come se tutto fosse reale. Quella comprensione
che ti fa intendere come il cammino dell'uomo passi dall'odio per giungere
all'amore e dall'amore per giungere all'unione. Se il mondo nel quale tu vivi
ti mostra tutta la sua fredda crudeltà, insensibilità ed ingiustizia, se della
società di cui fai parte tu cogli solo la confusione e la corruzione, sappi che
questi tristi spettacoli, quanto più ti riguardano da vicino e più servono a
formare la tua coscienza individuale. Il dolore che l'egoismo e l'ignoranza
causano, si trasforma in liberante comprensione quanto prima prendi coscienza
di te stesso. Ora
tutto è confuso in te. Sii consapevole della tua impossibilità di seguire cosa
sta oltre le umane miserie; non prendere quelle come termine di paragone per
giudicare Dio; sii cosciente della tua attuale limitazione, non credere che ciò
che non può essere contenuto dalla tua misura non possa esistere. Osservando
un quadro, con un solo sguardo tu abbracci l'intera opera e solo dopo
un'osservazione generale ti soffermi sui particolari. Ora, di questo
meraviglioso disegno che è l'Esistente, tu puoi coglierne solo pochi frammenti:
è come se di una ciclopica pittura tu potessi scorgere solo pochi millimetri
quadrati. Che cosa capiresti? Come potresti apprezzare la bellezza dei particolari
che viene in luce solo se si conosce il senso dell'intera opera? Noi ti
parliamo di quella parte dell'Esistente che sfugge alla tua comprensione ed
alla tua osservazione e confidiamo che tu possa comprendere e credere, perché
comprendendo e credendo tu getti un ponte verso quella parte della Realtà che
ti è straniera.
Nulla
per destinazione rimane segreto, sconosciuto; tutto quanto ti diciamo ha lo
scopo di stimolare la tua attenzione, avvicinarti a quella parte di realtà che
ti è ignota, invitarti a riflettere. La tua futura esistenza è realizzata in
una condizione d'essere che non conosce separazione, in cui nulla è ignoto o
straniero. Non
occorre fare un atto di fede per credere a tutto ciò;
Convinciti
di questa Verità e l'insegnamento dei Maestri ti apparirà in tutto il suo
profondo significato. Esso non è un'elementare - anche se preziosa - norma di
comportamento, destinata ad appianare le relazioni sociali; non è un baluardo
contro il dilagare dell'egoismo in cui la violenza più bieca e la crudeltà più
ingiustificata, sono al tempo stesso logica conseguenza ed
Essere
altruisti non significa stare dalla parte opposta dell'egoismo, ossia
riconoscere i diritti degli altri accettando un compromesso necessario per la
convivenza fra il proprio egoismo e quello degli altri. Non vorrei che le mie
parole ti inducessero a credere che il tuo "io" debba dilatarsi tanto
da contenere quello degli altri. Io non ti dico che tu non devi fare male agli
altri perché così facendo tu fai male a te stesso; io ti parlo del superamento
del senso dell'"io", non della sua espansione o della sua
sublimazione. Capisco che per te oggi sia molto difficile immaginare
un'esistenza che non contenga il senso dell'"io", tutto da te è inteso
in chiave egoistica, la stessa comprensione. In sostanza tu dici: "Io devo
comprendere perché il comprendere mi è più utile che il non comprendere".
Eppure, anche se oggi per te e inimmaginabile, un'esistenza non più
condizionata dal senso dell'"io" è la tua futura e vera esistenza.
Quanto
più ti avvicini a questa Verità, più chiaro, finalizzato e bello ti appare
l'universo. Se stupefatto, ammiri la perizia con cui si compie il ciclo
naturale, sappi che ciò che vedi non è che un frammento della profonda ragione
che sta dietro ogni cosa della suprema intelligenza che tutto governa. Ciò che
puoi vedere, udire, gustare attraverso alla percezione, non è che l'ombra di
ciò che realmente è. Quando vedrai senza occhi udrai senza orecchie e più non
sarai prigioniero delle creature, dell'illusione, né schiavo del tuo
"io", sarai la bellezza ed il bello, l'ammirazione e l'ammirato,
l'amante e l'amato. Tu vivrai, esisterai realmente. Che
sciocco timore quello di chi teme di perdere ciò che ha o ciò che è! Ora tu sei sensazione che esiste solo nel
mutamento; ora tu sei pensiero che nessuno può imprigionare; ora tu sei un
"io" che esiste solo se sei convinto che esista il suo contrario. E
come puoi pensare di possedere permanentemente queste cose che non ti
appartengono? Esse non sono il vero te stesso: il vero te stesso è ben altro. Come
pianta o come animale, come uomo o come donna, come soldato o come operaio,
come mendico o come regnante, qui o altrove, oggi o domani, tu vivi. E questa
vita attraverso alla molteplicità delle sue percezioni, è causa ed effetto di
quella catena di "sentire" che è l'essenza di ogni essere. Qualunque
sia la forma da te rivestita, essa suscita particolari percezioni la L'essere
meraviglioso Nel mondo in cui tu vivi tutto viene divorato dal tempo. Gli uomini che vivono attivamente, sono così condizionati dall'incalzare del tempo che corrono, corrono, corrono dietro al tempo. Non sia così anche per te, fratello caro. Fa' che la tua vita di tutti i giorni non sia interamente assorbita dal mondo sensibile: porgi la tua attenzione a ciò che si nasconde oltre il mondo delle immagini che pur tanto ti appassiona; scopri che cosa è celato in quel giuoco apparentemente senza senso - e perciò apparentemente ancora più tragico e crudele - che è la vita. Solleva il velo dell'illusione che vi fa apparire diversi, divisi, nemici; che crea l'"io" ed attizza l'avidità del "mio". Oltre tutto ciò sta il mondo che ti attende una volta lasciata
la ruota delle incarnazioni, sta il mondo del "sentire". Mi rendo
Se tu potrai
vedere in ogni tuo fratello - al di là del suo mutevole aspetto nel mondo della
percezione - l'"essere" meraviglioso che in lui si nasconde, tu non
sarai più condizionato dal suo apparire, dai suoi gusti, dai suoi costumi o
dalle sue idee, perché tu vedrai la sua vera natura, il suo vero
"essere" che è l'"essere" vero di ognuno. Convinciti che
non ha senso soffermarsi su ciò che appare di ognuno, anziché sintonizzarsi su
ciò che è. Comprendi che ognuno manifesta uno stato di coscienza, favilla della
coscienza assoluta, goccia dell'infinito oceano del "sentire", ma che
al di là della goccia sta la qualità dell'oceano. Mantra Se
tu cogliessi un frutto prima della stagione della sua maturazione, tu lo
perderesti; ma altrettanto tu lo perderesti se tu lo lasciassi marcire sulla
pianta. E' giunto il tempo che tu ricerchi la vera condizione di ciò che
appare, cominciando da te stesso. Ripeti perciò mentalmente con me questo
mantra. "Rivolgo
la mia attenzione alla profondità del mio "essere" che si effonde
oltre la mia attuale consapevolezza. Il mio "io" è prodotto delle
contingenti limitazioni e dell'errata autoconvinzione che il mio
"essere" sia in esse contenuto. I conseguenti egoismo, avidità,
paura, senso di ostilità per ciò che credo non sia me stesso, mi impediscono di
aprirmi alla vita dell'illimitato "essere" che è in ogni uomo e che
fonde in pura unione d'amore tutte le forme di vita esistenti in una sola.
La
vera natura di ognuno, come la mia, sta oltre le contingenti limitazioni e
differenziazioni che creano le personalità amate ed avversate. Al di là di ciò
ch'io trovo spregevole e detestabile nei miei fratelli, sta Colui ch'è
sommamente amabile e sommamente ama, perché è sommo amore. Dietro l'aspetto
mutevole e caduco di ogni uomo, sta il vero Sè di ognuno, l'unico Essere in cui
tutti ci riconosceremo. Desiderio e repulsione, come gioia e pena, vanno e
vengono e, come le forme di vita, sbocciano e appassiscono; ma il vero Sè
immutabile resta. Non mi oppongo al fluire in me dell'unica Vita, arrendevole
mi abbandono per seguire la Sua, volontà. Conducimi dove è giusto che io sia,
guida ogni mia azione sì ch'io la compia non per goderne i frutti, ma per la
Tua gloria. Fa' ch'io sia strumento consapevole della Tua Manifestazione, Tu
che sei la sorgente di ogni vita, Tu che sei la coscienza senza limiti, Tu che
sei fuori e dentro agli "esseri" e da essi non sei diviso e in essi L'uomo e la morale L'altruismo
deve essere spontaneo Le
parole del Fratello Orientale e di Teresa possono suonare come insegnamenti
morali nel senso tradizionalmente inteso, mentre Claudio sembra dare
un'interpretazione contrastante di quello che fino ad oggi si è inteso per
comportamento morale. I due punti
di vista sembrano essere inconciliabilmente diversi. Da ciò scaturisce
automaticamente una domanda: si deve o non si deve compiere un'azione
altruistica quando il farlo non è uno slancio spontaneo, ma un'imposizione a se
stessi? Serve
o non serve, ad esempio, essere caritatevoli, quando questo atto lo si compie
non per amore al prossimo, non perché si ama il prossimo nostro come se stessi?
Caritatevoli! Carità! Non
è una parola nuova né può essere argomento di nuove trattazioni. Concetti
quindi che avete udito altre volte, non formule nuove atte a mantenere vivo
l'interesse come si vorrebbe fare per ogni forma di spettacolo, ma parole dette
e ridette. A poco servono perché non è che l'uomo non sappia come fare (in
questo caso sarebbero inutili) ma quanto esprimono non esiste nella natura
dell'umano. Amore al prossimo è la causa del desiderio di
aiutarlo. E voi dite: "Come fare? Non ne ho la possibilità; se fossi ricco
darei di più". Ma la proporzione rimarrebbe quella.
Piace
a volte fare la carità; dar vita a certe pitture nelle quali si vede uno
straccione che tende la mano ad un signorotto nutrito che lascia cadere qualche
spicciolo. Ecco la carità! La coscienza tripudia, il fegato non si logora e il
caritatevole è in pace con se stesso, Dio e gli uomini! Tale
atto può essere determinato, a volte, dalla pietà; sentirsi superiori e
commiserare chi sta più in basso; questa è la pietà!
Oggi
però l'uccidersi a vicenda reso legittimo dalle guerre, l'omicidio presentato
come una competizione sportiva nei passatempi della società, hanno ottuso il
cuore degli uomini e la pietà si trova solo nelle vere e grandi tragedie,
altrimenti i dolori degli altri non sono degni di considerazione. Deve esserci
un elemento che crei l'ambiente: il vestito logoro, il volto sofferente sono
una specie di montura per gli accattoni di professione che assicura loro un
certo successo anche con chi, per non averli vicino, è disposto a regalare
frettolosamente qualche spicciolo. Con altri, invece, non hanno la stessa
fortuna; coloro i quali dicono che essi chiedono pur avendo a sufficienza da
vivere. Ma chissà che proprio per questo non siano bisognosi di aiuto? Perché
non solo di denaro si ha bisogno. Ciascuno riceve e ciascuno deve dare: si
riceve dalla natura, dai nostri Fratelli Maggiori e non lo sappiamo. Ma noi
quanto rumore facciamo, tanto difficile sembra aiutare! Eppure ogni ostacolo
sparisce di fronte a chi, per amore del prossimo, dona! Guai se chi ha aiutato
non è stato aiutato. Guai se chi ha donato non ha ricevuto in cambio
riconoscenza! Molti calcoli si fanno donando. Disse un grande Spirito:
"Non lasciare tempo al sole di riasciugare una lacrima prima che tu non
l'abbia asciugata". Generalmente e già molto se l'uomo dona non togliendo
dall'indispensabile ma dal soprappiù. Ognuno cerca la sicurezza del domani e la
cerca allargando i confini del "mio", ma tale sicurezza sarebbe più
facilmente raggiunta se questi confini non esistessero. Infatti quale paura può
fare il futuro se l'uomo non è solo, diviso dall'egoismo?
E
quale altra barriera v'è fra gli uni e gli altri, se non questa? La
separatività, l'"io", il non "io", il mio, ecco su che Se
dunque l'atto che l'uomo dovrebbe compiere per uno
Camminava
un uomo lungo la riva di un fiume, quando vide in mezzo ai gorghi un suo
fratello che chiedeva aiuto per non annegare. Molti altri si erano fermati
udendo le invocazioni ed il nostro uomo, mentre si liberava degli abiti per
gettarsi al salvataggio, rifletteva, cercava in sé quale era la vera ragione
che lo spingeva ad aiutare il fratello in pericolo, ed accorgendosi che tutto
ciò per lui non rappresentava che l'occasione per ricevere il plauso suo e
degli altri, considerando l'inutilità di tutto ciò, si rivestì: siccome nessun
altro v'era che sapesse nuotare, il poveretto che aveva chiesto aiuto, annegò. Dice
il Fratello Orientale: "Laddove necessiti un sacrificio, anche il grave
sacrificio della tua vita, non esitare, dona te stesso per aiutare un tuo
fratello". Chi
può non inchinarsi a questa morale?
Ma
Claudio osserva che "a poco servono le azioni quando Chi
può non riconoscere tale verità? Eppure queste due affermazioni sembrano essere
in contrasto. Qual è allora quella giusta? L'un insegnamento completa l'altro:
l'uno riguarda l'uomo di fronte ai suoi simili, l'altro di fronte a se stesso:
l'uno le conseguenze e l'altro le intenzioni. Non
vi promettiamo premi eterni, non usiamo il metodo della carota, vi diciamo: i
bei gesti non vi cambiano; compiendoli restate quelli che siete; non vi
serviranno per placare l'ira di Dio, giacché Dio non è un bilioso. Non vi
insegniamo a dare per quello che potete avere, cioè per egoismo, ma per il dare
in sé, per esplicare una legge naturale come può esserlo il cibarsi. In
ultima analisi, l'esperienza del moralista vale quella KEMPIS L'ideale
morale Le
nostre parole sono per tutti gli uomini; ma solo a chi - insoddisfatto di ciò
che la vita materiale può dargli - ricerca valori che non periscono nel
trascorrere del tempo noi parliamo veramente. Voi
che non siete del mondo, ma che incerti giacete preda di un intimo conflitto
fra l'insegnamento dei Maestri e le esigenze della vita umana, ascoltateci. Ciò
che abbiamo da dirvi può fare di voi delle creature equilibrate, che sono nel
giusto e nel vero, oppure può, a vostra insaputa, riportarvi a quella vita di
sensazione che la maggior parte degli uomini oggi segue, in cui ben poco v'è
che possa sfidare la polvere del tempo.
In
ogni epoca i Maestri hanno portato la loro parola ed i Che
cosa occorre agli uomini, oggi? E' necessario rinnovare l'insegnamento dei
Maestri, elevare gli ideali morali già tanto irraggiungibili? Bisogna aiutare i
singoli a comprendere ciò che da tempo è stato detto. Ma solo a chi sente
questa necessità è possibile tendere una mano. Chi, pago dei piaceri del mondo,
non ne sente bisogno non può operare un intimo rinnovamento spirituale. Ma voi
che intendete che la vita dello spirito non può ridursi a pregare per la
salvezza della propria anima, a riservare un po' di tempo ad andare in qualche
chiesa spesso solo per chiedere a Dio un aiuto - voi che pur comprendendo ciò,
non riuscite a dedicare tutta la vita al vostro prossimo, devolvendo a lui
tutte le vostre sostanze, né avete tanta dedizione ed abnegazione da lasciarvi
calpestare dall'altrui crudeltà, soffocare dall'altrui egoismo, voi che cosa
dovete fare? Questo vostro percepire il richiamo dello spirito sarebbe, dunque,
una beffa, un chiamarvi a posizioni, per la vostra stessa natura,
irraggiungibili? Ecco, perché vi parliamo. Ed ecco l'insegnamento: conoscere se
stessi per essere nel giusto e nel vero. Ma
quale giusto e quale vero? Il giusto ed il vero assoluti?
Solo
chi vive nell'Assoluto può essere in questa Giustizia ed in questa Verità.
Dunque nel vostro giusto e nel vostro vero. Perciò
occorre conoscersi. E' necessario che conosciate i vostri limiti che vi tengono
legati al mondo e che siate volti agli ideali morali dei Maestri che da esso,
invece, vogliono affrancarvi. Il
vostro giusto ed il vostro vero non possono essere il Così
difendetevi dai vostri simili se, dall'esame sincero di voi stessi, scoprite di
non avere la forza per sopportare l'altrui offesa; opponetevi a chi vuol
portarvi via la tunica se veramente non avete la generosità di donare anche il
mantello. Un
atto di altruismo compiuto senza valutarne il peso e le conseguenze è un dono
che fate senza sapere ciò che avete donato, è una cambiale che non sapete se
potrete pagare. Questo significa conoscere i propri limiti. Nessuno potrà mai
addebitarvi le cose che non aveste potuto fare perché più grandi di voi; ma
quelle piccole, che sono contenute nei vostri limiti, ispirate ai vostri ideali
morali, quelle sì potrebbero bruciarvi se le avrete trascurate. Vivere
spiritualmente significa essere nel proprio giusto e nel proprio vero, ed
essere nella propria verità significa conoscere i propri limiti, in altre
parole conoscere se stessi. Difendersi per non essere di peso agli altri quando
non si ha la forza di sopportare l'offesa, ma essere estremamente sinceri con
se stessi per non sentirsi autorizzati da questo insegnamento a rinnegare gli
ideali morali dei Maestri.
E'
sempre migliore un ateo dai nobili intenti che un sacerdote dalle false
intenzioni. Ma non sarà mai abbastanza deprecato chi tacita la voce della
propria coscienza per ascoltare il richiamo dei desideri. Ancora
a voi, che essendo fatti di materia e di spirito siete fra la materia e lo
spirito, diciamo conoscete voi stessi ed in questa conoscenza, essendo nel
vostro giusto e vero, cesseranno gli intimi conflitti, ed in questo silenzio
interiore, caduto l'ultimo segreto dell'essere vostro, liberi alfine,
trasformerete i vostri ideali morali in norme di vita. DALI La
morale ideale Kempis
- Non è una scoperta sensazionale accorgersi che l'uomo concepisce la realtà
unicamente in chiave umana. Della natura si vede il capolavoro, del mondo in
cui vive il sovrano; Se
ammette l'esistenza, su altri pianeti, di forme di vita individualizzata, la
massima concessione che è disposto a fare in tema di diversità da se stesso, è
nell'aspetto di quegli esseri. Sì, in linea di massima è propenso ad ammettere
altre civiltà planetarie più evolute della sua, ma i figli di quelle civiltà
sono dei se stessi ingigantiti. Per non parlare, poi, dell'aspetto mostruoso
che invece attribuisce a chi immagina di avere una natura difforme da quella
del genere umano, genere di cui vede se stesso prototipo esemplare. Perfino Dio
è immaginato dall'uomo simile a sé: nella migliore delle ipotesi è immaginato
un "buon uomo"! Questo
modo di concepire la realtà, assume una natura così viscerale che raramente
l'uomo riesce ad accettare ciò che si discosta dal suo modo di vedere il mondo.
Non crediate che stia condannando questo fatto, sto semplicemente rilevandolo. Rilevando
cioè qualcosa che ha una ragione precisa, fondata, nell'ordine generale delle
cose, come ho avuto modo di dire anche ultimamente. Ma
solo l'Assoluto ha valore assoluto e se il riportare tutto in termini umani
produce l'effetto d'interessare e far vibrare l'uomo, giunge il momento in cui
l'umano deve uscir fuori dalla propria crisalide, dal proprio minuscolo mondo,
ed aprirsi all'immensità che l'attende. Claudio - Uscir fuori dal proprio mondo, per l'uomo, al massimo può significare avere un comportamento altruistico; a questo vogliono ricondurre gli insegnamenti di altruismo delle Guide spirituali dell'umanità: "non danneggiare, aiutare, amare i propri simili". Naturalmente, per rendere accettabile, dall'uomo, un discorso che contrasta con il suo modo di concepire la realtà, è necessario porlo in chiave egoistica; ossia è necessario affermare che il comportamento altruista implicitamente comporta un premio. L'adattamento della dottrina a se stessi avviene Kempis
- Se si passano in rassegna le varie morali per scoprire quelle più elevate ed
ispirate, si osserva ch'esse sono ancora quelle delle antiche religioni,
considerando incluse nei ceppi di origine le differenziazioni più recenti. Se
l'esame dalle antiche religioni si sposta alle più recenti associazioni,
congreghe, organizzazioni aventi intenti moralistici, si nota che il
cambiamento è solo esteriore. Per esempio: l'uomo anziché concepito da Dio, può
essere immaginato financo un'inseminazione degli extra-terrestri, ma tutto
questo non significa "cambiamento della morale". Le espressioni più
alte della morale sono ancora quelle tradizionali. Badate bene, intendo dire
che le concezioni ormai acquisite come scontate, sono morali così umane che, se
in tal modo fossero state concepite sin dall'origine, si direbbero morali
concepite da uomini, più che per gli uomini. Pare
che nella scuola della vita il potenziale d'istruzione dell'uomo, in fatto di
morale, non conduca oltre un'istruzione media; almeno a livello generale, non
v'è possibilità d'istruzione superiore. Claudio
- Anche recentissime organizzazioni a carattere mistico-filosofico insegnano
una morale che nello spirito va poco oltre quello tradizionale. Ogni essere è
concepito in chiave di avere: avere degli attributi spirituali come il materialista ambisce beni materiali, avere
un'evoluzione spirituale che consenta un passo avanti nella gerarchia degli
esseri. E per quanto concerne i rapporti con i propri simili, lavorare per la
fratellanza degli uomini, per la loro spiritualizzazione.
Tutte cose encomiabili, se non fossero concepite in chiave di guadagno
personale nell'evoluzione spirituale. Come
vi abbiamo detto, l'uomo difficilmente recepisce ciò Kempis
- Per superarla è necessario porre attenzione ad una nuova concezione di se
stessi e della realtà: ossia, ad una nuova morale, ammesso che il termine
"morale" sia ancora abbastanza Questa necessità ha fatto affermare a qualcuno che non è
possibile dare un senso alla realtà sulla base delle sole ricerche
scientifiche: quanto più ampiamente e dettagliatamente la si osserva, tanto più
essa appare priva di significato. Lo spettacolo che si svolge dinanzi agli
occhi dello scienziato, acquista un senso per il solo spirito che l'osserva.
La
conclusione di questa affermazione è verissima. Tuttavia ciò che sembra non
avere senso, ha proprio lo scopo di condurre a quella conclusione soggettiva; e
se la conclusione appare troppo fideistica, aggiungo: prescindiamo pure da
essa, ma allora, in termini razionali, non si può considerare privo di
significato ciò che non si riesce a capire. Questo è presuntuoso, per non dire
strumentale, al fine di ricondurre la scienza dalla parte del materialismo dopo
che aveva dato evidenti segni di volersene staccare.
Io
vorrei chiarire bene che cosa intendo: se si prendono dieci carte da giuoco, di
un seme qualsiasi e, dopo di averle ordinate dall'uno al dieci, si mischiano e
si scoprono, nessuno si aspetterà di trovarle ordinate nel modo iniziale. Se
ancora si mischiano e di nuovo si scoprono, ben difficilmente saranno in uno
dei due ordini precedenti. Questo fatto non autorizza ad affermare che, in
natura, l'ordine tende a diventare disordine. Se
mai si potrà dire, più genericamente, che "uno stato" tende a trasformarsi
in uno stato "diverso"; l'ordine è la disposizione secondo un certo
criterio, il criterio appartiene alla dimensione umana ed ha un suo innegabile
valore, ma è un valore relativo: un valore che serve per capire solo fino ad un
certo punto. Per andare oltre è necessario trovare altri termini di raffronto. Claudio
- Noi non vogliamo fare di voi degli esseri che non vivono secondo la loro
realtà, che vivono in modo difforme dalla loro natura e dal loro
"sentire". Semplicemente vogliamo richiamare la vostra attenzione sul
fatto che la dimensione umana, la condizione umana, non può esse assunta a
chiave di lettura del Cosmo intero. E, in termini di morale, che esistono altre
Prendiamo
in esame un precetto classico. Dice Matteo 6-24: "Quando
tu fai l'elemosina, non farla strombazzando dinanzi a
Invece
l'uomo, per rendere meno rarefatto questo concetto, per farlo più a sé
assimilabile, vi apporta dei correttivi come, per esempio, l'effettiva
necessità d'aiuto da parte di chi si vuol beneficare, oppure la certezza che
l'aiuto sarà efficace o comunque recepito. Ma il concetto, nella sua originaria
purezza significa: aiutare anche quando si sa che l'aiuto non serve. A
voi forse tutto questo può sembrare ridurre il precetto a semplice e freddo
dovere proprio; può sembrare un togliere l'amore al prossimo dal concetto di
aiutare, amore che è ispiratore di ogni forma di vero altruismo. Vi assicuro
che non è così. In
questa concezione dell'aiutare, l'amore assume forma impersonale, amore per il
Tutto, amore privo di passionalità: il concetto del vero amore. Kempis
- Un tale sentimento fluisce quando si è compresa la vita, la propria unicità e
la natura soggettiva della propria esistenza. Non a caso infatti l'uomo scopre
la soggettività di ciascuna esistenza individuale, a mano a mano che è capace
di sottrarsi all'imperioso modo di concepire la realtà unicamente in chiave
umana, cioè, allorché è più pronto spiritualmente. Moltissimi
sono gli "esseri"; questa molteplicità, tuttavia, non pregiudica
l'unicità; ciascun "essere" è diverso, unico. Già questa riflessione
dovrebbe far pensare al fatto che l'uomo, in fondo, è solo. Una solitudine non
intensa nel senso umano, ma in altri sensi, fra i quali, per esempio, nel senso
che l'uomo è solo di fronte alla Realtà, perché solo lui può comprenderla
essendo la comprensione del Reale un fatto squisitamente individuale. Dunque
non solitudine come mancanza di compagnia. L'uomo, anche il più accompagnato, è
sempre solo; gli esseri che lo I
concetti delle varianti e della non contemporanea percezione di una situazione
nel mondo della percezione da parte di "sentire" di grado diverso, non sono concetti originali perché fanno dell'uomo un solitario. Al di là
della Verità di questi concetti, l'uomo è solo perché solo lui può dare vita e
sentimento e calore umano al mondo di immagini che lo circonda.
Ecco
che cosa significa che l'amore è premio di chi ama. Che una situazione del
mondo degli accadimenti sia percepita simultaneamente da tutti i protagonisti,
non annulla il fatto che ciascuno di essi la percepisce diversamente,
isolatamente, solitariamente. Questo stato di cose - intuito dall'idealismo
soggettivo - ha lo scopo di realizzare la comunione degli "esseri"
solo là dove essa è "creazione" e non distruzione: cioè nel mondo del
"sentire". Nel mondo della percezione, l'uomo, credendo di poter
influire arbitrariamente nella vita dei suoi simili, attraverso a molte
incarnazioni e moltissime esperienze, acquista rispetto e senso di
responsabilità nei loro confronti. Poi scopre che al di là dell'apparenza è
solo, e nonostante ciò conserva intatto il senso del suo dovere. Quando ha
capito che le proprie limitazioni rendono divisi, diversi, soli e ciò
nonostante ama il Tutto di un amore impersonale e privo di passionalità, allora
trascende la condizione umana, non più a lui necessaria, e vive unicamente
della Comunione dei Santi. Ascoltate
reverenti. "Perciò
tu avrai capito la vita non quando tu farai il tuo dovere in mezzo agli uomini,
ma quando lo farai nella solitudine. Non
quando, pur raggiunta la notorietà, potrai avere una
condotta esemplare agli occhi degli uomini, ma quando l'avrai e nessuno lo
saprà, neppure te stesso. Non
quando tu farai il bene e ne vedrai gli effetti, ma quando lo farai e non ti interesserà avere gratitudine, né
conoscere l'esito del tuo operato. Non
quando tu potrai aiutare efficacemente e disinteressatamente, ma quando
aiuterai pur sapendo che il tuo aiuto a nessuno serve, neppure a te stesso. Non
quando tu ti sentirai responsabile di tutto ciò che fanno i tuoi simili, ma
quando conserverai intatto il senso della tua responsabilità, pur sapendo
d'essere l'unico uomo al mondo. Non
quando tu avrai compreso che tutti gli esseri hanno gli stessi tuoi diritti, ma
quando tratterai l'essere più umile della terra come se fosse Colui che ha
nelle Sue mani le tue sorti. Non
quando tu amerai i tuoi simili, ma quando tu stesso sarai i tuoi simili e
l'amore". |